Aggiungi ai tuoi preferitiAntonio affrontava quell’estate con la leggerezza di chi ha appena conseguito il diploma liceale.
Era figlio unico, aveva conseguito la maturità con il massimo dei voti e era trepidante nell’attesa di una nuova e più libera vita che l’ambiente universitario gli avrebbe permesso.
Sua madre, Immacolata, 41 anni splendidamente portati, era sempre stata una madre severa, intromettendosi sia nelle sue amicizie che nell’andamento scolastico. Antonio di amici ne aveva tanti e gli volevano bene tutti, lui era solo un po’ timido, anche a causa dei comportamenti castranti della mamma.
Avere una madre che ha tutti i numeri degli amici e chiama spesso preoccupata se esci, che ti sgrida vicino alla tua comitiva per qualsiasi motivo e che comunque si intromette tanto non era cosa facile per lui. Nella mentalità di quel paesino del sud l’affrancamento dai genitori era un primo segnale di virilità e autonomia del maschio che Antonio non poteva minimamente vantare. Se poi tua madre è anche una milf, il tutto è più complicato, perché le mamme devono essere madonne, e una madre che ispira sesso agli uomini a partire dai tuoi amici era un motivo di imbarazzo.
Infatti, Immacolata, era una signora quarantenne dai capelli biondi, le labbra carnose, un seno pieno e dritto della terza misura, un sedere che dava al corpo quella forma di chitarra, leggermente disallineato dalla sagoma del corpo, pastoso ma senza un filo di grasso, cosce e braccia tornite appena che davano un tocco di femminilità gentile e un viso che, un po’ a causa di quelle labbra grosse e un po’ per quello sguardo veloce e malandrino degli occhi castani, facevano pensare ad una donna che era da letto. Una donna dolce capace di diventare una selvaggia indomita. Immacolata poi ci teneva, e tanto, ritoccando di una punta sexy un vestiario curato.
Nel paese era considerata una delle donne più belle, e le avevano trovato anche una forte somiglianza con una attrice degli anni ’90, per l’imbarazzo di Antonio. Infatti l’attrice era protagonista di film a luci rosse e mito indiscusso dell’erotismo anni ’90, quando i film porno avevano trame e grandi interpreti maschili e femminili come la saga di Concetta Licata.
Antonio si imbarazzava quando sua madre riceveva complimenti più o meno velati dagli uomini, quando gli amici lo sfottevano, quando vedeva i maschi cambiare di fronte a sua madre mettendo in scena una danza del corteggiamento.
Aveva ormai 19 anni e afferrava bene la sessualità che sprigionava la madre e le attenzioni che riceveva dal genere maschile.
Un po’ se la prendeva con sua mamma, perché capiva che lei non disdegnava affatto le attenzioni maschili. Un po’ invece metteva nel mirino suo padre sempre impegnato nel tabacchino che gestiva, preferendo pagare dei dipendenti piuttosto che far lavorare la madre, che era casalinga.
D’altronde che sua madre fosse una gran cavalla da monta, come aveva origliato una volta che erano in vacanza a Firenze dire da un grupposcolo di uomini che fra loro aprrezzavano Immacolata, si rendeva conto lui stesso. Se immacolata, donna libera ed emancipata, uscendo vestiva sexy e aveva atteggiamenti a volte civettuoli, in casa spesso girava in deshabille,o si cambiava con le porte aperte. Si rendeva conto che Antonio era turbato vedendo il suo seno strizzato da un wonderbra push up oppure un perizoma in pizzo sotto una vestaglia troppo corta ma non se ne curava. Non aveva ancora trovato una ragazza e specie dopo la brillante maturità conseguita la visione del suo corpo era per lei un regalino da concedere, sentendosi pure in colpa perché per le varie preoccupazioni non gli concedeva tanta libertà.
Anche quell’estate la passavano al mare nella loro seconda casa in una splendida località marina a qualche chilometro dal paese. Alfredo,il padre, se ne andava la mattina presto e tornava solo la sera, raramente lasciava il tabacchino se non di domenica, giornata di chiusura. Per quanto piacente e sensuale fosse la moglie, lui, già cinquantenne, non era né bello né virile, ma era un gran lavoratore permettendo a Immacolata di condurre una vita agiata e di seguire le faccende di casa compresa l’educazione del figlio.
Quella mattina di luglio Antonio era andato con Immacolata al lido la mattina presto per un bagno e un po’ di relax. Antonio come al solito aveva notato il trattamento di favore riservatoli dal bagnino, che pur affittando sdraio e ombrelloni giornalmente senza prenotazione, teneva sempre riservati loro una postazione tra l’altro in prima fila. Antonio era uomo ormai e capiva che quel trattamento di favore era dovuto al fatto che quel troglodita muscoloso e tatuato voleva farsi sua madre. Sua madre come al solito non si sbilanciava, ma si vedeva che aveva piacere a mantenere quell’ambiguità come per esempio quando spalmandosi la crema sulla scollatura del suo seno guardava dritta in direzione torretta di salvataggio.
Tornati a casa Antonio, avidissimo lettore si sdraiò sul divano e continuò la lettura impegnativa dei promessi sposi. Sua madre fatta la doccia indossava una gonna cortissima e un top arancione tutto bucherellato senza reggiseno da cui si stagliava distintamente la sua terza e si intravedevano i capezzoli, cosa che non sfuggì ad Antonio.
Immacolata puliva la casa, maniacale per l’ordine e il pulito. Ad un certo punto irruppe nel soggiorno dove era seduto Antonio, e si piegò a pulire il mobiletto di fronte.
La gonna cortissima non ebbe nemmeno bisogno di salire, si vedeva il suo tondo sedere perfetto per metà diviso da uno striminzito perizoma bianco che copriva a malapena la figa. Vedeva spingere contro quel sottile filo le piccole labbra e ad un tratto sua madre si girò guardandolo con un sorriso da monella. Come colto in fallo, spaventato l’idea che sua madre lo redarguisse, si alzò di scatto e andò in bagno come telecomandato a masturbarsi. Immacolata lo sapeva, trovava le lenzuola tracciate, ascoltava i silenzi dal bagno e oltretutto alla casa al mare gli spazi erano ridotti che uscendo in giardino potè con nitidezza avvertire il leggero rumore del su e giù e l’affanno del respiro . Sorrise di nuovo sperando che presto una ragazza avesse preso per mano Antonio per farlo navigare. Antonio invece non sorrideva, si stava facendo una sega violenta e ansimava per l’eccitazione,ma non pensava solo al culo di sua madre, alla figa che premeva contro quelle ridottissime mutandine. Immaginava Augusto, il bagnino del lido, stantuffare Immacolata e godette. Perché Antonio aveva un interrogativo fisso: se sua madre fosse così per civetteria o se effettivamente facesse esplodere la femmina che era in lei con qualcuno. Questo pensiero lo tormentava ma era anche l’unico che gli regalava orgasmi di una potenza inaudita.
Tante volte di fronte a uomini che facevano il cascamorto con sua madre si sentiva inferiore, sentiva esplodere una tensione sessuale nell’aria e si chiedeva a quelli uomini quella sicurezza chi gliela dava.
Si guardò il cazzo ancora duro e gocciolante raffrontandolo con quelli che al calcetto nelle docce gli era capitato di intravedere.
Si eccitò di nuovo a immaginare il bagnino nudo, il suo cazzo grosso e duro come si poteva pronosticare dal pacco delle mutandine bianche che indossava quasi sempre, pensò quel cazzo puntare il culo appena visto di sua madre, gli sembrò di vedere Augusto nel soggiorno al posto suo, sua madre piegata a pulire, vederlo che le strappava le mutandine e la penetrava e Immacolata godere sotto i colpi di quel maschio mentre il bagnino lo guardava con un sorriso di scherno. E subito, di nuovo, si segò, di nuovo.
Immacolata era nel giardino a stendere i panni, e si era anche un po’ inorgoglita di aver suscitato quella violenta sega. Le sembrò di capire che Antonio si stava masturbando ancora, consecutivamente. Il sorriso si trasformò in preoccupazione, quella voglia sessuale stava diventando troppo repressa e forte anche per un ventenne e poteva distrarlo dai suoi futuri studi.
Nel frattempo lampeggiò il telefono, zio Giorgio chiedeva se a pomeriggio era a casa e poteva passare a trovarli. Rispose di si e avvertì i capezzoli liberi sembrare strappare il top bucherellato ancora di più.
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