Così fan tutte, anche le mamme 4

Così fan tutte, anche le mamme 4

Dopo la sontuosa sborrata, Giorgio si distese sul letto e si accese un sigaro.

Partendo da zero, era riuscito a conquistare una donna di venti anni più giovane, arrivando a scoparsela nel suo letto matrimoniale.

Giorgio inizialmente era semplicemente un assiduo frequentatore del tabacchino di Alfredo. Per lavoro viaggiava molto, in paese non si trovava granché e quel tabacchino era l’uscita fissa che aveva quando rientrava dai suoi impegni che lo tenevano lontano, a comprare i sigari e far due chiacchiere.

Immacolata non frequentava molto il tabacchino, essendo impegnata nell’educazione del figlio e a sovrintendere la casa. Lo conosceva di vista e non nutriva molto simpatia per quell’uomo un po’ rude e volgare, massiccio, con la collana d’oro al collo. Sicuramente rintracciava in lui molta virilità nel fisico e nei modi, ma conoscendo la remissione nel carattere del marito, vedeva che anche in chiacchiere banali come la politica o lo sport tendeva a prevaricare. Allo stesso tempo ne riconosceva il successo, anche se nel paese molti dicevano che era un tipo losco. Ma immacolata conosceva anche la mentalità ristretta e gretta dei piccoli centri urbani, e indubbio era che Giorgio era un uomo che si era fatto da sé e stava bene economicamente, essendo impegnato nel mondo della finanza. Quando passava dal tabacchino, cosa che succedeva poco, si accorgeva di come Giorgio la mangiasse con gli occhi e la sua femminilità ne era segretamente compiaciuta.

Ad un certo punto Alfredo, che aveva ereditato l’attività dalla famiglia, si era trovato in cattive acque. Stava male, perché fin lì non avevano mai avuto di questi problemi e aveva garantito alla famiglia un tenore di vita agiato. Erano stati mesi difficili e tutto sembrava nero. Immacolata era molto preoccupata, sopratutto pensando al figlio e alle privazioni che avrebbe dovuto infliggergli.

Alfredo aveva paventato alla moglie la possibilità che Giorgio poteva aiutarli. Anche Alfredo era spaventato, conosceva Giorgio e aveva paura che sotto quell’altruismo si potessero nascondere insidie. Immacolata che già aveva notato come Giorgio trattasse Alfredo come un sottoposto era assolutamente contraria ad un suo aiuto. Aveva paura di una trappola, di storie di usura o altro. Ma quando le cose si misero peggio, e l’unica altra strada percorribile era svendere l’attività, decisero assieme di accettare l’aiuto di Giorgio.

Giorgio frequentava il tabacchino a tempo perso, disistimava Alfredo, gli piaceva prenderlo in giro e saggiare la sua remissivita e banalità. Poi giramondo come era stato non aveva molte amicizie in paese e Alfredo gli piaceva proprio perché era inferiore e lo ascoltava con rispetto e deferenza. Quando vide Immacolata la prima volta rimase. Aveva avuto tante donne, ma rimase colpito per l’eleganza e la finezza. Gli occhi leggermente a mandorla, i capelli lisci e leggermente scompigliati biondi grazie ai colpi di sole, una bocca larga con labbra carnosissime rosso vermiglio. Il seno che premeva sodo contro la camicetta affacciandosi appena le dava quel tono di donna fertile e accomodante. Un corpo magro, con le forme al punto giusto a partire da quel seno che poi scopri essere una terza piena coppa c. Il culo non piccolo ma in formissima, con fianchi e cosce che disegnavano curve pericolose. Ma a Giorgio piaceva il contrasto tra la finezza, la serietà l’alterigia, Il distacco di Immacolata e quelle forme, quel contrasto sottile tra dolce e premurosa madre da icona e sciccosa femmina sotto cui covava una lascivia che il marito neppure conosceva. L’idea di scoparsi quella giovane mogliettina e trasformarla in una grande troia cominciò ad ossessionarlo.

Una sera in una cena elettorale tra persone benestanti ebbe modo di approfondire la conoscenza con un primario del suo stesso paese. Riservatamente il dottore gli chiese di Alfredo e della moglie, avendolo visto spesso li. Dopo un po’ di convenevoli, aiutati dall’ambiente confidenziale, il primario gli confidò di essere stato l’amante anni prima di Immacolata, poco dopo il matrimonio e la sua gravidanza. Nel paese la storia era conosciuta: avevano avuto una storia, Immacolata stava per lasciare il marito che l’aveva scoperta ma l’amore per il figlio e la debolezza di Alfredo avevano fatto rientrare il tutto. Il dottore disse chiaramente a Giorgio che Immacolata sotto la veste di donna integra e severa era una gran femmina da letto, ma due cose servivano per conquistarla. Una era il potere perché secondo lui lei era molto affascinata da questo. Poi, il primario sembrava non voler continuare, ma su insistenza disse che l’altra cosa che ci voleva era un gran cazzo, perché il marito doveva essere poco maschio e ricordava quanto fosse affamata.

Per Giorgio fu una grande notizia, perché non sapeva nulla di quella storia paesana ormai seppellita dal tempo. Non si sbagliava quando aveva intravisto tra la premura di madre e le buone creanze di moglie un luccichio di lussuria nei suoi occhi castani. Proprio in quei giorni Alfredo gli disse che voleva accettare il suo aiuto. Per Giorgio era il modo di entrare sottilmente e lentamente tra le cosce di sua moglie .

Il tabacchino fu salvo, e Giorgio non approfittò minimamente di quei prestiti. Alfredo si sentiva quasi in colpa di averne dubitato e così Giorgio divenne un amico, spesso ospite loro a cena e passava anche nei pomeriggi a trovare Immacolata a casa col figlio. Cominciò ad accompagnarla a sbrigare commissioni varie ed essere sempre più presente nella loro vita tanto che per Antonio era lo zio Giorgio.

Giorgio cominciava ormai sessantenne a fare meno viaggi eppure quando ancora partiva tornava con regali costosi per tutti e tre. Allorquando le regalò addirittura gioielli e vestiti firmati. A Immacolata sembrava un po’ sconveniente, ma lo stesso marito memore dei dubbi avuti ingiustamente su di lui e sempre più sotto l’ascendente di Giorgio, diceva alla moglie che doveva accettarli come segno della generosità e straordinarieta di quell’uomo.

Immacolata però anche aveva un po’ cambiato idea. Inizialmente non sopportava le improvvisate visite che le faceva a casa, quando il marito era a lavoro.

Giorgio era ignorante, un po’ rude nei modi, molto sicuro di sé. Però era anche molto positivo, la faceva ridere, era sempre pieno di mille annedoti, coinvolgeva Antonio. Così oltre alle cene se lo ritrovava tanti pomeriggi a casa mentre il marito portava avanti l’attività , e mentre Antonio studiava scambiavano due chiacchiere che ravvivavavano la vita casalinga di mamma e moglie di Immacolata, poiche il marito non aveva mai voluto coinvolgerla nel lavoro per non stressarla e farle seguire il figlio.

Giorgio era diventato un amico anche di Immacolata che non dimenticava che era stato salvifico per la loro situazione patrimoniale. Era diverso da lei, così fine e anche severa, ma non gli spiaceva quel suo modo sopra le righe. Si accorgeva bene di piacerle, ma pian piano anziché fastidio si sentì lusingata che un uomo così affascinante avesse occhi per lei. Spesso negli ultimi tempi c’era maggiore confidenza. Le sfiorava i capelli, la cingeva dietro i fianchi finché non arrivò ad abbracciarla e la faceva sedere in grembo chiamandola la mia bella nipote anche col marito e figlio presente, nascondendo la sua fame di lupo dietro un’innocenza di affetto di amico di famiglia maturo e benevolo. Sin dalla prima volta sedendosi su di lui Immacolata sentì l’erezione potente di Giorgio e capì che doveva avere un cazzo da cavallo. La mente andò a quell’avventura avuta col primario, alla vita sessuale insoddisfacente con quel marito debole e remissivo che la viziava in tutto come fosse una regina ma non la trattava mai da femmina.

Giorgio si era accorto che quando la abbracciava e la metteva seduta su di lui, vieni sopra allo zio diceva, Alfredo era tranquillo. Si accorse anche che sempre di più Immacolata indugiava saggiando la consistenza del suo cazzo duro. Alfredo non poteva accorgersi ma Immacolata sentiva la durezza enorme di quel palo e facendo finta di accomodarsi meglio o di ridere e parlare col marito ignaro nella conversazione era come se con monelleria viziosa prendesse dimestichezza con quel palo e lo aizzasse, noncurante della famiglia. Giorgio aveva capito che era arrivato il momento, Alfredo era un gran cornuto e sua moglie una femmina calda da montare.

Immacolata era rivitalizzata dalla presenza costante di Giorgio. Antonio preparava la maturità e lei gli preparava il cibo e lo controllava che studiasse da madre iper apprensiva qual’era. Giorgio passava da casa: chiacchiere interessanti in pomeriggi che altrimenti sarebbero stati lunghi e noiosi, e una malizia sempre più crescente. Si chiedeva Immacolata come Alfredo non si accorgesse di ciò, eppure ben sapeva di quanto era stato reso cornuto anni prima. Ma Alfredo tornando a casa era sempre contento che Giorgio passava a trovare la moglie.

Giorgio aveva cominciato anche ad accompagnare Immacolata a svolgere commissioni varie. Quel giorno doveva compare il vestito perche avrebbe cresimato lontano da casa una nipote di Alfredo, che aveva la sorella fuori. Passando da un negozio di altissima moda Giorgio la costrinse ad entrare. Uscì con in mano il vestito da madrina: un tubino bianco avorio con bottoni dorati, con uno spacco laterale da modulare tramite uno spillone in oro. Aveva anche un altro pacco: due décolleté con tacco che abbinate al tubino erano perfette poiché dorate. Era un regalo di Giorgio : due migliaia di euro. Immacolata davvero non voleva ma Giorgio era così, si imponeva e poi con quel vestito andava da Dio. Ad Alfredo però non avrebbe detto nulla: Giorgio capì che ormai la sua sottile insinuazione era andata in porto.

Immacolata rimase però letteralmente senza parole quando Alfredo a cena disse che aveva invitato Giorgio alla cresima: gli era sembrato carino da parte sua condividere un momento del genere con lui che era sempre così vicino e che gli avrebbe così presentato la sorella e la sua famiglia, offerto l’albergo e in parte si sarebbe cominciato a sdebitare. Immacolata capì che suo marito era proprio un cornuto nato.

Partirono, Giorgio guidava la sua BMW con gli interni in pelle, Alfredo a fianco a decantare tutto il tempo auto e guida di Giorgio come un discepolo col maestro, immacolata e Antonio dietro. Presentarono il caro amico di famiglia Giorgio ai familiari e Immacolata notò che Giorgio aveva un contegno molto più formale anche con loro.

La mattina della festa Alfredo uscì con Antonio prima, a fare i loro giri nella città per loro nuova. Immacolata aveva tutto il tempo per prepararsi, chiamare Giorgio che era nella camera di hotel vicina per raggiungere gli altri. Immacolata appena i due se ne andarono fece il prima possibile.

Bussò alla camera di Giorgio, che era in accappatoio, immacolata era un po’ in anticipo. Immacolata era splendida, il tubino bianco regatole era audacemente corto, e si fondeva con delle calze bianche velatissime, il tacco delle décolleté dorate la slanciavano causandone una statuarieta di lussuria. Si accomodò sul divano e Giorgio sussultò vedendo il vestito salire, facendo intravedere la balza dell’autoreggente, il ferretto di sostegno e il tripudio della coscia nuda appena percettibile. Immacolata era silente, sembrava quella dei primi giorni quando guardava Giorgio con sospetto : il volto serio, gli occhi fissi, quel contrasto tra la composta bellezza distaccata e altera di una madre di famiglia e quella posizione scosciata che apriva le porte dell’inferno. Quel contrasto tra la serietà e l’intelligenza misurata di una moglie dedita alla famiglia e quelle labbra color sangue che si morsicava come trascinata da una lascivia ancestrale.

Giorgio si sedette affianco, immacolata si alzo e si sedette in grembo come succedeva spesso. Giorgio aprì i bottoni dorati del tubino che sembravano fondersi con la luce dei colpi di sole dei capelli e vide un biancore che lo accecò. Un reggiseno bianco con ferretto totalmente in pizzo con 3 fiocchetti, il pizzo mostrava le aureole delicate rosa e i capezzoli dritti come chiodi, un seno perfetto, era una terza ma una coppa c: ampio maestoso arrogante erompente, abbondanza ingiustamente strizzata da quel magnifico reggiseno. Giorgio estrasse prima un seno poi l’altro e succhiò avidamente,pareva volesse staccarli. Immacolata gli cinse la testa e dopo un po’ gli ricordò che non avevano molto tempo. Giorgio si alzò, Immacolata fece una smorfia di fastidio a staccarsi dal gonfiore del cazzo. In piedi Giorgio aveva il cazzo impennato fuori dall’accappatoio : immacolata glielo scappellò lentamente e indietreggiò. Staccata la spilla dello spacco, ripiegato il tubino, apparve maestosa: i seni fuori dalle coppe, le autoreggenti, il reggicalze in pizzo e un perizoma sempre in pizzo con dei ricami.

Giorgio fece per prenderla ma Immacolata si sottrasse: voleva guardare quel cazzone. E farsi guardare, e vedere quel cazzo ergersi maestoso. Immacolata vedeva due cosce muscolose in grado di assestare colpi mortali, un letto villoso aperto da anni giovanili di duro lavoro prima di trovarea fortuna, una pancia pronunciata che lei non spiaceva perché simbolo di potere e da lì un po’ giù ciò che vedeva le sembrava una bestia feroce con una testa mostruosa che la puntava e capace di aprirla in due. A Giorgio pareva davvero quella dell’inizio, aveva negli occhi quella serietà dell’inizio quando lo guardava con diffidenza e superiorità. Ed era più eccitante perché stava esplodendo la lascivia e il desiderio in quella donna sposata madre di famiglia, seria e pura, ma accecante come il bianco della lingerie.

Fissava il cazzo, poi spinse Giorgio sul letto. Prese in mano il cazzo, lo toccava come si tocca se si è bendati per capire, di continuo. Lo leccò lentamente iniziando dalle palle per tutta l’asta e le sembrava davvero non finisse mai. Si concentrò sul glande, come un gelato che sta per cadere sulla camicia lo slappava. Poi si alzò, si tolse il perizoma e si immolò, sentendo dopo anni di nuovo quella sensazione di essere riempita. Più che saltellare Si strofinava sull’inguine di Giorgio, e le sembrava di sentire la cappella enorme che aveva ben in mente squarciarle il collo uterino . C’era poco tempo, all’improvviso bussarono. Era Alfredo con Antonio, erano tornati, festosi, e chiamavano Giorgio e chiedevano se immacolata era con lui perché dalla stanza se ne era andata.

Giorgio rimase spiazzato Immacolata anziché fermarsi chiuse gli occhi, storcendo la bocca come posseduta da un demonio continuava a strofinarsi su quel cazzo bestiale, graffiando il petto ampio e muscoloso di Giorgio, come volesse prendersi le ultime sensazioni di magnifico massacro della sua figa affamata mentre lui a malapena teneva la conversazione con quei due fuori dalla camera dicendo che stava uscendo dalla doccia.

Immacolata uscì fuori dall’estasi della penetrazione, e inghiottì la cappella allargando la bocca guardando ancora quel cazzo che le sembrava un bastone. Mentre Alfredo dietro la porta gridava a Giorgio di sbrigarsi che lui intanto cercava la moglie, Giorgio gli rispose urlando vengo oooooooo. Immacolata non staccò la bocca e le parve di bere litri di seme. Alfredo prese l’esclamazione di Giorgio come un invito a lasciarlo finire e disse che va bene, tornavano giù.

I due cercarono di capire se padre e figlio erano scesi giù nella hall per scendere separatamente, immacolata da dietro per fingere di essere tornata da un giro nei paraggi. Immacolata si rivestiva e Giorgio ammirava quel bel prosciuttone di culo ameno senza un filetto di grasso, i capezzoli schermati dal bianco del pizzo e le autoreggenti col reggicalze che gli facevano venire voglia di nuovo subito a sessant’anni. La signora soddisfatta e quietata non trovava il perizoma mentre si appuntava la spilla allo spacco guardandosi attorno. Giorgio le disse di appuntarsi la spilla stretta, le mutande ce le aveva lui e non gliel’avrebbe date. Immacolata, finalmente sorrise, lo leccò in volto aromattizandolo del suo sperma e si avviarono.

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