Lucy – Voglia di sfondamento

Lucy – Voglia di sfondamento

In Vino Veritas, dicevano già gli antichi.
Sotto l’effetto dell’alcool, infatti, i freni inibitori di allentano, e anche la riservatezza ed il buon senso lasciano il passo alla naturalezza, spesso non nel suo senso positivo.
Quella sera era iniziata come tante di quelle serate “Solo ragazzi”, dove la birra la fa da padrona e non ci sono restrizioni. La mia casa, libera per l’occasione, era diventata una “Tana per maschi” dove io e sei miei amici davamo sfogo a tutto il campionario di cattive abitudini. Il campanello ci annunciava che Marco e Roberto erano tornati dal vicino videonoleggio con una cassetta porno,
“Ah adesso sono fatti vostri!” disse sarcastico Roberto, quello intellettuale del gruppo. Marco, infatti, non sapendo cosa scegliere nel catalogo del distributore automatico, aveva recitato la filastrocca delle tre civette sul comò ed aveva selezionato una cassetta a caso, incurante delle proteste dell’amico.
Già all’apparire del titolo “Bollenti notti transex” Marco rischiò il linciaggio, ma quando le immagini ci mostrarono uno splendido trans alle prese con due ragazzoni palestrati, tutti si misero a seguire il film. Di lì a poco al contrario iniziarono i primi apprezzamenti e le inevitabili battute: “sembra davvero una bella figa” “sì ma sai quando ti ritrovi la sorpresa?” e così via.
Io, da parte mia, guardavo quelle immagini con un atteggiamento diverso da quello dei miei amici.
Da mesi, infatti, avevo scoperto il piacere della masturbazione anale, presto affiancato dal gusto perverso del travestitismo.
Nel segreto di casa mia indossavo capi di lingerie procurata qui e là, e mi sodomizzavo con oggetti fallici come candele, cetrioli, o il manico dello sturalavandino.
Avevo anche acquisito una discreta abilità nel trucco, per cui con la mia parrucca potevo sembrare davvero una bella ragazza.
“Dai questo è un trucco!” sbottò qualcuno quando uno dei machos infilò la propria mano, chiusa a cuneo, nell’ano della ragazza, e qui iniziarono i guai.
Senza pensare alle implicazioni della mia affermazione, me ne uscii con “No, non credo… con l’allenamento riesci ad allargare il muscolo e infilarti di tutto”.
Sei paia d’occhi mi squadrarono da capo a piedi.
Provai a correggermi, ma la pioggia di domande e commenti divenne torrenziale e, alla fine, fui messo alle strette e rivelai il mio segreto.
Inutile dire che nessuno seguiva più il film, e tutti volevano, anzi pretendevano, di vedermi trasformato in Lucy, il nome che mi ero solito dare quando assumevo panni e identità femminile.
Nel bagno, mentre si compiva la trasformazione, ero in un girotondo di emozioni contrastanti: eccitazione per quello che poteva essere il primo incontro con dei veri maschi in carne ed ossa, vergogna per questo inatteso coming out, preoccupazione per quello che sarebbe stato il mio futuro…
Dopo un’ultima occhiata allo specchio, che confermò la trasformazione di quel giovane uomo in una splendida fanciulla, uscii per tornare dagli altri, dondolando sui tacchi.
I sei rimasero a bocca aperta. Nessuno poteva comprendere come il compagno che pochi minuti prima sedeva in quel salotto con loro si fosse trasformato in quella creatura da sogno erotico.
Feci la mia sfilata camminando avanti e indietro per la stanza, fermandomi per appoggiarmi al tavolo e inarcare la schiena mostrando loro le mie natiche rotonde e glabre come quelle di una donna, raccogliendo urla e ululati di consenso dei sei.
Feci per andarmene, ma qualcuno mi trattenne.
“Eh no, devi farci vedere l’allenamento” disse Gianni, riferendosi alla mia affermazione di poco prima.
Protestare fu inutile, così ricuperai dalla mia borsa due candele di differente grandezza e un flaconcino di olio solare, dicendo a me stessa che, forse, tutto si sarebbe risolto così.
Appoggiata al tavolino, con una mano mi divaricai le natiche scoprendo il mio buchetto, e con l’altra vi affondai senza difficoltà alcuna la candela più piccola, preventivamente unta di olio solare.
La feci scorrere tre – quattro volte dentro e fuori, poi la estrassi e presi quella più grossa, ripetendo le operazioni; stavolta, però, mentre facevo per estrarre definitivamente la candela e porre fine ai giochi, sentii una mano estranea che la riaffondava completamente in me, strappandomi un gemito di sorpresa e piacere.
La mano imponeva alla candela un movimento di vai e vieni molto più violento del mio, e io godevo di quella masturbazione che, per una volta, era condotta da un’altra mano, fino a che la candela mi fu sfilata del tutto.
“Guardate che culo sfondato” sentii dire; il mio sfintere, infatti, stentava a richiudersi ed aveva l’aspetto di una boccuccia arrossata e semi aperta.
Qualcuno mi riaffondò la candela nel culo, mentre una mano prese la mia e la portò… su un cazzo nudo!
L’alcool era il combustibile, il mio show era la scintilla che lo aveva acceso. Ed ora mi ritrovavo in tacchi alti, pizzi ed autoreggenti, con una candela nel culo, in mezzo a sei ragazzi infoiati.
La situazione precipitò rapidissimamente: qualcuno si faceva masturbare dalle mie mani, qualcuno, dall’altra parte del tavolo, prese la mia testa tra le mani e mi infilò il cazzo in gola. Qualcuno, infine, sfilò la candela dal mio retto per infilarci il suo uccello.
“MMMMMMMHH!” provai a lamentarmi, con la bocca occupata da quel mandrino di carne, allorchè lo sconosciuto iniziò a scoparmi.
Per la prima volta avevo a che fare con il cazzo, invece che con oggetti, e non con uno. Con SEI cazzi che mi violavano la bocca e il culo, quando non cercavano le mie carezze.
E, benché conoscessi da sempre quei ragazzi, l’impressione era quella di essere circondato da corpi sconosciuti, da cazzi privi di nome e di volto come quelli su cui fantasticavo sfogliando le riviste porno. Ma stavolta IO ero la modella e quelli non erano candele o carote, ma cazzi veri e propri.
Sebbene persa nel mio delirio sentii che il mio ignoto scopatore, improvvisamente, mi venne nel culo e che, non appena si fu sfilato da me, qualcun altro prese il suo posto. Quasi contemporaneamente il cazzo che stavo succhiando mi riempì la bocca di sperma salato, facendomi ingoiare per la prima volta il succo d’uomo.
Le mani dei sei mi fecero sollevare e sdraiare di schiena sul tavolo, e mentre quello che mi stava inculando mi sollevava le gambe per prendermi da davanti, gli altri mi circondarono; ormai ero parte attiva di quella girandola, e brancolavo con le mani cercando di afferrare due cazzi, mentre ruotavo la testa a destra e a sinistra per avere a portata di bocca gli altri tre.
Qualcuno mi insultava, mi dava della puttana, della rottinculo, ma quegli epiteti non facevano che incrementare la mia lussuria, ormai senza freni.
“Sì… sono puttana… sfondatemi… riempitemi… cazzi… sborra…” deliravo nei rari momenti in cui avevo la bocca libera, mentre i ragazzi continuavano ad alternarsi nel mio culo e nella mia bocca, depositandovi abbondanti sborrate.
Avevo fantasticato mille volte su quella situazione, trovarmi al centro di una gangbang, usata e abusata in ogni buco. Ma sicuramente non avrei mai pensato che sarebbe stata il mio “battesimo del cazzo”. Immaginavo che la mia prima volta sarebbe stata con un uomo, forse forse con due, ma sicuramente non pensavo con sei ragazzi. E non sei sconosciuti, ma sei ragazzi con cui ho condiviso gli anni della mia adolescenza e che, da ora, potrebbero diventare i miei amanti.
Il culo mi bruciava e colava liquami giallastri, mentre il viso e la bocca erano completamente impiastrati di sperma, che si mescolava anche al mio trucco ormai completamente disfatto, ma nonostante tutto… ero felice.
In quella stanza, dove ora i miei sei amici riprendevano fiato dopo essermi venuti in bocca, sul viso o in culo una o due volte ciascuno, avevo forse trovato la mia vera essenza, quella di una viziosa senza limiti, dispensatrice di piacere per maschi e per lei stessa.
Mi rialzai a fatica dal tavolo, mentre dal culo mi uscivano rumorosamente aria e schizzi di sperma.
Andai in bagno, cercando refrigerio con l’acqua fredda del bidet. Toccandomi con le dita trovai un buco molle e slabbrato là dove solitamente c’era il mio ano. Mi lavai, ripulendo anche l’interno dell’ampolla rettale, e mi sciacquai il viso.
In quel momento di “zona grigia”, un sussulto di vanità femminile mi fece tornare ai trucchi. Invece che riprendere i panni maschili, decisi di rifarmi il trucco; avrei passato il resto della serata en femme, qualsiasi cosa avrebbe comportato.
Mi lavai, mi profumai e mi ricomposi al meglio. Cambiai anche una delle autoreggenti, rottasi nella folle orgia di poco prima.
Tornai di là e mi sedetti sul tavolino ancora chiazzato, qua e là, di sperma, accavallando le gambe.
I sei, ritrovata un po’ di lucidità, si rendevano conto chiaramente di quanto era successo. Si erano scopati in branco un loro amico, ancorchè vestito da puttana d’alto bordo; per cui decisi di rasserenare il clima, già comunque alleggerito dal mio ritorno nei panni di Lucy.
“Allora, avevo ragione riguardo all’allenamento?” dissi maliziosa.
I sei mi fecero un mucchio di domande: come mi era venuta l’idea di trasformarmi in Lucy, se ero gay o mi piacevano ancora le ragazze, se davvero era la prima volta che facevo sesso con uomini in carne ed ossa…
Risposi a tutti, anche se su tutti noi aleggiava la grande domanda non fatta: E adesso?
Decisi di rompere gli indugi: “E’ stata davvero la prima volta, anche se sicuramente non pensavo che succedesse con voi e soprattutto con TUTTI voi insieme. Sicuramente per me è stato sconvolgente ma… bello. Sì, mi è piaciuto… e penso che anche a voi sia piaciuto”
I cenni di assenso che alcuni fecero col capo mi convinsero ad andare avanti.
“Ovviamente quello che è successo qui deve rimanere un segreto tra di noi. Dopotutto… abbiamo tutti da guadagnarci, no?”
Gianni fu lesto a stappare una bottiglia per suggellare quel patto lubrico tra me e i ragazzi con un brindisi, ma io decisi di stupirlo. Bevvi dalla bottiglia un po’ di birra e poi, con un bacio inaspettato, gliela travasai in bocca. Preso di sorpresa, ci mise un attimo a realizzare, ma poi rispose al bacio intrecciando la sua lingua con la mia.
Bacio che poi replicai con gli altri cinque, come un patto che d’ora in poi ci avrebbe legato.
Mentre le mie labbra si intrecciavano con quelle dei ragazzi, sentivo le loro mani palparmi avidamente il culo e, in più di un caso, avventurarsi fino al buchetto ancora dilatato.
Quando uno tentò di infilarci dentro due dita, senza trovare eccessiva resistenza, mi affrettai a dir loro che, forse, era il caso di lasciar riposare un pochino quel buco che per quel giorno era stato fin troppo allenato. Perciò mi inginocchiai al centro del gruppo in modo di avere all’altezza del viso quei sei cazzi che stavano ricuperando l’erezione.
“Spero che vi accontentiate…” sussurrai maliziosa accingendomi a prendere in bocca il primo.
Nonostante la giovane età, i ragazzi erano da poco venuti una se non due volte, per cui stavolta sicuramente avrebbero avuto più difficoltà e ci avrebbero messo di più a raggiungere l’orgasmo. Me ne resi conto quando, pur passando da un cazzo all’altro da una buona mezz’ora, nessuno dava segno di essere prossimo a sborrare. Immaginavo quindi come avrebbero conciato il mio povero culo se non avessi chiesto un po’ di riposo, ma la mia parte più depravata era comunque eccitata all’idea…

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