Il ricatto – Cap.4 Giulio

Il ricatto – Cap.4 Giulio

Il ricatto – Capitolo 4. Giulio.

Come promesso, Giulio si presentò puntualmente nel mio studio alle 9 del mattino. Rivederlo era sempre un piacere, dato che condividevamo molti ricordi e avevamo entrambi radici nel quartiere di San Lorenzo a Roma. Cresciuti a stretto contatto, avevamo approssimativamente la stessa età; lui era più giovane di me di solo un anno, ma le nostre strade si erano incrociate in varie occasioni nel corso degli anni.

Abbiamo frequentato la stessa scuola media, anche se durante quel periodo non scambiammo grandi chiacchiere. Successivamente, entrambi ci siamo iscritti alla facoltà di legge dell’università, e nonostante fossi un anno più avanti di lui, abbiamo studiato insieme per un paio di esami. Condividendo una prospettiva comune sulla professione di avvocato, alla quale entrambi aspiravamo, ho presentato Giulio a mio zio Marco come possibile praticante.

Il colloquio andò splendidamente, poiché Giulio incarnava i valori di giustizia che mio zio tanto apprezzava. Durante il periodo di praticantato presso lo studio di mio zio, abbiamo iniziato a frequentarci sempre più spesso, finendo per uscire assieme.

Giulio, a differenza di Paolo, proveniva da una famiglia umile e ha dovuto lavorare duramente per laurearsi, ottenendo risultati brillanti. Le sue giornate erano caratterizzate da lunghe ore di studio al mattino, seguite da pomeriggi e serate passate a servire i tavoli come cameriere in vari ristoranti. La sua passione per l’avvocatura era simile alla mia, nata dal desiderio di combattere le ingiustizie e assistere coloro che avevano meno possibilità di essere rappresentati da un buon avvocato.

Le differenze con Paolo non riguardavano solo la personalità, ma anche l’aspetto fisico. Giulio era un giovane alto un metro e novanta, con una pelle leggermente olivastra, capelli castano scuro ricci, occhi marroni, un naso leggermente aquilino e un fisico asciutto. Le espressioni del suo viso avevano un tocco romantico, un po’ da pacioccone. Pur essendo decisamente un bel ragazzo, Giulio risultava meno vistoso di Paolo.

Dopo quasi 2 anni insieme, due anni molto belli, durante i quali Giulio riusciva a sorprendermi ogni giorno con piccole attenzioni, così importanti per noi donne, ho finito inevitabilmente per essere attratta da un uomo più autoritario, o come si suol dire, da un vero “bastardo”. Da un lato, apprezzavo le continue attenzioni di Giulio, le sue premure, le sue effusioni romantiche e il suo costante compiacermi in tutto; dall’altro, però, desideravo un uomo con cui poter confrontarmi, qualcuno con una forte personalità che fosse in grado di farsi desiderare.

Così, dopo aver conosciuto Paolo al circolo di canottaggio, mi resi conto irrimediabilmente, ancor prima di iniziare a frequentarlo, che la storia con Giulio aveva raggiunto il suo epilogo.

In quel momento, la verità era che percepivo Paolo più come un fratello o un amico, almeno così credevo. Decisi quindi di interrompere quella storia. Per evitare di incontrarlo nello studio di mio zio Marco, presi una decisione che mi frullava in testa già da un po’ di tempo: quella di aprire il mio studio. Era passato un anno dal superamento dell’esame da avvocato, e sentivo che era il momento giusto. All’inizio fu difficile, ma pian piano mi costruii una clientela. Tra qualche pratica di divorzio e testamento, riuscii a mantenermi e a dedicarmi anche alle cause penali, la mia vera passione

Tornando a quel giorno, era la prima volta da molto tempo che rivedevo Giulio, almeno da sola. Questa situazione mi provocava un po’ di imbarazzo e timore, tuttavia non nego che ero anche felice di poterci parlare a quattrocchi.

Giulio, ben informato dei fatti grazie al fascicolo di Chiara che avevo inviato allo zio Marco per ottenere aiuto, era certo che Giorgio fosse stato minacciato, ricattato e infine travolto da un’auto per evitare che rivelasse i nomi degli altri due stupratori. Era evidente che Giorgio, un ragazzo semplice e non molto sveglio, era stato utilizzato come mezzo per raggiungere Chiara, e molte supposizioni portavano effettivamente a questa tesi. “Forse gli hanno fissato un appuntamento per parlargli alla Magliana e lo sai anche tu…. là si trovano molte persone che con qualche migliaia di euro ti mettono sotto con la macchina senza problemi”.

Concordai con Giulio, rimanendo pensierosa. Ero piuttosto convinta che la teoria di Giulio fosse più che verosimile. Chiamai immediatamente Chiara per informarla della morte di Giorgio e prevedendo che il procedimento potesse essere cancellato. Tuttavia, le assicurai che avrei fatto il possibile per intensificare le indagini della polizia al fine di individuare gli altri due uomini coinvolti nello stupro. Si discusse anche la possibilità di chiedere il recupero dei danni, ma prima era essenziale un’indagine sull’asse ereditaria del defunto.

Chiara reagì male alla notizia, scoppiò a piangere e iniziò a raccontarmi quanto fosse duro quel periodo per lei. La spronai ad andare avanti e concordammo di vederci alla fine della settimana per studiare una strategia.

Finita la telefonata, iniziammo a conversare di altro fino a quando Giulio abilmente portò l’argomento sulla mia relazione con Paolo. “Sai, proprio non capisco cosa tu abbia da fare con quel tipo,” osservò. Poi, notò un cambiamento in me: “Ti vedo cambiata, perché indossi questi abiti che non sono per te?”. Risposi, “Faccio l’avvocato, cerco solo di infondere una certa serietà.” Ma Giulio non sembrava convinto, “Mah, non credo. Questo è un vestito molto pomposo, basterebbe qualcosa di molto più sobrio.”

Sospirai senza dare una risposta. Dopo la serata romantica con Paolo, avevo voglia di sentirmi bella e decisi di indossare un abito che lui stesso mi aveva regalato qualche tempo prima ma che non avevo mai utilizzato fino ad ora.

L’abito era sartoriale di alta qualità, creato da una nota casa di moda. Il tessuto, un pregiato misto di lana e seta, conferiva una sensazione di lusso e comfort al tatto. Il colore predominante, un sofisticato grigio antracite, emanava un’eleganza sobria e raffinata, perfettamente adatta a un contesto professionale come una sala d’udienza.

Il taglio dell’abito era sartoriale e aderente, ma al contempo fluido e femminile. La giacca presentava una linea pulita e leggermente scivolata, con rever delicatamente arrotondati e bottoni tono su tono che aggiungevano un tocco di raffinatezza. La gonna a matita, di lunghezza moderata, sfiorava il ginocchio, enfatizzando la figura senza risultare eccessivamente aderente.

Lo scollo dell’abito è discretamente scollato a V, conferendo un tocco di modernità e femminilità all’ensemble. Tuttavia, lo scollo è progettato in modo da mantenere un’eleganza sobria e appropriata per un contesto professionale.

Insomma, la verità è che mi sentivo bene con quell’abito, anche se Paolo, diceva che non era fatto per me: quindi non risposi alla sua critica, mi alzai e mi diressi verso il contenitore dell’acqua per prendere un bicchiere d’acqua.

Di colpo, alle mie spalle, sentii Giulio avvicinarsi. Inizialmente, pensai che volesse anche lui dell’acqua, ma quando sentii la sua mano posarsi sulla schiena e prese a spinger-mi contro il muro, compresi immediatamente che le sue intenzioni erano diverse. Un brivido mi corse lungo la schiena, e un impulso di strillare prese il sopravvento, ma un secondo dopo, sentii la mano di Giulio coprirmi la bocca. Iniziai a dimenarmi; ma pur essendo fisicamente forte per essere una donna, Giulio resistette alla mia ribellione, tenendomi saldamente contro il muro in modo che non potessi muovermi. Mentre continuava a tenermi la bocca stretta con la sua grande mano, riuscì ad infilarmi un bavaglio impedendomi di gridare:

“Zitta Marta, non fare così”.

Stentavo a credere che quel ragazzo pacato e un po’ timido potesse comportarsi in quel modo. Nonostante ciò, non riuscivo ad accettare ciò che stava accadendo. Sentii il rumore della fibbia dei pantaloni di Giulio che si slacciava, poi la mia gonna sollevarsi e le mie mutandine abbassarsi. Ero imbarazzata, impaurita, ma mi ritrovai inaspettatamente anche intimamente bagnata e quando il pene di Giulio mi penetrò, il passaggio fu immediato. Giulio iniziò a spingerlo da dietro con forza, gemendo e insultandomi. I miei muscoli, fino a poco prima contratti, si rilassarono, dando spazio ad un piacere inaspettato. Anche con Paolo, succedeva sempre così quando faceva quel gioco dello stupro: inizialmente mi ribellavo, ma poi mi piaceva. Solo che con Giulio, si era andati ben oltre. Giulio era solo il mio ex, non avrebbe mai dovuto permettersi una cosa del genere; avrei anche potuto denunciarlo. E con quale sicurezza? Lui, un ragazzo timido e riservato, aveva osato fare una cosa del genere?

Mentre in pochi secondi tutti questi pensieri si intensificarono nella mia testa, sentii la mano di Giulio avvicinarsi al viso e mi fu tolta la benda. Non urlai; ero ormai presa dal piacere e stavo ansimando anch’io dalla soddisfazione. Giulio, che era ancora dietro di me, mi fece voltare leggermente la testa di lato e mi mise un dito in bocca. “Succhia-lo puttana! Forza!”

Non esitai e presi il suo dito in bocca, gemendo e non per compiacerlo, ma per la pura libidine di quel momento trasgressivo e sensuale. La saliva scorreva sul dito, mentre la mia bocca su e giù simulava il movimento di un fellatio, che praticavo con passione e pensando di farlo su un vero membro maschile. In quel momento, l’idea di avere a che fare con due uomini che mi prendevano mi eccitò particolarmente, e con l’intensificarsi del movimento di Giulio, che mi penetrava da dietro, raggiunsi un orgasmo, segnato da un gemito prolungato di piacere.

Poco dopo sentii Giulio ritirarsi da dentro di me, e potenti e abbondanti schizzi del suo sperma invasero completamente il mio sedere, colando poi abbondantemente anche sulle mie gambe.

Quando infine mi voltai, incrociando lo sguardo di Giulio, gli chiesi: “Perché?”

“Perché a te piace così ed oggi ne ho avuto la prova, visto che da quando ho visto hai goduto e molto.” Non potevo negare che, nonostante lo spavento iniziale, il piacere fosse stato davvero intenso. “Poi,” proseguì, “mi hai lasciato per quel pariolino che non ha niente a che fare con te. Anzi, tu hai sempre detestato le persone come lui. Per favore, pensa-ci. Tu sai che sono innamorato di te e che noi due siamo fatti l’uno per l’altra.”

Senza proferire altre parole, Giulio prese la sua borsa e se ne andò dal mio ufficio.

Ancora coperta dello sperma di Giulio, mi diressi al bagno per pulirmi e poi mi sedetti sulla scrivania, immersa nei pensieri su tutto ciò che stava accadendo in quel periodo. Ripensai anche a Chiara, vittima di uno stupro, e alle sue confidenze, nelle quali mi raccontava di provare quel sentimento misto tra umiliazione, dolore e piacere. Improvvisamente, mi balenò in mente la “sindrome di Stoccolma”.

La sindrome di Stoccolma era un concetto che avevo studiato durante l’esame di criminologia, e già all’epoca mi aveva suscitato numerosi interrogativi. Si tratta di un fenomeno estremamente peculiare: chi subisce un rapimento, un abuso o altre forme di violenza manifesta sentimenti favorevoli come compassione, comprensione, affetto e talvolta persino infatuazione nei confronti dell’aggressore o dello stupratore, con la possibile comparsa di piacere sessuale. La letteratura era ricca di testimonianze di questo genere, in cui vittima e carnefice, in un linguaggio fatto di violenza e abusi, sviluppavano una complicità amorosa e sessuale atipica.

Probabilmente sia io che Chiara, eravamo forse affette da questa sindrome, ma senza dubbio, se nel caso di Chiara c’era stato un reato vero e proprio, nel mio caso il non essermi ribellata in modo evidente, né aver subito un vero e proprio trauma fisico e psicologico, poneva l’atteggiamento di Giulio al limite tra lo stupro e delle avance spinte.

Era paradossale che una donna come me, che aveva sempre lottato per i diritti degli oppressi, per l’emancipazione femminile e in particolare per difendere le donne da questi tipi di abusi, si fosse ritrovata, tutto d’un tratto, non solo a difendere per la prima volta una donna oggetto di uno stupro di gruppo, ma che anch’essa avesse in qualche modo vissuto per esperienza personale qualcosa che, se non si poteva definire stupro al 100%, certamente gli si avvicinava molto.

Dopo quella lunga riflessione, mi convinsi che, al di là di tutto, avrei dovuto cercare giustizia per Chiara e scoprire chi fossero gli altri due stupratori, oltre al defunto Giorgio.

Leggi il capitolo precedente.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 2 Media: 3.5]
FavoriteLoadingAggiungi ai tuoi preferiti

One thought on “Il ricatto – Cap.4 Giulio

  1. Gianni

    di letture di libri crime, ne oh letti qualche centinaio da Michael Connelly, Patricia Cornwell , Ed McBAIN a Ken F. per finire con Faletti,questo racconto lo avvicinerei al venditore di donne di Faletti ma di poco comunque bel finale in sostanza e’ stata una lettura che coinvolge a ottimo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *