L’elettrauto

L’elettrauto

Elettrauto
Avevo un problema alle spazzole tergicristallo, ogni tanto partivano da sole senza nessun comando, decisi di andare da un elettrauto a pochi chilometri da casa. Arrivo da lui che stava quasi per chiudere ma anche se un po’ scocciato mi fa mettere l’auto all’interno. Chiude il portone per evitare che altri “approfittano” della sua benevolenza. Gli spiego il problema e mi chiede di aprire il cofano. Lui è un tipo sulla 50ina sul metro e settanta un po’ sovrappeso mezzo pelato, fa ridere dentro la sua tuta blu pensai tra me. Un dettaglio però mi aveva colpito, o aveva un ernia inguinale o aveva un gran bel pacco! Devo essere sincero ero andato da lui perché un mio amico mi aveva detto di averlo visto una notte nei pressi di una zona vicino al mercato, nota per essere frequentata da persone gay in cerca della sveltina serale. Mi intrigava. Chissà se era vero. Col cofano aperto inizia a spiegarmi che potrebbe essere un contatto anomalo, io gli facevo domande di cui non mi fregava un cazzo solo per creare feeling. A 20 anni non è che sono così esperto però pian piano ero sempre più convinto di piacergli. Il motorino del tergicristallo era posizionato piuttosto lontano dal muso dell’auto così decido di chiedergli se mi fa vedere dove rimane, lui si allunga e me lo indica, io mi allungo in punta di piedi, mi distendo di pancia il più possibile e faccio finta di non vederlo. Credo avesse capito la malizia così mi si piazza dietro e mentre ero così mezzo sdraiato sul motore si appoggia facendomi sentire la sua nerchia proprio in mezzo alle chiappe. Io muovendo il bacino spingo il sedere verso di lui. Le sue mani callose e sporche iniziano a stropicciarmi le natiche, vede che ci sto allora mi slaccia i pantaloni e li tira giù fino alle caviglie lo stesso fa con gli slip (indosso solo slip femminili) io fremo, ho voglia. Lui inizia a passare la sua mano ruvida tra le mie chiappe ed io ansimo sporgendo quanto posso il mio buchetto verso le sue dita rozze. Se le bagna e me ne infila 2. Mi fa un po’ male ma non lo respingo. Inizia a scoparmi il culetto con le dita. Sono preso da lui mentalmente e fisicamente. Mentre immagino che tiri fuori il suo palo di carne dura lui dice “vieni da questa parte”. Io impedito nei movimenti dai pantaloni li tolgo, mi tolgo le mutandine, scarpe e calzini. Lui vede che ho lo smalto rosso sui piedini “allora sei una troietta consapevole”. Rispondo “si Padrone direi che sono una schiavetta ai tuoi desideri”. Mi prende per il collo e mi porta a pochi metri dove c’è una specie di argano che serve per sollevare i motori. Mi fa passare delle catene luride tra le cosce, altre intorno ai polsi e poi mi dice “adesso ti sollevo da terra”. Il freddo delle catene mi eccita. È un attimo che mi trovo sospeso con le gambe larghe e i polsi in alto. Appeso. Nudo. Aperto. Messo così sono facile preda, il mio buchetto in bella vista i miei piedini appuntiti in cerca di un appiglio. Mi fa girare tipo trottola con le catene. Poi le ferma. Mi guarda serio “adesso te lo pianto dentro e voglio sentirti gemere come una troia!” Io rispondo “si Padrone”. Tira fuori il suo cazzo se lo mena, lo struscia sui miei piedini e gli diventa di marmo. Mi gira appeso come un salame mi allarga le chiappe e sento che spinge per incularmi a fondo. Io chiudo gli occhi mi rilasso e tempo zero sento che entra. È davvero duro, mi tiene per i fianchi e pompa, pompa, pompa, io comincio a sentirlo davvero e “si dai riempirmi sono la tua puttanella”, lui si infoia di brutto e mi chiava fino alle palle mi sbatte forte, tanto poi… “ti affogo di sborra puttana!” e mi viene dentro un fiume di latte incandescente. Sono lì, appeso col buco del culo dilatato e piscio sborra. Ho un dolore alle cosce e ai polsi per via delle catene. Nudo, osceno. “Adesso chiudo, ci vediamo domani mattina troia, così ti do la colazione”. Mi mette uno straccio in bocca, lo stesso con cui si era pulito il cazzo, mi da un giro di nastro grigio da carrozzieri e mi lascia li. A dondolare e sgocciolare.

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