Kiara

Kiara

“Ciao, sono Kiara. Ti va di accompagnarmi a casa? Umberto non può. Non so cos’ha da fare quello stronzo! A quest’ora non ho più bus”.
Le avevo lasciato il mio numero di telefono con una scusa qualsiasi. Lavorava nel bar vicino a me. Umberto, con cui usciva da un po di tempo, lo conoscevo appena e non mi era molto simpatico.
Bionda, 18 anni compiuti da poco, bassa di statura, 155 cm, una 4a di seno ed un bel culotto tondo. Labbra piene e due occhi da cerbiatta completavano quell’immagine da”Lolita” che mi intrigava molto.
Indossava sempre vestitini molto leggeri con scollature importanti quasi sempre senza reggiseno.
Io avevo già organizzato la serata ma non avevo intenzione di lasciarmi scappare l’occasione.
“Sto arrivando” le risposi.
La trovai già fuori dal lavoro.
Pur essendo primavera inoltrata la sera era ancora freschino e le sue treccie sembravano indicare i capezzoli che si ergevano turgidi sotto il tessuto.
La feci salire sulla mia Cabrio e mi avviai .
Abitava in un grazioso paesino sulla costa a circa 10 km di curve in mezzo ad un boschetto.
“Non vedevo l’ora di passare un po’ di tempo solo con te. Mi piaci tanto. Sempre molto provocante con il tuo modo di fare malizioso”.
Poi abbassando lo sguardo sui seni… “hai freddo? Chiudo il tetto?”
“Anch’io desideravo rimanere sola con te….. e no, non ho freddo è colpa tua.”
Accostai subito in uno spiazzo a bordo strada, mi allungai verso di lei e baciai le sue labbra carnose già leggermente aperte.
Accarezzai la sua guancia e poi scesi lentamente lungo il collo e poi lungo la scollatura. Infilai la mano e afferrai il suo seno soffermandomi sul capezzolo.
Sospirò profondamente. Abbassai la spallina e tirai fuori il seno. Poi scesi ancora con la mano….lei allargò leggermente le gambe.
Le mutandine erano già zuppe. Fremeva ad ogni minimo movimento.
Spostai quel piccolo triangolo di stoffa che copriva la sua passera e continuai a toccarla.
Completamente depilata emanava un profumo dolce ed inebriante . Lo “zoccolo di cammello” che ammiriamo quando una donna indossa pantacollant senza intimo, appariva perfetto in mezzo alle sue gambe.
Le sfilai le mutandine e le appesi allo specchietto retrovisore, feci cadere anche l’altra spallina e mi soffermai ad ammirarla.
K “Ti piace quello che vedi?”

  • “Molto, sembri disegnata!”
    K “Perché non fai vedere anche a me qualcosa di bello? Non resisto più!”
    Abbassai pantaloni e boxer mentre lei mi guardava come un bimbo aspetta le caramelle.
    Il mio cazzo, già completamente in tiro, uscì fiero e pomposo.
    Lo guardò, sorrise, allungò le mani ed inginocchiandosi sul sedile iniziò a succhiarlo dicendomi “è più bello di come lo immaginavo”.
    Le sue morbide labbra strinsero la mia cappella è piano piano fece scomparire tutti i 19 cm nella sua bocca. Ritornava a leccare con la lingua la punta e tutto intorno al glande per poi farlo scomparire di nuovo in gola.
    Il suo culo inarcato verso l’alto venne illuminato dagli abbaglianti di un auto che ci passò lentamente a fianco.
    Non si scompose ma continuò a succhiare la mia asta che pulsava ad ogni leccata.
    Allungsi una mano tra le sue chiappe e arrivai alla figa che continuava a gocciolare sulle sue cosce. Con due dita stuzzicai il clitoride e accarezzai fino al culo per diverse volte. Poi le infilai nella figa ed ebbe uno scossone di piacere. Continuai ad entrare ed uscire da quel buco gocciolante. Quando con il pollice presi a stimolarle il culo lei fremeva sempre più. Spinsi dentro tutto il dito. Nessuna resistenza. Muovevo sempre più freneticamente le mie dita nei suoi due buchi. Aprì la bocca e guardandomi negli occhi mugolando, mi innondò la mano del suo caldo liquido.
    Scesi velocemente dalla macchina, ci girai intorno, apriì lo sportello, l’afferrai per i glutei e affondai il mio uccello dentro di lei. Fino in fondo, con un unica spinta decisa.
    “Scopami, scopami forte! Non fermarti! Fammi sentire quanta voglia avevi di scoparmi!”
    Passò un’altra macchina, sfanalò due o tre volte e poi proseguì.
    Ripresi a spingere più forte di prima procurandole un’altro orgasmo che la fece traballare sulle ginocchia.
    Il suo buco del culo davanti a me sembrava chiamarmi.
    Feci colare un po di saliva e continuando a stantuffare le misi nel culo prima l’indice, e poi anche il medio della mano destra.
    “Si, mi piace, sei un porco!”
    Mi bagnai anche l’indice e il medio della mano sinistra è piano piano le infilai nel culo anche queste.
    Con 4 dita piantate dentro e il cazzo in figa che continuava a sbatterla, ebbe un’altro orgasmo.
    Le sue gambe erano completamente zuppe dei suoi fluidi.
    La feci scendere dalla macchina, il vestito era diventato poco più di una cintura.
    Seno appoggiato sul cofano, braccia distese avanti, gambe leggermente divaricate.
    Gli infilai nuovamente il cazzo fino in fondo nella figa, ma solo per pochi secondi. Appoggiai la cappella in mezzo alle chiappe e spinsi lentamente ma con decisione.
    Le palle sbattevano sulla figa che continuava a gocciolare. Il cazzo sembrava venisse risucchiato ad ogni affondo. Strizzavo è strapazzavo i suoi capezzoli come dovessi strapparli.
    Aumentavo e rallentavo il rito per non venire ancora.
    Ad un tratto urlando di piacere si accasciò sulle gambe, sconquasata da un orgasmo anale e schizzando anche dalla figa.
    Io ormai non ne potevo più. Non sapevo come avevo fatto a resistere tanto. Avevo le palle gonfie come due bocce da biliardo, la cappella tesa e rossa e il tronco pulsava di vita propria.
    “Ci penso io a te”. Disse vedendo la mia eccitazione.
    Mi fece appoggiare dove lei fino a pochi secondi prima era stata inculata e riprese a succhiarmi l’uccello. Massaggiandomi le palle s’infilava il cazzo fino in gola, senza nussuno sforzo. Tornava poi con le labbra ad occuparsi della cappella ora leccandola tutta intorno o sull’apertura, ora “avvitandoci” le labbra intorno, ora succhiandola insistentemente.
    Un’altra macchina passava vicino lentamente e ad abbaglianti accesi.
    Ero talmente in estasi che sarebbe potuto passare un gran premio al completo che non mi avrebbe distolto dal godermi quel pompino favoloso che mi stava facendo.
    “Vengo, vengo!”
    4, 5 fiotti abbondanti di sperma schizzarono nella sua bocca.
    Lei affondo completamente il cazzo in gola e continuò a pompare. Lo estrasse solo dopo averlo pulito senza perdersi neanche una goccia.
    Risalimmo in macchina, presi le sue mutandine appese e annusandole le dissi:
    “Queste le tengo io. Voglio portare con me il tuo profumo fino alla prossima volta.”
    K “Domani sera che fai? Voglio rivederti al più presto”.

Storia vera
Nomi falsi
Episodio 1

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