Immacolata avvisò Antonio che a pomeriggio sarebbe passato lo zio Giorgio, notando gli sguardi persi sul suo top bucherellato.
La visita di zio Antonio era consuetudine nella loro famiglia. In realtà con lui non c’era alcun legame di sangue. Era uno storico e affezionato cliente del tabacchino ed era stato un salvatore per la loro famiglia. Antonio non conosceva i dettagli ma ogni famiglia ha il suo epos, e nella loro Giorgio era stato colui che in un momento economicamente molto delicato aveva salvato una situazione delicata, senza volere nulla in cambio. Da allora, ed erano passati anni, si era sempre fatto più intimo con la loro famiglia, passando da casa anche quando Alfredo era a lavoro.
Spesso in viaggio per lavoro tornava con regali personali per tutti e tre. Alfredo da uomo si interrogava se quei regali per la moglie, principalmente vestiti firmati e gioielli, non fossero un po’ equivoci, ma era sempre prevalsa la gratitudine verso quest’uomo a scacciare ogni pensiero negativo. Inoltre quando tornava a casa e lo trovava o gli riferivano che c’era stato era pure contento che la moglie passava in sua compagnia alcuni pomeriggi, col senso perenne di colpa di stare sempre aprresso l’attività commerciale.
Giorgio era un sessantenne, imponente, alto 1.90, vocione dal timbro grosso leggermente striato di raucedine, dal fisico non palestrato ma muscoloso, segno dei mille lavori fatti in gioventù per arrangiarsi. Una collana d’oro con un vistoso crocifisso squarciava sempre il suo petto villoso perennemente aperto ed inseparabile era il suo sigaro dall’odore acre. Stava molto bene economicamente ma nessuno, nemmeno loro amici intimi, sapevano di preciso che lavoro facesse. Era spesso a Londra o Bruxelles, da cui tornava con regali importanti per loro tre e negli ultimi tempi era divenuto più sedentario facendo visita spesso a Immacolata nella loro casa, o nella villetta al mare l’estate.
Per via di ciò, per Antonio era lo zio Giorgio, persona attenta generosa e sempre presente.
Antonio ormai aveva un chiodo fisso, sapere se sua madre davvero esplodesse come femmina incandescente in certe situazioni o se queste fossero solo fantasie. La immaginava nel suo tormento imbarazzato e nella sua estasi masturbatoria Con il bagnino, con tizio o con Caio. Si era chiesto se con lo zio Giorgio, avendo avvisato una certa intimità, per esempio quando uscendo dalla sua stanzetta per fare una pausa dallo studio trovava la madre in soggiorno in grembo a lui… Ma no, figurarsi che andava a pensare… Era un caro amico del padre anzitutto. Poi era una persona si avventurosa e che si era fatta da sé, ma con un fondo volgare e rude eccessivo per la finezza della mamma. Sottovalutatava i meccanismi dell’eccitazione femminili nè conosceva il fascino che emana il potere.
Nel pomeriggio notò stranamente che la madre era impaziente che lui uscisse. C’era un torneo di calcetto di quelli che si giocano tutti in un giorno, dal pomeriggio a sera inoltrata, e aveva lottato non poco per persuadere la madre sempre iperprotettiva ad avere il permesso. Immacolata aveva acconsentito, pur tra mille paure, come il viaggio per recarsi al paese vicino dove c’era il torneo in auto con l’amico neopatentato, o per il fatto che prima avrebbe sudato e poi sarebbe rimasto fermo ad aspettare l’altra partita rischiando di ammalarsi.
Antonio uscì per raggiungere l’amico ma il suo carattere introverso e poco sportivo e quella voglia ancora di masturbarsi ebbero la meglio.
Nella sacca sportiva si era portato i promessi sposi, decise che si sarebbe nascosto da qualche parte a leggere e sopratutto a masturbarsi in totale tranquillità, senza doverlo fare in modo strozzato in una casa di mare che non è il massimo dela privacy con sua madre eternamente presente.
Proprio vicino alla sua casa c’era un edificio a rustico da destinare ad hotel i cui lavori erano stati sospesi per via della stagione estiva. Suo padre assieme ai proprietari delle altre villette vicine tutte ad un piano avevano protestato perché quella costruzione a 4 piani avrebbe intaccato la visuale e la privacy delle loro casette.
Così con un messaggio veloce diede buca al suo amico e di soppiatto entrò nel cantiere, un po’ emozionato perché da adolescente non l’aveva mai fatto per via delle reprimende della madre.
Arrivato al primo piano vide in effetti che da lì si vedeva benissimo tutto il loro soggiorno dalla grande porta a vetro che avevano, vide zio Giorgio arrivare e tornò verso l’interno per scegliersi un posticino ma un particolare arancione catturò la sua attenzione. Si rivoltò fuori e ebbe conferma vedendo sua madre di spalle accogliere zio Giorgio: Immacolata indossava sempre lo stesso top e sempre senza reggiseno.
Un sospetto tremendo cominciava a rappresentarsi dentro la sua testa e a illanguidire il suo ventre, ma non era convinto. Zio Giorgio si sedette sulla sua solita sdraio nel soggiorno vetrato e Immacolata si sedette sopra. E anche questo Antonio lo avevo visto tante volte, ma così coi capezzoli in vista…
Antonio non poteva ascoltare ciò che si dicevano, vedeva i due sorridere finché sua madre già scosciata per via della minigonna non apri le gambe dove apparve una mutandina diversa da quella della mattina, nera in pizzo.
Antonio era immobile, come paralizzato, mimetizzato in quel punto quando vide zio Giorgio estrarre dal taschino il pacco dei suoi sigari da cui tolse tre.
Giorgio con decisione sfilò lo slip minuscolo e inseri prima un dito e poi due. Si assaggiò le dita, le passo sulle labbra di Immacolata e subito dopo mise i 3 sigari uno alla volta nella sua figa impastandoli a fondo. Prese il primo lo impastò ancora e lo accese aspirando forte, cacciando una nuvola di fumo enorme.
E si, Giorgio scopava sua madre. Quella dei sigari era un suo vizio, diceva che tornato a casa dalla moglie brutta e sottomessa voleva sentire il profumo ancora. La scopava quando Immacolata si faceva portare a sbrigare commissioni in giro, con Alfredo che ringraziava pure Giorgio per la sua disponibilità. Così la moglie era tranquilla: anche se avvistati lei aveva già avvisato il marito che era in giro con Giorgio.
In casa erano veloci toccatine, oltre il rito dei sigari immancabile, solo a volte fellatio fugaci perché Antonio chino sui libri nella sua stanza faceva delle pause che potevano essere dolorose.
Ma da qualche settimana Giorgio stressava Immacolata, voleva scoparla non più in auto o in un appartamento che aveva a disposizione tra una commissione e l’altra, ma a casa, nel loro letto, magari proprio nella casa al mare che Alfredo aveva spesso confidato a Giorgio ritenere il nido d’amore con sua moglie. A Giorgio non piaceva solo la figa di Immacolata, le piaceva fotterle il cervello.
Ad un certo punto mentre Giorgio continuava a ravanare la figa dolce di Immacolata, Antonio vide la mamma divincolarsi. Giorgio protestò. All’improvviso Immacolata gli chiese di montargli il lampadario che era in camera dalla stagione precedente, senza che mai Alfredo avesse sbrigato la faccenda, gran lavoratore si ma inetto nelle cose manuali. Immacolata ringraziava spesso il cielo che i genitori gli avessero lasciato il tabacchino.
Antonio non poteva ascoltare, vedeva solo lo Zio Giorgio passare da un momento di estasi a uno di nervoso, protestava con sua madre. Immacolata con civetteria lo pregò e Giorgio prese la scala e si avviò nella camera da letto matrimoniale.
Antonio immobile ma col cazzo duro come mai aveva pensato potesse essere possibile si rinfrancò.
Si eccitava da morire a immaginare sua madre troia, stava per sborrarsi sopra ma a vederla interrompere il tutto la parte razionale di sé ebbe un sussulto.
Forse zio giorgio l’aveva costretta, forse era stato un momento e si era pentita, forse.. Comunque si era staccata dalla sue grinfie. Adesso però non vedeva più nulla: i due si erano spostati.
Anche lui si spostò e tra i mille impedimenti del cantiere riuscì a raggiungere un punto in cui affacciandosi dalla finestrella alta di quello che sarebbe stato un bagnetto riusciva a vedere nella camera da letto dei suoi, dove effettivamente lo zio Giorgio armeggiava solo su una scala col lampadario. Non vedeva ne sapeva dove era finita sua madre, che aveva detto a Giorgio che si sarebbe rinfrescata con una doccia veloce.
Giorgio era nervoso, era sola almeno un bel pompino era per lui scontato invece si era limitato a metterle le mani nella figa e a profumare i sigari, cosa che faceva spesso anche con Antonio in casa che studiava.
Scese dalla scala, lampadario montato ad opera d’arte e sentì uscire dal bagno Immacolata.
Giorgio nervoso, Antonio appostato, con un sentimento di colpa perché sua madre se avesse saputo si sarebbe tanto arrabbiata a saperlo in quel cantiere in mezzo ai pericoli, videro entrambi da punti molto diversi apparire Immacolata in camera.
Nuda, totalmente nuda salvo un paio di zeppe . Antonio vedeva da lontano il culo di sua madre slanciato dalle zeppe , la spalla, i capelli dai colpi di sole biondi dorati.
Giorgio da qualche metro gustava le caviglie sinuose, il pelo curato nerissimo, un seno dritto con due chiodi che lo puntavano e un viso da troia. A sessant’anni aveva il cazzo che stava per esplodere. L’avrebbe scopata, l’avrebbe fatta urlare, l’avrebbe aperta, nella camera da letto. Era nuda per lui, portava solo le zeppe per lui. Sapeva che impazziva per le zeppe, così come sapeva che impazziva vedendola vestita sola di quelle, della fede al dito e della collana collier d’oro regalo di suo marito.
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