la crescita di una piccola troia, Realtà e fantasia in un mix intrigante

la crescita di una piccola troia, Realtà e fantasia in un mix intrigante

PICCOLE TROIE CRESCONO: L’ETA’ DELLA SCUOLA. parte prima Non ho avuto un adolescenza felice. Le mie precoci pulsioni di “femmina” intrigata e curiosa dal sesso e del sesso, si sono cozzate con la severità “maniacale” e spesso violenta di mio padre. Ancora oggi che sono una donna matura, certi ricordi mi danno sensazioni estreme, che passano dalla voglia di essere femmina, alla paura della violenze che mio padre non mi ha mai risparmiato! Ma più lui mi puniva, e più io lo sfidavo. Molte volte dopo avermi trovata in angoli nascosti della casa, ad amoreggiare con il ragazzetto di turno, mi picchiava con rabbia; chiamandomi troia e puttana. Dopo moltissimi anni ho capito che la sua furia ossessiva, in realtà nascondeva gelosia, mista a desiderio fisico nei miei confronti. Avevo circa 10 anni, quando ho scoperto che mi eccitava toccare la mia fighetta e strusciarla contro un cuscino fra le cosce. In una di queste occasioni, ricordo che lui mi vide, e mi sculacciò con foga per punirmi di quel gesto istintivo…”Puttanella”! mi apostrofava mentre mi faceva il culetto rosso! Ed avevo circa 12 anni quando vidi da vicino, e toccai il primo cazzo di un uomo. Precedentemente avevo solo spiato più volte i miei fratelli; e quando andavano in bagno, mi incollavo con l’occhio al buco della serratura. Ero una “troietta innata”. Mi piaceva provocare i maschi in tutti i modi; e questo a prescindere dalla loro età; anzi più erano adulti e più mi intrigavano. Magari li cercavo perché pensandoli esperti, avrei potuto apprendere da loro… Ancora oggi sono gli uomini maturi a risvegliare il mio interesse! La mia casa di allora, dava su un giardino condominiale; ed era li che mi “esibivo”, ogni volta che sentivo gli occhi di un maschio su di me. Uscivo vestita in maniera succinta; oppure mi mettevo su una vecchia sdraio, dove fingendo di dormire, aprivo le gambe e facevo scivolare la mano fra le cosce: sapevo di essere osservata e questo mi “esaltava”! Un pomeriggio presto, avevo notato la presenza di un operaio, un muratore che stava effettuando dei lavori di ripristino ad un davanzale di un altro appartamento; non resistetti alla tentazione di andarmi a mettere sulla sdraio, e di iniziare il mio gioco di provocazione; sapevo che presto si sarebbe accorto di me. Ero molto sviluppata per la mia età, e ne dimostravo almeno 3 in più di anni. Questo serviva affinché chi poi mi avvicinava, non mi considerasse una “bambina”. Data l’ora pomeridiana di quella calda estate, il resto del condominio non dava segni di vita; E mentre continuavo nella mia provocazione, percepii un ombra pararsi davanti; e senza aprire subito gli occhi, sapevo che il muratore era a meno di un metro da me. Fingendo un risveglio, vidi che lui aveva tirato fuori il cazzo dalla patta, e se lo segava lentamente; non ebbi nessuna reazione, ma rimasi “incollata” a quella mano che andava su e giù scoprendo un glande che si ingrossava ad ogni movimento. Mi eccitai da matti in quel momento; e lui, avendolo intuito mi prese la mano e se la portò sul cazzo, e dopo qualche secondo la lasciò sola a continuare in quella masturbazione! L’aver spiato i miei fratelli, mi venne in aiuto per capire come fare per regalargli piacere. Sentivo quel cazzo crescere e pulsare dentro la mano; ad un certo punto fu talmente enorme che dovetti usarle entrambe…e dopo meno di un paio di minuti, vidi sborrarlo copiosamente! Era la prima volta e sentirmi le mani attaccaticce, mentre non smetteva di venire, mi causò un orgasmo indimenticabile! Dopo, come sempre avevo fatto, scappai via in casa. Ma questa fu la prima volta che avevo mandato avanti il gioco sino a quel punto: la prima di tante altre volte! Un giorno Mio padre mi sorprese sul pianerottolo delle scale, mentre baciavo un ragazzo poco più grande di me; anche quell’ennesima volta mi riempì di botte in modo quatomeno sproporzionato alla ingenua marachella…ma ancora non capivo il suo tormento. Anzi: non l’ho capito che molti anni dopo. Ma le botte non frenavano le mie pulsioni; bensì incentivavano la voglia di fargliela pagare…di sfidare i suoi rimproveri e le sue punizioni. Dopo qualche giorno dall’episodio del bacio, avevo notato che un coinquilino, peraltro sposato, non mi staccava gli occhi di dosso, e che faceva di tutto per incontrarmi per le scale. Allora cominciai a provocarlo. Salivo le scale sculettando davanti a lui, mostrando le mie cosce; arrivai una volta a salirle senza mutandine. Quel giorno invece di fermarmi all’altezza del mio piano, continuai a salire fino al terrazzo, seguito dall’uomo. Una volta uscita, mi recai nell’angolo più nascosto e mi appoggiai con i gomiti al parapetto, fingendo di guardare giù in strada. Nel frattempo, l’uomo mi aveva raggiunto e mi sollevò il vestitino scoprendomi dalla cintola in giù, e tirò fuori il cazzo, che posizionò fra le mie cosce, appena sotto il pube, mimando una penetrazione. Lo sentii crescere fra le mie gambe, e la mia fighetta che veniva strusciata si bagnò come quando mi toccavo. Poi lui mi fece girare e piegandomi sulle gambe, senza parlare mi mise il cazzo sulle labbra, e forzandole mi entrò in bocca; a quel punto, con la mano sulla nuca, mi impose il ritmo, che da “troietta maliziosa” imparai immediatamente. Sentivo quel cazzo nella bocca che affondava sempre più, quasi a scendermi in gola…mi piaceva sentirlo scoparmi la bocca! Con una mano mi toccavo la figa, riuscendo ad avere un orgasmo proprio mentre la sua sborra si riversava in gola. Inghiottii tutto; fino all’ultima goccia. Poi come sempre improvvisa, mi defilai scomparendo nel vano scala. Avevo gustato per la prima volta il sapore della sborra…e mi piaceva! Mio padre montava una guardia assillante; guai se qualche ragazzo mi avvicinava, e magari io gli davo corda. Una volta furono botte non solo per me ma anche per il malcapitato di turno! Arrivò persino ad accompagnarmi ed a venirmi a prendere a scuola; a quell’epoca frequentavo la seconda media ed essendo una bella ragazza, tutti i maschietti dell’istituto facevano a gara per conquistarmi. Uno di quei giorni, non vidi mio padre ad aspettarmi all’uscita; e mentre ero indecisa se aspettarlo o avviarmi verso casa, passò un suo amico che faceva il meccanico, ed aveva l’officina vicino a casa nostra, che mi invitò a salire in macchina, dal momento che stava rientrando in officina. Accettai e salii al suo fianco. Il saperlo amico di babbo, ed essendo sola in macchina con lui, mi fece subito realizzare di avere una vendetta a portata di mano per ripagare mio padre! Con apparente innocenza, feci salire il vestitino ben sopra le ginocchia; Le mie lunghe gambe affusolate ma tornite, emersero quasi del tutto; mi misi a divaricare e socchiudere le cosce lasciando intravvedere le mutandine. Fissavo la strada, quando sentii la sua mano posarsi, da prima sulle cosce e poi intrufolarsi fra esse fino ad arrivare all’orlo delle mutande. Poi intrufolò un dito oltre l’orlo, ed andò subito a cercare, trovandolo il clitoride. Io continuavo imperterrita a fissare la strada, ma ogni movimento di quel dito mi regalava un sottile piacere diffuso! Mi accorsi che il meccanico aveva cambiato direzione, quando realizzai che stavamo oltrepassando la periferia del paese, ed in un attimo fummo in aperta campagna; poi prese un viottolo e lo percorse per poche decine di metri, quindi si accostò ad un lato e spense il motore. Si voltò verso di me ed abbracciandomi, con l’altra mano mi carezzava il seno appena sbocciato. “pensi che non mi sono accorto delle tue provocazioni piccola troietta?” disse; “ora ti faccio calmare i tuoi spiriti bollenti!” Il dito, abbandonato il clitoride, cercò di penetrarmi in vagina…”ti prego non farlo sono vergine!” lo implorai quasi ed allora si fermò “ma in cambio dammi qualcos’altro” mi sussurrò; tirato fuori il cazzo, mi chiese se lo segavo fino a farlo sborrare. Sollevata dal pericolo corso dal mio “imene”, gli dissi che non solo lo avrei segato, ma glielo avrei preso anche in bocca. Bastarono poche ciucciate per farlo sborrare come un cavallo alla monta; e pur sentendomi soffocare, talmente era tanta, rimasi incollata al suo cazzo succhiando fino all’ultima goccia di sperma! Poi arrivammo a casa; vedendomi scendere dalla macchina , mio padre non proferì parola, al momento; poi mentre rientravamo in casa, mi apostrofò “dove sei stata? Sei stata a fare la puttana con il meccanico…sei una troia… una zoccola! Ecco che cosa sei” e un paio di ceffoni mi tramortirono quasi. Non piansi: ero contenta di aver fatto un pompino al suo amico… mi sentivo appagata dalla punizione che gli avevo inflitto! Non passò molto tempo da quando avevo fatto il pompino sulla terrazza al coinquilino, che scendendo nello scantinato, per prendere alcune cose nell’ampio ripostiglio nella nostra disponibilità, me lo vidi improvvisamente dietro le spalle a spingermi all’interno del vano e chiudere la porta. Come un automa, realizzai che voleva che gli prendessi ancora il cazzo in bocca, e quindi mi piegai per farlo…”no; oggi non voglio solo un pompino…puttanella!” mi disse. “Oggi voglio qualcosa di speciale…” Preoccupata gli risposi che ero vergine e volevo rimanere tale fino al matrimonio,ed ancora lui “e se non ti sposi mai che fai? Rimani vergine senza provare un cazzo in figa? Allora facciamo una cosa” proseguì. “voglio e mi darai il culo…e lo voglio ora!” E nel dire questo, tirò fuori il cazzo che era già duro come il marmo. Avevo paura di quello che si apprestava a farmi, e che potevo impedire solo strillando ed urlando…ma la paura delle botte di mio padre poi, mi fece desistere e rimasi zitta; mi fece voltare e mi abbassò le mutandine, poi si versò da una bottiglia dell’olio di oliva sul cazzo dicendomi che così non avrei sentito dolore e che mi sarebbe scivolato nel culo più facilmente. “vedrai che poi ti piacerà!” disse; e piegandosi sulle gambe, facendomi divaricare le mie, cominciò a leccarmi la figa e l’ano, mentre si menava il cazzo con la mano. Il lavorio di quella lingua, non tardò a dare i suoi frutti: in pochi secondi la mia figa si bagnò dandomi un piacere delizioso, e quando appuntita penetrò nel culo, mi piacque da matti! Poi si alzò e poggiò il glande all’ingresso dell’ano ed in un colpo solo mi penetrò. Non avvertii molto dolore…e comunque era sopportabile. E quando cominciò a chiavarmelo, avvertii spasmi di piacere. Poi con una mano cominciò a toccarmi il clitoride, mentre mi pompava… ebbi un orgasmo tremendo! Lui continuò a scoparmelo ancora per un minuto e poi sfilandosi dal culo mi fece girare, piegarmi e mi scopò la bocca, scaricandovi dentro tutta la sua sborra! Si tirò su i pantaloni e sorridendomi se ne andò dicendomi: “te lo scoperò ancora… ti è piaciuto il cazzo nel culo vero?”..La mia risposta fu un “si…mi è piaciuto”! Non perdevo occasioni per provocare ogni maschio che mi veniva a tiro; prendere poi il cazzo in bocca, sentirlo crescere dentro, mi esaltava. La mia bocca suppliva la figa che volevo conservare per l’uomo che un giorno mi avrebbe sposato. Di quel periodo della scuola media, ricordo ancora quando mio padre mi scoprì in casa con un ragazzo che sfuggì alla sua ira scappando a gambe levate, abbandonando il suo motorino nel vano scala. Ed io presi anche le botte che gli toccavano! Un altro episodio di quel tempo, é impresso indelebile in me. Un pomeriggio, mentre salivo per andare su in terrazzo a ritirare del bucato steso al sole, all’altezza della porta del coinquilino che mi scopò il culo per primo, lo vidi che stava scendendo dalle scale; poi aprì la porta di casa sua tirandomi all’interno della sua abitazione. Non ero spaventata, anche perché sapevo cosa voleva; ed anche io volevo riprovare l’ebrezza di un cazzo nel culo, perché mi era piaciuto tanto la prima volta. Dopo avermi sfilato le mutandine, mi sollevò di peso e mi sedette sul tavolo della cucina, con le gambe penzoloni, me le sollevò sulle sue spalle e cominciò a leccarmi la figa. Leccava dandomi un piacere molto intenso; mi bagnavo, e non solo per la sua saliva…la mia figa grondava umori come una fontanella. Poi quando il suo cazzo fu turgido al punto giusto per poter penetrarmi il culo, mi fece scendere dal tavolo, e mi mise a pecora sopra una poltrona. Posizionò il suo cazzo, ed entrò abbastanza facile, perché mi aveva insalivato per bene il buchino. Cominciò a chiavarmi ed a sfregarmi il clitoride, con le dita, come fece l’altra volta; ed io godevo come una piccola grande troia! Talmente era forte ed intenso il piacere, che chiusi gli occhi. Quando li riaprii, avevo a portata di bocca il cazzo di un altro coinquilino, che riavutami dalla sorpresa, presi in bocca e cominciai a spompinare. Era enorme quel cazzo! Ma la goduria che mi procurava quello che mi scopava il culo, mi fece ingoiare quasi tutto quell’altro. Poi il ritmo della penetrazione aumentò; era il segnale che presto avrebbe sborrato. Anche quello che avevo in bocca, non ne aveva per molto…allora dopo essersi sfilati entrambi, mi fecero inginocchiare e sborrarono all’unisono sul mio viso, inondandomi!… “piccole troie crescono”. Seconda parte –Per tutto il periodo della scuola media, la mia vita è stata un susseguirsi di cazzi e di botte! La mia curiosità e la mia voglia, crescevano di pari passo con l’età. Il mio coinquilino, e non solo lui, continuava a scoparmi il culo ad ogni occasione propizia. A me piaceva prendere il cazzo nel culo..e mi piace ancora tanto! Non so come, ma riuscii comunque a conservare l’illibatezza fino a quando la donai all’uomo che sarebbe poi diventato mio marito. Ma la troia che alberga in me, non perdeva occasioni per prendere sempre nuovi cazzi in bocca ed in culo. La paura di mio padre era costante; ma costante era il desiderio di trasgressione e di punirlo facendo la puttanella con tutti quelli che potevo. Finita la scuola media, lui mi precluse la possibilità di proseguire negli studi, e mi mandò a lavorare presso un suo amico che aveva un laboratorio tessile. Avevo 14 anni ed ero diventata ancora più bella; il mio volto, esprimeva ed esprime ancora oggi, tutta la mia carica erotica. Non vi era e non vi è maschio che non voglia e non provi a cercare di scoparmi. Anche il mio datore di lavoro, mi guardava non certamente come si guarderebbe la figlia di un amico, ma con gli occhi del maschio! Non perdeva occasioni per toccarmi “casualmente”; e prese l’abitudine di chiamarmi spesso nel suo ufficio con ogni scusa possibile. Lo tradiva il fatto che i compiti che poi mi affidava, erano del tutto inutili o superflui! La verità è che voleva stare con me. Questa situazione mi eccitava, ed a mia volta cominciai a fare la troietta con lui. Nel gioco che avevo avviato, ebbe un ruolo determinante il fatto che potevo punire mio padre, facendo la puttana col suo migliore amico! Non perdevo occasione per provocarlo arrivando a non indossare le mutandine e facendolo capire; Poi un giorno mi chiamò nel suo ufficio e lo vidi chiudere a chiave furtivamente. Senza parlare mi sollevò e mi sedette sulla sua scrivania; “ora voglio proprio vedere se è come dico io.” Così dicendo, mi sbottonò il camice di lavoro e vide! “sei proprio una bella troia ragazza! Lo sapevo che non le portavi” Poi, divaricandomi le cosce, si tuffò sulla mia fighetta e cominciò a leccarla avidamente! Aveva una lingua divina! In breve grondavo umori come una porca. Mi regalò un paio di orgasmi quella lingua sul clitoride. Nel frattempo aveva tirato fuori il cazzo e si segava lentamente. Mi fece scendere e piegare fra le sue gambe; avevo il cazzo davanti al mio viso e capii che lo dovevo prendere in bocca; cosa che feci subito. Ormai con la bocca sapevo come fare impazzire un uomo meglio della peggiore delle zoccole! Lo leccavo, succhiavo ed ingoiavo senza sosta; leccavo i suoi coglioni avidamente, per poi tornare a farmelo scendere in gola. Volevo farlo godere il vecchio maiale! Ma lui mi fermò. “non voglio sborrare così..” disse; “voglio ancora altro di te: la tua figa!” Allora gli dissi che volevo conservarmi vergine; e che poteva però chiavarmi il culo, se lo voleva. Ne fu entusiasta, a dir poco! Mi fece alzare e voltare; mi fece piegare sulla scrivania, e dopo una veloce leccata al mio buchetto, mi inculò in un solo colpo! Mi scopò avidamente; ed io avevo orgasmi ripetuti, masturbandomi. Sembrava non finire mai di affondare dentro! Quasi volesse uscire con il glande dalla mia bocca! Ed è nella mia bocca che poi scaricò un fiume di sborra che io bevvi da puttana navigata! Dopo che ci eravamo ripresi entrambi, ed essermi pulita dei residui di sborra il viso, lui mi diede un bacio ed aprì la porta. “sappi che voglio ancora il tuo culo; è meglio di una figa il tuo culo!” Uscii soddisfatta, oltre che per gli orgasmi avuti, per la consapevolezza di aver punito mio padre in modo molto forte! Una volta fuori, mentre stavo recandomi nel mio reparto, mi si avvicinò uno dei magazzinieri; e guardandomi in modo sornione mi disse: “piaciuto il cazzo nel culo del padrone?” Quel porco, non so come ma ci aveva spiati. Continuò “sai bene che dovrai essere una docile puttana anche con me, se non vuoi che racconto in giro tutto. Pensaci su, troietta! E si allontanò senza che potessi replicare in qualche modo. All’uscita dal lavoro. Come al solito mio padre era ad aspettarmi per portarmi a casa; il magazziniere che mi aveva detto in modo esplicito, che mi voleva, passò davanti a noi, guardandomi come se stesse per spifferare tutto a mio padre! Per un lungo istante fui terrorizzata; poi augurandoci la buona sera tirò dritto per la sua strada. Il giorno successivo, il principale mi chiamò ancora nel suo ufficio; volle solo un pompino.. Poi essendo rimaste a corto di cerniere nel reparto, mi recai nello scantinato, dove era collocato il magazzino, per far scorta del materiale. Credevo di trovarvi il magazziniere che mi aveva esplicitamente ricattata ieri, ma invece era di turno un altro. Gli chiesi il materiale da consegnarmi che lui preparò con prontezza, ma mentre ero intenta a controllare e firmare la bolla di consegna, lui, che intanto si era posto alle mie spalle, mi abbracciò stringendomi con le mani le tette. “Ma cosa stai facendo?” Gli chiesi risentita; “lasciami!” gli dissi. Lui mi guardò con un sorriso e disse poche parole: “Ora prendi in bocca il mio cazzo, come hai fatto con il padrone questa mattina!” E lo tirò fuori dalla patta già tosto come il marmo. Aveva un cazzo di dimensioni notevoli, e lo guardai quasi ipnotizzata..capii che non avevo scelta; evidentemente i due magazzinieri si erano parlati e quest’ultimo, avendomi vista andare nell’ufficio del capo, ha trovato il modo di spiarci. Quasi se mi avesse letto il pensiero, me lo confermò. “ Ho visto quando sei puttana con quella bocca; Ed ho visto che ti piace, perché ti masturbavi mentre lo succhiavi! Ora prendi il mio; magari impari cosa vuol dire un cazzo vero!” A questo punto mi piegai sulle gambe lo presi in mano e cominciai a leccarlo. In un attimo quel cazzo diventò ancora più grosso! Visto da vicino faceva quasi paura, e sperai che si accontentasse di un pompino, e che non mi chiedesse di scoparmi il culo. Gli leccai i coglioni e poi risalii con la lingua lungo l’asta; sembrava non finire mai. Poi mi concentrai sul glande, leccandolo con foga; confesso che cominciava a piacermi, e quando provai a prenderlo in bocca, riuscendoci, la mia mano corse fra le cosce a toccare il clitoride. Lo ingoiai il più possibile quel cazzo! Ma a mala pena ne prendevo in bocca la metà circa. A quel punto trovai il ritmo e gli regalai spasmi di piacere unici; confermati dalla scarica di sborra in bocca e sul viso che non riuscì a trattenere. Mentre sborrava, ebbi un orgasmo fortissimo anche io! Sarà stato uno stronzo quell’uomo, ma aveva un cazzo favoloso! Mi pulii alla meno peggio della sborra, presi il pacco delle cerniere tornai in reparto. Ma, evidentemente, la mia giornata da “troia” non era ancora finita. L’altro magazziniere ci portò altro materiale, e mi venne poi vicino; a bassa voce mi disse che mi aspettava giù nel deposito, e che adesso toccava al suo cazzo provare la mia bocca; e non solo la mia bocca! Dopo circa 15 minuti nascosi il rotolo del filo da cucire, e con la scusa di andare a prenderne un altro, e scesi ancora una volta in magazzino. Questo magazziniere che mi ha avvicinata per primo, oltretutto mi piaceva come maschio; quindi il “ricatto” non fu la molla di quello che poi accadde. Scesa giù vidi che lui era solo, intento a scrivere delle bolle; allora gli dissi semplicemente “eccomi.” Lui mi venne vicino e mi ordinò secco:” togliti le mutandine lentamente e poi toccati la figa!” Lo feci; feci come lui voleva. Io già grondavo nell’attesa di essere con lui, ma dopo divenni una fontana! Poi si avvicinò, e tirato fuori il cazzo, me lo strofinò sulla figa. Mi sentivo morire di piacere a quel contatto! “girati!” ordinò ancora; Mi girai e lui mi mise il cazzo fra le cosce facendomele stringere; “so cosa hai detto al padrone: vuoi rimanere vergine per l’uomo che ti sposerà. Bene; rispetterò questa tua volontà. Ora girati e prendimi il cazzo in bocca; ho visto come sei puttana quando fai un pompino!” Feci come mi chiese e ingoiai quel cazzo fino alle palle! Non era grosso come quello del suo collega, e riuscivo a spompinarlo come volevo io e cioè da gran troia! Lo sentivo diventare rigido nella mia bocca; intanto mi masturbavo. “Ed ora alzati e girati; voglio il tuo culo!” cosa che feci immediatamente. Mi spinse il cazzo in fondo al culo e me lo pompò con foga; affondava i colpi ed io sentivo la vagina contrarsi dal piacere che quel cazzo mi regalava attraverso il culo! Ed ecco che avvertii che stava per sborrare; “sborrami nel culo! Voglio sentirmi piena della tua sborra!” dissi. E dopo che lui mi riempì di sperma, gli succhiai le ultime gocce di sborra dal cazzo con la bocca! All’uscita dal lavoro mio padre chiacchierava col mio principale, il quale lodava la mia bravura sul lavoro. Quanto avrei voluto urlargli in faccia che facevo la puttana anche col suo amico! Il giorno dopo, il padrone mi chiamò come al solito nel suo ufficio e mi disse che sarei stata tutto il giorno a dare una mano in magazzino per l’inventario dei prodotti, segnalando quelli che erano prossimi alla fine delle scorte, in modo tale che lui avrebbe provveduto per l’approvvigionamento. Poi mi chiese soltanto di sollevarmi il camice, e tirare giù le mutandine, e quindi mi schioccò due sonori baci sulle chiappe. Scesi in deposito con addosso una sorta di eccitazione frenetica; il pensiero di rimanere ore con degli uomini a cui avevo preso il cazzo in bocca, facendoli sborrare, mi faceva sentire come una puttana pronta per essere usata in tutti i modi…tranne uno! Quando mi videro, i loro volti si illuminarono quasi. “E tu che ci fai qui? Puttanella!” mi disse quello col cazzo enorme; “sei venuta a farti sborrare?” L’altro sorrise sornione. “ ti ha mandato il capo ad aiutarci vero?” Risposi affermativamente; “infatti glielo avevo detto io che avevamo bisogno di aiuto per l’inventario”. Quindi, facendomi segno di sedermi ad un banchetto che sembrava uno di quelli che si usano a scuola, mi diede alcuni fogli ed una penna. “tu dovrai scrivere articolo per articolo, i numeri che ti detteremo di volta in volta; e dopo faremo i totali di ognuno . Capito?” Risposi di aver capito e mi apprestai ad andare a sedermi; mentre stavo per farlo, mi disse ancora: “aspetta; voglio che prima ti togli ancora una volta le mutandine; resterai senza per tutto il tempo, oggi.” Eseguii guardando sfacciatamente entrambi! Cominciammo subito il lavoro. Loro, ogni volta che si voltavano per dettarmi i numeri, non potevano fare a meno di guardarmi fra le cosce, che si vedevano sotto il banco. Ebbi cura, anche perché spinta da un eccitazione crescente, di dischiuderle ad arte; e lasciando che il camice da lavoro, a cui avevo slacciato gli ultimi bottoni, scivolasse di lato. Avevo tutte le cosce in bella mostra, e quel movimento lasciava la mia fighetta esposta ai loro sguardi. Volevo eccitarli al massimo! La troia emerse in tutta la sua strafottenza. Li volevo. Li volevo in bocca, li volevo nel culo. Volevo la loro sborra dentro! Lavorammo per più di un ora; lo stato di eccitazione di tutti e tre si respirava forte nell’aria. Avevo anche preso a toccarmi il clitoride, facendo scivolare una mano fra le cosce. A quel punto, vennero verso di me; “alzati” disse quello che mi piaceva; mi fece accovacciare e mi misero entrambi i cazzi a portata di mano. “Prendili. Sono tuoi! Li vuoi sin da quando sei arrivata vero?” feci cenno con la testa, ed afferrai entrambi i cazzi, e cominciai ad alternarli nella mia bocca! La mia bravura di pompinara era ormai arte. In poco tempo li resi duri come il marmo quei cazzi. A vederli insieme, si notava la sproporzione fra quello mastodontico dell’uno, e la armonica normalità dell’altro. Mi fecero alzare, e togliermi il camice.; restai nuda. Presi il cazzo enorme fra le mani e continuai a leccarlo e succhiarlo; l’altro mi si posizionò dietro e mi inumidì l’ano, senza trascurare di leccarmi la figa. Poi cominciò a spingere per fottermi il culo. Entrò dentro quasi con facilità; cominciò a scoparmelo. Ad ogni affondo, nel culo, la mia bocca ingoiava maggiori porzioni del cazzo che stavo spompinando; con una mano non smettevo di masturbarmi. Godevo e grondavo! Gli orgasmi si susseguivano uno dietro l’altro. Andarono avanti per un bel po’ a scoparmi in quel modo; quindi si sfilarono e invertirono i ruoli. Avevo paura di quel cazzo che si apprestava a chiavarmi il culo! Era troppo grosso per il mio buchino. Ma essere stata appena penetrata dall’altro più “normale”, fece si che anche quel palo di carne riuscì a conficcarsi nel mio culo. Stavo quasi per gridare dal dolore iniziale, ma il cazzo che stava scopandomi la bocca me lo impedì, riducendolo ad un rantolo che presto si trasformò da doloroso in piacere! Quella bestia nel culo mi faceva morire di goduria; Un cazzo del genere non lo avevo mai preso. Mi sentivo veramente posseduta come mai prima di quel momento! Poi i due accelerarono il ritmo fino a riempirmi di sborra culo e bocca! Ebbi un ultimo tremendo orgasmo insieme a loro. Ricominciammo il lavoro con più lena; dovevamo recuperare il tempo perduto. Ma fu poi “tempo perduto” quella doppia scopata culo bocca? Dopo circa un mese, in cui non perdevo occasione di farmi scopare bocca e culo dal padrone e dai magazzinieri, il principale mi chiamò in ufficio e dopo avermi fatto sedere sulle sue ginocchia, infilandomi una mano fra le cosce per masturbarmi, come al solito ero senza mutandine: ormai le avevo abolite sul lavoro! Mi disse che aspettava la visita di un paio di rappresentranti, i quali gli avevano più volte chiesto di me in passato, e riempita di complimenti per la mia bellezza. “oggi, quando arriveranno, voglio che tu sia carina con loro,” mi disse. “ho interesse a concludere un affare e tu mi aiuterai…”avevo capito di che tipo di aiuto poteva trattarsi; ma per l’eccitazione che mi aveva trasmesso con quel “carina” con loro, e con quella mano a tormentarmi il clitoride, gli chiesi: “ Come vuole che sia carina con loro? Devo prendere i loro cazzi in bocca, come prendo il suo? Poi farmi chiavare il culo come fa lei?” Queste mie parole lo eccitarono a tal punto che mi fece scendere dalle ginocchia e “girati troia che ti scopo il culo!” mi disse facendomi voltare e piegare sulla scrivania, Mi penetrò il culo senza neanche inumidirlo; ma ormai era talmente abituato ad averlo in culo il cazzo, che non fece nessuna fatica ad entrare. Prese quindi a scoparmi; e mentre mi chiavava ripeteva come un ossesso “dimmi che sei una puttana! Dimmelo che sei una troia e che il cazzo ti piace …dimmelo!” Ed io gli risposi “si! Il cazzo lo voglio sempre nel culo ed in bocca! Sono la tua puttana. Un giorno non appena non sarò più vergine, avrai anche la mia figa!” Questa promessa lo eccitò a tal punto che mi sborrò dentro; volevo il suo cazzo anche in bocca però; allora lo presi e lo leccai pulendolo dallo sperma e dagli umori colatimi dal culo. “Ora vai in reparto per un po’” disse; “fra un oretta torna qui perché ho una sorpresa per te.” Così feci. In laboratorio ero diventata invisa alla maggior parte delle mie colleghe; le ho sentito spesso bisbigliare fra loro indicandomi come “la puttana del padrone”; ma questo non mi dava alcun fastidio. Anzi ho sempre pensato che crepavano di invidia! Trascorso circa un ora, come d’accordo tornai nel suo ufficio; lui mi fece entrare e mi disse di spogliarmi, e di prendere da uno scatolo sulla scrivania un abitino da indossare. “voglio che tu sia bella sexy” mi disse; feci come voleva; e dalla stessa scatola tirai fuori delle autoreggenti, un perizoma e delle scarpe dal tacco vertiginoso! Una volta vestita mi portò ad ammirarmi di fronte ad uno specchio. “sei favolosamente puttana così vestita”; e quando mi vidi capii che aveva ragione. Inoltre, sulla specchiera vi era tutto il necessario per truccarsi, cosa che feci; ed un rossetto che passai sulle labbra, completò la troia! Non sembravo una ragazzina di 15 anni, ma una femmina vissuta e sicura di se. Il capo mi fece sedere nel salottino annesso all’ufficio e mi disse di attendere lì, perché dovevo essere una sorpresa per i due che aspettava. Dopo circa 10 minuti arrivarono; li sentii parlottare col padrone, il quale li introdusse nel salottino precedendoli. Venne verso di me e prendendomi per una mano mi fece alzare, esibendomi orgogliosamente! “Ammirate questo “fiore”… sarà vostro per questa mattinata. Lei è docile ed ubbidiente, ed ha una sola esigenza: la figa è tabù! Per il resto vi farà godere come nemmeno osate immaginare!” E cosi dicendo mi condusse verso di loro ed uscì dal salottino. Rimasta sola, feci come mi aveva istruita. Da prima baciai ripetutamente in bocca i due, abbracciandoli, e facendo sentire il mio corpo caldo e fremente; poi mi piegai fra loro e tirai fuori i cazzi abbassandogli i pantaloni, che si affrettarono a togliere. Avevano due bei cazzi! Cominciai a segarli lentamente; il vestitino salitomi fino all’inguine lasciava le mie cosce divaricate e scoperte. Li presi in bocca a turno, continuando a segare l’altro; li volevo rendere duri al massimo. Li feci sedere sul divano, e alzatami, mi sfilai il vestitino seguito dal perizoma, rimanendo con le sole autoreggenti e sui tacchi. Ricominciai a prenderli in bocca; li sentivo ansimare: non avrebbero resistito molto! Allora ne feci alzare uno, e mi impalai col culo sul cazzo dell’altro; così li avevo in bocca ed in culo insieme! In breve tempo, li portai a sborrare, e tutto finì, senza che io avessi avuto un orgasmo! Restai al lavoro in quel posto fino a quando conobbi l’uomo a cui donai, sbagliando, ora lo posso dire, la mia verginità; avevo compiuto da poco i 16 anni! Mio padre ci scoprì e fece in modo che a 18 anni fossimo diventati marito e moglie… aggiungendo così una ulteriore punizione che ha segnato la mia vita, sino a quando ho ripreso a vivere! Ma questa è un’altra storia

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