Lucy – Rock ‘n’ roll

Lucy – Rock ‘n’ roll

Lucy – Rock ‘n’ roll

Fin da ragazzino una delle mie passioni è sempre stata la musica. Mio padre mi insegnò i primi rudimenti della chitarra quando avevo solo 11 anni e da lì continuai ad esercitarmi per poi passare alla chitarra elettrica raggiungendo una tecnica magari non eccellente ma di sicuro molto più che accettabile.
Ecco perché oggi mi trovavo qui con questi ragazzi; da tempo Paolo, un mio amico, canta in un gruppo che proprio stasera si sarebbe dovuto esibire dal vivo se non che i ragazzi avevano appena ricevuto la peggior notizia possibile. Patrizia, la chitarrista della band doveva dar loro buca a causa di una brutta influenza.
Colto dalla disperazione, Paolo aveva chiesto il mio aiuto e io, seppur riluttante, avevo accettato di incontrare il gruppo per vedere se avessi potuto sostituire la ragazza per quella sera.
Fortunatamente la scaletta del concerto non conteneva pezzi originali ma solamente cover di pezzi arcinoti, per cui riuscii in qualche modo ad integrarmi col gruppo.
Per quella sera, in emergenza, poteva andar bene.
Fino a che Paolo non se ne uscì: “Adesso dobbiamo trasformarlo”. Davanti agli sguardi interrogativi di tutti noi, spiegò subito cosa intendeva: “Chi ci ha già visto dal vivo o anche su Facebook sa che siamo quattro ragazzi e una ragazza. Se noi trucchiamo Luca da ragazza, con le luci di scena e magari non mettendolo proprio in prima fila, magari non si accorgerà nessuno del cambio!”
Subito tutti risero. Ma man mano, almeno gli altri tre, iniziarono a prendere sul serio quell’idea, mentre l’unica parola che mi girava in mente era “STRONZO”.
Fin da pischelli, infatti, io e Paolo ci trovavamo da me o da lui per guardare insieme video a luci rosse con le immancabili seghette adolescenziali che in breve tempo erano diventate masturbazioni reciproche. L’ultima volta, però, dopo aver lodato le mie gambe glabre e seminude, mi aveva convinto ad indossare un collant usato di sua madre e a masturbarlo con i piedi velati fino a farlo venire. Mi fece poi confessare che era piaciuto anche a me, e che, allora, la volta dopo avrei potuto provare a fargli un pompino.
“Probabilmente vuole sfruttare l’occasione per tirare il colpo, altro che ‘mantenere l’immagine del gruppo’!” e inevitabilmente immaginai la scena di me, vestito da ragazza, che gli succhiavo l’uccello sul palco del concerto.
Scena che però non mi provocò repulsione o ribrezzo, ma una strana eccitazione perversa.
Con l’aiuto delle ragazze del bassista e del batterista fui quindi trasformato in “Patrizia”, e il risultato fu sorprendente. Anche senza nascondermi in fondo al palco, grazie ad una parrucca bionda, al mio fisico aggraziato e al sapiente trucco delle ragazze, avrei ingannato chiunque. Anche i ragazzi si complimentarono per il miracolo che si era appena compiuto, ed iniziammo a prepararci per andare in scena.
“Sei proprio una gran figa” mi disse Paolo, sedendosi vicino a me ed appoggiando una mano sulla mia coscia. “E’ una fortuna che abbiamo potuto scoprire questo aspetto di te”
Questo aspetto di me? In che senso? Che truccato opportunamente potevo ingannare chiunque, o intendeva “altro”…?
Un ultimo brindisi e fu già ora di andare in scena.
Sul palco tutto filò liscio, almeno all’inizio. Musicalmente l’esecuzione dei pezzi sembrò non risentire del cambio di chitarrista, e anche io mi trovavo a mio agio in quelle vesti insolite. Paolo però, dopo qualche pezzo, iniziò a fare il “piacione”, come il suo ruolo da frontman in fondo richiedeva. Mi cingeva spesso alla vita con un braccio, fino ad appoggiarsi un paio di volte alle mie spalle, così che potei sentire distintamente il suo cazzo eretto attraverso la stoffa.
Se, però, la prima volta mi lasciai prendere di sorpresa, la seconda decisi di stare al gioco: sporsi indietro le natiche lasciando che, in quell’abbraccio, il suo membro si sistemasse comodamente tra le mie due mezzelune.
E, inaspettatamente, non mi sentivo a disagio, percependo quella erezione vigorosa tra le mie chiappe. Anzi… mi piaceva. Mi piaceva sentire quel pene duro, e immaginare che fosse duro per me, per il mio lato femminile. E come una femmina avrei voluto abbattere la barriere dei vestiti per sentirlo così, pelle su pelle.
Così decisi di alzare la posta in gioco. All’ultimo pezzo, come rock comanda, mi lanciai in un assolo mozzafiato, e lo conclusi gettandomi in ginocchio davanti a Paolo.
Lì, mentre strappavo alla mia Fender le ultime note della serata, lo fissai negli occhi mentre la bocca aperta esibiva la lingua in quello che oltre a sembrare una smorfia era indubbiamente un richiamo erotico.
Nel backstage brindavamo insieme alla serata perfetta, scambiandoci commenti e complimenti gli uni gli altri, e ammetto che non fu solo Paolo a posare la propria mano sulle mie cosce. L’eccitazione per lo spettacolo e l’alcool stavano surriscaldando indubbiamente la situazione, che infatti di lì a poco precipitò.
Mi alzai e Paolo fu lesto a ripetere la scena avvenuta sul palco, appoggiandosi al mio culo, ma io presi letteralmente a twerkare lentamente quasi masturbandolo con le mie natiche. Mi strusciavo addosso a lui che, improvvisamente, mi sorprese lasciando un bacio rovente sul mio collo nudo.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Voltai il viso e, prendendo il suo con una mano, lo baciai.
Tutti e quattro i ragazzi rimasero paralizzati dalla sorpresa, primo fra tutti Paolo. Mentre la mia lingua cercava la sua in un bacio che diventava man mano sempre più partecipato, con l’altra mano cercai il suo cazzo duro attraverso i pantaloni.
Cosa stavo pensando in quel momento? Al famoso pompino che mi aveva promesso o minacciato? Già, ma qui ora non eravamo soli. Davvero credevo che gli altri non avrebbero voluto la loro parte?
“Hai capito la nuova chitarrista? Suona quasi meglio di Patrizia e non fa la schizzinosa come lei!” disse qualcuno alle mie spalle scatenando le risate del gruppo. Quel parlare di me al femminile mi sembrò, in quel momento, quanto mai appropriato. Mi sentivo infatti femmina, e mi piaceva stringere in mano quel cazzo pulsante che Paolo aveva nel frattempo liberato dai jeans.
Ora sapevo cosa volevo davvero. Staccandomi dal bacio, guardai Paolo e gli dissi soltanto: “L’avevi detto tu, ricordi?” per poi inginocchiarmi davanti a quel bastone di carne maschia.
Lo volevo, lo desideravo con tutta me stessa, e impugnatolo delicatamente presi a strusciarmelo sul viso, a leccarlo, a baciarlo per poi, infine, prenderlo in bocca.
Era il mio primo pompino, ma succhiavo quel cazzo duro come se non avessi fatto altro in tutta la mia vita. Lo ingoiavo facendolo scorrere sulla lingua fino a toccarmi l’ugola per poi risputarlo fuori lucido di saliva e di umori, sentendomi porca come non mai.
Ben presto vidi palesarsi accanto a quello di Paolo un altro cazzo, e non rifiutai quel tacito invito; alternavo quei due membri virili tra le mie labbra, mentre gli altri due musicisti armeggiavano con la mia gonna per scoprirmi il culo.
Decisi di facilitar loro il lavoro e, senza lasciare i due cazzi, mi alzai in piedi. Piegata a novanta gradi ripresi a succhiare mentre dietro mi veniva sollevata la gonna; “Che culo, hai visto?” sentii commentare, mentre le mani dei due mi palpavano avidamente cosce e chiappe.
Ebbi un brivido quando qualcuno mi stracciò il collant e poi, con uno strappo ben più violento, mi strappò il perizoma. Realizzai cosa stava per succedere, ma soprattutto cosa era già successo e che dovevo ammettere a me stesso. Non avevo alcun bisogno di completare il travestimento con quel paio di mutandine striminzite in pizzo, sotto l’abito avrei potuto benissimo indossare i miei abituali boxer. Invece una parte di me voleva essere femmina e porca fino in fondo; e ora stava succhiando due cazzi mentre altri due maschi le palpavano il culo nudo, e vi infilavano le dita strappandomi mugolii di godimento.
Non avrei mai pensato che si potesse godere così tanto facendosi masturbare l’ano!
E anche quando le dita divennero due, riuscii a scoprire piacere anche in quella sensazione di dolore che mi pervase.
Ormai avevo perso qualsiasi freno inibitorio, e succhiavo quei due cazzi senza alcuna remora, mentre due dita scorrevano libere avanti e indietro nel mio culo dove, ogni tanto, qualcuno faceva colare la propria saliva come lubrificante. E quando le due dita mi furono sfilate, lasciando il mio ano socchiuso, fui quasi delusa……

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