Nel bagno del centro commerciale

Nel bagno del centro commerciale

Quella sera, dopo cena, decisi di andare a fare la spesa. Non era una cosa che mi piacesse fare, ma dovevo farla. Parcheggiai l’auto e, controvoglia, entrai nel centro commerciale. Il primo posto in cui mi dirigi fu il bagno, dato che non riuscivo a trattenermi più. Entrando, mi incrociai con la donna delle pulizie, una bellissima ragazza giovane, che mi accolse con un sorriso smaliziato. Qualcosa nei pantaloni si indurì e lei lo notò subito.

Mentre facevo i miei bisogni, la sentii dietro di me a guardarmi. Con un calcio aprii la porta e le mostrai il mio cazzo duro, con la cappella violacea e lucida come il marmo. Lei guardò intorno e poi entrò nel bagno. Prese in mano il mio uccello e, dopo averlo menato un po’, se lo infilò tutto in bocca, assaporandone il sapore e la durezza.

Lo spinsi fino in fondo alla sua gola e lei gradì. Con la sua lingua abile da pompinara lo lubrificò bene. La sbattetti contro il muro e, dopo averle abbassato il perizoma, le leccai il buco del culo finché non si dilatò sotto i miei colpi di lingua. Era pronta, le diedi un colpo secco e la penetrai.

La mia mazza vinse la resistenza del suo culo sfondato, ma lei lo chiuse abilmente. Sembravo un toro impazzito e i miei colpi di cazzo la facevano sbattere contro il muro, godere come una cagna. Non contenta, mi fece scopare a smorzacandela mentre le succhiavo i capezzoli, eccitato anche dalla sua divisa. Con le mani le allargai le chiappe mentre la chiavavo e lei godeva. Ero quasi per venire, le presi i capelli e le ficcai a forza il cazzo in gola, stantuffandola con colpi secchi. Pochi colpi e le schizzai tanto caldo nettare in gola, che lei ingoiò avidamente. Non avevo fretta e mi feci pulire bene il cazzo con la lingua. Ci rivestimmo, ci guardammo rapidamente e uscimmo dal bagno.

Era troppo tardi per fare la spesa, ma almeno me ne tornai a casa con le palle vuote e la soddisfazione di aver scopato un bel culo. La città in cui tutto ciò accadde era Fregnone, una località inesistente, ma che connotava perfettamente l’atmosfera volgare e malandrina della situazione.

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