Camilla

Camilla

Bene! Quello che vi sto per raccontare è una storia che mi è realmente accaduta. Ho “romanzato” la storia in modo da poter salvaguardare la privacy delle altre persone coinvolte oltre che alla mia, ma i fatti sono reali. Anni fa, avevo 28 anni, mi ruppi un polso, fui portato in ospedale mi ingessarono. Stetti un mese con il gesso, me lo tolsero e siccome avevo un gran numero di giorni di ferie accumulati decisi di completare la malattia ed andarmene in vacanza in un lago del centro Italia. In sostanza tra malattia e ferie mi assentai per tre mesi dal lavoro. Per quel periodo presi in affitto un appartamento nei pressi di un paesino poco distante da un grande lago del centro Italia. Il braccio era quasi totalmente guarito per cui decisi di noleggiare una barca a vela per divertirmi un po’. La mattina mi alzavo uscivo in barca, rientravo poco prima dell’ora di pranzo, andavo a prendere il caffè al chioschetto del porto e andavo a casa. Mi riposavo un pochino ed uscivo a passeggiare sul lago o a prendere il sole in spiaggia. Mi piaceva, quella vita era rilassante. Una mattina ero al banco del chioschetto, arrivarono due ragazze una alta e bionda e l’altra bassina e mora. Il banco del chiosco non era molto grande, per cui mi scansai un poco per fargli spazio. Mi ringraziarono e vedendo che non ero del posto mi chiesero se ero lì in vacanza. Risposi che non era una completa vacanza ma era una convalescenza con aggiunta di vacanza a causa del braccio rotto. La biondina mi disse che i suoi genitori avevano una casa sul lago e loro per tutta la stagione estiva che stava iniziando sarebbero venute tutti i fine settimana fino a settembre quando riprendevano gli studi all’università. La cosa finì li e non ci feci caso. La mattina successiva andai al chioschetto a fare colazione prima di uscire in barca vidi le due ragazze che erano in compagnia di un signore sulla quarantina piuttosto alto e ben messo fisicamente. Quell’uomo parlò in tedesco alla biondina, la baciò sulla fronte e si allontanò. Rimasi perplesso. La ragazza bionda, visto che avevo visto la scena mi disse: “Non far pensieri strani come fanno tutti, quell’uomo è mio papà, è tedesco e per farmi imparare la lingua mi ha sempre parlato in tedesco fin da piccola e lo fa ancora.” Io: “Ora capisco, volete qualcosa?” Mi rispose la ragazza mora: “No grazie abbiamo fatto appena colazione e stavamo andando in spiaggia.”. Io: “ Sto uscendo in barca volete venire?” La biondina rispose di no, non ci feci caso più di tanto, le salutai ed andai in barca. La sera era piuttosto caldo e dopo la mia passeggiata sul lago mi fermai al chioschetto, per bermi una birra fresca. Rividi le due ragazze mi salutarono, le invitai al mio tavolo. Si sedettero, bevemmo birra e parlammo per tutta la sera. Seppi così che la biondina si chiamava Camilla e la moretta Lavinia. Abitavano in una città non molto distante dal lago e frequentavano l’università. La settimana passò tranquilla e le rividi il venerdì a poco prima di pranzo al mio rientro in barca a vela parlammo un poco e rimanemmo d’accordo per vederci la sera per andare a mangiare una pizza insieme. Passammo una serata bellissima. La mia vita proseguiva da vacanziere con molta calma e relax tra barca a vela e passeggiate. Il venerdì seguente, poco prima di pranzo, vidi arrivare Camilla, senza Lavinia, ci salutammo parlammo un pò e rimanemmo d’accordo per vederci a cena. Passai a prenderla con la mia macchina ed andammo a cena in un locale all’altro paese del lago. Mangiammo benissimo e soprattutto bevemmo un più che eccellente vino. Finita la cena andammo in una gelateria in riva al Lago e Camilla fece cascare (non ho ancora capito se per incidente o sua volontà) del gelato sulla mia camicia. Ero in uno stato pietoso, per cui decidemmo di andare a casa mia per cambiarmi la camicia. Arrivammo a casa aprii la porta, feci accomodare Camilla e mi sbottonai la camicia. Chiesi a Camilla: “Vuoi una birra? Ne ho fresca in frigo!” Camilla: “ Si, grazie, ma levati quella camicia, fa veramente pietà!”. Mi tolsi la camicia la buttai letteralmente in bagno andai al frigorifero presi due birre e mi avvicinai a Camilla. Non parlammo ci baciammo e ci abbracciammo. Le mani di Camilla carezzavano il mio petto e lei prese a baciarlo, disse: ”Sa ancora di gelato!”. Continuò a baciarlo e le mie mani carezzavano il suo collo, fino a scendere sulle sue tette. La cosa gli piaceva e si alzò la maglia, aveva un reggiseno bianco e le mie mani ci finirono sopra. In breve tempo eravamo sul divano ad abbracciarci, baciarci ed accarezzarci. Gli dissi: “Andiamo di la, qui il divano è piccolo e scomodo”, acconsentì. Ci sdraiammo sul letto e cominciai a sbottonargli i pantaloni, la mia mano finiva sotto i sui jeans e sentivo la stoffa delle mutande. Gli carezzai la fica da sopra le mutande. Le fece altrettanto con me e sentivo la mia verga indurirsi come mai. Si tolse i pantaloni e li tolse anche a me, dopo di che cominciò ad abbassare i miei boxer, tirò fuori il mio uccello, lo baciò e se lo mise in bocca. Ero in paradiso! Mi spompinò per un po’ fino a che non la feci fermare, per fargli altrettanto. Gli abbassai le mutandine, vidi la sua fica contornata di peli biondi. La baciai e cominciai a leccarla ed ad assaporare i suoi umori. La leccai parecchio con Camilla che mi teneva la testa con le mani. Piano piano cominciai a baciargli la pancia fino ad arrivare al petto che aveva ancora il reggiseno. Con un pochino di fatica sganciai il reggiseno e lo sfilai. Mi apparvero le sue tette. Non erano particolarmente grandi, ma erano sode ed all’insù. Anche i capezzoli non erano grandi, ma erano sodi anche quelli. Gli baciai le tette, le accarezzai, la pelle liscia e vellutata era piacevole al tatto. Camilla era a gambe larghe ed il mio cazzo non fece fatica ad entrare. Iniziai piano piano a pomparla aumentando la forza delle pompate molto molto lentamente. Lei indicava la forza da mettere nelle mie pompate con dei “piano piano” o “più forte più forte”. Venne. Mi salì sopra e fece strusciare il mio cazzo sulla sua fica con movimenti lenti, e bacandomi. Poi con calma si rialzò infilò nella fica la mia verga e cominciò a muoversi lentamente per poi aumentare il ritmo con una lenta progressione fino a che non emise un urlo di piacere. Io posizionato sotto di lei carezzavo le sua pelle vellutata e vedevo le sue tette muoversi sempre di più. Si sdraiò a fianco a me a pancia in giù ed io mi posizionai in mezzo alle sue gambe, infilai il mio arnese nella passera e cominciai come prima a pomparla molto lentamente. Anche così mi indicava come fare ed io con piacere eseguivo e ne approfittavo per baciarle il collo che era avvolto dai suoi lunghi capelli biondi. Dopo un po’ ci fermammo ci affiancammo, ci baciammo, ci abbracciammo e ci contorcemmo l’uno con l’altra come in una lotta. Mi ritrovai sopra di lei, allargò le gambe ed infilai il mio cazzo nella sua figa. Come prima cominciai a pomparla prima lentamente e poi sempre più forte fino a che non resistetti più e le venni addosso schizzando dappertutto. Ci addormentammo così. Alle tre di notte Camilla si svegliò, svegliò anche me e disse:” Sono le tre se non torno a casa presto i miei si preoccupano!”” Ci rivestimmo alla bene e meglio e la riaccompagnai a casa di corsa.Raimondo

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