Mia moglie usata dal mio capo

Mia moglie usata dal mio capo

Mi chiamo Alberto, ho 46 anni e sono sposato da 18 anni con Claudia.
Abbiamo due figli ormai abbastanza grandi. Mia moglie è una bella donna bruna di 48 anni, capelli castani mossi e lunghi oltre le spalle, grandi occhi verdi, colta e di classe. Non si veste mai in modo molto appariscente, ma grazie alla sua terza abbondante e al suo bel culetto sodo anche solo con un filo di trucco e un vestitino sopra al ginocchio gli uomini la notano.
Nonostante qualche crisi passata, siamo molto affiatati e innamorati e siamo stati sempre fedeli.
Faccio il saldatore in una carpenteria metallica che occupa 5 disegnatori e 20 operai.
Il proprietario dell’azienda si chiama Marco. È un uomo di 52 anni, brizzolato, circa 1,75 m e leggermente sovrappeso. Ha ereditato l’azienda dal padre ma è incapace di gestirla. Pensa solo alle belle auto, ai divertimenti e alle donne, è in ufficio solo un paio di giorni alla settimana. Di conseguenza gli affari in azienda non vanno per niente bene.
Durante il covid mia moglie ha perso il lavoro come insegnante in una scuola privata, e il nostro conto in banca ha cominciato a scendere.
Il mio errore fu tentare di chiedere un aumento al sig. Marco raccontandogli la situazione economica mia e di mia moglie. Il mio capo non solo non mi diede l’aumento, ma mi disse che anzi, se non avessimo preso a breve un contratto, avrebbe dovuto licenziarmi. Di fronte alle mie preghiere di non farlo, mi disse che forse c’era una possibilità di non essere licenziato, ma che mi sarei dovuto presentare con mia moglie nel suo ufficio il giorno seguente alle 9.00. Non capii il motivo della richiesta ma preoccupato per il mio posto acconsentii.
Marco aveva visto solo una volta mia moglie alla cena aziendale dell’anno prima e sapeva che era una bella donna, non le aveva tolto un attimo gli occhi di dosso. Ci aveva anche quasi provato con lei, ma lei aveva saputo tenerlo al suo posto.
Il mattino dopo alle nove io e mia moglie entrammo nell’ufficio del sig. Marco che si affacciava su un ballatoio al piano rialzato sopra l’officina, accanto all’ufficio tecnico dove lavoravano i cinque disegnatori. Eravamo passati dal retro per risparmiare a Claudia i fischi e gli apprezzamenti degli operai che stavano già lavorando. Era una giornata mite e soleggiata e Claudia portava un vestitino bianco a fiori rossi e azzurri non troppo scollato e lungo una spanna sopra al ginocchio, con sandali aperti tacco dieci. Le unghie delle mani e dei piedi con smalto french, come piace tanto a me. Il suo bel seno risaltava nonostante la scollatura casta, e il trucco scuro sui suoi occhi verdi faceva il resto.
Insieme al sig. Marco nell’ufficio c’era un bell’uomo di circa 35 anni di nome Federico, figlio del titolare di una grossa azienda di elettrodomestici. Alto circa 1,85, moro con occhi scuri e con un fisico piuttosto possente, frutto evidentemente di numerose ore passate ad allenarsi.
Marco chiuse la porta dell’ufficio e fece le presentazioni. Allungai la mia mano all’uomo che finse di non vederla, e senza curarmi di uno sguardo proseguì dritto verso Claudia per farle il baciamano, fissandola negli occhi e sorridendole con fare insolente. Claudia si presentò e ricambiò il sorriso per cortesia. Essere ignorato così davanti a mia moglie e vedere questo tipo così sfrontato con lei mi aveva fatto incazzare.
Questo Federico era uno stronzo, prepotente e presuntuoso. Pieno di soldi, probabilmente era abituato ad averle tutte vinte senza nessuna fatica. Se avesse potuto si sarebbe chiavato mia moglie, ma fortunatamente non c’erano possibilità… o almeno così credevo allora.
Il mio capo ci fece sedere e poi rivolto a lui disse: “Federico, come ti stavo dicendo per noi sono tempi difficili e il tuo contratto ci darebbe un bel respiro. Ognuno in questa azienda è disposto a fare sacrifici per ottenerlo, anche il qui presente Alberto, un mio saldatore, che ha portato qui oggi la sua bella moglie. Lei ti aiuterà a metterti completamente a tuo agio e a farti scaricare la tensione, nel nostro ruolo decisionale si sa che se ne accumula tanta. Poi quando sarai pienamente rilassato e avrai le idee chiare, potrai firmare il contratto. Considerala un regalo da parte mia”.
Marco praticamente stava offrendo mia moglie al suo cliente. Io e Claudia rimanemmo allibiti. Marco precisò: “Naturalmente Alberto voi siete liberi di rinunciare a questo “piccolo” sacrificio per l’azienda, ma in tal caso la vostra cattiva volontà verrebbe punita con il tuo licenziamento. Sappi che lo sto facendo per aiutarti a tenere il lavoro”.
Guardai Claudia. Entrambi sapevamo che avevamo assolutamente bisogno di quei soldi per non finire sotto un ponte, e trovare un altro lavoro era praticamente impossibile con la recessione che c’era. Claudia, tesissima e sconvolta da quella situazione, mi strinse la mano e disse: “Decidi tu”. Non vedevo altre soluzioni e nonostante un senso d’impotenza e una gelosia feroce dissi a Marco: “Accettiamo”. Dopo che dissi così, il tono del mio capo e di Federico nei nostri confronti, fino a quel momento educato, cambiò completamente. Avevano capito che se avevamo accettato questa proposta assurda non avevamo nessun altra possibilità, e che quindi eravamo nelle loro mani.
Federico non credeva alle sue orecchie. Era proprio il genere di cose che piacevano a un uomo viscido e prepotente come lui. Ridacchiando eccitato e sfregandosi le mani disse: “Marco, vediamo se ho capito bene, adesso mi scopo la mogliettina del tuo operaio, questa bella figa, e se mi soddisfa firmo il contratto, giusto?”.
Il mio capo rispose: “Giustissimo, e non trattenerti in alcun modo finché non sei completamente soddisfatto”. E poi rivolto a mia moglie: “E tu, zoccola, vedi di far divertire alla grande il Sig. Federico o mando via a calci in culo tuo marito”.
Federico allora rivolse uno sguardo avido e lascivo al seno e alle cosce di mia moglie, seduta accanto a lui, che spaventata dalla cupidigia di quell’uomo mi guardava sperando che io intervenissi. Poi Federico mi rivolse un ghigno e mi disse: “Adesso vedrai come mi scopo la tua bella mogliettina”, e dicendo così la tirò in piedi accanto a sé afferrandola per un braccio. Mia moglie continuava a fissarmi implorante sperando che mi inventassi qualcosa per tirarla fuori da quella situazione, ma io per paura di perdere la nostra unica fonte di sostentamento mi limitai ad abbassare gli occhi. Il mio capo mi vide e mi apostrofò: “Bravo stronzo, stai facendo la scelta giusta”. Poi chiuse le veneziane delle finestre del suo ufficio perché dall’officina non si vedesse all’interno e disse a Federico: “Vuoi che lo mando giù a lavorare mentre ti scopi sua moglie?”. E lui, guardandomi e sogghignando: “No, lascialo pure qui a guardare, magari scopre che gli piace vedere un altro che gliela fotte”.
Poi afferrò il vestito di Claudia dalla scollatura e glielo sfilò. Mia moglie rimase con solo il reggiseno, le mutandine e i suoi bei sandali con il tacco alto. Chiuse istintivamente le braccia intorno al seno per coprirsi, ma Federico la prese per i polsi, le allargò le braccia, le levò il reggiseno e si buttò a capofitto a succhiarle i capezzoli. Claudia era terrorizzata ma non si ribellava per paura della reazione dei due uomini e per non farmi perdere il posto. Dopo un paio di minuti Federico si staccò dalle sue tette e cominciò a spogliarsi. Si tolse la camicia rivelando un bel fisico da sportivo, poi disse a mia moglie: “Zoccola, finisci di spogliarmi”.
Mia moglie tremante cominciò a slacciargli la cintura, poi gli abbassò i pantaloni lungo le sue cosce da calciatore. Vedere le mani di mia moglie che sfioravano la pelle di un altro uomo, tra l’altro più giovane e prestante di me, mi fecero scattare una gelosia senza precedenti. Infine gli abbassò le mutande e a quel punto la mia gelosia salì a mille. Federico aveva un cazzo da superdotato, di diametro ragguardevole ma soprattutto molto, molto lungo nonostante non fosse ancora completamente in tiro. Sotto aveva due palle grosse come arance.
Mia moglie rimase a fissare la dotazione di Federico con un certo timore, abituata a me che sono ben dotato ma che sicuramente non potevo competere con quell’asta. Federico vide lo sguardo di mia moglie, vide che anche io lo fissavo e fece una risata sguaiata, poi disse: “Stronzo, da come tua moglie me lo fissa capisco che non è abituata a queste dimensioni… sono 26 cm, vedrai quanto farò godere questa troia…”.
Poi rivolto a mia moglie: “Zoccola, togliti le mutande e mettiti a gambe larghe sul divano”. Mia moglie fece come le aveva detto in uno stato di trance, non capivo se per lo shock della situazione o perché era rimasta impressionata dal quel cazzone e in qualche modo cominciava a insinuarsi in lei un desiderio animalesco. Federico si inginocchiò sul divano accanto a Claudia con il cazzo già quasi in tiro all’altezza della sua bocca. La cappella era enorme e già lubrificata dall’eccitazione. Federico allora mi apostrofò: “Stronzo, adesso voglio che dici a tua moglie di succhiarmi il cazzo”. Io non riuscivo a proferire parola e non volevo farlo, sarebbe stata un’umiliazione troppo grande. Intervenne allora il mio capo che disse duramente: “Mi stai stancando Alberto, fai come dice il sig. Federico o ti ritrovi in mezzo alla strada”. Al che, come se quelle parole non uscissero da me, mi ritrovai a dire: “Amore, per favore succhia il cazzo del signor Federico”.
Lei ubbidì avvicinando lentamente la bocca, la aprì intorno alla grossa cappella e fece entrare il maestoso membro in bocca più che poteva. Poi Federico la prese per i capelli e cominciò a scoparle lentamente la bocca. Mentre entrava e usciva dalle labbra di mia moglie, disse: “Brava troia, così, passaci intorno la lingua. Adesso leccami l’asta e le palle”. Claudia obbedì e cominciò a passare la lingua su e giù dalle palle fino alla cappella, fermandosi a titillare il glande. Federico grugniva dal piacere, il cazzo gli era diventato di marmo, e ansimando disse al mio capo: “Questa troia ci sa davvero fare con i pompini, dovresti provarla anche tu”. Il mio capo, fissandomi beffardo, rispose: “Sono certo che capiterà l’occasione, ma oggi è tutta per te”.
Claudia teneva gli occhi chiusi mentre lo leccava, e a un certo punto Federico la schiaffeggiò e le disse: “Tieni gli occhi aperti e guardami mentre me lo succhi, capito troia?”. Mia moglie lo guardò intimidita e fece un cenno con la testa. Lui la schiaffeggiò ancora e disse: “Mi devi rispondere “sì padrone”, intesi?”. Claudia era umiliata, ma mi sembrava di cogliere dal suo sguardo che fosse anche un po’ intrigata da quell’atteggiamento. Tirò fuori il grosso cazzo dalla bocca e disse con tono apatico e guardando Federico dritto negli occhi: “Sì padrone”. Poi si rimise a succhiare.
Il mio capo intanto rideva eccitato e col suo cellulare faceva un sacco di foto a mia moglie con in bocca il cazzone del maschio, dicendo a bassa voce tra sé e sé: “Queste mi torneranno utili”.
Dopo qualche minuto di pompini Federico mi disse in modo autoritario: “Renditi utile stronzo, inginocchiati davanti a tua moglie e leccale la figa, preparala per me. Non essendo abituata a queste dimensioni potrebbe farle un po’ male all’inizio, invece voglio che goda da subito, voglio farti vedere come reagisce la tua mogliettina fedele quando la scopa un vero maschio.”
Io ubbidii e mi posi tra le gambe di mia moglie, ma appena avvicinai il viso alla sua vagina la vidi luccicante e sentii fortissimo l’odore del suo sesso. La gelosia mi travolse. Incrociai lo sguardo di Claudia che stava ancora succhiando e lei lo distolse, arrossendo con aria colpevole.
Federico notò lo scambio di sguardi tra me e mia moglie e con tono di scherno mi disse sorridendo: “Ma guarda un po’, non hai bisogno di prepararla, questa troia è già un lago. Poi le infilò due dita nella figa e disse: “Eh sì, senti che bella passerina fradicia, essere dominata da me ti eccita, eh? E secondo me hai anche una gran voglia di farti montare dal mio cazzo dopo aver visto quanto è grosso…”. A quelle parole e sentendo le dita che la penetravano, mia moglie trattenne a stento un gemito mentre succhiava il grosso cazzo del maschio.
A quel punto Federico uscì dalla sua bocca e disse: “É ora di dare alla figa della tua mogliettina quello che desidera. Tu mettiti dietro allo schienale del divano e stai a guardare da bravo cornuto”. Poi si posizionò davanti al divano tra le gambe di mia moglie, puntò la grossa cappella, gocciolante di saliva, contro il buchino umido di Claudia e cominciò lentamente a penetrarla, afferrandola per entrambe le caviglie, e non si fermò fino a che le sue grosse palle non si appoggiarono alla peluria della vagina. Ad ogni centimetro sentivo crescere sulle labbra di mia moglie un gemito che cercava a stento di soffocare, forse per non ferirmi o per non dare soddisfazione a Federico.
Ma ci pensò Federico a soffocare il gemito del tutto stendendosi su Claudia, avvicinando la bocca alle sue labbra aperte e infilandovi la sua lingua. Cominciò a baciarla con passione e vidi la lingua di Claudia ricambiare il bacio avvolgendosi alla sua.
Ormai temevo che mia moglie non lo baciasse più per la paura, o per non farmi perdere il lavoro, ma perché si stava godendo la scopata. All’improvviso ebbi la conferma dei miei timori perché Claudia si staccò di colpo dalla bocca di Federico e cominciò a gemere forte, avvinghiandosi con le braccia alle spalle di Federico. Federico si sollevò leggermente, ansimando per il piacere e guardandomi negli occhi, e mi disse con un ghigno soddisfatto: “Tua moglie è appena venuta sul mio cazzo, e non ho ancora neanche cominciato a scoparmela…”. Dopodiché afferrò Claudia per i fianchi e cominciò a stantuffarla con movimenti lenti ma poderosi, completando ogni affondo con una spinta decisa.
Mia moglie si appoggiò con le mani ai grossi pettorali di Federico per accompagnare le spinte. Ad ogni movimento vedevo quell’asta enorme uscire, lucida degli umori di mia moglie, e poi rientrare fino all’ultimo centimetro (non credevo potesse starci un cazzo così grosso dentro alla mia Claudia). Le grandi labbra della sua vagina, che gocciolavano piacere, erano divaricate dal poderoso membro. Intanto lei continuava a gemere e ad ansimare, ormai non provava o non riusciva più a trattenersi e lanciava degli urletti ogni volta che le palle di Federico arrivavano contro la sua vagina.
Dopo qualche minuto di quel trattamento, con Federico che continuava a stantuffarle la figa come un toro mentre le loro lingue si intrecciavano, Claudia avvinghiò le gambe intorno ai fianchi di Federico, fece un gemito più forte, tremó ed ebbe un altro orgasmo. Dall’ufficio tecnico a fianco non potevano non sentire cosa stava succedendo. Federico disse al mio capo: “Una troia come questa non l’avevo mai incontrata, sentissi come mi stringe il cazzo ogni volta che la faccio venire. Vorrei scoparmela anche nel culo ma non riesco più a trattenermi, adesso la riempio…”.
A quel punto con un filo di voce dissi: “Scusi signor Federico, guardi che mia moglie non prende contraccettivi”.
Lui mi guardò sornione, con gli occhi annebbiati dalle sensazioni che mia moglie gli stava regalando, e mi rispose con la voce rotta dal godimento: “Cazzo me ne frega, non vorrai che rinunci a venire dentro questa bella puledra. Il marito sei tu, se te la ingravido è solo un problema tuo”. Dopo queste parole, la afferrò per il culo sollevandola leggermente dal divano e accelerò il ritmo della scopata. Claudia ora rispondeva ai suoi colpi andandogli incontro con il bacino, con le mani strette intorno ai fianchi dell’uomo e gemeva ancora più di prima, abbandonata al piacere che la stava sconquassando.
A un certo punto Federico la tirò contro di sé, e afferrandole il culo le spinse il cazzo fino all’utero urlando: “Stronzo, guarda come ti ingravido la moglie”. Poi con un grugnito cominciò a scaricarle dentro fiotti di sperma. Vedevo le sue grosse palle e la base del cazzo pulsare a ogni schizzo che allagava la figa di Claudia. Contemporaneamente, Claudia venne per la terza volta avvinghiandosi a lui con braccia e gambe e rovesciando gli occhi per il piacere.
Federico estrasse il suo grosso cazzo, accompagnato da un rivolo di sborra che colò tra le cosce di mia moglie sulla tela del divano, si pulí al meglio e cominciò a rivestirsi. Mentre si infilava le scarpe fece un fischio di soddisfazione e disse schernendomi: “Uau, che scopata! Visto cornuto come si fa a far godere una femmina? All’inizio faceva la sostenuta ma poi… tre volte è venuta la zoccola”.
Poi rivolgendosi al mio capo disse: “Prendi il contratto, che lo firmo volentieri ora che sono bello rilassato e ho le palle svuotate. Il mio capo armeggiò col cellulare che teneva in mano davanti a sé, poi lo mise giù e passò a Federico il contratto. Mi accorsi in quel momento che aveva ripreso tutto l’accoppiamento tra Federico e mia moglie, sicuramente evitando di filmare il volto del suo cliente ma assicurandosi che quello di mia moglie si vedesse bene”.
Intanto mia moglie era sul divano, con le gambe aperte appoggiate ai lati, con la figa ancora dilatata e gocciolante dello sperma del maschio. Non aveva ancora smesso di ansimare e aveva uno sguardo trasognato. Mi guardò imbarazzata, arrossendo, e mi disse con voce stanca ma morbida: “Riportami a casa”.
L’aiutai a rivestirsi ma mentre stavamo per uscire Federico si avvicinò e le accarezzò i capelli dandole un lungo bacio romantico per farle capire che era ancora sua. Era più delicato con lei ora che si era sfogato. Senza neanche curarsi di me le disse: “Ti accompagno io a casa con il mio taxi prima di andare in aeroporto, vieni” e le cinse la vita con un braccio.
Io stavo per ribattere ma il mio capo disse: “Non provarci, tu vai giù a lavorare che oggi hai già perso abbastanza tempo. Sappi che ti tratterrò queste ore dallo stipendio.” Mia moglie mi disse “Ciao, a stasera” e con uno sguardo trasognato se ne andò con Federico accanto a lei.
Io andai in officina a saldare, sottomettendomi al volere del mio capo e di quello stronzo che si era scopato mia moglie.

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