Mia moglie usata dal mio capo – parte 2

Mia moglie usata dal mio capo – parte 2

Mentre scendevo le scale verso l’officina vidi Federico che faceva salire mia moglie nel taxi. Non aveva avuto l’accortezza di passare dal retro, quindi quando mia moglie era uscita erano partiti i fischi e i commenti di tutti gli operai. La stragrande maggioranza di essi erano giovani immigrati dall’Africa, costantemente arrapati. Italiani eravamo solo io, Luca (l’altro saldatore che era anche mio amico) e un paio di uomini del sud, Salvatore ed Enzo, assunti da poco.
Passando attraverso le macchine sentii i commenti di questi ultimi su mia moglie: “Hai visto quella figa abbracciata al sig. Federico. Beato lui che se la scopa.” La cosa era umiliante ma ancora peggio era vedere i disegnatori dell’ufficio tecnico che si erano affacciati alla balconata a sbirciare i due che si allontanavano. I disegnatori (e Luca), che avevano partecipato alla cena aziendale, sapevano che quella era mia moglie. In più i disegnatori dovevano aver sentito quasi tutto quello che era successo nell’ufficio del capo.
Mi additavano ridacchiando e confabulando tra loro mentre raggiungevo il mio posto, e uno mi fece il gesto delle corna. Raggiunsi il mio posto e Luca, che avendo visto Chiara aveva capito tutto, mi si avvicinò. “Peggio di quello che ti aspettavi, vero”. Io lo guardai sopraffatto dall’umiliazione e dalla gelosia. Sentivo le farfalle nello stomaco a pensare che quel porco di Federico adesso era in taxi con Claudia e probabilmente le stava mettendo ancora le mani addosso.
Annuii con la testa e mi misi a lavorare, con la scena di Federico sopra mia moglie che continuava a rimbalzarmi nella testa. La giornata fu interminabile.
Quando tornai a casa Claudia stava cucinando, era in vestaglia e sandali da casa, intenta ai fornelli. Mi avvicinai a lei e le cinsi la vita da dietro, baciandole la guancia. “Ciao” mi disse, con voce un po’ spenta. Era come se qualcosa dentro di lei, o fra noi due si fosse incrinato.
Mangiammo in silenzio, ma alla fine della cena non ce la facevo più e le chiesi: “Cosa è successo dopo che siete andati via?”. Lei mi guardò e disse: “Davvero vuoi parlarne anche adesso, non abbiamo già sofferto abbastanza per questa storia?”. “Voglio sapere cosa è successo a mia moglie” le dissi a voce più alta e decisa.
” Lo puoi anche immaginare…” rispose stizzita “ma se proprio vuoi farti del male ecco i dettagli… Quel maiale ha cominciato a limonarmi sui sedili posteriori del taxi, poi mi ha sollevato completamente la gonna e mi ha masturbato con le dita. Quindi si è tirato giù lampo e mi ha sussurrato all’orecchio: “Un regalino ancora me lo devi per aver salvato il posto a tuo marito, c’è tempo fino a casa tua”. Ha tirato fuori l’uccello e mi ha spinto la testa giù per fargli un pompino… Il tassista si godeva la scena di me seminuda con l’uccello in bocca dallo specchietto, e Federico gli ha detto: “Scusi, ma con una femmina così accanto non resisto”. “Si figuri, faccia, faccia” ha risposto il tassista, ” potessi farmelo succhiare io al posto suo”. Mentre glielo succhiavo, Federico continuava a masturbarmi con due dita.
Dopo un po’ siamo arrivati davanti a casa nostra e il taxi si è fermato. Il tassista, ha estratto il cazzo dai pantaloni e ha cominciato a masturbarsi mentre mi guardava dallo specchietto retrovisore. A quel punto Federico ha detto ad alta voce: “Brava troia, adesso finisci il lavoro e forse poi puoi andare, ma non possiamo sporcare il sedile di questo brav’uomo, quindi devi ingoiare tutto quello che ti spruzzo in bocca, chiaro?”. Il tassista guardava Federico con occhi carichi di ammirazione per come mi stava dominando. All’improvviso ho sentito il porco grugnire, il suo uccello diventare di marmo fra le mie labbra e l’istante dopo ha cominciato a spruzzarmi dritto in bocca tutto il suo sperma, denso e salato. Ho dovuto deglutire due volte per ingoiarlo tutto e poi ho dovuto ripulirgli anche l’uccello e le palle con la lingua, perché non voleva sporcarsi l’abito.
Quindi, carezzandomi i capelli mentre si tirava su la lampo dei pantaloni, Federico ha aggiunto con un sorrisetto eccitato: “Brava, adesso già che ci sei paga anche la corsa del taxi con la tua bocca…”. Il tassista, che non osava credere alla propria fortuna, si è inginocchiato rapidamente tra i sedili anteriori, voltato verso di noi, con l’uccello in tiro. Io mi sono tirata indietro sul sedile riparandomi con le braccia e dicendo: “No, non voglio!”. Federico allora mi ha preso per i capelli e mi ha tirato con forza in avanti sibilando: “Non fare storie zoccola ingrata, ricordati che mi basta una telefonata”. Il tassista, capendo che per qualche motivo a lui sconosciuto non potevo oppormi, a quel punto si è fatto deciso e mi ha preso la testa tirandola forte verso il suo uccello finché non me lo sono ritrovato in bocca. Poi ha cominciato a scoparmi la bocca tirandomi avanti e indietro per i capelli, dicendomi: “Succhia troia, brava, che mia moglie non me li fa mai i pompini”. Volevo che la cosa durasse il meno possibile, quindi ho cominciato a fissarlo negli occhi e a giocare con la lingua sul suo cazzo. Dopo neanche due minuti me lo ha spinto praticamente in gola ed è venuto, non finiva più di schizzare, e ho dovuto ingoiare tutto.
Alla fine mi hanno lasciato andare.”
“Quanti particolari che mi hai raccontato…sinceramente non me l’aspettavo” dissi umiliato e perplesso dal tono aggressivo del racconto di Claudia. “Hai voluto tu sapere come era andata, no? Credevo volessi sapere tutto e te l’ho detto… Non sei l’unico sconvolto, io mi aspettavo che intervenissi oggi nell’ufficio del tuo capo mentre ti scopavano la moglie…” ribatté furiosa.
“Scusa amore, ma mi tengono per le palle” dissi. “Quali palle, che non le hai” ribatté Claudia. Dopo essersi resa conto di quello che aveva detto in un giorno in cui la mia mascolinità era già stata mortificata oltre misura disse: “Scusami, ho esagerato, ma oggi davvero mi hai deluso in quell’ufficio”. Dopo questa discussione andammo a letto.
Il giorno dopo trascorse normale. Il capo non si fece vedere in ufficio, e a parte qualche risatina di scherno dei miei colleghi tutto andò liscio. La sera tornai a casa e trovai Claudia particolarmente serena. Nonostante non dovessimo uscire si era messa un vestitino molto carino e molto corto ed era truccata da urlo. Durante la cena continuavo a osservarla, non capivo il motivo di questa allegria. Dopo cena ci sedemmo sul divano a guardare un film.
Lei piano piano scivolò vicino a me appoggiò le sue gambe sulle mie e cominciò ad accarezzarmi il petto e a baciarmi l’orecchio. Era evidente che aveva voglia di scopare. Mi voltai verso di lei e ci baciammo a lungo. Con le mani cominciai a spogliarla rivelando sotto il vestito un reggiseno e un tanga di pizzo bianco. A quella vista il cazzo mi si drizzò subito.
Lei mi slacciò i pantaloni, mi sfilò pantaloni e mutande e cominciò a succhiarmelo. Mentre mi godevo i colpi di lingua di Claudia sul mio cazzo, non potevo fare a meno di pensare che il giorno prima quel porco di Federico si era goduto la stessa sensazione. Dopo qualche minuto Claudia volle che ricambiassi, mi prese per i capelli e tirò la mia testa fra le sue gambe. La leccai fino a che non cominciai a pregustare il sapore del suo orgasmo, poi salii sopra di lei, la penetrai e cominciai a scoparmela.
La sentivo gemere, rilassata e disponibile, ma continuavano a balenarmi immagini di quel porco che il giorno prima se l’era scopata con quel suo cazzo enorme. Mentre mi muovevo avanti e indietro dentro di lei, mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai: “Cosa pensi di Federico?”. “Che è uno stronzo” rispose lei in mezzo ai gemiti. “Uno stronzo con un gran cazzo però, vero?” dissi. A quelle parole Claudia aprì leggermente le labbra sospirando forte e sentii distintamente sul mio cazzo che quel gioco la stava facendo bagnare. Era combattuta tra l’umiliazione e il piacere che quel maschio le aveva dato. “Sì, in effetti ha proprio un bel cazzo…” ammise lei con un filo di voce. “Ne avevi mai preso uno così grosso?”. “No, mai”, rispose lei tra un gemito e l’altro, mentre continuavo a pomparla. “Mi pare che ti sia proprio piaciuto farti scopare da lui”…. “Claudia mi guardò negli occhi, persa nel piacere, e sussurrò con voce rotta dall’eccitazione “siiii, non avevo mai goduto così tanto prima di ieri…” e venne sul mio cazzo.
Quando anch’io fui sul punto di venire, estrassi il mio cazzo e le venni sulla pancia visto che non usavamo contraccettivi. Fu inevitabile per me (e forse anche per lei) pensare che il giorno prima Federico se ne era sbattuto e le era venuto in figa, cosa che a me era negata. Il pensiero mi rendeva terribilmente geloso.
Dopo la scopata, abbracciati sotto alle coperte, Claudia mi disse “voglio spiegarti come mi sono sentita ieri, perché voglio sincerità tra noi”. “Quando Federico ha cominciato a toccarmi ero impaurita, volevo che tu intervenissi. Quando ho capito che non saresti intervenuto ho provato una rabbia enorme nei tuoi confronti e il desiderio di fartela pagare”.
“Non riuscivo a stare in quella sensazione di rabbia e impotenza, era orribile, allora ho deciso di lasciarmi andare e concentrarmi solo sulle sensazioni piacevoli lasciando da parte quelle negative. Più o meno dal momento in cui mi ha penetrata mi sono estraniata da tutto ciò che non fosse me e lui, e mi sono concentrata soltanto sul nostro piacere. Ho pensato che ero su un divano a farmi possedere da un bel maschio con un uccello enorme e che in fondo non era così male come situazione…”.
“Non mi sento in colpa per aver pensato queste cose e per essere venuta mentre Federico mi scopava, come forse non dovresti sentirti tu in colpa per non essere intervenuto. Probabilmente doveva andare così e non avevamo davvero altre scelte, ma adesso è passata e possiamo lasciarci tutto alle spalle”.
Quanto fummo ingenui a pensarlo.

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