Il ratto di Ganimede

Il ratto di Ganimede

Nella mitologia greca, Ganimede era un giovane pastore troiano di diciassette anni noto per la sua straordinaria bellezza: era un ragazzo biondo con occhi grandi azzurri, un corpo con curve molto sinuose, pelle liscia e morbida, fianchi larghi e vita sottile, gambe lunghe, sedere sodo e tondo, un corpo quindi femminile; aveva un sorriso ammaliante, labbra carnose, mani piccole molto delicate; molte erano le ragazze della città che lo desideravano non sapendo che il giovane Ganimede aveva interessi verso l’altro sesso.
Un giorno, mentre pascolava le sue pecore sulle colline di Troia, attirò l’attenzione di Zeus, il re degli dei, che era affascinato dalla sua bellezza.
Per conquistare l’affetto di Ganimede, Zeus decise di compiere un gesto audace. Trasformandosi in un’aquila, scese dagli alti cieli. Il ragazzo venne colto da tale grazia e dalla imponenza di quell’aquila che ammaliato, incurante delle pecore al pascolo, iniziò a corrergli dietro istintamente. L’aquila scese di quota posandosi in fine sul suolo guardando il ragazzo il quale gli correva incontro. Si fermò davanti affannato. Si guardarono qualche secondo, l’aquila era alta come il ragazzo, circa un metro e settanta. L’animale spiegò le ali, con gli artigli prese la veste del ragazzo volando verso l’alto dei cieli.
Ganimede era spaventato e confuso, pregava l’aquila di portarlo indietro, aveva le lacrime in volto. Vide in lontananza un grandissimo tempio il quale sembrava poggiasse sulle nuvole, candido come la neve: era l’Olimpo, la casa degli dei. Atterrarono dentro quell’immensa struttura, il ragazzo a terra spaventato, l’aquila davanti a lui.
“Che cosa vuoi da me?! Che cosa sei?!” Aveva molta paura il giovane.
L’aquila si tramutò in un uomo, alto all’incirca tre metri, un corpo muscoloso, capelli lunghi neri, una mandibola definita, barba scura. Ganimede capì che colui che aveva davanti era Zeus, re degli dei, signore del fulmine; subito si inginocchiò a mostrare rispetto.
“Alzati figliolo.” Disse con voce profonda e leggermente rauca.
Si alzò.
“Tu, ragazzo mio, sei noto per la tua bellezza e hai attirato la mia attenzione, sapendo anche che hai preferenze verso i maschi.”
Imbarazzato guardò in basso ma questo venne catturato dagli addominali definiti del dio, sentì una presenza nei suoi pantaloni che venne notata anche da Zeus.
“Vedo che ti piace quello che vedi. A questo punto ti chiedo di spogliarti e di metterti sdraiato su questo letto.” Comparì dietro al ragazzo il letto: largo circa due metri e mezzo e lungo circa tre e mezzo.
Si spogliò imbarazzato davanti al dio. “Adesso…” disse timidamente Ganimede “non dovreste…spogliarvi…anche voi?”
Zeus lo guardava sorridendo, si tolse la veste anche lui davanti al ragazzo.
Il giovane rimase stupito dalle dimensioni del pene già in erezione del dio: 33cm di lunghezza per un diametro di 7,5cm; non sapeva se essere eccitato all’idea o preoccupato per il destino del suo sedere. Zeus lo prese in braccio avvicinandolo al suo viso poggiando le sue grandi labbra su quelle del ragazzo. Le lingue si sfioravano tra di loro, le labbra schioccavano di continuo. Appoggiò il giovane seduto sul letto, gli prese le mani e le mise sul suo pene. Ganimede era entusiasta. Iniziò con tutte e due le mani a masturbarglielo, tirava fuori dalla bocca la lingua leccandogli la punta, poi la cappella, poi tutta l’asta del pene fino ai grossi testicoli, le uniche cose che però riusciva, anche se con un pochino di fatica, a mettere in bocca. Provava a infilarsi il pene in bocca ma riusciva a malapena a prendere la grossa cappella.
Zeus lo sollevò, lo mise sdraiato sul letto con la testa sui cuscini. Zeus era sopra di lui che lo guardava “Il mio seme ti permetterà di vivere in eterno, rimarrai sempre con me mio caro Ganimede, ti voglio al mio fianco. Quello che devi fare e solo aprire il più possibile le gambe e resistere fino alla fine, so che ce la farai.”
Detto ciò, il ragazzo quasi fosse incantato si mise nella posizione del missionario, con le gambe aperte. Il dio fece colare un po’ di saliva sul buchino del ragazzo, infilò due delle sue possenti dita e già questo sembrava bastare per Ganimede. Prese il suo enorme pene, lo puntò, afferrò la vita del ragazzo con le sue grandi mani iniziando delicatamente e lentamente a entrare dentro lo stretto buco del suo sedere. Subito il giovane urlò dal dolore, Zeus si avvicinò al suo orecchio “Resisti ancora, appena sarà dentro passerà.”
Ganimede ansimava ma sembrava essere propenso a continuare.
Il dio riprese a infilarlo sempre più, essendo entrata solo poco più di metà della cappella. Il ragazzo urlava dal dolore, piangeva, ma Zeus non si fermava. Una goccia di sangue uscì lentamente dal buchino del ragazzo, era arrivato solo a metà. Ganimede non ce la faceva ma chiedere al sommo Zeus di fermarsi era per lui come disonorarlo quindi sopportò quella sensazione di puro dolore.
A metà del pene il dio si fermò, guardò negli occhi il ragazzo e disse: “Sei pronto figliolo mio?”
Annuì.
Di colpo lo infilò completamente, quei 33cm di pene erano tutti dentro il povero Ganimede.
Zeus, vedendo il ragazzo ancora vivo, iniziò quindi a sbatterlo. Ad ogni movimento che il dio faceva si vedeva il pene dalla pancia del ragazzo che si gonfiava quando lo spingeva dentro e si sgonfiava quando andava in dietro, si poteva anche vedere quasi la forma cilindrica proprio del pene. Smise poi di sanguinare il buchino, non più tanto ino, del ragazzo, quello che prima lui considerava puro dolore ora lo percepiva come puro piacere.
“Inculatemi, inculatemi più forte! Oh sì! Mio signore, mi fate impazzire!”
Zeus aumentò la velocità. Ad un certo punto lo spinse più in profondità, urlò dal piacere e venne dentro il ragazzo. Venne talmente tanto che visibilmente il suo addome si era gonfiato. Zeus tirò fuori il suo immenso pene, Ganimede stranamente pieno, anche, di energia si alzò iniziando a leccare via tutto lo sperma sul pene del dio. Zeus lo guardò sorridendo mentre il suo pene veniva leccato dal ragazzo “Sarai mio coppiere, servirai ai banchetti divini standomi così a stretto contatto.”
Il ragazzo, una volta leccato via tutto lo sperma si alzò, col culo ancora gocciolante, davanti a lui e si vestì.
Da quel giorno Zeus e il giovane Ganimede fecero sesso due volte ogni settimana e questo per l’eternità.
(PS, certi avvenimenti del mito sono stati modificati.)

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 1 Media: 3]
FavoriteLoadingAggiungi ai tuoi preferiti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *