Lucy – Sesso e Videogames 2

Lucy – Sesso e Videogames 2

“Sei uno stronzo!” sibilai a Marco, che ci aveva appena invitato a casa sua per il pomeriggio. “L’altra volta hai perso apposta contro Stefano”
“Non è vero… e poi piantala, che ti è piaciuto” rispose lui, mentre Gabriele e Stefano scoppiavano a ridere e io balbettavo qualche monosillabo cercando di negare quell’affermazione.
Nel mio intimo sapevo che, però, non aveva torto: masturbare i miei amici mi aveva causato un’imprevedibile eccitazione, invece di farmi schifo.
In ogni caso, eccoci di nuovo qui nel salotto di Marco, intenti a piazzare la consolle.
“Cosa ci giochiamo, oggi?” chiede Gabriele, e mi volto verso di lui rivolgendogli uno sguardo che vorrebbe incenerirlo sul posto. Ma a farmi gelare il sangue è la risposta di Marco: “Alziamo la posta!”
Per un attimo mi scopro ad immaginare prestazioni sessuali che vadano oltre alla semplice sega, mi vedo intento a succhiare un sesso maschile come le modelle di Caballero, ma le parole di Marco mi riportano alla realtà: “L’ultimo dovrà menarlo a tutti indossando questo” dice, sventolando un vestito della madre.
Rifiutare una sfida è impensabile per noi ragazzini, anche se la penitenza è così umiliante, e perciò dopo poco siamo tutti in piena competizione davanti al televisore.
Stavolta, all’ultima partita, posso finalmente rifarmi dell’umiliazione inflittami la settimana scorsa:
Sono un punto davanti a Marco, che è ultimo, e sadicamente gli dico che il vestito della sorella deve stargli proprio bene…
… poi è un attimo: un movimento fulmineo di un giocatore e la palla che si insacca nella mia porta.
E il ghigno cattivo di Marco che mi porge il vestito e mi indica la porta del bagno.
Davanti allo specchio mi tolgo la t-shirt e i jeans, e infilo il vestitino della sorella di Marco: purtroppo anche se è più grande di me, la taglia è di una o due misure troppo piccola, e l’immagine che mi restituisce lo specchio è quella di un corpo strizzato in quel vestito, e sotto due gambe dalla forma aggraziata che la rada peluria non riesce a rendere ridicole.
Torno nel salotto, rosso come un peperone, tra le risa dei miei amici.
“Piantatela, stronzi, e facciamola finita in fretta!” urlo loro sedendomi sul divano e facendo risalire ancor di più il vestito sulle mie gambe. Come la volta precedente, Gabriele e Stefano si posizionarono uno alla mia destra e l’altro alla mia sinistra, e io, impugnati i loro randelli, iniziai a segarli contemporaneamente.
Con mia grande sorpresa, mi accorgo però che non solo i loro uccelli, ma anche il mio si trova in piena erezione, e senza dubbio il “pacco” inizia ad essere visibile attraverso la maglina leggera del vestito. Per cercare di nasconderlo non trovo nulla di meglio che accavallare femminilmente le gambe, lasciandole quasi completamente scoperte, e come si usa dire, “la pezza è peggio del buco”.
Stefano, per gioco, inizia infatti ad accarezzarmi le cosce imitato ben presto da Gabriele.
Non so quanto lo facciano per sfottermi e quanto per immaginare che siano le gambe di una bella ragazza, ma il loro palpeggiamento non fa che eccitarmi ancora di più: il membro imprigionato tra le cosce mi pulsa all’impazzata e quando i due raggiungono il loro piacere riempiendomi le mani di sperma rischio di venirmene anche io.
“Nooo cazzo il vestito di mia sorella!” urla Marco, accorgendosi che uno schizzo, forse di Gabriele, ha macchiato la stoffa con una lunga scia biancastra.
Mi accompagna in bagno per cercare di rimediare al danno, e con una spugna e un po’ di sapone cerchiamo di ripulire le tracce del seme maschile che mi ha colpito poco sopra una coscia.
Stiamo valutando insieme i risultati della pulizia quando Gabriele ci urla: “Ehi, belle lavanderine, noi vi aspettiamo giù al bar!”
Ci giunge il rumore sordo della porta dell’appartamento che si richiude dietro ai due, mentre Marco continua a strofinare la spugna umida sulla mia coscia.
“Allora dovrei pensare che stavolta hai perso apposta tu” dice sogghignando.
“Ma va… che cazzo stai dicendo… è che ti è andata di culo…”
“Dai, dai, ammettilo… ho visto come me lo guardavi le altre volte… a proposito, devi ancora pagare pegno” e così dicendo tira fuori dai pantaloni il suo arnese semirigido.
Mi metto a sedere sull’angolo della vasca da bagno, sempre con le gambe accavallate, e impugno fingendo svogliatezza il suo sesso, che al contatto della mia mano si erge imperioso.
Davanti a me quel glande scivola dentro e fuori dalla mia mano, e mi ritrovo a guardarlo come ipnotizzato.
Marco, avendo ben intuito quale ascendente abbia su di me quella grossa fragola di carne, la avvicina impercettibilmente al mio viso; il mio istinto di maschio mi urla di alzarmi immediatamente in piedi e di fuggire da quella situazione contro natura, ma il mio corpo non esegue l’ordine… rimango lì come in trance, rallentando il movimento della mia mano fino a fermarlo, a fissare quel pene eretto che ormai è a pochi centimetri dal mio volto, sempre più vicino…
Mi sfiora una guancia e poi le labbra, e il contatto è come quello con un ferro rovente che mi scotta la pelle. Alzo gli occhi e vedo Marco che mi guarda, visibilmente eccitato, mentre continua ad avanzare facendo così scivolare tra le mie labbra la sua cappella.
Solo l’idea di quello che sta succedendo dovrebbe farmi ribrezzo, invece rimango fermo e lascio scivolare quella carne dura tra le mie labbra, sulla mia lingua, nella mia bocca. Passivamente ne permetto l’entrata fino a che, entrato per metà, si ritrae per poi affondare di nuovo; è come se mi stesse scopando la bocca.
Qualche residuo di mascolinità mi impedisce di essere parte attiva in quel mio primo pompino, ma la sensazione di quel cazzo che ora mi scivola dentro e fuori dalla bocca non è spiacevole… anzi. Non mi fa schifo… anzi.
Solo a stento riesco a rendermi conto che, mentre Marco sta usando la mia bocca, io ho impugnato attraverso il vestito il mio stesso cazzo, che intanto è duro come il suo e sta secernendo gocce di liquidi prespermatici in abbondanza.
Sto godendo. Ho un cazzo in bocca e sto godendo. Mi stanno scopando la bocca e sto godendo.
Questa caduta nella voragine dei miei pensieri più scandalosi è interrotta dall’urlo di Marco, che affonda il suo cazzo nella mia gola fino a causarmi i conati e lì schizza il suo sperma.
Inevitabilmente ingoio i primi schizzi di quel liquido, per poi liberarmi da quel coito orale e sputare il resto del liquido seminale vomitandolo sul vestito della sorella di Marco…

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