Mia moglie è una gran troia

Mia moglie è una gran troia

Tornai a casa dal lavoro verso le 19 quella sera. Mia moglie Barbara stava cucinando. Quando entrai in salotto vidi il test di gravidanza appoggiato sul tavolo. Il silenzio della casa già mi anticipava l’esito, ma mi avvicinai per vedere con i miei occhi. Negativo. Come tutti gli altri da più di un anno a questa parte.
Barbara aveva 38 anni ed io 40. Eravamo sposati da otto anni. Non avevamo cominciato subito a cercare figli, ci eravamo goduti la nostra vita di coppia. Io dirigente di una società di informatica, lei medico di base. Ce la passavamo bene economicamente e avevamo fatto molti viaggi dal nostro matrimonio.
Da un anno e mezzo circa avevamo cominciato a parlare di figli. Ormai l’età di Barbara suggeriva di non aspettare oltre, visto che lei ne voleva almeno due. Ci provammo, ma non arrivarono. Continuammo a provarci ma niente, fino all’ennesimo test di gravidanza negativo di quella sera.
Andai in cucina da Barbara che girava il mestolo nel pentolino del sugo freneticamente. Piangeva in silenzio. La abbracciai. “Domani prenotiamo gli esami e cerchiamo di capire se c’è qualcosa che non va” le dissi. L’indomani prenotammo gli esami presso un centro della fertilità. Dopo tre settimane andammo dal loro specialista con gli esiti. Il problema ero io. Il mio spermiogramma indicava una conta molto bassa di spermatozoi e una scarsa motilità.
Uscimmo dal centro disperati. Il medico non ci aveva dato molte speranze di poter concepire tradizionalmente. Ci aveva prospettato l’inseminazione artificiale, che ci avrebbe dato a detta sua qualche possibilità in più, ma dicendo di non farci illusioni. E in ogni caso l’inseminazione artificiale era un procedimento lungo e impegnativo, e Barbara sentiva ansia e delusione perché vedeva affossato il progetto di avere più figli.

Passammo due settimane in cui non sapevamo come uscire dalla pesantezza che ci era calata addosso, non riuscivamo neanche più a essere spontanei tra di noi, finché una sera a cena Barbara mi disse: “Oggi ho avuto una paziente in studio, incinta al sesto mese. Era venuta da me con un forte mal di testa qualche settimana fa, e le avevo dato da fare delle analisi. Gli esiti che mi ha portato oggi erano buoni, l’ho rassicurata. Ma all’improvviso è scoppiata a piangere. Mentre la consolavo, mi ha confessato che il figlio che aspetta non è del marito, ma del suo amante. Siccome non riusciva ad averlo dal marito benché lo cercassero da tempo, ha iniziato a fare sesso non protetto con l’amante, mentendo sul fatto che prendeva la pillola, ed è rimasta incinta. Il marito crede che sia figlio suo, e lei ha detto all’amante che è di suo marito. Piangeva perché si sentiva in colpa per la bugia detta al marito. Tutto questo mi ha fatto riflettere sul nostro problema.”
“Cosa mi stai dicendo, che hai un’amante e vuoi farti mettere incinta da lui?” dissi a Barbara allibito.
“No sciocco,” rispose lei “amo solo te e non ho un amante. Ma una possibilità di saltare il percorso dell’inseminazione artificiale, tra l’altro estremamente incerto, sarebbe che io avessi un rapporto con uno sconosciuto che mi mettesse incinta. Naturalmente dopo averlo attentamente selezionato insieme a te… So che sarebbe molto spiacevole per te, ma sarebbe rapido e con un’alta possibilità di successo. Cosa ne pensi?”
“Beh, è una possibilità” risposi poco convinto. Non mi piaceva per niente questa idea, il solo pensiero mi faceva rabbrividire dalla gelosia. Barbara è davvero una bella donna. Castana con capelli lisci lunghi fino alle spalle e frangia che le copre la fronte, occhi grandi e verde intenso, un seno taglia terza abbondante e un culo stupendo. Alta 1,70 e perfettamente proporzionata. Inoltre è colta, intelligente e ironica.
Non pensavo che lei, di solito casta nella sfera sessuale, mi avrebbe mai proposto una cosa del genere. Ma evidentemente avevo sottovalutato il suo desiderio di maternità.
Non volevo frustrare questa sua idea perché mi sentivo in colpa per essere io la causa del nostro non poter avere figli. Quindi, riluttante, non mi opposi.
Quella sera dopo cena ci iscrivemmo su un noto sito di incontri. Non scrivemmo del discorso della gravidanza, nel caso l’avremmo chiarito di persona. Ci presentammo sul profilo come coppia aperta con lei alla ricerca di avventure e con lui voyeur. Barbara mise un paio di foto di sé in atteggiamento sexy ma non volgare (opportunamente censurate sul viso, anche considerando la sua professione).
La sera successiva, quando ci loggammo, avevamo una quarantina di richieste di contatto. Guardammo insieme i profili dei “pretendenti”. Barbara cominciò a scartarne molti che secondo me non erano male. Tutti uomini di una certa cultura nostri coetanei o un po’ più grandi, sposati, in cerca di un’avventura sporadica. Un profilo del genere sarebbe stato perfetto a mio avviso. Un uomo sposato di ceto simile al nostro, che avrebbe fatto quello che doveva e che poi non avremmo mai più rivisto.
Ma a Barbara non convincevano. Immagino che pensasse, inconsciamente e senza nessuna base razionale, che siccome erano molto simili a me la cosa sarebbe stata un fallimento.
Scartò anche parecchi profili di uomini anziani, o troppo giovani, fino a che di colpo le si illuminarono gli occhi. L’uomo in questione abitava nella nostra stessa città ed era un insegnante di balli latini, single di 34 anni, di nome Raul. La foto principale del suo profilo ritraeva lui a bordo piscina in costume da bagno. Aveva un fisico veramente notevole, con pettorali e addominali scolpiti e braccia e gambe possenti. Non il corpo di un bodybuilder, ma di uno che fa molta attività aerobica. Anche di viso era bello, moro con occhi scuri. Nel profilo vantava la sua allegria, la sua simpatia e alludeva a dimensioni generose del pene.
Barbara arrossì e disse “Cosa ne dici di questo?”. “Questo? Ma sei seria? Cosa vuoi che dica?” dissi io seccato “Mi sembra un donnaiolo, non uno a cui affidare il nostro progetto…”.
“Io invece penso che andrebbe bene,” disse Barbara. “Lo vedo che è molto diverso da noi ma potrebbe anche essere un bene. Fisicamente lo trovo molto attraente, e visto cosa dobbiamo fare è quello che conta. Il mio istinto femminile mi dice che potrebbe essere la scelta giusta… Cosa ne dici se proviamo a incontrarlo? Se poi non ci piacerà lasceremo perdere e ce ne andremo con una scusa…ok?”
“Ok” dissi io. Barbara lo contattò e prendemmo appuntamento per incontrarci la sera seguente in una balera in periferia dove lui insegnava.
La sera dopo arrivammo al locale e ci sedemmo al tavolo. Barbara indossava un vestitino che le lasciava le spalle scoperte, lungo fino al ginocchio, e scarpe con tacco da 8 centimetri. Era una discreta ballerina e per qualche anno avevamo preso lezioni di balli latini, ma non voleva comunque rischiare con tacchi eccessivamente alti.
Ordinammo due cocktail. La pista era già piena. Dopo non più di cinque minuti un uomo si parò di fronte al nostro tavolo. Era lui.
Decisamente un bell’uomo, vestito con una camicia blu notte e jeans. Capelli e barba molto curati, lineamenti mascolini e abbronzato.
“Tu devi essere Barbara, anche se le foto del profilo non ti rendono giustizia… Molto piacere Raul”. Le prese la mano tra le sue e la baciò.
“Ciao Raul, io sono Barbara e questo è mio marito Claudio” rispose mia moglie con un sorriso.
Allungai la mano per salutarlo. Lui me la strinse di malavoglia senza staccare gli occhi da lei.
“Vieni a ballare?” le chiese. Barbara mi guardò e io le feci cenno di andare. In fondo un ballo era niente, considerando dove volevamo arrivare.
Raul la prese per mano e la trascinò in pista. Ballarono per circa un’ora. Ogni tanto li cercavo con lo sguardo e li vedevo avvinghiati in qualche figura di salsa. Mentre ballavano, lui premeva sfrontatamente il suo inguine contro di lei. Lei non si opponeva, rideva e lo lasciava fare.
Quando ebbero finito di ballare, tornarono verso il tavolo. Lui le cingeva la vita con il braccio.
Si sedettero sul divanetto accanto a me, Barbara in mezzo a noi. Raul mi disse “Ci vai a prendere due Cuba Libre?”. Io rimasi spiazzato, ma dissi “Ok, certo” e mi recai al bar. Tornai con i cocktail.
Rimanemmo un po’ a parlare. Raul era brasiliano di origini ma era sempre vissuto in Italia. Era stato con molte donne e si vantava delle sue doti a letto. Era grezzo, volgare e le poche volte che mi coinvolgeva nel discorso era per schernirmi o sminuirmi. Dopo cinque minuti già lo odiavo.
Barbara lo ascoltava impassibile, ogni tanto accennava un sorriso. Chissà cosa stava pensando, difficilmente mi capitava di non averne la minima idea dopo gli anni passati insieme.
Ero praticamente certo che mia moglie non avrebbe scelto uno così per concepire nostro figlio. Mi chiedevo solo come mai non avesse ancora inventato una scusa per andarcene.
E infatti dopo qualche minuto Barbara disse “Raul si è fatto tardi, io e mio marito andiamo. Grazie per la bella serata.” Raul la guardò perplesso (probabilmente non era abituato a rimanere a bocca asciutta) e rispose “Speravo di fare ancora quattro salti con te in pista”. “La prossima volta…” rispose lei sorridendo, “È stato un vero piacere conoscerti”.
Lei si avvicinò per baciargli le guance ma lui la schivò e le diede un rapido bacio sulla bocca.
Poi le disse “Lasciami il tuo numero”. Non potevo credere alla faccia tosta di quest’uomo, stava chiedendo il numero a mia moglie di fronte a me. Ero incazzato come non mai, era un vero stronzo.
Lei glielo dettò divertita, poi ci avviammo all’uscita. Ero sollevato per essere uscito da quella situazione, ma non capivo perché Barbara non gli avesse dato un numero inventato ma il suo vero numero.
Quando fummo all’aperto camminammo verso l’auto in silenzio. Non volevo dire niente su Raul prima che lo facesse Barbara, per rispetto a lei. Dopo un po’ Barbara disse: “Sai amore, non ho voluto sbilanciarmi perché prima volevo parlarne con te, ma ho scelto. Vorrei che fosse Raul a mettermi incinta.”
Ero allibito. Senza parole. Come se mi avessero preso a pugni nello stomaco. “Amore, sai che rispetto le tue scelte, ma l’hai visto bene? Sarà anche messo bene fisicamente, ma è un uomo grezzo e ignorante. Ti ha guardato tutta la sera come un animale in calore… E tratta me con disprezzo… A me sembra uno stronzo arrogante che tratta le donne come oggetti.”
“Lo so, hai ragione,” disse lei, “è la stessa impressione che ha fatto a me. Ma, non so perché, questo invece di frenarmi mi eccita…”.
“E poi…” continuò arrossendo e abbassando gli occhi “mentre ballavamo mi stuzzicava sulle sue dimensioni. Ha detto di avercelo lungo 26 centimetri e anche molto largo. E che mi sarebbe piaciuto molto provarlo. Strusciava il pacco contro di me mentre lo diceva, mi sono anche bagnata… La lunghezza ci potrebbe venire d’aiuto per la fecondazione, no? In fondo gli spermatozoi devono fare meno strada.”
Io ero rimasto alla frase prima. Il mio pene era lungo 17 centimetri, se quello di Raul era davvero lungo 26, il confronto sarebbe stato impietoso.
Provai ad essere più esplicito e a giocarmi l’ultima carta. “Amore, ma ne sei proprio sicura? Lui a me non piace per niente, è l’ultimo uomo che vorrei tu scegliessi…”.
“Claudio” rispose lei calma ma ferma “se non vuoi farlo possiamo rinunciarci. Lo capirò. Ma se lo facciamo voglio scegliere liberamente. E voglio che sia Raul”.
Guardò il cellulare, aveva ricevuto un whatsapp.
“È lui. Mi ha scritto dicendo che così ho il suo numero e se ho voglia di divertirmi posso chiamarlo.”
Odiavo quel tizio. Ma mia moglie evidentemente ci vedeva qualcosa che io non capivo. E lei sapeva leggere le persone meglio di me. “Va bene.” continuai allora “E per quando vorresti organizzare?”. Lei mi fissò con occhi languidi “Perché non subito? Sono proprio nei giorni dell’ovulazione…”.
Stava succedendo, così all’improvviso! “Ok, allora…” cominciai a risponderle poco convinto. “Grazie amore!” disse lei eccitata “Lo chiamo subito”.
Fece il numero, e la telefonata partì con il vivavoce dell’auto. Raul rispose dicendo “Ciao, che piacere sentirti, ti manco di già?”. “Ciao, in effetti mi manchi, sono stata proprio bene stasera. Avevo voglia di sentire la tua voce…” rispose Barbara.
“Sai che se vuoi puoi avere ben più della mia voce”, rispose lui.
“Vuoi dire che verresti a trovarmi anche adesso?” rispose lei provocandolo.
“Dammi l’indirizzo che monto in moto e vengo da te” rispose Raul.
Barbara gli diede l’indirizzo di casa nostra, si salutarono e riattaccarono.
Parcheggiammo e salimmo in casa. Barbara corse in bagno a prepararsi. Dal bagno mi disse “Amore per favore cambia le lenzuola al letto, metti quelle rosse. E accendi un po’ di candele e incenso in camera da letto. Voglio che ci sia atmosfera.” Cambiai le lenzuola, come aveva chiesto, accesi le candele e l’incenso e spensi la luce.
Dopo circa dieci minuti Barbara uscì dal bagno, illuminata solo dalla luce delle candele. Si era sistemata la frangia e piastrata i capelli. Si era truccata gli occhi verdi di scuro e aveva messo un rossetto rosso carminio. Indossava un vestitino nero scollato, tenuto su da sottili spalline, lungo una spanna sotto l’inguine. In effetti più una sottoveste corta che un vestito. Niente reggiseno. Ai piedi aveva sandali neri tacco dodici. Le unghie delle mani e dei piedi laccate di rosso creavano un contrasto molto sexy con il nero del vestito. Le gambe erano lisce e lucide, perfettamente depilate.
“Come sto?” mi chiese “Gli piacerò?”. “Sei uno schianto” risposi, “Troppo per uno stronzo del genere”. Ero indispettito e geloso. “E dai” disse lei imbronciata “non fare così, è un momento importante e ho bisogno che tu mi sostenga. A proposito, grazie per aver preparato la camera da letto, sei stato un amore…” E così dicendo mi baciò la guancia.
Guardai la camera, la luce delle candele rischiarava appena il letto e l’odore di incenso aleggiava nell’aria. Sembrava l’alcova di una prostituta più che la camera da letto di una coppia.
All’improvviso suonò il citofono. Barbara corse a rispondere. Era Raul.
Quando l’uomo entrò in casa salutò Barbara con un bacio sulle labbra. Io non venni neanche calcolato. “Grazie di essere passato a trovarci” disse lei con un sorriso.
“Figurati, è un piacere visitare una bella donna come te”. Così dicendo la squadrò da capo a piedi mangiandosela con gli occhi. “Vieni con me” disse Barbara, e prendendolo per mano lo portò in salotto e lo fece accomodare su un divano.
Noi ci sedemmo sull’altro divano, di fronte a lui.
Barbara cominciò a parlare. “Raul, devi sapere che io e Claudio abbiamo cercato un figlio per più di un anno, ma non è arrivato. Abbiamo fatto degli esami recentemente, e abbiamo scoperto che lui ha un problema di fertilità, quindi non può fecondarmi.” Raul mi guardò con un ghigno divertito. Mi chiedevo perché Barbara stesse dando tanti dettagli a quello stronzo, mettendomi in imbarazzo di fronte a lui. “Quindi abbiamo deciso di scegliere un altro uomo che mi metta incinta al posto suo per darci un figlio e… avrei scelto te… sempre se sei d’accordo…”
Raul rise. “Certo che sono d’accordo, sono il bull di diverse coppie, anche se di solito mi viene chiesto di mettere il preservativo. Sei la prima che mi chiede di essere messa incinta, sarà ancora più divertente…” Poi guardò me e continuò “Forza, facciamolo cornuto il tuo maritino, che da quando sono seduto qui mi guarda con aria di superiorità. Gli dimostro io chi è superiore. Poi se farà il bravo magari faremo divertire un po’ anche lui.”
“Non mi piace essere chiamato cornuto” puntualizzai guardandolo serio. Raul mi fissò divertito e disse calmo “Vedi, non ha nessuna importanza che ti piaccia o no. Tua moglie mi ha chiesto di ingravidarla, quindi tra poco lo sarai…”. Poi rivolto a Barbara disse “Vieni a sederti qui accanto a me bellezza”.
Barbara si alzò con fare sensuale e andò a sedersi accanto a Raul, fianco a fianco. Sedendosi il vestito già corto le risalì, lasciandole il culo praticamente scoperto. Raul le accarezzò i capelli per qualche istante. Poi si avvicinò alla sua bocca. Quando furono a pochi centimetri di distanza Barbara dischiuse le labbra e Raul fece lo stesso. Le loro labbra si incontrarono e le loro lingue si intrecciarono. Si baciarono a lungo e appassionatamente. Raul aveva infilato una mano nella scollatura di mia moglie e le palpava il seno. Lei gli accarezzava la coscia e ogni tanto passava la mano distrattamente sul grosso pacco. Sembrava che i jeans di Raul stessero per scoppiare.
Non avrei mai immaginato di reagire così, ma oltre ad esser geloso mi stavo eccitando. Ero incuriosito dalle dimensioni di Raul e dalla reazione che avrebbe avuto Barbara.
Quando si staccarono, dopo un paio di minuti, Raul disse a Barbara “Liberami il cazzo e fammi un bel pompino”. Io intervenni dicendo “Guarda che devi solo metterla incinta, il pompino non serve”.
Raul si indispettì per il mio intervento e sbottò “Stronzo, le condizioni sono che tu e tua moglie dovete fare tutto quello che vi dico, altrimenti me ne vado. E d’ora in poi tu parli solo quando te lo dico io”. Si stava per rialzare dal divano ma Barbara gli si gettò addosso tenendolo giù e gli disse implorante “Non andartene, ti prego, farò tutto quello che vuoi”.
Raul mi fissò con un ghigno soddisfatto. “Hai visto cornuto, la tua mogliettina mi prega di restare, secondo me non vede l’ora di provare un vero cazzo…”
Sapevo che Barbara aveva detto così perché teneva immensamente ad avere un figlio e non voleva lasciarsi scappare l’occasione. Abbassai gli occhi.
Raul si stravaccò meglio sul divano e allargò le gambe. Poi guardò Barbara negli occhi e le disse “Dai troia, vai a fare il tuo dovere”. Rimasi sbigottito. Mi chiesi come dovesse sentirsi Barbara, una donna colta ed intelligente, ad essere chiamata “troia” da un grezzone ignorante. Ma lei non diede segni di fastidio, anzi lo fissò eccitata e scese fino a inginocchiarsi tra le sue gambe. Gli tolse le scarpe e le calze, gli slacciò i bottoni dei jeans, li abbassò e li sfilò. Poi fece scorrere le mani sulle cosce tornite di Raul. Sentii una punta di gelosia feroce. L’elastico dei boxer neri di Raul era teso come una corda d’arco, sembrava potersi rompere da un momento all’altro.
Raul mi disse “Vieni qui a inginocchiarti vicino a tua moglie, cornuto, voglio che guardi bene mentre scarta il suo regalo”.
Barbara mi lanciò uno sguardo implorante, come a supplicarmi di fare quello che Raul chiedeva senza contrariarlo. Io sospirai e andai a inginocchiarmi accanto a lei tra le gambe dell’uomo.
Dopo che mi fui sistemato, Barbara afferrò l’elastico dei boxer sui fianchi di Raul e li calò. Dai boxer uscì un cazzo asinino, che svettò dritto come un totem. Era enorme, completamente depilato. Lunghissimo, largo e venoso. La cappella violacea era massiccia. Le palle erano grosse come albicocche.
Barbara disse sottovoce “Uau” e rimase a fissarlo con gli occhi spalancati. Anche io rimasi a fissarlo a bocca aperta, combattuto fra lo stupore, l’eccitazione e la gelosia di vedere la reazione sconvolta di mia moglie che sicuramente nella sua mente stava comparandolo al mio.
Raul rise e disse a Barbara “Allora è più grosso di quello di tuo marito?”. “Decisamente… è il più grosso che io abbia mai visto” rispose lei senza riuscire a staccare lo sguardo. E come medico doveva averne visti visti un po’, pensai, quindi era decisamente fuori misura.
“Forza, comincia a succhiare. Ma prima leccami per bene le palle.”
Barbara afferrò il cazzo con la mano destra. Non riusciva a chiudere le dita intorno tanto era grosso in circonferenza. Quando ci provò e realizzò questa cosa, la sentii ansimare per l’eccitazione. Poi tirò fuori la lingua e cominciò a leccare lo scroto e le palle di Raul come lui le aveva chiesto. Provò anche a prenderne una in bocca, ma non riuscì perché era troppo grossa. Lui sospirò e disse “Brava zoccola, così… Adesso sali a succhiarmelo”. Barbara risalì facendo scorrere la lingua sul cazzo, si fermò a stuzzicare il frenulo, poi calò la bocca spalancata sull’asta e cominciò ad andare su e giù con la bocca, segandolo con la mano.
Raul, il bastardo, gemeva con un sorriso stampato in faccia. Dopo un po’ disse “Ci sai fare puttana, brava. Adesso alternati a succhiarmi il cazzo e a baciare tuo marito, fagli assaggiare il sapore del mio cazzo dalla tua bocca.” Barbara sospirò e calò la bocca più intensamente sulla cappella, leccando il frenulo e fissando Raul negli occhi, poi si staccò di colpo e mi baciò infilandomi la lingua in bocca. Sulla lingua di Barbara sentivo il sapore acre e salato del cazzo di Raul.
Ebbi improvvisamente un’erezione.
Continuò a farlo per una decina di volte. Io ricambiavo i baci con passione. Raul mi disse “Goditi i baci di tua moglie perché è tutto quello che avrai da lei d’ora in poi”.
Poi Raul si alzò e ordinò a Barbara di mettersi a gambe larghe sul divano. Si mise in piedi accanto a lei, le ricacciò il cazzo in bocca e mi disse “Cornuto, lecca la figa di questa troia, preparala per farsi sfondare dal mio cazzo”. Io mi misi tra le gambe di Barbara. Lei intanto continuava il pompino a quel cazzo mostruoso, succhiando e leccando di gusto, ansimando con gli occhi chiusi.

Le sollevai il vestito sopra i fianchi, lasciando scoperti la pancia e l’ombelico così che Raul potesse vedere bene, e notai che non si era messa le mutande. In onore di Raul si era anche completamente depilata la figa, per la prima volta da quando la conoscevo. Cominciai a leccare, soffermandomi sul clitoride. L’avevo leccata molte volte quando facevamo l’amore, ma sentirla così liscia e senza peli era una sensazione particolarmente piacevole. Barbara gemeva con il grosso cazzo in bocca. Sentivo fortissimo l’odore di sesso e di femmina, le grandi labbra erano lucide dall’eccitazione, non avevo mai visto mia moglie così bagnata ancor prima di essere penetrata.
“Ci sai davvero fare con i pompini, devi averne succhiati molti di cazzi. Sei una vera troia.” disse Raul a Barbara ansimando. La mazza entrava e usciva dalla bocca spalancata di Barbara, che la succhiava e la lucidava con la lingua. Il cazzo mi premeva contro i pantaloni.
“Vedo che ti piace guardare un altro uomo che si scopa la bocca di tua moglie”, disse Raul indicando il rigonfiamento nei miei pantaloni. “Mettiti comodo, spogliati.” Ero molto eccitato, cominciava a piacermi prendere ordini da quel bastardo mentre soddisfava i suoi istinti animali con mia moglie. Mi spogliai nudo, continuando a guardarli. Avevo il cazzo durissimo.
“Bravo cornuto” continuò Raul. E poi rivolto a mia moglie “guarda al tuo maritino come piace farsi scopare la moglie da un uomo molto più dotato di lui”. Barbara guardò la mia erezione, senza smettere di leccare, poi alzò gli occhi a guardarmi con un sorriso, non capii se di complicità o di scherno.
Ripresi a leccarle la figa. “Allora, è pronta per il mio cazzo?”, mi disse Raul. “Sì, è fradicia” risposi. “Ok. Voglio sentire che me lo chiedi, zoccola” disse a Barbara. Lei ansimò, poi si tolse il cazzo di bocca e disse “Ti prego Raul, scopami. Voglio essere ingravidata da te”.
Raul mi guardò con un ghigno insolente, poi le sfilò il vestito, me lo gettò addosso, e sollevandola tra le sue braccia, nuda se non per i sandali, la portò in camera da letto.
La depose sul letto illuminato dalle candele e si spogliò nudo anche lui. Aveva un fisico snello ma massiccio, come dalla foto del profilo. Barbara se lo mangiava con gli occhi.
Mi disse “Toglile i sandali, poi mettiti a cavalcioni sul suo viso e tienile le gambe larghe per me.” Feci come aveva detto.
Lui si inginocchiò sul letto tra le gambe di Barbara, il cazzone duro e dritto come un missile, lucido di saliva. Lo avvicinò al buchino bagnato di mia moglie. Era davvero enorme rispetto al mio, quasi il doppio in diametro, mi chiedevo se ci sarebbe stato nella figa di Barbara. Ero eccitatissimo, tenevo Barbara per i polpacci con le gambe aperte a mezz’aria. Raul appoggiò la cappella e cominciò a spingere con il bacino. Vedevo le grandi labbra allargarsi sempre di più. Barbara gemeva e ansimava. Sentivo il suo respiro accelerato sulle mie palle. Raul la afferrò per il bacino e spinse ancora di più. La figa fradicia di mia moglie cedette alla pressione della cappella e si aprì per accoglierla. Barbara cominciò a mugolare come una cagna. “Senti come gode la tua mogliettina zoccola a farsi sfondare da un vero maschio” mi disse Raul con scherno.
Quando le fu dentro per metà si fermò e la afferrò per le cosce. Cominciò ad andare lentamente avanti e indietro senza entrare più di metà. “Deve abituarsi alle mie dimensioni” disse. Dopo una ventina di affondi iniziò a spingere sempre più a fondo, fino a che il cazzo entrò fino alle palle nella figa di Barbara, che continuava a gemere sotto di me.
Mi disse “Adesso sdraiati a 69 su di lei e leccale il clitoride mentre io me la scopo”. Mi abbassai su Barbara con il viso all’altezza della sua vagina. A meno di cinque centimetri dalla mia faccia vedevo il cazzo poderoso di Raul che stantuffava senza tregua la figa di mia moglie, le grandi labbra fradice ed oscenamente divaricate. Allungai la lingua sul clitoride e cominciai a ruotarla. Barbara lanciò un gemito più acuto. “Bravo, sembra che la tua mogliettina gradisca il servizietto” disse Raul, “Dovresti sentire quanto è bagnata la troia, mi sta facendo godere alla grande, sento i suoi umori colare sul mio cazzo”. Adesso anche Raul gemeva. Lei era in estasi, mugolava e tremava tutta, stava per venire. Raul accelerò il ritmo. Pompava come un toro, sudando per lo sforzo e ansimando dal piacere che mia moglie gli stava dando. Ad ogni affondo i suoi addominali sudati sbattevano contro la mia faccia, e a causa del contraccolpo la mia lingua saltava dal clitoride di Barbara al suo cazzo. Era caldissimo e duro come il marmo.
All’improvviso Barbara gridò il suo piacere, sconvolta dalle contrazioni dell’orgasmo. Vidi la sua figa pulsare ritmicamente intorno al cazzone di Raul e i suoi fluidi mi inondarono la lingua. Questa vista e la bocca aperta di Barbara che sfiorava le mie palle mi fecero venire. Spruzzai il mio sperma sulla sua pancia. Mi sollevai e Raul lo vide. Non rallentò minimamente il ritmo della scopata, e mi disse con aria schifata “Guarda cosa hai combinato frocetto, non ti avevo detto che potevi venire. Adesso ripulisci tutto con la lingua, capito?”. “Sì Raul” risposi. Poi mi abbassai sulla pancia di mia moglie, che oscillava sotto i potenti colpi di Raul, e cominciai a ripulire. Mentre leccavo il mio sperma dalla pancia di Barbara, sentivo con la lingua il cazzo di Raul che stantuffava da dentro. Quando ebbi finito Raul disse “Molto bene… È stato un bravo frocetto, vero troia?”. “Sì, è un bravo frocetto” rispose mia moglie, in estasi per le sensazioni che quel cazzo fantastico le stava regalando. Mi riabbassai su di lei e ricominciai a leccarle il clitoride. Sentii che le stava montando un altro orgasmo. E adesso anche Raul era quasi arrivato. “Quanto sei calda e bagnata bella troia, tra poco vengo anche io” disse a Barbara gemendo. “Cazzo quanto sei bravo… e quanto sei grosso… Non fermarti Raul, sto venendo ancora” gemette lei. Raul accelerò le spinte e cominciò ad ansimare e gemere rumorosamente. Barbara era sconvolta dal piacere. L’orgasmo li colse nello stesso momento. Dalla mia posizione “privilegiata” vidi il cazzo di Raul piantarsi completamente nella figa bagnata e pulsante di Barbara e le grosse palle pompare abbondanti fiotti di sborra direttamente nell’utero, mentre lei gridava il suo piacere. Raul grugniva come un maiale, le mani premute sul culo della mia donna per non uscire da lei neanche un millimetro. Con la faccia quasi contro al suo cazzo, sentivo l’odore dell’orgasmo di Barbara, che conoscevo bene, misto all’odore selvatico dell’orgasmo e del sudore di Raul.
Dopo qualche secondo Raul cominciò a sfilarsi lentamente dalla mia donna. Barbara accompagnò il movimento con un gemito di soddisfazione. Mi spostai da sopra di lei e la guardai in viso, era al settimo cielo, sorrideva rilassata e sfinita, gli occhi chiusi. Raul estrasse il cazzo ancora duro. La cappella era sporca di una patina di sperma bianco e denso, che scendeva in spessi filamenti fino al buco arrossato e dilatato della vagina di Barbara. Si pulì la cappella strofinandola sulle grandi labbra.
Raul era lucido di sudore e ancora ansimante per l’orgasmo. Il cazzo gli pendeva tra le gambe ancora semiduro e lunghissimo. Mi disse “Adesso cornuto lecchi tutto quello che cola dalla figa di questa zoccola della tua mogliettina. Voglio che la pulisci bene, non deve rimanere neanche una goccia.” Feci come diceva. Quindi si sdraiò accanto a lei, le mise un braccio intorno alle spalle e una mano sulla pancia e cominciò a limonarsela.
Io scesi tre le gambe di Barbara. Non avevo mai visto la figa così aperta dopo i nostri rapporti, il cazzo di Raul gliela aveva slargata completamente. Lo sperma colava abbondante dal buco, nonostante lei avesse retroflesso il bacino sollevandosi sui talloni per trattenerne il più possibile.
Mi lanciai con bocca e lingua a sullo sperma di Raul. Era denso come albume d’uovo, bianchissimo e salato, aveva un buon sapore di sesso. Pensai che non era liquido e semitrasparente come il mio, e che milioni di spermatozoi di Raul in quell’esatto momento stavano lottando, facendo a gara per fecondare l’ovulo di mia moglie. Quel pensiero mi diede un brivido di piacere. Mi ritrovai a leccare e succhiare lo sperma con foga, fino all’ultima goccia. Quando sollevai la testa, la bocca ancora sporca di sperma, incrociai lo sguardo incredulo e divertito di Barbara.
Raul, abbracciato a lei, disse “Hai visto al frocetto come piace leccare lo sperma del maschio che si è appena accoppiato con la sua donna? Cornuto, allora chi è superiore, tu o io?”. “Tu Raul” gli risposi ad occhi bassi.

Barbara rise, poi mise una mano sul petto di Raul, lo fissò negli occhi e gli disse “Meno male che ho incontrato te, sei un maschio eccezionale. Il mio istinto femminile mi aveva detto giusto. Immaginavo che saresti stato l’ideale per risolvere il nostro problema, ma non immaginavo che mi avresti fatto godere così tanto.”
Lui la guardò con passione e le infilò la lingua in bocca, che lei accolse con un gemito e intrecciò alla sua.
Poi le prese la mano e la portò sul suo cazzone, che era già tornato durissimo. Barbara lo fissò eccitata e disse “Ti prego, voglio sentirlo ancora dentro di me”.
Raul si alzò e mi ordinò di sdraiarmi sul letto a pancia in su. Poi fece mettere mia moglie a pecora sopra di me, a sessantanove, e mi disse di leccarle la figa.
Cominciai a leccare come mi aveva chiesto. Lui si sistemò in ginocchio tra le gambe di Barbara. Dal basso vidi il suo cazzo duro e grosso come un cotechino avvicinarsi alla figa della mia donna. Appoggiò la cappella alle grandi labbra, a un centimetro dalla mia lingua, mise le mani sui fianchi affusolati di Barbara e cominciò a spingerlo nuovamente dentro di lei. Ero geloso e sentivo le farfalle nello stomaco a vedere quel bastardo superdotato soddisfare mia moglie meglio di come io avrei potuto mai fare, godendosi la sua figa fradicia e bollente. Ma allo stesso tempo ero incredibilmente eccitato da quello spettacolo superbo.
Mentre Raul ricominciava a stantuffare e Barbara a gemere, vidi gli umori inondarle nuovamente la figa. Raul disse ridendo “Ti piace davvero tanto il mio cazzo, troia, eh?”.
Raul cominciò a spingere come un toro, piantando il cazzo dentro di lei fino all’ultimo centimetro, senza più i riguardi che aveva usato la volta precedente. Lei mugolava e veniva spinta in avanti ad ogni colpo. Raul la cavalcava tenendola per i capelli.
Il mio cazzo era durissimo, Barbara vi di aggrappò con la mano per contrastare le spinte di Raul. Ricominciai a leccarle il clitoride e le grandi labbra. Negli affondi più decisi la vagina si spostava e mi ritrovavo con la lingua sull’asta di Raul. Le grosse palle sudate mi sbattevano sulla faccia ad ogni affondo.
Raul mi disse “Allora cornuto, ti piace lo spettacolo da lì sotto?”.
Io risposi “Sì Raul, è molto eccitante”. “Bravo cornuto.” rispose lui, “Se continuerai a fare il bravo e a eseguire i miei ordini potrai guardarmi ogni volta che mi scoperò tua moglie. Naturalmente d’ora in poi lei non potrà avere più rapporti sessuali con te, adesso è a disposizione mia e di chi vorrò io.” continuò. “Hai capito bene?”. “Sì Raul, ho capito.” risposi io. “Benissimo” disse Raul, ” E tu troia hai capito?”. “Sì, scoperò solo con te” disse Barbara con la voce rotta dal godimento. “E con chiunque io ti ordini di scopare,” aggiunse lui “altrimenti il mio cazzo te lo scordi”. “Scoperò con chi vuoi” disse Barbara gemendo “ma non togliermi mai il tuo cazzo”. Poi la voce le tremò, le gambe le cedettero e fu squassata dall’ennesimo orgasmo.
Raul non rallentò minimamente, le mise le mani sul culo allargandole la figa e continuò a stantuffare. Poi mi disse “cornuto, voglio che mi lecchi le palle mentre me le svuoto nella figa di tua moglie. Se non te l’ho messa incinta prima di certo ci rimane adesso”.
Io senza un attimo di esitazione spostai la lingua dal clitoride di Barbara alle palle lisce di Raul, muovendola in larghi cerchi. Sentivo il sapore del suo sudore che scorreva a gocce sullo scroto, misto al sapore degli umori di mia moglie che gocciolavano dall’asta massiccia. Venni all’istante sulla mano di Barbara che mi stringeva il cazzo.
Dopo circa un minuto Raul gridò “Troia, ti riempio di nuovo”. Poi cacciò il cazzo dentro di lei fino alle palle e gemendo e grugnendo raggiunse l’orgasmo. Vidi la base dell’asta dilatarsi e contrarsi come un idrante spruzzando potenti e abbondanti getti nel canale uterino di Barbara, che pulsava ancora per le contrazioni dell’orgasmo appena provato. Barbara urlava dal piacere.
Quando il cazzo smise di pulsare, Raul fece un fischio di approvazione e disse “Che scopata fantastica, era tanto che non mi svuotavo le palle in una donna con tanta soddisfazione. Di solito finisce tutto sprecato nel preservativo.”

Poi continuò “Adesso lo sfilo e prendi in bocca tutto quello che cola, poi puoi baciare tua moglie”. “Sì Raul”, risposi io.
Raul estrasse lentamente il cazzo da Barbara. Quando la cappella fu uscita, avvicinai velocemente la bocca aperta alle grandi labbra e un abbondante fiotto di sperma denso e grumoso sgorgò dalla vagina e cadde sulla mia lingua.
Lo tenni in bocca. Mi spostai da sotto e mi avvicinai a Barbara che si era distesa a pancia in su facendomi segno col dito di avvicinarmi. Quando fui sopra di lei, aprì la bocca e le nostre lingue si intrecciarono passandoci lo sperma di Raul.

Poi Barbara guardò Raul passandosi la lingua sporca di sperma sulle labbra, e gli disse “mmmmh, ha un buon sapore”. Lui rise e rispose “La prossima volta te lo faccio bere caldo direttamente dalla sorgente”.
Poi Raul cominciò a rivestirsi.
Mentre si infilava i jeans mi disse “Allora cornuto, tra nove mesi crescerai il figlio mio e di tua moglie. Soddisfatto?” Io risposi “Sì Raul, molto, grazie”. Poi Raul diede un bacio a Barbara e uscì.

Barbara andò in bagno a sistemarsi senza dire una parola. Quando uscì dal bagno rassettò il letto, vi si infilò dentro, mi disse semplicemente “Buonanotte amore” e si voltò a dormire dandomi la schiena. Come se non fosse accaduto niente. La camera aveva ancora odore di sesso e lenzuola erano macchiate dello sperma di un altro uomo, e lei voleva addormentarsi così, senza neanche parlarne. Nonostante fossi venuto due volte ero ancora eccitato. La abbracciai da dietro e mi strusciai contro di lei. “Che intenzioni hai?” Mi disse. “Adesso tocca a me prenderti….” dissi.
Lei si voltò, mi accarezzò la guancia e mi disse guardandomi con compassione: “Amore, non sentirei niente ad essere penetrata da te dopo aver fatto l’amore con Raul, hai visto quanto ce l’ha grosso e quanto mi ha dilatata… E poi in ogni caso non vorrei che diluissi il suo sperma buono con il tuo. Fai il bravo, lasciami riposare. Se sei ancora eccitato fatti una sega.”
Il giorno dopo riprendemmo la nostra vita come se niente fosse successo. Era sabato e andammo a correre al parco insieme, poi a fare shopping e la sera al cinema.
La settimana successiva trascorse con i nostri soliti impegni di lavoro. Barbara era affettuosa con me e io con lei.
Il venerdì sera, quando tornai a casa, entrai in sala e vidi un test di gravidanza sul tavolo.
Barbara era appoggiata alla porta della cucina con le braccia incrociate e sorrideva. Sentii un brivido lungo la schiena, mi avvicinai al tavolo e guardai il test: due righe, positivo.
“Hai visto che maschio Raul? In una sera ha fatto quello che tu non sei riuscito a fare in un anno e mezzo. Ti ho detto che l’avevo scelto bene il mio toro da monta.” Me lo disse senza alcun riguardo per i miei sentimenti, mi sentivo umiliato ma anche eccitato a essere trattato così da lei.
Barbara era felicissima. Vedendola così, quella sera quando fummo a letto mi riproposi per il sesso, la abbracciai e cominciai a toccarla. Lei mi diede un bacio sulle labbra con tenerezza, poi si tirò indietro, mi guardò negli occhi e mi disse: “Amore, non possiamo. Non ti ricordi venerdì scorso? Ho promesso a Raul che farò sesso solo con lui e con chi dice lui, ed è stato esplicito che non posso farlo con te.”
“Ma eravamo tutti molto eccitati, non vorrai prendere sul serio tutto quello che abbiamo detto in quei momenti, vero? E poi abbiamo coinvolto Raul per un motivo ben preciso. Adesso che sei incinta non c’è nessun motivo di rivederlo.”
“Claudio, forse non hai capito bene la situazione. Non avevo mai goduto così, né con te né con i miei ex. Questa settimana mi sono masturbata quattro volte pensando a lui, e sai quanto poco mi interessasse il sesso prima. Quindi se vogliamo continuare ad andare d’accordo, rassegnati al fatto che farò regolarmente sesso con Raul. Ma sinceramente non mi sembravi troppo dispiaciuto venerdì scorso, mentre leccavi il suo sperma dalla mia vagina.” Pronunciò quest’ultima frase con ironia mista a un velato disprezzo.
“Ma…” dissi io.
“A proposito” mi interruppe Barbara “oggi ho scritto a Raul per dargli la bella notizia, e mi ha detto che domani sera mi porta a festeggiare…se adesso ti metti buono e provi a dormire, forse lo convincerò a farti guardare. Sogni d’oro amore.”

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3 thoughts on “Mia moglie è una gran troia

  1. Giulio

    Probabilmente è una storia inventata ma anch’io da cuckold avrei fortemente voluto vederla riempita in figa da un altro uomo in mia presenza. Vederla scopata senza preservativo era il mio più grosso desiderio. Ora che è in menopausa si fa sborrare abitualmente da altri uomini senza alcuna precauzione, ma a trent’anni era bellissimo immaginare che rimanesse incinta di qualcun altro. Ancora oggi mi masturbo spesso pensando a quei momenti pieni di passione, gelosia ed estrema eccitazione di entrambi.

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