Cornuto e felice

Cornuto e felice

Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale.

Conobbi Nadia alle scuole medie.
Io ero ancora un ragazzino che giocava agli indiani colle pistole ad acqua, lai aveva già avuto il primo mestruo e si interessava a tutti i maschietti che le ronzavano attorno.
Non so perché ma su circa 400 studentelli di cui almeno 200 maschi non considerasse unicamente me appartenente al “sesso forte”, e neppure all’altro in verità,
Per lei ero un qualche cosa di asessuato cui ricorrere per confidarsi quando qualche cosa le andava storto.
Eravamo amici, veramente amici, ed in quella veste venni a conoscenza dapprima dei suoi primi amorini e poi dei suoi amori quando imparò a divaricare le cosce.
-Che bello! (mi diceva) Peccato che tu sia un maschio. Avvertire un pene dentro di te, sentire i muscoli della vagina che si adattano a lui mentre quello comincia a frizionarti internamente! Ed infine avvertire con quegli stessi muscoli che lo avvolgono quelle contrazioni, quegli improvvisi ulteriori indurimenti di una cosa già dura di suo: è una sensazione impagabile. Peccato duri così poco! Sono certa che sia possibile prolungare la cosa, ma forse questi maschietti sono ancora bambini. Lasciamoli crescere!
Io la ascoltavo sempre pronto a consolarla quando, regolarmente, si accorgeva che il ragazzo di turno, oltre alla copula da lei non voleva proprio nulla.
Addirittura, più di una volta, Nadia di accorse che mentre la stava scopando lui pensava ad un’altra ragazza e stava usandola fingendo di chiavare con lei.
Regolarmente, in questi casi, era lei ad abbandonarlo interrompendo il coito per poi correre disperata a piangere tra le mie braccia.
Io, ancora ingenuo ma già innamorato di lei, la accoglievo in un affettuoso e la stringevo al mio cuore.
Avevo imparato a consolarla, sapevo quali parole dirle, come prospettarle nuove indistinte possibili felicità mentre le carezzavo i capelli.
A lei piaceva e mentre la pettinavo con le mie mani smetteva di piangere bevendosi tutto quello che le dicevo- Alla fine, rasserenata, mi dava un bacio sulla guancia.
-Grazie Elia, se non ci fossi tu bisognerebbe inventarti. Tu sei il miglior amico che una ragazza possa desiderare,
E felice andava a cercarsi qualcun altro che la scopasse.
Questa era lei, ed io? Beh anch’io avevo una ragazza, o pseudo tale, ma ben più durevole di lei.
Era Federica, la mano amica, che non mi abbandonava mai nella giornata e che mi consolava quando eravamo soli, io e lei, lontani da sguardi indiscreti.
Peccato non sapesse parlare, ma forse non avrebbe comunque avuto nulla da dire perché sapeva che, con lei, solo di sesso si poteva trattare, non certo d’amore.
In queste condizioni arrivammo fino al diploma, che superammo entrambi a pieni voti cercando poi una occupazione che ci permettesse da adulti, di mantenerci.
Fummo fortunati entrambi in quel senso, trovammo ambedue una buona occupazione … e continuammo a fare gli amici.
Nadia , col nuovo lavoro, trovò tanti nuovi colleghi maschi.
Naturalmente se li passò tutti ad uno ad uno e, tanto per cambiare la mia spalla era il suo piangitoio preferito.
Nonostante tutto io ero sempre più innamorato di lei.
Quando l’ultimo collega la ebbe scaricata: presi il coraggio non a 2, ma a 4 mani:
-Nadia, siamo amici da lunghissimo tempo, quanto sto per dirti potrebbe rovinare la nostra amicizia ma non resisto più.
-Cosa ti succede Elia? (con le solite lacrime agli occhi)
-Da quando ti conosco ti ho vista prima stuzzicare gli altri ragazzi, poi frequentarli ed infine scoparci assieme.
-Si, bel risultato vero? (e giù un singhiozzo ed un altro scroscio di lacrime)
-Eppure, accanto hai sempre avuto un ragazzo che ha avuto cura di te, che ti ha consolata, che ti ha amata in silenzio senza mai chiedere nulla in cambio.
-Tu? (sempre tra le lacrime)
-Proprio io, e ti ho da sempre osservata gettarti via, sciuparti con tutti senza mai minimamente prendere in considerazione me!
-Tu? Ma tu sei il mio amico, il mio compagno, il mio confidente!
-Dimmi un po’ il tuo uomo che doti dovrebbe avere secondo te?
-Beh, dovrebbe essere il mio migliore amico, il mio compagno ed il mio confidente.
La guardai in silenzio senza parlare.
-Sono proprio le tue doti (abbassando gli occhi e dimenticando le lacrime) Cosa vuoi dirmi? Stai proponendoti tu?
-Si Nadia, ho sofferto per anni vedendoti sempre con altri, ma ora non voglio soffrire più. Voglio che tu ti renda conto di appartenere a me, ed a me soltanto. Stai certa che io non ti scaricherò dopo aver soddisfatto le voglie del mio uccello!
-Povero Elia! (rispose mentre mi accarezzava una guancia) Anch’io ti voglio bene, e molto. Molte volte ho pensato a te, anche come amante, ma poi rinunciavo nella consapevolezza che avrei finito per perdere anche la tua amicizia ed io a te tenevo troppo!
-Perdere la mia amicizia? Impossibile! Il fatto che io abbia sopportato i tuoi 1000 amanti pur restando innamorato di te, dovrebbe garantirti a sufficienza sulle mie intenzioni.
-Amore, mi piacerebbe chiamarti così, c’è una cosa che non sai di me.
La guardai attento.
-Sin dall’adolescenza mio padre si accorse del fatto che, pur così giovane scopavo. Non mi fece scenate: era un uomo veramente eccezionale ma mi mise in guardia dai pericoli che correvo. Accortosi che io non gli avevo dato retta mi accompagnò da un medico, un sessuologo luminare del tempo.
-Già da allora, come ora, svalutazione di mé, tristezza, malinconia e depressione, irrequietezza facevano parte del mio carattere ed il sessuologo se ne accorse.
-Fece uscire mio padre dallo studio, poi mi fece spogliare e distendere sul lettino. Era un uomo esperto e sapeva bene come eccitarmi. Ero convinta che mi avrebbe scopata per cui allungai le mani per attirarlo a me cercando di spogliarlo. A questo punto lui si allontanò lasciandomi col pube in fiamme. Mi ordinò di rivestirmi e richiamò mio padre nello studio. A me restò solo quella sensazione, quella voglia. Anche ora che sto semplicemente parlandone con te quel ricordo lancia la mia voglia di fare all’amore.
-Sua figlia è soggetta ad una particolare forma di ninfomania. (disse) Mi spiace ma alle attuali condizioni della scienza medica non è curabile. Le spieghi bene come proteggersi e come non restare gravida, darle cure o imporle obblighi sarebbe assolutamente inutile e controproducente.
-Mio padre accettò in pieno il verdetto e da allora è sempre stato al mio fianco senza mai rinfacciarmi nulla.
Il racconto di Nadia era certi stato esauriente ma non era certo conclusivo.
-Io ti amo (le dissi) e tu hai appena affermato di amare me. Questo significa che io sono il tuo uomo e tu sei la mia donna.
-Se pensi al giuramento del matrimonio “In ricchezza e povertà, in salute e malattia” ti rendi conto che NOI effettivamente abbiamo un problema di salute, ma questo non è un valido motivo per abbandonarti a te stessa.
-Ma Elia! Forse non te ne rendi conto. Ammesso che io accetti di sposarti il giorno del nostro matrimonio potrei decidere, a causa della mia malattia, di andare a farmi scopare dal prete se questi fosse abbastanza porcello da propormelo.
-Lo capisco Nadia, spero non avvenga ma so di doverlo accettare. Del resto se devo esserti d’aiuto e sostenerti, non posso certamente alzare muri, imporre divieti o ritirarmi in disparte. Quando ti verrà la voglia di scopare qualcun altro avvertimi, in modo che io sappia cosa stai facendo, poi vai. Non attendere il mio permesso. Solo ti domando di ricordarti sempre che io ti amo e che sto soffrendo non perché in quel momento sei penetrata da un altro, ma per la tua mancanza al mio fianco, quindi appena puoi torna da me!

Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale.

-Per me è un rischio. (mi disse Nadia) Lo capisci? Io ti amo, certo, ma seriamente rischierei di perdere il mio vero unico conforto disinteressato.
-Mettimi alla prova, amore! (sicuro dei miei sentimenti) Vedrai che non ti deluderò. Di certo mi avrai sempre al tuo fianco. Solo ti prego di essere sincera: ogni volta che avvertirai la necessità di un altro uomo avvisami, te lo ripeto. Oramai mi hai raccontato di tante di quelle scopate che non dovresti proprio avere il timore che una o cento in più possano mettere in forse i miei sentimenti per te.
-Cosa proponi allora Elia?
-Cominciamo con l’andare a coabitare. Se dovremo sposarci mi sembra sia una cosa naturale che due coniugi abitino assieme.
-Certo che non te ne pentirai?
Osai baciarla: era il nostro primo bacio e lei immediatamente rispose con passione. Il patto era concluso: ora iniziava la nostra vita comune.
Era bello avere una donna in casa anche se si doveva rinunciare alla completa autonomia dei servizi,
Si poteva dividere tutto, dallo specchio davanti all’acquaio, ai miei maglioni, che inevitabilmente lei indossava quando non sapeva cosa mettersi per casa.
Io la guardavo e sorridevo felice: mi piaceva vederla così agghindata e priva di indumenti sotto i miei: toglierglieli era più facile e, una volta spogliatala, far l’amore come logica conseguenza.
-Ti amo. (le dicevo per ringraziarla dell’amplesso)
-Anch’io ti amo tanto (e mi stingeva al suo corpo nudo)
Già coabitavamo da una settimana quando una mattina, dopo aver fatto l’amore, al mio: “Ti amo” rispose:
-Ti amo tantissimo Elia, ma stasera non aspettarmi alzato. Ho conosciuto un uomo bellissimo e già mi sono accordata per andarci a letto- Credo che rientrerò molto tardi.
La guardai con occhi addolorati.
-Vuoi forse domandarmi di rinunciarci? (chiese) Eppure sai tutto della mia malattia ed eri stato preavvertito che avrebbe potuto succedere.
-Hai ragione Nadia, lo sapevo e lo ho accettato. Solo ero abituato a sapere delle tue copule dopo e mai in anticipo. Comunque recapita un mio messaggio al tuo nuovo amico: “Digli che se non vedrò tornare soddisfatta la mia ragazza farà i conti con me!”
Con un sorriso mi baciò felice e si recò al lavoro.
Io feci lo stesso ed, al temine della giornata, passai una triste cena solitaria.
Seguendo i consigli di Nadia avrei dovuto, a questo punto, coricarmi ma, sapèndo che lei stava scopando con un altro, non sarei certo riuscito ad addormentarmi, per cui accesi la televisione e mi guardai tutti i programmi notturni trasmessi.
Erano circa le 2 quando sentii la chiave girare nella toppa.
Con un balzo fui in piedi e giunsi davanti all’uscio prima ancora che fosse riuscita ad aprirlo completamente e, non appena apparve la sua figura completa l’abbracciai strettamente
-Lasciami respirare, lo so che mi vuoi bene (sorridendo)
-Mi sei mancata ogni momento amore. Ti ho aspettato (ed intanto chiudevo con un calcio la porta) ed aspettato ancora (e cominciavo a spogliarla iniziando a cercare la sua bocca)
A questo punto lei reagì: prese l’iniziativa. Pur con la vagina già piena del seme di un altro maschio iniziò a spogliarmi spingendomi nel contempo verso il letto.
Fu la notte in cui il nostro amore fu più bello e completo del solito. Quella notte non dormimmo proprio. Solo un’oretta prima di doverci rivestire per il lavoro mi tolsi da quella stupenda vulva.
-Grazie amore per essermiti donata, immagino sarai stata pure stanca!
-Grazie a te amore, con Graziano è stato solo sesso, ma il sesso, seguito a breve dall’amore, quello vero, è una emozione unica che non avevo mai provato.
Questo divenne quindi il nostro menage. La notte puntualmente scopavamo, non ci trattenevamo certo, ma, quel paio di volte alla settimana in cui lei cadeva in preda all’estro, io l’attendevo alzato ed al suo rientro FACEVAMO L’AMORE.
La nostra unione, nonostante i suoi tradimenti, si cementava quindi sempre di più finché non giunse alla sua fatale conclusione.
-Nadia sposiamoci! (le proposi un giorno) Oramai dovresti aver capito che non ti abbandonerò mai. Sopporterò la tua malattia e tutte le conseguenze che ne sortiranno, ma voglio essere tuo marito non solo nel nostro letto ma anche davanti alla legge ed a tutti gli uomini
-In effetti non mi hai mai deluso, Elia. Hai sopportato con amore le mie trasgressioni: ti sei meritato di essere il mio uomo. Ora sono proprio certa che da te non sarò mai disingannata, per cui, se vuoi sposarmi, ti rispondo di si. Però non vorrei un rito unicamente civile. Sono una donna e, come tutte le donne, mi sogno l’abito bianco e la cerimonia in chiesa circondata dagli amici.
-Tutto quello che vuoi amore!
Quel giorno stesso corremmo a fare le pubblicazioni e cominciammo ad organizzare lo sposalizio,
Qualche difficoltà la avemmo con la scelta degli invitati. Nadia avrebbe preferito che tra essi non ci fosse nessuno dei suoi precedenti amanti, ma la cosa non era facilmente realizzabile: lei aveva già provato praticamente tutti.
Risolvemmo scegliendo solo coloro che avevano dato un qualche segno di discrezione e d’amicizia. Magari qualcuno di loro avrebbe cercato di ripassarsi la sposa ma se non avesse sbandierato troppo la cosa e la faccenda a Nadia e me andava benissimo.
Giunse il giorno del matrimonio. Accompagnato dai miei testimoni attesi la sposa ai piedi dell’altare.
Nadia. puntualissima, apparve, scintillante nel suo abito bianco accompagnata dal padre (tuttora vivente).
La coppia mi raggiunse e l’uomo pose la mano della figlia sul mio braccio dicendomi:
-Te la consegno: abbine cura,
Quindi si ritirò all’interno dalla massa degli invitati confondendosi, ai miei occhi, con loro.
Il prete aveva appena terminato la cerimonia colle parole classiche “Ora puoi baciare la sposa” quando Nadia, approfittando di quel momento di vicinanza, mi domandò a voce bassissima:
-Hai visto come è giovane il prete?
Io annuii.
-Come regalo di nozze non gli domanderesti di scoparmi? Magari in sacrestia, con addosso ancora l’abito bianco?
-Vedrò cosa posso fare (le risposi)
Così, non appena in sacrestia ebbimo firmato le carte che ci dichiaravano moglie e marito anche davanti allo stato, invitai i testimoni a raggiungere il resto degli invitati sul sagrato della chiesa, chiusi la porta e restai solo col prete e mia moglie.
-Padre (gli dissi) colei che ora lei ha congiunto a me in matrimonio, è originaria di una regione del Caucaso.
-A me sembra proprio una donna assolutamente bianca!
-E lo è. Solo che in quelle terre vige ancora la legge del sangue. Legga “Il milione” e se ne renderà conto. “Ogni notte una fanciulla, sempre diversa, ci veniva offerta perché noi potessimo allietare le nostre ore notturne”.
-Si lo so, (rispose il sacerdote) fin quando uno straniero non avesse fatto versare loro il sangue del primo rapporto, quelle anime semplici credevano che quel sangue avrebbe rappresentato la loro maledizione. Meglio quindi che esso finisse addosso ad uno straniero che, andandosene avrebbe portato via la maledizione con se.
Il sacerdote ci guardò alternativamente: ne io ne Nadia stavamo proferendo parola.
-Non ho risposto esattamente?
Silenzio
-Noo, non potete domandarmelo.
Silenzio assoluto.
-Va bene, sono un prete ma sono anche un uomo: posseggo l’attrezzatura necessaria. Inaugurerò la sposa e spero che Dio mi perdoni.
Senza parlare tolsi le mutandine a Nadia facendola distendere a gambe aperte su un tappeto dopo averle sollevato la gonna sul torace,
Le toccai la vagina: era fradicia.
“Sposa bagnata etc” pensai e feci cenno al prete che, messo in mostra un bel pacco (veramente ammirabile) inaugurò (così pensava lui) la sposina per la sua futura vita sessuale.
Per tutto il tempo necessario io tenni la mano di Nadia, facendole sentire la mia vicinanza.
Non appena però io prete ebbe eiaculato nel ventre di mia moglie sfilandosi:
-Ora la maledizione non c’è più (dissi) e aperto il mio pacco scopai, seduta stante lì, in sacrestia quella che era ormai diventata la mia compagna per la vita mentre il prete non la smetteva di benedirci.
Solo quando fummo ambedue soddisfatti io e Nadia ci ricomponemmo per raggiungere gli amici.

Partimmo per il viaggio di nozze mano nella mano.
Solo sull’aereo ci ricordammo di possedere anche una voce per comunicare tra noi
-Ho apprezzato molto la balla che hai inventato per accontentarmi.
-Ho scoperto che adoro farti mia quando sei appena appartenuta ad un altro maschio, è come una riaffermazione assoluta di proprietà. Ti amo veramente e proprio in quei momenti ti considero e ti sento veramente mia.
-Allora la mia malattia non viene per nuocere del tutto, se fa felice anche te!
-Proprio no! Però questa volta mi sono mosso io, ho organizzato il coito e sono rimasto a guardarti mentre un altro ti possedeva. Vuoi la verità? Non mi è assolutamente piaciuto. Dobbiamo essere noi soli quando ti faccio completamente e totalmente mia.
-Va bene Elia, cercherò di accontentarti come tu hai fatto con me. Proseguiremo col sistema che abbiamo adottato a casa nostra: ti avvertirò in anticipo e poi godrò con gioia delle tue manifestazioni d’affetto
Giungemmo quindi all’albergo scelto per la nostra vacanza.
All’accettazione ci accolse un discreto ragazzo.
Nadia mi diede di gomito:
-Che ne pensi di lui?
-Non mi sembra speciale (risposi) ma è a te che deve piacere. Io devo essere soddisfatto da te subito dopo esserti accompagnata a lui.
-Resta qui allora, nella hall, dammi il tuo passaporto ed attendi il suo ritorno,
Nadia si avvicinò al bancone
-Sono la signora ***, ho una prenotazione per una camera.
L’uomo controllò il registro:
-Si oggi effettivamente ho una prenotazione per **** e signora.
-Siamo noi, porgendogli i documenti da registrare: mio marito giungerà tra poco intanto ha lasciato a me tutta la parte burocratica.
-Camera 211 signora: secondo piano in fondo al corridoio a destra..
-Potrebbe aiutarmi con i bagagli? Sono ingombranti. Le darò un compenso che neppure si sogna.
L’uomo si guardò attorno: non c’era neppure un facchino. A malincuore uscì dalla sua postazione ed a questo punto mi vide: mi si avvicinò.
-Scusi signore, posso chiederle una cortesia?
Lo guardai con aria interrogativa.
-Devo aiutare una cliente. Non dovrebbe arrivare nessuno ma se qualcuno suonasse il campanello di richiamo, può riferire che tornerò al più presto?
-Si certo, stia tranquillo. Faccia pure con comodo, controllerò io la sua postazione (risposi)
Sorridendo vidi l’uomo coi bagagli in mano allontanarsi verso l’ascensore seguito da Nadia.
In effetti non venne nessuno per cui lo vidi tornare dopo circa tre quarti d’ora colla divisa sgualcita e con la testa scarmigliata.
-Grazie dell’aiuto (mi disse). Mi spiace di averci impiegato tanto ma c’è stato un imprevisto.
Mi strizzò un occhio e continuò:
-Detto tra uomini: che donna quella cliente! Che pantera! Che tigre! Io non avrei voluto perdere tanto tempo ma quando mi è saltata addosso ho perso il limite della ragione. Sentivo che dovevo proprio scoparmela e l’ho fatto. Mi spiace per il marito che ora si massaggerà un bel paio di corna. Posso fare qualche cosa per ringraziarla della sua pazienza?
-Beh potrebbe dare a me il numero della camera della signora.
-Mi spiace, questa è l’unica cosa che non posso fare: la privacy comprende? E poi lei sta attendendo il marito: io sono stato fortunato che non si sia presentato finora, ma potrebbe arrivare da un momento all’altro.
-Allora mi dia la camera a me riservata: sono il sig ****
L’impiegato controllò il registro e all’improvviso divenne di tutti i colori, disimparò persino a parlare.
-Mmi peperdodoni sig ****. Iiio priprima mmi vavanta vovo a a vuvuoto. La la la susua sisignognora è momolto sisimpapatitica mama iiio nonon lala ho totoccacata. Cacamemera duduecencentounundidici.
-Camera 211, che ci voleva a dirlo? Io salgo: non voglio essere disturbato.
-Ssi sisignognore. Cici coconti.
Ridendo mi diressi a raggiungere Nadia, chiaramente ci chiudemmo in camera e, come al solito facemmo all’amore.
-Sai Elia? (mi comunicò quando avemmo finito) questa volta è diversa da tutte le altre! Ho avvertito come un senso di sazietà: non mi era mai successo prima.
Ignorando cosa fosse successo ne presi mentalmente nota, la baciai colla solita passione, mi girai su un fianco e mi addormentai.
Il giorno successivo era dedicato alla spiaggia. Nadia era molto vistosa come ragazza e come mi aspettavo, fu presto circondata da tutti i maschioni del luogo che, incuranti della mia presenza, presero a corteggiarla ostentatamente.
Nadia era cortese e cordiale ma sembrava stesse sulle sue.
Non mi chiese permessi e quando la sera ci ritirammo nella nostra camera fece l’amore con me in modo, se possibile, ancora più appassionato del solito.
Il giorno dopo tornammo in spiaggia. I mosconi si ripresentarono, questa volta pure facendo pesanti allusioni di natura sessuale … e nuovamente fecero un buco nell’acqua.
Il terzo giorno neppure si ripresentarono.
Mentre le spalmavo la crema solare sulla schiena le domandai:
-Cosa ti è successo? Non hai respinto nessuno ma mai ti avevo visto ignorare tanto ostentatamente tanti fustoni.
-Ti dispiace? (mi rispose) Ti ho ben detto l’altra sera di aver provato uno strano senso di sazietà! Sazietà che si è accresciuta in queste due notti in cui ho fallo l’amore solo con te.
Mi prese il viso tra quelle sue bellissime mani:
-Proprio ti spiacerebbe se d’ora in poi il mio unico amante fossi tu?
Avevo accettato la trasgressione per amor suo ma non impiegai nulla a tornare nei panni di un uomo normale:
-Dispiacermi? Non desidero altro dalla vita! Per te ho rinunciato all’idea di possedere una donna, ma se è la donna che decide di essere posseduta da me non può che spianarmi il Paradiso in terra.
Trascorremmo quella vacanza sulle nuvole. Ogni tanto le domandavo:
-Sei certa che ti basti io come amante?
-Più che certa amore. Ogni volta che mi accoppio con te sono sempre più sazia e più desiderosa di avere un solo moschetto che mi impallini li sotto! Insomma, voglio te e non altri.
La vacanza terminò e tornammo a casa nostra.
Riprendemmo la vita normale solo che ora Nadia frequentava solo il mio letto: eravamo felici ma qualche cosa ancora ci mancava.
Un giorno Nadia mi disse:
-Sai? Comincio ad avvertire un forte desiderio di maternità.
-Sfondi una porta aperta amore: mettiamoci seriamente all’opera e molto presto sono certo che il tuo desiderio si avvererà
-Non proprio amore! Ti amo tanto che, nella mia fantasia, ti faccio io. pezzo per pezzo. Ti partorisco, ti allatto e ti allevo per farti esattamente come sei.
– È un bel sogno amore, ma temo sia irrealizzabile: io sono già qui.
-Anche tu sei nato come tutti Elia, un bellissimo uomo amorevole e gentile derivato da un piccolo spermatozoo. Siamo stati tanto a lungo trasgressivi ma pure in quelle condizioni siamo riusciti ad amarci: io dico alla follia.
-Vero (constatai) ma dove vorresti andare a parare?
-Mi piacerebbe che il mio ovulo fosse fecondato da uno spermatozoo identico a quello che ha generato te. Sarebbe come ricrearti, capisci?
-Chi quello spermatozoo ha prodotto, tuo padre, è ancora vivo. Permettimi di sedurlo e di ottenere da lui quanto mi serve per questa gravidanza speciale! Noi per conto nostro, potremo avere infiniti figli in futuro.
-Sai che non so negarti nulla: ti sei già fatta un piano d’azione?
-Beh, se tu fossi d’accordo potresti organizzarti un giro turistico, che ne so a Roma per una ben precisa settimana. Per quella settimana potremmo domandargli di venire a casa nostra per il mio timore di restare sola. A questo punto potrei sedurlo. Forse poi a lui verrebbe qualche rimorso per aver cornificato proprio suo figlio ma, secondo me, questo ci darà tanti vantaggi. Ad esempio tu non potresti accidentalmente contaminare il suo seme visto che noi due, se potessimo,siamo arrivati al punto che scoperemmo 24 ore al giorno e poi potrei sfruttare il suo senso di colpa nel caso non rimanessi incinta è fosse necessario ripetere l’inseminazione senza bisogno di altri tuoi viaggi a Roma.
-Sei diabolica: hai proprio previsto tutto. Vuoi assolutamente regalarmi un fratellino prima di un figlio, e chi sono io per contrastare un così bel desiderio? Ho pazientemente sopportato 1000 amanti, uno in più, anche se speciale, non farà differenza. Naturalmente lascio a te la responsabilità di sedurlo, mi sembra evidente che io non potrò essere presente ad aiutarti.
-Ti amo Elia, e non vedo l’ora di poterti doppiamente amare.

Domani porteremo per la prima volta Michele a passeggio. È un bel bambino, forte e robusto che sa usare i polmoni per farsi sentire quando desidera qualche cosa (essenzialmente le tette di sua madre).
Mio padre si diverte a fare il nonno: è molto in imbarazzo con me quando mi vede. Io so il perché ma non posso dirgli che ero d’accordo su quel paio di corna che mi ha messo scopando a sangue sua nuora per una settimana. Ignora la sua nuova paternità ma ne io ne Nadia abbiamo intenzione di comunicargliela.
Nadia ha fatto quanto doveva. Mi ha riferito di aver addirittura vinto il disgusto durante l’atto e, ottenuto quanto desideravamo, ha respinto il suocero nei suoi successivi tentativi di mettermi ulteriori corna (la carne è debole). Ora lei dichiara di volere essere penetrata solo da me, ed io le credo. Non avrebbe proprio motivo di mentirmi. Ha impiegato un po’ a raggiungere quella consapevolezza che porta la felicità ma ora è solamente e totalmente mia.
Dimenticavo tristezza, malinconia e depressione, irrequietezza sono assolutamente svanite in lei e, dal modo in cui mi accudisce mi blandisce, in parole povere dimostra di amarmi credo di poter affermare che la sua svalutazione di sé si sia trasformata nell’assoluta gioia di una mamma e moglie felice

Fine

Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi)

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