Hogtie – Una mistress cattivissima

Hogtie – Una mistress cattivissima

Erano già trascorse molte ore eppure non riusciva a credere alla propria situazione. La giornata era iniziata come tante altre, ma ora si trovava immobilizzato in una posizione dolorosa e costrittiva: l’hogtie. La corda di cotone stringeva le sue braccia dietro la schiena, i gomiti legati in modo da toccarsi, le spalle tirate all’indietro in modo faticoso e innaturale. Altra corda immobilizzava le sue caviglie strette una a fianco dell’altra, mentre un altro legaccio stringeva crudelmente contro i tendini appena sopra le ginocchia. La corda che legava i suoi polsi alle caviglie, quella corda che costringeva il suo corpo ad inarcarsi in quella trazione tra il busto e le gambe che è l’hogtie, era incredibilmente corta. La tensione creata dalle gambe che cercavano di distendersi, dai muscoli che si sforzavano di aprire quell’inarcamento imposto dalle corde alla sua schiena, era un tormento senza fine.

Inizialmente aveva accettato la scommessa di riuscire a liberarsi, ma adesso era consapevole della sua ingenuità. La posta in palio era troppo allettante per non accettare: la prospettiva di potere, una volta liberatosi, restituire con gli interessi quello stesso trattamento a quella donna così attraente e sicura di sé. Tuttavia, si rendeva conto che la posizione era stata eseguita con precisione e totale mancanza di riguardo per la comodità del prigioniero e che ogni tentativo di fuga era reso impossibile dalla sapiente disposizione di ogni nodo.

Da ore il suo corpo nudo giaceva ormai esausto sul pavimento di legno duro, con i capelli madidi di sudore che gli ricadevano sulla fronte, bloccando la sua vista. Non poteva fare a meno di pensare alla sensazione di disagio e frustrazione che lo aveva sopraffatto da quando era stato immobilizzato. Era spossato, avrebbe voluto dormire per riprendere le forze, ma le corde erano troppo strette e gli impedivano ogni tipo di movimento. Aveva provato a urlare, ma il bavaglio gli impediva di farlo in modo adeguato.

Era quasi giunta la notte quando sentì dei passi. Era lei, la donna che l’aveva legato in quel modo. Si avvicinò a lui, si inginocchiò e gli tolse il bavaglio, provocando in lui un sollievo incommensurabile. Gli chiese se stesse comodo, come se si preoccupasse per la sua situazione. Poi, con un sorriso amichevole, gli disse che era andata a riposarsi, sicura che al suo ritorno avrebbe trovato un uomo libero e invece lo ritrovava ancora prigioniero. Ma il tono di voce era simpatizzante, come se fosse divertita dalla situazione.

Gli allentò le corde che gli costringevano la schiena in trazione e la prospettiva di poter finalmente liberarsi .

Lui si sentiva come in una sorta di sogno ad occhi aperti: non poteva credere che quella donna, che fino a poche ore prima aveva considerato solo come un ostacolo alla sua libertà, ora fosse così disponibile a concedersi a lui. Ma non voleva farsi illusioni, sapeva che lei era solo in cerca di un’altra occasione per riprendersi il controllo, di un’altra occasione per legarlo e dominarlo. Tuttavia, non riusciva a negare a se stesso la sensazione di eccitazione che lo pervadeva in quei momenti.

La donna si avvicinò a lui, sedendosi vicino al suo corpo ancora immobile, e iniziò a parlare del film che avrebbe voluto guardare. Lui, cercando di mascherare la sua frustrazione, tentò di partecipare alla conversazione, ascoltando i dettagli del film con una mezza attenzione. Tuttavia, non poteva fare a meno di notare i movimenti sensuali della donna, le curve perfette del suo corpo, la sua voce seducente. Iniziò a chiedersi se, in fondo, non fosse stato lui a mettersi in quella situazione solo per avere l’opportunità di stare vicino a lei.

La donna, nel frattempo, aveva preso un paio di manette dalla tasca del suo vestitino e le aveva mostrate a lui. “Sai, mi piace molto giocare a questo tipo di giochi…”, disse sorridendo, “e tu sembri il tipo di uomo che potrebbe apprezzarli”.

Lui si sentì improvvisamente raggelare, realizzando che quella era esattamente la ragione per cui si trovava lì, in quella posizione umiliante e dolorosa. Tuttavia, non poté fare a meno di ammirare la sua capacità di mantenere il controllo della situazione, di manipolare le persone intorno a lei per ottenere ciò che voleva.

La donna si avvicinò ancora di più, sussurrandogli all’orecchio. “Sappi che ho grandi aspettative per te, ragazzo”, disse con un sorriso malizioso. “Ma non ti preoccupare, ti insegnerò tutto quello che devi sapere”.

Lui chiuse gli occhi, sentendosi sopraffatto dalle emozioni contrastanti che lo invadevano. Da un lato, voleva ardentemente la libertà e l’indipendenza, ma dall’altro, non riusciva a negare la sua crescente attrazione per quella donna, per la sua capacità di controllare gli altri.

“Capisco che ti senti in imbarazzo”, continuò lei, “ma non preoccuparti, io ti proteggerò. Ti porterò alla scoperta di un nuovo mondo, un mondo in cui il dolore e il piacere si fondono insieme, in cui ogni limite viene superato. Non sarà facile, ma ne varrà la pena”.

L’uomo non sapeva come fare per liberarsi di quella nuova legatura. La sua frustrazione cresceva di minuto in minuto, mentre lei lo guardava divertita. Nonostante i suoi sforzi, le corde erano troppo strette e ben fatte per poter essere sciolti senza una lama affilata o qualcosa di simile. L’uomo capì che era stato trappolato di nuovo, ma questa volta con un piano ancora più diabolico.

Lei gli propose di guardare il film insieme, ma l’uomo era troppo arrabbiato per goderselo. Mentre la donna si sistemava davanti alla TV, l’uomo cercava un modo per liberarsi. Gli venne in mente di tentare di allentare le corde con le sue dita, cercando di allungarle o sciogliere i nodi, ma fu inutile. L’uomo si sentiva intrappolato in una situazione che non poteva gestire, ed era così che la donna lo voleva.

Lei, intanto, lo guardava con occhi divertiti. Era una situazione divertente per lei, ma una vera e propria tortura per lui. Quando il film finì, la donna si avvicinò all’uomo e gli disse che era il momento di liberarsi, ma che aveva bisogno della sua collaborazione. L’uomo accettò, ma solo perché sperava di liberarsi finalmente.

La donna gli disse di sollevare le gambe e, quando l’uomo obbedì, lei tagliò le corde che legavano le sue caviglie. L’uomo sentì una grande sensazione di sollievo mentre finalmente poteva distendere le gambe. La donna gli disse poi di sollevare le braccia e di piegarsi in avanti, in modo da liberare la legatura che gli impediva di muovere le mani. Quando l’uomo si chinò, la donna tagliò anche quella corda, lasciandolo libero.

Finalmente l’uomo era libero, ma non riusciva a credere che era successo. Non avrebbe mai pensato che avrebbe potuto essere così intrappolato. La donna gli disse che aveva trascorso un’intera giornata a legarlo e che, se avesse voluto, sarebbe potuta tenerlo prigioniero per ancora molto tempo. L’uomo capì che aveva sottovalutato la donna, e che sarebbe stato meglio non provare mai più a trappolarla.

L’uomo si alzò, ringraziando la donna per averlo liberato. Lei gli sorrise e gli disse che era stato un piacere legarlo, ma che sarebbe stato ancora meglio la prossima volta. L’uomo capì che non aveva ancora finito di imparare la lezione, ma che non avrebbe mai più sottovalutato la donna.

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