I due surfisti

I due surfisti

Mi chiamo Lorenzo, ho 32 anni e sono sposato da due anni con la mia splendida Valeria, che di anni ne ha 29. Valeria è una donna simpatica ed estroversa, piena di energia. Abitiamo vicino a Milano. Circa tre mesi fa affittammo per un week-end un bungalow in un campeggio sul mare, in Toscana. Stavamo cercando un figlio da qualche mese ma non arrivava, e avevamo deciso di ritagliarci un paio di giorni lontani dal lavoro e dallo stress. La fortuna aveva voluto che Valeria avesse l’ovulazione proprio quel week-end, quindi le condizioni erano ideali. Arrivammo il sabato mattina e un ragazzo del campeggio ci portò fino alla casa e ci mostrò come gestire il gas, l’acqua e la luce. La casetta dentro era spaziosa, due camere di cui una matrimoniale, un soggiorno con cucina a vista e il bagno. Sul lato anteriore la porta di ingresso dava su un patio con un tavolo per quattro persone e una griglia. Scaricammo le poche cose che avevamo portato e ci preparammo per andare al mare, visto che era una stupenda giornata di sole. Valeria indossava un pareo bianco sopra a un bikini rosso abbastanza minimale che aveva comprato in Spagna ad agosto, che risaltava la sua terza di seno. La mattina l’avevo vista nuda e avevo scoperto che si era completamente depilata l’inguine eccettuato un piccolo triangolino di peli sul pube, evidentemente aveva progetti interessanti per la serata. La cosa mi eccitava da impazzire. Ci incamminammo verso la spiaggia attraverso la pineta. Una passeggiata di dieci minuti. L’ombra dei pini rendeva la camminata piacevole e una leggera brezza portava via il caldo. Quando arrivammo sulla spiaggia, la brezza si intensificò, non più schermata dagli alberi. La spiaggia era di sabbia abbastanza fine, e molto larga. Qua e là c’erano rami di alberi erosi dal mare che le conferivano un aspetto selvaggio. Tra la spiaggia e la pineta si elevavano delle dune di sabbia alte circa tre metri. Non c’era tanta gente, e quella poca che c’era si era sistemata molto distanziata considerando le generose dimensioni della spiaggia. A ridosso delle dune, un piccolo chiosco in legno vendeva bibite e panini. Ci accomodammo vicino alla riva, sistemando ombrellone e teli. Valeria si tolse il pareo e si sdraiò a prendere il sole. Dopo circa un quarto d’ora volle andare a fare una passeggiata. La conosco bene, e non riesce a stare mai ferma. Decisi di accompagnarla. Ci incamminammo lungo il bagnasciuga, il mare era mosso e le onde erano piuttosto alte. Su una di quelle onde scorgemmo due sagome. Erano circa cinquanta metri avanti a noi, due surfisti. Quando l’onda si infranse a circa venti metri dalla spiaggia, i due caddero in mare, facendosi grandi risate. Poi si rialzarono e si spinsero nuovamente a largo sdraiati sulle tavole. Valeria mi disse “Guardiamoli un po’, ti va?”. “Ok” risposi io, e ci sedemmo sulla sabbia. I surfisti rimasero a largo per qualche minuto, poi quando arrivò l’onda giusta si alzarono in piedi sulle tavole e si fecero trasportare, tagliandola. Infine l’onda si franse e caddero dalla tavola. Quando riemersero dall’acqua guardarono verso la spiaggia e ci videro, confabularono un attimo tra loro e poi si diressero verso di noi. Uscirono dall’acqua proprio di fronte a noi, due bei ragazzi, alti e molto muscolosi. Uno era moro, alto circa 1,95, con la barba corta. L’altro era biondo, occhi chiari, alto circa 1,90. “È da tanto che ci guardate fare figuracce?” disse il moro. “Veramente mi sembrate abbastanza bravi” rispose Valeria. Ci presentammo. Il moro si chiamava Mirko e aveva 35 anni, e il biondo Franco, 32. Erano di Brescia ed erano lì già da una settimana, esclusivamente per il surf. “Comunque non è difficile, vieni a provare anche tu” disse Mirko a Valeria. Le prese la mano e la tirò in piedi quasi senza sforzo. Ehi, piano!” esclamò ridendo Valeria, poi mi guardò e mi chiese “Che dici, provo?”. Io ero piuttosto geloso della situazione che si stava creando, ma non volevo darglielo a vedere. Avevo inquadrato il tipo e secondo me questa “prova” per Mirko era solo una scusa per “provarci” con mia moglie. Le risposi “Fai come vuoi…”. Lei capì dal mio tono che non gradivo la cosa, svincolò la mano da quella di Mirko e gli disse: “Sei molto gentile ma oggi passo, magari un’altra volta”. Mirko mi guardò con malcelato fastidio, le fece un sorriso e disse “Certo, quando vuoi”. Poi si rivolse a Franco “Andiamo Fra’, facciamone qualcun’altra … che domani si parte. Ci si vede”, e tornarono in mare. Noi tornammo verso il nostro ombrellone, a pranzo mangiammo un panino al chiosco e verso le cinque ci incamminammo verso il nostro bungalow. Arrivando di fronte al bungalow notammo appoggiate a una corda nella piazzola accanto le tavole dei due ragazzi che avevamo conosciuto quella mattina. Mentre guardavamo, dalla piccola tenda al centro della piazzola uscì Franco. Ci vide e ci disse “Chi si rivede, cosa ci fate qua?”. “Siamo nel bungalow qui accanto” risposi. “Che coincidenza… Mirko è a farsi una doccia, adesso vado anche io. Siamo tornati perché il tempo metteva al brutto.” In effetti grosse nuvole grigie si erano ammassate nel cielo, sembravano promettere un temporale di lì a poco. Tornati nel bungalow, io e Valeria facemmo la doccia e poi cominciammo con calma a preparare la cena. Intanto aveva cominciato a tuonare e a piovere. Nel giro di un paio di minuti la pioggia cominciò a spazzare con violenza le finestre del bungalow, mentre il vento fischiava. Valeria andò nella nostra camera, poi mi chiamò. Dalla finestra si vedeva la tenda di Mirko e Franco scossa dalla pioggia e dal vento. Mi guardò e disse “Poveretti, è la loro ultima sera e guarda come sono messi. Cosa ne dici se li invitiamo a cenare qui da noi, in fondo sono stati gentili…”. A me non erano piaciuti per niente quei due e mi ero immaginato una seratina romantica con lei, ma non volevo contrastarla, quindi risposi “Ok, vado a chiamarli”. Valeria mi guardò dalla finestra mentre mi avvicinavo alla tenda sotto la pioggia scrosciante, con il telo da mare sulla testa, e tornavo in casa seguito dai due ragazzi. Entrammo nel soggiorno. Mirko e Franco erano a piedi nudi, vestiti solo con canotta e pantaloncini. Le canotte erano fradicie. “Siete stati gentilissimi a invitarci”, disse Mirko. Poi sia lui che Franco si tolsero le canotte e rimasero a torso nudo, con i grossi pettorali e la tartaruga degli addominali in vista. Con fastidio vidi gli occhi di Valeria indugiare un po’ troppo a lungo sui loro toraci nudi. “Scusate, ma altrimenti ci prendiamo una polmonite”, si giustificò Franco. Io indossai una maglietta asciutta. Non me la sentivo di stare a torso nudo accanto a loro, il confronto era impietoso. Valeria dopo la doccia aveva indossato un bikini bianco con sopra un gonnellino azzurro corto di cotone leggero. La sua pelle era lucida di crema doposole. I due ragazzi si offrirono di aiutarci ad apparecchiare. Valeria tagliava le verdure sul piano di lavoro, e siccome lo spazio tra il piano e il tavolo era molto stretto, con la scusa di andare avanti e indietro, sia Franco che Mirko ne approfittavano per appoggiare le mani sulle sue braccia nude o per strofinare leggermente il torace contro la sua schiena. Ogni tanto, quando pensavano di non essere guardati, si scambiavano occhiate e sorrisi di apprezzamento per Valeria. Ci sedemmo a tavola. Speravo che la cena finisse presto e non avevo una gran voglia di parlare con quei due. Invece Valeria chiacchierava volentieri e sembrava apprezzare la loro compagnia. Siccome non stava bevendo alcolici, i due le chiesero il motivo e lei confidò loro che stavamo cercando un figlio. Non l’avevamo ancora detto a nessuno, perché proprio a quei due sconosciuti? Mirko si era seduto a fianco di Valeria, e io e Franco sulla panca di fronte a loro. Fuori il temporale imperversava. A parte Valeria, bevemmo tutti parecchia birra. Mirko scherzava e spesso ne approfittava per toccarle il braccio o le spalle con fare goliardico. Poi tirò fuori dalla tasca dei pantaloncini un pacchettino e disse: “Mi faccio una canna”. Non mi piaceva che fumassero droghe dentro il bungalow, ma non volevo fare il guastafeste e non obiettai. Valeria lo guardava continuando a sorridere, credo che la sfrontatezza di Mirko l’affascinasse. Mirko preparò la canna, la accese e fece qualche tiro, poi la passò a Franco. Dopo un po’ gliela riprese e la offrì a Valeria, che la rifiutò e la passò a me. Feci un tiro anch’io, per non essere da meno di loro, e la ridiedi a Mirko. Dopo una decina di minuti i due si erano lasciati andare. Mirko aveva appoggiato il braccio sulle spalle di Valeria e con le dita la accarezzava delicatamente. Lei era visibilmente imbarazzata che un altro uomo si comportasse così con lei di fronte a me. Poi Mirko le disse “Voglio ringraziarti per averci salvato la nostra ultima serata qui, siete stati fantastici. Abbiamo mangiato benissimo, bevuto, fumato… Adesso per essere completamente soddisfatti ci manca solo una bella scopata.” Lanciò uno sguardo di intesa a Franco. Io capii che era un segnale e feci per alzarmi ma Franco mi appoggiò il braccio sulle spalle e mi tirò a sedere dicendomi minaccioso, sottovoce: “Fai il bravo, se no ti gonfiamo di botte”. Mirko sorrise a Valeria, che aveva gli occhi spalancati della paura, e le accarezzò i capelli e il viso. Poi si alzò in piedi davanti a lei e disse: “Non preoccuparti che non ti voglio fare del male, voglio solo un pompino. Però se urli o fai una qualsiasi altra cazzata, oppure non ti impegni abbastanza, il mio amico riempie di botte tuo marito”. Valeria passava lo sguardo tra Mirko e Franco, interdetta e spaventata. Io urlai a Mirko “Non farà niente brutto stronzo!”, ma Franco mi agguantò sopra al ginocchio con la mano, stringendola come una morsa d’acciaio fino a farmi urlare. Io da vigliacco gridai: “Ok, ok, basta, ti prego”. Mirko intanto si era tolto i pantaloncini rimanendo completamente nudo e scoprendo un cazzo veramente enorme sia in larghezza che in lunghezza, non ancora completamente in tiro. “26 centimetri, tutti per la tua mogliettina”, mi disse sorridendo. Valeria, nonostante fosse terribilmente spaventata, rimase a bocca aperta nel vedere quella dotazione. Mirko le afferrò i capelli senza troppi complimenti, le appoggiò la grossa cappella violacea alle labbra e le disse “Apri la bocca”. Valeria dischiuse lentamente le labbra, timorosa. Lui le spinse il cazzo dentro fino in gola, poi cominciò a scoparle la bocca tenendola per i lunghi capelli, avvolti intorno alla sua mano. Per stare più comodo si mise seduto sul tavolo a gambe larghe. Poi ansimando si voltò verso di me e disse “Portami una birra ghiacciata”. Franco mi fissava serio, come a dirmi di non fare scherzi. Io andai al frigo, aprii una birra e la porsi a Mirko. Lui la prese con la mano libera e cominciò a sorseggiarla. Con l’altra intanto spingeva la testa di mia moglie sul suo cazzo. Ormai grazie a Valeria il grosso palo di carne era completamente duro. A parte la lunghezza, aveva un diametro impressionante. Le palle erano grosse come albicocche. Franco, a fianco a me, si era sfilato i pantaloncini e se lo stava menando guardando la scena. Anche lui passava i 20 cm. Mirko bevve un sorso di birra, poi fece un cenno con la testa al suo compare, nella mia direzione. Franco mi ordinò di spogliarmi nudo e io riluttante ubbidii. Dopodiché mi fece sedere su una sedia e armeggiò nei cassetti della cucina, fino a che estrasse una corda per i panni con la quale mi legò alla sedia. Quando fui immobilizzato, mi infilò uno strofinaccio in bocca. Fuori il temporale non accennava a smettere e stava cominciando a far buio. Mirko disse “Facciamo un gioco. Se riesci a non fartelo diventare duro guardando questa bella femmina che mi fa un pompino, ce ne andiamo. Se però ti diventa duro, io o e il mio amico ce la scopiamo.” Io lo fissai con odio, ma lui se ne sbatteva. Andava avanti a godersi il pompino con gli occhi socchiusi e sorseggiava la birra. Valeria roteava la lingua sulla grossa cappella, poi scendeva a dare piccoli colpetti con la punta al frenulo, quindi scorreva tutta l’asta con le labbra, fino alle palle, e le succhiava. Si stava impegnando parecchio, come aveva chiesto Mirko. Franco intanto si era posizionato dietro di lei, che era piegata a novanta. Le sollevò il gonnellino e le strappò le mutandine del costume, poi disse sorridendo “Guarda che bella fighetta depilata” e affondò la lingua fra le grandi labbra. Valeria cercava di non dare soddisfazione ai due, ma quando sentì la lingua di Franco insinuarsi in lei le sfuggì un piccolo gemito. Dopo un paio di minuti a leccare e mordicchiare, Franco alzò la testa, si passò il braccio sulla bocca, guardò Mirko e gli disse “È un lago ‘sta zoccola”. Mirko scoppiò a ridere e mi disse “Sentito frocio, tua moglie ha una gran voglia di cazzo”. Io facevo di tutto per rimanere impassibile ma l’eccitazione nel vedere mia moglie fra due maschi così sfrontati, muscolosi e dotati stava prendendo il sopravvento. Sentii che piano piano il sangue cominciava ad affluire al mio pene indurendolo e facendolo sussultare. “No no no” gridavo nella mia testa mentre lo vedevo sollevarsi lentamente tra le gambe, ma non riuscivo a fermarmi. Dopo meno di un minuto svettò duro. Mirko mi aveva fissato per tutto il tempo con un ghigno da bastardo, contemplando i miei inutili sforzi. Sapeva già che non c’è l’avrei fatta. Quando mi si rizzò del tutto, disse a Franco “Guarda il frocetto, ha scelto, vuole che ci pensiamo noi a mettergli incinta la moglie”. Finì la birra con un ultimo lungo sorso che gli colò sul mento e lanciò la bottiglia nella cameretta degli ospiti, dove finì sul pavimento in mille pezzi. Poi si alzò in piedi, afferrò Valeria per le cosce e la sollevò da terra senza alcuno sforzo. La sdraiò sul tavolo a pancia in su, con il bacino allineato al bordo. Valeria cercò di opporsi e gridò “Lasciami porco, non voglio, Lorenzo fai qualcosa”. Io mi agitavo sulla sedia mugugnando nello strofinaccio, senza riuscire a muovermi. Franco mi guardava e rideva. Mirko mi disse beffardo “Come dicevo siete stati veramente gentili a invitarci a cena. Adesso per ricambiare ingravido tua moglie”. E così dicendo prese Valeria per i fianchi e la penetrò in figa fino all’ultimo centimetro. Poi cominciò a pomparla con affondi lunghi, lenti e decisi. Non avevo mai visto la vagina della mia donna così allargata. Il cazzone di Mirko entrava e usciva, lucido degli umori di Valeria. Lei continuava a dire “No, fermati, ti prego” e a cercare di spingerlo via, ma di fronte alla stazza e alla muscolatura dell’uomo non aveva speranza. Cercava di ribellarsi ma lui non le dava tregua. Dopo qualche minuto di affondi la resistenza di Valeria si fece più flebile, aveva finito le energie. Smise di cercare di spingere via Mirko e si lasciò andare. L’uomo si abbassò sopra di lei per baciarla, Valeria girò la testa di lato per rifiutarlo, ma lui le prese il mento e disse “Ricordati di tuo marito”. Lei allora tirò su riluttante la testa, aprì la bocca e accolse la sua lingua. Lui la baciava e intanto continuava a scoparla come un animale. Dopo un paio di minuti Valeria iniziò ad ansimare e mi sembrò di vedere la sua lingua cominciare a ricambiare il bacio di Mirko. Anche Franco se ne accorse e disse: “Visto che comincia a prenderci gusto? Che gran figa tua moglie, non vedo l’ora di farmela”. Mirko intanto spingeva ripetutamente il suo cazzo enorme dentro a Valeria fino alle palle. Lei lo aveva afferrato per i bicipiti e gemeva con gli occhi chiusi. Poi Mirko le strappò il gonnellino e il reggiseno denudandola completamente. La sollevò senza uscire da lei, la appoggiò alla parete del soggiorno tenendola sollevata con le mani sul suo bel culo sodo, e ricominciò gli affondi. Guardavo i due da dietro, i glutei muscolosi di Mirko si contraevano ad ogni spinta. I polpacci e i piedi di Valeria erano stretti sulla sua schiena e lei si sorreggeva abbracciata al collo dell’uomo. Mirko le pompava la figa come un toro e Valeria cominciò a a gemere più forte, stava per venire. Mirko la strinse contro di sé ancora di più, sfregando e roteando il bacino contro il suo inguine, per poi ripartire con affondi lunghi e decisi. Spingeva così forte che la sottile parete del bungalow si fletteva rumorosamente, e lo specchio appeso in camera da letto si staccò e cadde a terra, infrangendosi. Valeria gli conficcò le unghie nella schiena, lanciò un lungo gemito di piacere avvinghiandosi lui e si abbandonò ad un orgasmo devastante. Guardai tre le sue gambe e vidi gli umori della sua vagina gocciolare lungo le cosce, l’aria intrisa del suo odore di femmina. Mirko mugolò di piacere a sentire la mia donna che veniva sul suo cazzo e dovette tendere ogni muscolo del corpo per non venire. Franco mi diede una pacca sulla spalla e mi disse: “Secondo me non ce la fa più a trattenersi, adesso te la ingravida”. Poi si aprì un’altra birra, mentre aspettava il suo turno. Dopo un po’ Mirko spostò Valeria dalla parete dicendo: “Andiamo sul letto che stiamo più comodi.” Senza mai uscire da lei la adagiò sul letto, che cigolò sotto il loro peso, afferrò la testata e ricominciò gli affondi. La testata del letto cominciò a urtare sul muro al ritmo delle spinte di Mirko. A ogni colpo rimanevano profonde ammaccature sulla parete. Valeria aveva ricominciato a gemere intensamente e ad accarezzare i fianchi e la schiena di Mirko. Poi si avvinghiò a lui con le braccia e con le gambe e fu travolta da un altro orgasmo. Mirko, a sentire la figa di mia moglie pulsare sul suo cazzo per la seconda volta non riuscì più a trattenersi e con un grugnito entrò fino alle palle e venne insieme a lei, gemendo e scaricandole nell’utero tutto il suo sperma. Poi uscì, lo infilò in bocca a Valeria dicendole di pulirglielo e disse a Franco: “Fra’, vieni a farti un giro con questa troia, è uno spettacolo”. Franco, in piedi vicino a me, mi squadrò beffardo menandosi il cazzo a dieci centimetri dalla mia faccia, mi rovesciò addosso la poca birra che era rimasta nella bottiglia, la gettò a terra e si diresse verso Valeria. Passando oltre Mirko, si posizionò tra le gambe della mia donna e disse: “Visto che la figa gliela hai già sfondata a dovere, me la scopo nel culo”. Valeria lasciò il cazzo di Mirko e cercò istintivamente di chiudere le gambe a quelle parole, non aveva mai avuto rapporti anali, ma Franco la bloccò saldamente per le caviglie. “Fai la brava e rilassati”, disse, “se no ci tocca pestare tuo marito”. Mirko la afferrò da sotto le braccia e Franco dalle cosce e la girarono a pecorina sul letto. Valeria gridava “No, non voglio, nel culo no”. Mirko la bloccò per i polsi, ridendo e dicendo al compare “Goditela, è tutta tua”. Franco si sputò sul grosso cazzo, lo appoggiò al buco del culo di Valeria, la afferrò per i fianchi e glielo spinse dentro. Valeria gridò e Franco cominciò con affondi lunghi e lenti. Mirko le lasciò i polsi e le infilò due dita nella figa, masturbandola. Dopo qualche minuto i lamenti di dolore di Valeria si trasformarono in gemiti. Mirko le diede un profondo bacio con la lingua, poi tolse le dita, si sdraiò a gambe aperte davanti a lei e ricominciò a farsi succhiare il cazzo, che era ritornato durissimo. Franco si muoveva avanti e indietro nel culo di Valeria. Mi guardò e disse: “Che femmina fantastica tua moglie, era una vita che non scopavo così di gusto. Meno male che vi abbiamo incontrato”. Valeria era visibilmente sconvolta dal piacere per quella cosa che era partita come una violenza. Si sforzava di non darlo a vedere, forse per rispetto a me o per non dare soddisfazione ai due, ma senza riuscirci. Mirko le lasciò la testa, poi le scivolò sotto la pancia e disse a Franco “Facciamocela in due”. Franco afferrò Valeria per le cosce e la sollevò per permettere a Mirko di sistemarsi con le gambe, poi la calò impalandola direttamente con la figa sul cazzo di Mirko. Valeria fece un urletto. Poi i due uomini cominciarono ad alternare le spinte. Grugnivano soddisfatti i due porci. Valeria, col suo peso abbandonato sul corpo di Mirko e i seni schiacciati contro i suoi grossi pettorali, ansimava e gemeva. Andarono avanti una decina di minuti, poi Valeria ebbe l’ennesimo orgasmo. Mirko e Franco, sentendo Valeria che godeva, la afferrarono per i fianchi e per il culo e le vennero dentro contemporaneamente. Quando si sfilarono, lei rimase sul letto e rotolò a pancia in su, ansimante, sudata e con lo sperma che le gocciolava da entrambi i buchi. I due tornarono in soggiorno e si sedettero al tavolo. Mirko si accese un’altra canna. “Che scopata da urlo” disse rivolto a me. “Adesso ci riprendiamo un attimo e poi le diamo un’altra ripassata, ma credo di avertela già messa incinta, lei era fradicia e io avevo le palle piene da una settimana”. Franco vide che mugugnavo e per divertirsi mi tolse lo strofinaccio dalla bocca. Io urlai: “Bastardi, avete violentato mia moglie”. “Violentato?” Disse Mirko ridendo sguaiatamente. “Dovresti sentire come mi mungeva il cazzo la troia mentre le schizzavo dentro, altro che violentato”. Io avevo le lacrime agli occhi. Possibile che Valeria avesse veramente goduto così tanto? “Anzi, adesso mentre ci riprendiamo vai di là e ripulisci con la lingua quello che abbiamo spruzzato nei buchi di tua moglie, ce la prepari per il secondo round. E non fare scherzi”. Franco appoggiò la birra e mi slegò. “Non lo farò” dissi. Mirko si lanciò su di me e mi strinse il collo con la mano come una tenaglia. “Allora deve proprio finire male…”. Poi mi gettò sul pavimento. “Forza zoccola, allarga le gambe”. Valeria ubbidì. Io esitai, ma mi beccai un pugno in pancia da Franco. “La prossima volta mirerò più in basso” disse. Andai verso Valeria, sdraiata sul letto a gambe larghe, mi inginocchiai davanti a lei e avvicinai la bocca alla sua vagina. Era larghissima dopo essere stata sfondata dal cazzo enorme di Mirko. Anche l’ano era ancora arrossato e dilatato dalla penetrazione di Franco. Sentivo l’odore dei suoi orgasmi, che conoscevo bene, misto all’odore acre dello sperma e del sudore di quei due porci. Gli umori la bagnavano fino a mezza coscia. Purtroppo aveva ragione Mirko, aveva goduto parecchio, il suo corpo non mentiva. La guardai in faccia ma lei distolse gli occhi. Cominciai a leccare lo sperma di Mirko che le gocciolava dalla vagina. Era salato, denso e abbondante, non smetteva più di colare fuori. Poi Mirko mi ordinò di pulirle l’ano dallo sperma di Franco, ed io eseguii. Valeria gemeva per i miei passaggi di lingua sui suoi buchetti e mi guardava con una strana luce negli occhi. Mi vorrei sbagliare, ma sono quasi certo che fosse eccitata. Quando ebbi finito mi fecero alzare e mi legarono nuovamente alla sedia. Rimasero lì in soggiorno ancora un po’ a fumare e bere, poi dopo un quarto d’ora si alzarono. “Andiamo a darle un’altra botta” disse Franco a Mirko. “Però ci scambiamo di posto” rispose Mirko, “voglio scoparla anche nel culo”. Valeria, che era rannicchiata sul letto e aveva sentito tutto, disse spaventata: “No, no, ti prego, il tuo è troppo grosso, me lo sfondi”. Mirko fece una risata sguaiata, entrò insieme a Franco nella camera da letto e accostò la porta dietro di sé. Non potevo più vedere cosa succedeva, ma dai muri sottili si sentiva tutto. All’inizio sentii i colpi di Valeria che scalciava e si ribellava, poi Mirko disse: “Fra’, tienimela ferma che la inculo”. Ancora un attimo di colluttazione e Valeria smise di muoversi poi lanciò un urlo. Il cazzone di Mirko doveva essere andato a segno nel suo culetto. Poi cominciai a sentire il cigolio ritmico del letto, Mirko che diceva “Sì, brava, rilassati, così”. Dopo un paio di minuti al cigolio si aggiunsero i grugniti dei due uomini misti ai gemiti di Valeria, che adesso erano di piacere. La porta si aprì lentamente per la corrente, da sola. Valeria era sdraiata a pancia in giù sopra a Franco, e Mirko in ginocchio tra le sue gambe la teneva per il bacino dandole spinte profonde, alternandosi con l’amico. Andarono avanti così per un quarto d’ora, ansimando tutti e tre. Poi sentii Valeria gemere più forte. Franco le strinse le braccia intorno alla vita, e urlò: “Brava troia, vieni sul mio cazzo… Sì così… aaaaaah, ti riempio la figa” e venne copiosamente dentro di lei. Mirko invece sfilò il cazzo durissimo dal culo di Valeria, la prese per i capelli e glielo infilò in bocca mentre le palle cominciavano a pulsare. Le fece arrivare i primi schizzi sulla lingua, poi lo tirò fuori e finì di venirle sulla faccia. Quando ebbe finito disse “Adesso me lo pulisci con la lingua mentre guardi negli occhi tuo marito.” Valeria ubbidiente mi fissò mentre roteava la lingua sulla cappella, con il cazzo di Franco ancora piantato nella sua vagina inondata di sperma. Davanti a quella immagine, mi sborrai addosso. I due uomini risero, poi dissero, “Adesso facciamo divertire un po’ anche te. Troia, vai a ripulire la sborra dal tuo maritino.” Valeria si sollevò da Franco gocciolando sperma, si avvicinò carponi a me e cominciò a leccarmi il cazzo e le palle. Ce l’avevo moscio, perché ero appena venuto. “Di certo non sono le dimensioni e la consistenza a cui ti abbiamo abituato stasera” sghignazzò Mirko. Poi la fecero sdraiare sul letto in mezzo a loro, avvinghiandosi a lei, e si addormentarono. Dopo poco anche io crollai sfinito dalla tensione. Quando riaprii gli occhi era mattina e aveva smesso di piovere, era tornato il sole. Valeria era sdraiata sul letto ma i due uomini non erano più lì. Feci rumore muovendo la sedia, Valeria si svegliò e venne a liberarmi, completamente nuda. Mi alzai in piedi, mi vestii velocemente e uscii sul patio. La piazzola di Mirko e Franco era vuota, i due erano partiti presto. Cominciammo a mettere via anche noi le nostre cose, in silenzio. Non avevamo il coraggio di guardarci negli occhi. Nel riordinare, scoprì che i due mi avevano sfilato tutti i contanti dal portafoglio, più di duecento euro. Inoltre dovetti pagare trecentocinquanta euro al camping per i danni al bungalow. Lasciato il camping andammo alla guardia medica e Valeria si fece prescrivere la pillola del giorno dopo. Volevo denunciarli ma Valeria mi convinse a lasciar perdere dicendomi che sarebbe stato meglio dimenticare. E così feci. Sono passati tre mesi da quella notte. È venerdì mattina, sono seduto sul letto e mi sto mettendo le scarpe per andare al lavoro. Non sono ancora riuscito a fare l’amore con Valeria dopo quello che è successo, magari stasera ci provo. Lei ha appena finito la doccia, entra in stanza con l’accappatoio, lo toglie gettandolo sul letto e comincia a vestirsi. La guardo e mi si gela il sangue. Noto un leggero ma evidente rigonfiamento della pancia, sotto il suo ombelico. Le chiedo: “Vale ma… sei incinta?” Lei si blocca fissandomi seria, si siede sul letto con le mani sul viso. Poi la confessione: “Lorenzo, erano mesi che provavamo ad avere un figlio senza riuscirci. Ero in ansia di non poter diventare madre, capisci, e sai quanto ci tengo. Poi è capitata quella cosa nel bungalow. Stavo ovulando, e poi quella situazione… non mi ero mai sentita così eccitata, così bagnata, così… fertile. Ho pensato che se potevo rimanere incinta, sicuramente uno di quei due maschi mi ci aveva messa. Così il giorno dopo ti ho detto di aver preso la pillola ma l’ho buttata. Due settimane fa ho fatto il test e sono incinta. Non so se sia di Mirko o di Franco, ma non mi importa, è figlio mio.” La guardai sperso, riuscii solo a dire: “E io ora cosa faccio?” “Tu sei libero di lasciarmi, naturalmente. Oppure lo puoi crescere con me come se fossi tu il padre.” La prospettiva di rimanere senza Valeria mi sconvolgeva. Rimanemmo seduti a fianco un tempo interminabile, a guardare fisso davanti a noi. Poi feci la mia scelta, e le cinsi le spalle con un braccio tirandola a me. Lo avremmo cresciuto insieme. Lei mi accarezzò la mano, poi disse: “Ah, c’è un altra cosa. Quella mattina nel bungalow, prima di andare via, Mirko mi ha salvato il suo numero di telefono sul cellulare. Sono passate settimane, tu non mi cercavi mai, la mia voglia cresceva e ho cominciato a pensare a lui e alle sue…dimensioni. Una sera gli ho scritto se potevamo vederci. Il giorno dopo ho preso ferie, ci siamo incontrati in un hotel vicino al mio ufficio e abbiamo fatto sesso per ore. Da quella volta ci vediamo tutte le settimane. Ogni tanto viene anche Franco e lo facciamo in tre. Non ho intenzione di rinunciare a questi incontri di sesso, anzi adesso che lo sai voglio poterli ospitare qui a casa. Questa per me è una condizione importante.” Io ero sconvolto, deglutii e dissi “Ok”. Lei sorrise eccitata: “Benissimo”. Poi mi passò il cellulare e disse: “Chiama Mirko allora e digli che stasera siamo felici di averli qui a casa nostra.”

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