La nuova abitazione

La nuova abitazione

Era un piovoso pomeriggio autunnale, ero rientrato in anticipo ed avevo trovato la mia compagna, con la quale convivevo da sette anni, a letto con il suo ex.
Il trauma era stato forte, ma quando lui era sgattaiolato fuori di casa nostra e lei mi aveva confessato di non amarmi più, era stato devastante, la sera stessa ero andato a dormire in un residence e il giorno dopo avevo cercato un’altra sistemazione.
Ero stato abbastanza fortunato, avevo trovato un appartamentino di camera, soggiorno e cucina al quarto ed ultimo piano in un condominio della periferia milanese.
Le prime notti erano state insonni e pieni di tristezza, mi ritrovavo alle soglie dei quarant’anni solo e tradito, ma di giorno il mio lavoro di geometra sommato ai lavori di bricolage per sistemare la nuova abitazione e la ricerca di mobili usati mi impegnavano molto per cui alla sera crollavo stanco morto, una settimana mi era bastata per traslocare le mie cose e sistemarmi in modo quasi confortevole.
Era un sabato mattina, ero stato in ferramenta ad acquistare dei tasselli per appendere alcuni quadri, ero in attesa dell’ascensore ed era arrivata una anziana signora con le borse della spesa, avevo notato che era decisamente in carne, un seno molto grande, capelli grigi lunghi fino alle spalle molto curati, occhi di un azzurro intenso con un trucco che ne esaltavano la bellezza, un bel viso, avevo pensato tra me che in gioventù doveva essere stata una bellissima donna, eravamo entrati in ascensore e le avevo chiesto:
“A che piano va signora ?”
Il suo sorriso mi aveva fatto notare due labbra carnose con un rossetto rosso fuoco:
“Al quarto piano… come lei… siamo gli unici due appartamenti del quarto, a proposito, io sono Anna e abito con mio marito di fianco al suo alloggio, l’ho vista posteggiare l’auto in cortile questa settimana e quindi ho capito che lei sarebbe stato il nuovo vicino di casa.”
Mi piaceva l’idea di avere dei vicini anziani, pochi rumori e sopratutto poche persone vicine di pianerottolo, mi aveva ispirato simpatia e avevo contraccambiato il sorriso, le avevo porto la mano e con gentilezza avevo risposto:
“Molto lieto signora, sono Mauro, è un vero piacere… posso aiutarla con l’acqua e le borse ?”
Lei non si era fatta pregare, mi aveva detto:
“Grazie, così ne approfitto per offrirle un caffe e per presentarle mio marito…”
Ero entrato in quel grande appartamento, il doppio del mio, arredato con ricercatezza e molto gusto, il marito Mario, un arzillo e loquace signore mi aveva accolto con entusiasmo e gentilezza, ci eravamo accomodati in un confortevole salotto e per prima cosa aveva chiesto con fermezza di darci del tu tutti tre, poi mentre Anna era andata in cucina a preparare il caffè, lui mi aveva raccontato di essere un ottantenne, ex impiegato comunale e sua moglie settantacinquenne ex insegnante di liceo, quando la signora era arrivata con il vassoio, lui aveva detto ridendo:
“Finalmente avremo una persona giovane vicina di casa, sai Mauro che la Anna in gioventù è stata miss Muretto di Alassio ? Da giovane era una strafiga…..”
Anna aveva sorriso, si era schermita e aveva glissato nel discorso, ma io avevo precisato:
“Non voglio suscitare gelosia in te Mario, ma quando l’ho incontrata sotto ho pensato che Anna è veramente una bella donna e non ha niente da invidiare a persone più giovani.”
Lei era arrossita e per sviare il discorso mi aveva chiesto:
“Perchè non ci parli un po’ di te Mauro ? Dicci cosa fai nella vita… Verrai ad abitare con una compagna… o un compagno…?”
Avevo parlato del mio lavoro e mi ero confidato con loro della disavventura amorosa, erano stati solidali con me, poi visto che era ormai mezzogiorno, Mario aveva detto:
“Visto che Anna ha comprato il pranzo in gastronomia e non deve cucinare, oggi rimani a pranzo con noi, ti va ?”
Avevo declinato l’invito dicendo che dovevo fare alcuni fori e sistemare dei quadri prima dell’orario del riposo pomeridiano, ma Anna era intervenuta:
“Sono d’accordo con mio marito, quì non disturbi nessuno anche se fai rumori, ti fermi con noi… se ti vuoi sdebitare, presti poi il trapano a mio marito che deve sostituire un tassello nel mobile del bagno e trova sempre la scusa che non ha il trapano… poi quando avrà fatto, visto che sei geometra ti faccio controllare se regge… devi sapere che qualche anno fà, aveva appeso un pensile in cucina, una notte credevamo ci fosse il terremoto, il pensile era caduto e aveva svegliato il condominio intero, nei lavori di casa è una frana.”
Avevo riso e avevo trovato il modo di legare con i vicini aiutandoli, avevo detto:
“Bene allora accetto l’invito ad una condizione, porto il vino, e il mobile lo appendo io, sono abbastanza bravo nei lavori di bricolage, fammi vedere il mobile in questione.”
Ai due coniugi non pareva vero di poter contare su una persona affidabile, mentre Anna si era diretta in cucina, il marito mi aveva portato a vedere il lavoro da fare, ero stupito che quel mobiletto a specchio non fosse ancora caduto, ero andato nel mio appartamentino, mi ero sistemato un po’, avevo preso il trapano e alcuni tasselli adatti e con il vino ero tornato dagli anziani coniugi.
Il pranzo era stato buono e allegro, due vicini più simpatici non avrei potuto trovarli, avevo scherzato dicendo che il mobile era miracolosamente appeso ma che era questione di giorni e sarebbe caduto, Anna si era allarmata e il marito se la rideva, dopo il caffè Mario si era congedato dicendo che andava a fare la siesta, io per rispetto del suo riposo avevo chiesto:
“Vuoi che il lavoro lo facciamo quando ti alzi ? Il rumore del trapano ti sveglierà…”
Anna era intervenuta:
“Noooo…. ti prego Mauro… se cade lo specchio è un disastro, lui non sente niente, la stanza è dall’altra parte…”
Mario rideva e si era allontanato, io e la moglie ci eravamo diretti nel bagno per l’operazione.
Avevo staccato lo specchio da un lato e avevo incaricato Anna di sostenerlo, io dietro a lei foravo con una punta più grande, il mio corpo aderiva al suo, sentivo il suo sedere all’altezza del mio uccello e senza volerlo lo sentivo diventare duro, ero imbarazzatissimo, forse la lunga astinenza da una donna si stava facendo sentire, avrei voluto staccarmi un po’ da lei ma se mi staccavo non arrivavo con il trapano, stavo sudando ed il mio viso che era riflesso nello specchio era rosso, infine il foro era fatto.
Mentre lei continuava a tenere lo specchio, io mi ero staccato, avevo posato il trapano e avevo preso il tassello, nell’avvitarlo sentivo di nuovo il solco del suo sedere e il mio cazzo non accennava a scendere, sudavo e mi vergognavo, lei mi guardava dallo specchio con un sorriso strano, poi mi disse:
“Sento una certa pressione… sarà il caldo ? Ti faccio sudare… ahahahah”
Ero arrossito ancora e avevo detto:
“Mi spiace Anna scusami… ho quasi finito… ecco puoi lasciare.”
Avevo agganciato lo specchio, lei si era girata e ci eravamo trovati con i corpi aderenti, ora anzichè il sedere sentivo il suo grosso seno contro il mio petto, lei mi mise le braccia al collo e mi disse:
“Peccato che hai già finito… non capita spesso di sentire tanta virilità… posso darti un bacio per ringraziarti ?”
Non aveva aspettato e si era incollata alla mia bocca infilandomi la sua lingua carnosa tra le labbra, il mio cazzo pulsava, lei mi mise una mano sopra ai pantaloni accarezzandomelo, si staccò un attimo e disse:
“Hai la pressione alta… c’è un solo modo per farla scendere…”
Abbassò la cerniera e mi fece uscire l’uccello, cominciò a segarlo continuando a limonarmi, poi si abbassò e cominciò un delizioso pompino.
Era una vera esperta di cazzo, lo trattava con delicatezza e sapienza, mi sentivo strano ad essere in balia di una donna che mi gestiva, si alzò e riprese a limonarmi accompagnandomi verso la tazza del water, le infilai la mano in quel grosso seno eccitandomi ancora di più, lei mi guardo negli occhi e mi disse:
“Che bel cazzo hai…. voglio vederti sfogare tutto il tuo piacere… dai sborra…”
Era veramente troppo brava, il mio orgasmo arrivò quasi al suo comando mentre la sua lingua roteava attorno alla mia, era stato sconvolgentemente intenso.
Avevamo riso, lei mi aveva preso per mano accompagnandomi in cucina, ci eravamo seduti sul piccolo divano e lei aveva ripreso a limonarmi, le avevo espresso la mia preoccupazione per suo marito, lei mi aveva detto:
“Lui lo sa di essere un cornuto, il lavoro che mi hai fatto merita un servizio completo… adesso prendiamo un caffè poi… ti faccio provare una cosa nuova…”
Dopo il caffè, mi aveva spogliato nudo, mi aveva preso per mano e mi aveva accompagnato in camera da letto, mi aveva fatto stendere vicino al marito e aveva ripreso a farmi un pompino, il marito era in silenzio e si masturbava, ero sorpreso dal fatto che un ottantenne potesse avere un uccello così duro, lei mentre mi spompinava aveva cominciato a spogliarsi, era rimasta nuda, la sua ciccia abbondante anziche smontarmi mi eccitava sempre più, i suoi seni grandissimi e cadenti mi piacevano un mondo, lei infine si impalò sul mio cazzo durissimo mentre guardando il marito diceva:
“Guarda cornuto… l’ho già spompato una volta in bagno per ripagarlo del lavoro… guarda come mi chiava, dimmi che sono la tua puttana…”
Lui la guardava segandosi e dicendole:
“Si, sei una puttana e troia… chiavalo puttana…”
Lei mi limonava e il suo corpo anziano e rugoso mi mandava in estasi, era una sensazione nuova e mai provata, poi lui cominciò a sgrillettarla con il mio cazzo piantato in lei e in breve fu scossa da un violento orgasmo che la fece urlare forte.
Sono ormai due anni che abito in quella casa, sono come in famiglia e nonostante che abitiamo in appartamenti diversi, è come se fossimo un solo nucleo, io ho le loro chiavi e loro hanno le mie, non abbiamo misteri tra noi e godiamo il sesso come ci piace, voglio molto bene a tutti due e loro ne vogliono a me, spesso dormiamo insieme e non sento il bisogno di donne più giovani.

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