Lucy – Una puttana in classe (4)

Lucy – Una puttana in classe (4)

Durante le tre notti successive, in quella stanza ne combinammo di tutti i colori. Il mio povero buco del culo fu sfondato a ripetizione dai miei due compagni di camera, bevvi litri di sperma e ne feci bere della mia a Gianni. Quest’ultimo, convinto da Marco, provò anche a farsi sodomizzare da me, ma provò (a suo dire) più dolore che godimento e perciò l’esperimento non fu più ripetuto.
L’ultima sera tutta la classe si era scatenata nella discoteca dell’albergo, e quando noi tre, già un po’ alticci, ci rifugiammo in camera, pensavamo che sarebbe stata l’ultima notte di scopate in tre.
Gli effetti dell’alcool però si fecero sentire soprattutto da me, che dopo un primo giro di pompini ed inculate mi stesi sul letto e abbandonai il Pianeta Terra, facendo appena in tempo a sentire i miei compagni di camera che uscivano.
Un improvviso trambusto mi risvegliò. “Ma che cazzo…” esclamò una voce che sulle prime non riconobbi.
Con un concerto Heavy Metal che mi batteva in testa, mi sollevai a fatica dal letto, ma la sbronza mi passò all’istante quando vidi sulla porta non solo Marco e Gianni, ma anche Fabrizio e Claudio.
Anche loro erano un po’ bevuti e tra l’alcool e la sorpresa all’inizio credevano di aver sorpreso una vera ragazza, nella camera degli amici in quell’abbigliamento inequivocabilmente da zoccola. Ma quando rimasi inebetita a fissarli, dopo essermi voltata, notarono quella ventina di centimetri che dal mio basso ventre tradiva la mia vera sessualità e soprattutto i miei lineamenti che, pur con il trucco, confessavano la mia identità.
Fortunatamente il putiferio che ne seguì non attirò l’attenzione di nessuno, specie dei professori, ma la situazione che venne a crearsi fu indubbiamente difficile. I due miei compagni di camera erano usciti per tornare in discoteca, e avevano incontrato gli altri due; sapendo che io avevo preferito rimanere in camera, avevano deciso di fare un’irruzione a sorpresa senza che i miei coinquilini riuscissero a fermarli. E la sorpresa indubbiamente c’era stata, anche se non quella che intendevano loro.
“Adesso capisco perché facevate sempre i preziosi e vi rintanavate tutte le sere in camera… altro che andare a dormire presto!” ci sfotteva Fabrizio.
“Ma l’hai visto che culo il Luca? Chiamali scemi! Secondo me è meglio di quelli di tante nostre compagne! E poi soprattutto non sembra essere una figa di legno come loro, a quanto pare!” ribattè Claudio.
Non so se fu l’alcool a darmi il coraggio o la disperazione, ma mi venne la malsana idea che, forse, avrei potuto salvare me e i miei compagni comprando il silenzio degli altri due.
Cercando di essere più naturale possibile mi voltai in modo da offrire ai quattro la migliore vista possibile su quel mio culo che pareva avere così tanti estimatori e dissi “Non so se sia da considerare un complimento, comunque grazie!”
Fabrizio mi confermò che ero sulla strada giusta: “Claudio ha ragione, hai un culo da urlo. Sarai anche un maschio ma invidio questi due!”
Era il momento di calare l’asso. Mi feci coraggio e dissi: “Beh, innanzitutto proprio maschio non direi… diciamo una femmina un po’ particolare.” E aggiunsi maliziosa “E poi perché invidiarli? In fondo basta mettersi d’accordo e come dicevano i vecchi dove si mangia in due si mangia anche in tre… o quattro” voltando lo sguardo prima su Fabrizio e poi su Claudio.
Non cercai lo sguardo di Marco e Gianni. Non so come l’avrebbero presa e in quel momento, francamente, me ne importava poco. Loro avevano combinato il casino e io stavo cercando di uscirne e di tirarne fuori anche loro.
Ebbi la certezza di aver vinto quando i due nuovi arrivati, per rompere il ghiaccio, iniziarono ad accarezzarmi quel culo così tanto ambito e le cosce. Prima che potessero ripensarci, fui veloce a cercare, con le mani, le loro erezioni che già deformavano il davanti dei loro pantaloni leggeri.
“Ah, ancora una cosa” dissi, mentre cercavo di liberare quelle due mazze di carne e qualcuno aveva raggiunto il mio buchetto allargato infilandoci due dita “non chiamatemi Luca: Qui sono solo e solamente Lucy”; senza nemmeno attendere la loro risposta, presi a baciare e succhiare quei due bei cazzi che ora mi offrivano, senza più minimamente preoccuparsi della mia sessualità genetica.
Conformi a quanto avevo detto prima, anche gli altri due liberarono i loro cazzi e vennero ad inginocchiarsi di fronte a me che, a quattro zampe, ero circondata da quattro giovani e vigorosi membri che si facevano leccare, succhiare, mi si strusciavano sul viso. Mai avrei immaginato, pochi giorni fa, di vivere questa esperienza, e ora mi sembrava di essere in paradiso. Un paradiso blasfemo e lubrico dove adoravo il dio Fallo concedendo il mio corpo in ogni modo possibile.
Qualcuno abbandonò quel girotondo osceno e venne dietro di me per incularmi, sprofondandomi nel retto fino alle palle. Non mi importava chi fosse, in quel momento erano solo e solamente cazzi. Cazzi duri e nodosi che si alternavano nella mia bocca, nelle mie mani, nel mio culo sfondato senza un attimo di tregua. E sborra. Sborra che mi veniva schizzata in bocca e sul viso, che trangugiavo golosa. Sborra che mi veniva versata nel culo e dal quale colava fuori quando un nuovo cazzo si infilava in quel budello ormai insensibile.
“Rompetemi il culo… voglio che mi sfondiate tutta… che me lo riempiate di sborra!” li incitavo.
Persi il conto di quante volte i miei quattro amanti vennero, omaggiandomi viso e budella col loro sperma caldo, e di quante volte venni io stessa.
E persi i sensi mentre Fabrizio mi scaricava in gola l’ennesimo orgasmo e Gianni mi stava ancora pompando il culo.
Mi risvegliai all’alba. Nella stanza c’erano solo più Gianni e Marco, e un inconfondibile odore di sperma, di cui erano anche macchiate qui e là le lenzuola. Mi alzai dal letto per andare a fare una doccia con una fatica indicibile, mi duolevano tutti i muscoli del corpo e in particolare il mio povero buco del culo, che immaginavo irrimediabilmente sfondato.
Mi guardai allo specchio, che mi rimandava l’immagine orribile del mio volto col trucco disfatto e mescolato alla sborra dei miei quattro amanti. Ma mi trovai bella. Bella e troia più che mai.

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