La mia vita tra Venere e Marte – Capitoli 60-61

La mia vita tra Venere e Marte – Capitoli 60-61

Capitolo 60
Ci alzammo e ci sporgemmo dalla porta della stanza di Giulia. Fummo fortunati anche stavolta:nessuno dei due ci poteva vedere; erano impegnati in un sessantanove, con Maurizio, che aveva la testa rivolta verso la porta, sotto Emma, mentre le leccava la fica e le massaggiava, bagnandolo, il culetto. Dall’altro lato, anche se non potevamo vedere, immaginavamo comunque Emma che gli succhiava il cazzo, dato che vedevamo la sua testa fare su e giù.
Sentimmo i mugolii di piacere di ambedue e anche l’odore della fica di Emma che arrivava fino a noi, tanto che il mio uccello cominciò ad alzare la testa. Allora abbracciai Giulia da dietro, baciandola sul collo e afferrandole una tetta con ogni mano, sentendo i capezzoli reagire immediatamente. Lei mise le sue mani sulle mie, come per impedirmi di lasciarle il seno (cosa che peraltro non aveva alcuna intenzione di fare…). Quando sentii che il mio cazzo era bello dritto, mi appoggiai con l’inguine al morbido culo di Giulia, che mosse le natiche per farlo accomodare bene in quella valle.
Le presi i capezzoli tra i pollici e gli indici, stupendomi come ogni volta di quanto fossero lunghi e quanto potessero inturgidirsi. Poi, sempre baciandola sul collo e dietro le orecchie, iniziai a muovere il bacino; lei mi prese la mano destra e se la portò all’inguine, chiedendomi tacitamente di sgrillettarla, mentre la sua mano tornava sul capezzolo libero. Con la destra, allora, separai le sue labbra e immediatamente la pisella sorse dal suo anfratto per essere accarezzata. La massaggiai un po’ tra le dita, sentendo che si inturgidiva e che la fica cominciava a secernere umori; le feci allargare le gambe e infilai due dita dentro, ritirandole belle bagnate; uno me lo misi in bocca io, l’altro lo misi in bocca a lei, poi riportai la mano sul clitoride.
I due sul letto, intanto, continuavano bellamente nel loro sessantanove, senza accorgersi di noi. Giulia, lo sentivo dal suo respiro, si stava eccitando; allargò ancora di più le gambe, ci mise una mano in mezzo afferrandomi il pisello e chinandosi un po’ se lo infilò nella fica. Pensai che volesse che la scopassi così, ma mi sbagliavo…
Quando fu bello bagnato, lo estrasse e lo appoggiò puntando verso il proprio sfintere. Non ci potevo credere! Voleva che la penetrassi nel culo… Provai a spingere, dolcemente, ma il suo buchetto era troppo stretto e non insistetti, non volendo certo farle del male! Lei capì, si voltò, mi baciò e mi sussurrò:
“Amore, voglio dartelo il mio culetto! Adesso! Ma torniamo di là….”
Praticamente mi trascinò sul letto di Emma e poi mi disse:
“Ho deciso, Giorgio, oggi devo essere tua, in tutto e per tutto! Preparamelo bene, bagnalo, insalivalo, infilaci un dito, anche due, ma oggi voglio sentirti lì e voglio anche sentirti sborrare lì dentro! Solo una cosa, ma so che è inutile dirtelo: fallo con amore, con tanto amore, quanto quello che ti sto dimostrando io!”
Come potevo resistere a un appello del genere? Le baciai tutto il viso, il collo, l’abbracciai stretta perché capisse, essendo inutile ogni parola da parte mia, quanto apprezzassi quello che mi stava donando.
Ci mettemmo io sotto e lei sopra di me, la fica sopra la mia bocca. Cominciai a leccarle la pisella, e poi a penetrarla con un dito, trasferendo i suoi umori sul buchino. Non avevo bisogno di aggiungere saliva, come mi capitava talvolta con Emma, perché la produzione di liquido di Giulia era stupefacente.
Quando il buchino fu bello bagnato, le infilai la prima falange dell’indice e fin lì non ci furono difficoltà, lo avevo fatto altre volte. Ricominciai a bagnare il dito e a infilarglielo nel culetto, in modo che la volta successiva potesse entrare un po’ più a fondo.
Intanto, per farle coraggio, ogni tanto staccavo la bocca dal clitoride e le sussurravo cose come:
“Ti amo, Giulia, anche io oggi ti voglio mia in tutto e per tutto!”
Con queste manovre, a un certo punto riuscii a infilare l’indice completamente nel culetto. Incredibilmente, in quel preciso istante, Giulia ebbe un orgasmo tra i più potenti che avessi mai visto da lei: il suo corpo tremò tutto, sentii il clitoride fremere nella mia bocca e lei emettere non dico un urlo, ma comunque un “Sì!” a voce abbastanza alta, tanto che temetti che la potessero sentire anche Emma e Maurizio.
Capitolo 61
Il mio dito era sempre nel suo buchino e continuavo a girarlo; quando si riprese, mi mormorò:
“Continua, amore, mi piace, sono sicura che ci riusciamo…”
Ripresi allora l’opera di bagnare il dito nella fica e poi infilarglielo nel culetto. Ormai la potevo penetrare tranquillamente fino in fondo. Non crediate però che lei non facesse nulla: mi stava leccando il cazzo, facendo molta attenzione a mantenerlo sempre in erezione ma senza esagerare, per evitare che sborrassi; io però ero tranquillissimo di potermi trattenere finché fosse stato necessario.
Quando vidi che il mio indice la penetrava senza sforzo, decisi di passare a due dita: le infilai nella fica che, grazie alle leccate che davo alla pisella, continuava a secernere umori e poi appoggiai le falangi sul buchino, premendo leggermente. Lei cercava di aiutarmi, spingendo all’indietro, ma poi si ritraeva, timorosa di provare dolore. Dopo qualche tentativo, finalmente, le due falangi entrarono; a quel punto pensai che il più era fatto. E infatti: dopo un paio di volte, sempre continuando a leccarle il clitoride (ormai avevo il viso talmente bagnato che chi mi avesse visto avrebbe pensato che ero appena uscito da sotto la doccia…) le mie due dita entrarono completamente nel suo culetto!
Di nuovo, incredibilmente, appena infilate fino in fondo, Giulia ebbe il suo secondo orgasmo, ancora più potente del primo. Io tenni le dita dov’erano, per non far restringere lo sfintere. Stavolta le ci volle un po’ di più per riprendersi, poi mi disse, con una voce che non le avevo mai sentito, sensuale e roca al massimo:
“Giorgio mio adorato, ci siamo! Preparami bene e dammi il tuo bel cazzo!” L’ultima frase la pronunciò a voce alta, ma io neanche ci feci caso.
Sempre tenendole due dita nel culetto, mi tirai su finché fui dietro di lei, sottraendo il cazzo alla sua bocca, ma ormai non temevo certo di perdere l’erezione. Lo infilai nella sua fica per bagnarlo bene, poi tolsi le dita e appoggiai il glande al buchino; non tentai ancora di entrare, volevo soltanto bagnarlo bene; infilai di nuovo le dita prima nella fica, poi nel culetto, un’ultima volta il cazzo nella fica, lo appoggiai sulle sfintere e le dissi:
“Adesso, amore, sei tutta mia!”
Spinsi il bacino in avanti, lei spinse il suo all’indietro e, come un coltello caldo nel burro, il mio cazzo la penetrò fino a far sbattere i testicoli contro la fica. Appena entrato, con la mano tentai di raggiungere il suo grilletto per darle piacere lì e non farla pensare al possibile dolore, ma non ci riuscii. Lei capì la mia intenzione e cominciò a toccarselo da sola. Allora e solo allora presi a scoparla veramente, muovendo il bacino. Intanto le sussurravo: “Amore, amore, amore…” all’infinito e le accarezzavo le reni e la schiena. Lei di rimando mi diceva: “Sì, sì, sì, così ti ho sempre voluto, così…”
A un tratto sentii lo sfintere contrarsi sul mio cazzo, le sue reni fremere, e lei urlare un “Sì!” prolungato che mi squassò l’animo e mi fece eiaculare immediatamente. Lei cadde bocconi e io sopra, abbracciato a lei mentre il mio sperma le riempiva il culo.
Credo che non ci riprendemmo tanto presto, ma appena lo facemmo io mi ritrassi dal suo culetto, la girai su un fianco, mi stesi accanto a lei, la guardai in volto e vidi che stava piangendo.
Sapevo bene (o quanto meno lo immaginavo e lo speravo) che non erano lacrime di dolore, ma di gioia, di quella gioia immensa che consiste nel darsi totalmente alla persona amata. E infatti, appena cominciai ad asciugarle le lacrime con i miei baci, lei prese a sorridermi e a baciarmi il viso come stavo facendo io.
“Giorgio, amore, non ho parole…”
“Ssshhh, tesoro, non ce n’è bisogno. Sappiamo tutti e due cosa è successo, sappiamo cosa abbiamo provato e cosa ognuno di noi ha dato all’altro…”
Riprendemmo ad accarezzarci e a baciarci il volto, Non ci toccammo altrove, temevamo di guastare quella magica atmosfera.
Improvvisamente, però, parve che si fosse rotta quella specie di bolla che ci aveva separato dal mondo esterno. Ci rendemmo infatti conto che non eravamo soli! Emma e Maurizio erano sulla porta della stanza, ognuno con un braccio allacciato al fianco dell’altro. Vidi che Emma aveva gli occhi lucidi, che aveva pianto, ma poi vidi che sorrideva, segno che anche per lei erano state lacrime di gioia.
Appena vide che ci eravamo accorti di loro, si liberò dall’abbraccio di Maurizio rivolgendogli un sorriso come a scusarsi, poi si precipitò sul letto e baciò prima Giulia poi me, e poi disse a Maurizio:
“Tesoro, scusaci, ma oggi è successa una cosa che tu, essendo appena entrato in questa casa, non puoi capire. Con calma te la spiegheremo, ora però vieni, abbracciamoci e baciamoci tutti!”
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