Margot

Margot

“Margot se ti bocciano anche quest’anno il prossimo lo fai in collegio ! E sia chiaro ne sceglierò uno che vietati questi cazzo di social dove sei sempre invece che a studiare, sono stato chiaro !”
L’anno scolastico stava per iniziare, ma mio padre si voleva portare avanti col lavoro di cazziarmi per il mio profitto, così cercai di giocarmi la ‘carta tenerezza’ rispondendogli con la voce di una bambina indifesa.
“Sì papino, ma non è colpa mia se la matematica non m’entra proprio in testa.”
“Per questo non c’è problema, ho trovato un ottimo professore che ti farà ripetizioni per tre ore due volte alla settimana, e guai a te se non ci vai, perché per ogni assenza ti toglierò la metà della paghetta settimanale.”
Anche se consideravo uno strazio passare due pomeriggi alla settimana in casa di qualche vecchio professore, era pur sempre meglio di vedermi tagliare il cospicuo assegno settimanale, così accettai e dopo alcuni giorni andai per la prima volta in casa del mio nuovo insegnate di sostegno, tale Graziano Rossi che per fortuna non abitava molto lontano da me.
La prima sorpresa fu che non mi ritrovai davanti un vecchio, ma un giovane per quanto dall’aspetto insignificante, che si era da poco laureato e già insegnava anche se part-time in una scuola privata. La seconda fu che era il figlio del mio professore del liceo, e che già conosceva vita, morte e miracoli della mia carriera scolastica.
“Signorina io pretendo serietà e rispetto, e non c’è bisogno che le ricordi cosa le accadrebbe in caso di una nuova bocciatura, quindi la prego d’impegnarsi o sarò costretto a riferire a suo padre del suo scarso impegno.” mi disse senza neanche farmi sedere.
“Certo professore, le garantisco che ci metterò tutta me stessa per non deluderla.” risposi con ben poca convinzione, ma del resto non avevo altre alternative.
All’inizio Graziano fu fin troppo paziente, anche perché comprese che coi numeri ero veramente una capra, e che solo impegnandomi al massimo potevo arrivare alla sufficienza, ma del resto il sei era il mio obiettivo e andava bene un po’ a tutti.
Col tempo però mi stancai di dover passare tutto quel tempo sui libri, ma come se ciò non bastasse presi a stuzzicarlo indossando minigonne sempre più corte, e giocando in modo poco serio con la penna fra le labbra.
Lui all’inizio fece finta di nulla, ma col passare del tempo notai che cercava sempre più spesso di guardarmi le gambe scoperte, o incavo del seno che lasciavo sempre ben visibile. Del resto di me si poteva dire tutto tranne che una santa, avendo perso la verginità durante il compleanno per i miei quattordici anni, per fare in seguito ogni tipo d’esperienza da quelle lesbo alla partecipazione a piccole orge.
La situazione esplose quando contemporaneamente presi un quattro in un compito scritto, ed uscirono le materie per la maturità, e fra questa c’era la tanto odiata matematica.
“Margot ho saputo che hai preso quattro nonostante mi sforzi di mettere qualcosa dentro la tua testa vuota.” mi disse con un tono fin troppo serio alla prima lezione dopo quel compito “A questo punto è chiaro che mi stai prendendo in giro, quindi meriti una punizione.”
“Una punizione ! Ma sei scemo ! Cosa vuoi sculacciarmi per un quattro !” risposi quasi ridendogli in faccia.
“Vorrà dire che chiederò a mio padre di farti dare la sua materia come secondo orale, così è sicuro che ti bocciano e l’anno prossimo finisci in qualche collegio chissà dove.”
Compresi che dovevo cambiare atteggiamento o Graziano avrebbe mantenuto quella promessa, così assunsi un’aria più da cerbiatta per fargli la mia proposta.
“E se ti faccio un pompino poi non dici nulla a mio padre ?”
“Tu sei proprio scema.” mi rispose ridendomi in faccia “Una come te i pompini li fa a chiunque gli passi davanti, mentre io voglio darti una vera lezione, di quelle che non dimenticherai tanto in fretta.”
Non ebbi tempo di pensare, che lui mi spinse contro la scrivania piegandomici sopra, per poi palparmi il sedere senza alcuna grazia.
“Voi troiette piene di soldi siete tutte uguali, credete di poter fare quello che volete ma se vi si mette all’angolo diventate delle pecorelle, anzi delle belle maiale pronte a tutto pur di tornare a casa.”
Decisi di rimanere in silenzio con la speranza che finisse tutto lì, invece poco dopo lui mi fece girare per aprirmi la camicetta che poi lasciò cadere per terra.
“Dillo che ti piacciono le mie tette.” gli dissi quasi sfidandolo a farlo “Se vuoi puoi anche darci un bacio sui capezzoli così poi ti diventa duro.” conclusi mostrandogli il dito medio ben alzato.
“Tu non hai ancora capito un cazzo.” mi rispose quasi urlandomelo in faccia, ma soprattutto prendendo del largo nastro da pacchi dalla scrivania, col quale mi legò le mani, per poi farmi rimettere contro quello stesso mobile.
“La prossima volta che mi manchi di rispetto ti butto fuori di casa, e poi sai cosa ti succede non è vero ?” mi domandò facendomi scendere le mutandine sino a metà coscia.
“Sì lo so.” risposi quasi sussurrandolo credendo d’aver compreso dove sarebbe voluto arrivare.
“E allora perché fai la dura ?” mi chiese dandomi un sonoro ceffone sul sedere, al quale ne seguì subito un altro sull’altra chiappa.
“Chiedo scusa però non mi fare male.” dissi sperando di placare la sua rabbia.
Il porco invece continuò il suo perverso gioco fatto di sculacciate e delicati sfioramenti della passera, che nonostante tutto iniziavano a darmi un sottile piacere. A quel punto iniziò una dura battaglia contro me stessa, perché se era vero che odiavo Graziano per il suo sporco ricatto, lo era altrettanto che quello che mi stava facendo provocava in me una forte eccitazione che riuscivo a trattenere sempre più a stento.
La situazione crollo quando lui s’andò a sedere sulla poltrona per poi farmi sdraiare con la pancia sulle sue ginocchia, in modo d’aver ancor di più campo libero sulle mie chiappe, che oramai palpava senza più alcun timore, quando non le schiaffeggiava. Ben presto mi ritrovai le natiche rosse come un pomodoro, e la passera che iniziava a bagnarsi, e fu quasi una fortuna che Graziano decise di farmi inginocchiare per poter tirar fuori la mazza oramai gonfia all’inverosimile.
“Indovina cosa devi fare col mio cazzo cara signorina Margot ?” mi chiese con un ghigno.
Non gli risposi avendo paura di dire qualcosa di sbagliato, ma gli presi la nerchia fra le labbra, ed iniziai a succhiargliela come forse non avevo mai fatto a nessuno, facendoci girare la lingua intorno come avevo visto in un film porno.
“Ma guarda com’è brava Margot a fare pompini ! Si vede che qui t’impegni sei meglio di una puttana ! Però puoi stare tranquilla che per quanto lo succhi avrò sempre la forza di scoparti e di mettertelo poi nel tuo bel culetto, tanto non sarò il primo perché una come te di vergine può avere ancora solo le orecchie non è vero cara signorina Margot ?”
“Sì.” risposi con un filo di voce.
“Non ho sentito bene quindi parla più forte.”
“Sì non sono più vergine neanche dietro.” ripetei vergognandomi di quello che avevo appena detto.
“Bene allora alzati e piegati contro la scrivania che inizio a darti il cazzo di cui hai bisogno.”
Con un po’ di fatica riuscii ad alzarmi e mettermi come voleva lui, che fece salire la mia minigonna sino a quando non ebbi le chiappe completamente scoperte. Cercai di rilassarmi il più possibile ben sapendo che non avrebbe usato alcuna grazia, ed infatti dopo avermi messo dentro la cappella mi prese per i fianchi per poter spingermi dentro tutto il resto della nerchia, con tutta la forza che aveva in corpo.
Non urlai solo perché con quella penetrazione così violenta, mi tolse anche il fiato per farlo, ma dopo il secondo affondo provai a protestare anche se sapevo che difficilmente l’avrei impietosito.
“Cazzo così mi spacchi in due !”
“Taci troia che quelle come te vanno solamente sbattute senza pietà, se ti piace è così altrimenti è così lo stesso.” mi rispose senza darmi alcuna possibilità di replica.
Graziano iniziò anche a darmi dei sonori ceffoni sulle chiappe, ma era soprattutto il suo fottermi senza sosta che mi faceva male, e le sue spinte erano così forti che si mosse anche la scrivania con me dietro di lei.
“Dai sali su così non ti devo venire dietro.” mi disse facendo un passo indietro.
Non feci quasi in tempo a mettermi sopra la scrivania, che lui afferrò una mia gamba e riprese a sbattermi esattamente come prima.
“Toccati la fica tanto lo so che non aspetti altro.” mi disse mentre riprendeva fiato per poi liberarmi le mani.
“Scusa ma non ho capito.” gli risposi per essere sicura d’aver compreso quello che per me era un ordine un po’ folle.
“Toccati la fica è così difficile da capire.” mi ripeté torcendomi un po’ un seno.
Portai una mano sulla mia passera che iniziai a toccare partendo dalle grandi labbra, ma ben presto le dita scivolarono più in basso, e m’uscii un piccolo gemito di piacere che lui sentì subito.
“Ma senti senti, la troietta sta godendo ! Alla faccia di quella che sembrava stessi violentando ! Dillo che ti piace il mio cazzo e dillo bello forte.”
“Sì il cazzo mi piace anche se tu come uomo mi fai schifo.” gli risposi cercando di tenermi un minimo di dignità “Ti stai approfittando di me e non conta un cazzo se riesci a farmi godere.”
“La realtà è che sei un puttana da cazzo ! Però stai tranquilla che oggi ti tolgo quella faccia da donna superiore dovessi farti chiavare da tutto il palazzo. Ora però apriti bene quel buco di culo di merda che hai che ti faccio un regalino e tranquilla per il momento non è il mio cazzo.”
Lo vidi prendere da un cassetto un plug e un vibratore entrambi neri, e non mi ci volle molto per capire che fine avrebbero fatto quei due oggetti. Graziano m’infilò subito il plug nel retto senza usare alcun lubrificante, facendomi un gran male ma non ebbi la voglia di dire nulla ben sapendo che era del tutto inutile parlare con lui.
“Credo non ci sia bisogno di spiegarti come funziona.” mi disse dandomi il vibratore che aveva acceso alla massima velocità.
Il solo appoggiarlo sulla passera mi fece avere i brividi, e bastò farne entrare dentro solo la punta per non farmi capire più nulla.
“Devi mettertelo tutto dentro altrimenti non vale.” mi disse dandomi una piccola spinta sulla mano che comunque ne fece entrare almeno un paio di dita.
Non appena finii di penetrarmi presi a gemere senza alcun controllo, e godendo come forse non mi era mai successo anche se sapevo che quel pezzo di silicone non mi avrebbe mai portata all’orgasmo. Nonostante ciò presi a masturbarmi come una pazza, con lui che giocava col plug che a volte sentivo quasi sbattere contro il vibratore, sino a quando non m’umiliai chiedendogli di scoparmi.
“Se vuoi il mio cazzo mettiti a pecora per terra e aspetta che ti scopi.” mi disse con freddezza.
Con le gambe tremanti scesi dalla scrivania per sistemarmi carponi sul tappeto, in attesa che mi facesse sua.
“Sai che dopo la fica mi prenderò anche il culo vero ?”
“Sì ma fallo adesso non resisto più.” gli risposi senza più alcuna dignità.
“Allora t’accontento subito.”
Graziano non si mise in ginocchio dietro di me ma s’accuccio per potermi penetrare con ancora più violenza, ma era tale il mio desiderio che venni non appena sentii tutta la sua mazza dentro di me.
“Chi t’ha dato il permesso di venire ?” mi urlò alzandosi in piedi “Adesso ti sistemo io troia che non sei altro.”
Non ebbi il tempo di dire nulla che lui quasi mi strappò il plug dal buchetto per poi riempirlo col suo bastone, facendomi vedere le stelle per il dolore.
“Ah così mi spacchi in due pezzo di merda !” urlai cercando di resistere al suo secondo affondo.
“Me ne sbatto il cazzo se così non ti piace, tanto sei solo una troia da scopare e nulla più.” mi rispose senza cambiare in alcun modo registro.
Più che scoparmi Graziano mi violentò il posteriore, usandomi come una bambola se non peggio, e fregandosene di tutto ciò che dicevo per cercare di placarne l’ira.
Per mia fortuna non ci mise molto a venire, e riversarmi in bocca il suo orgasmo come ultimo gesto della mia sottomissione.
“Rivestiti e togliti dai coglioni.” mi disse una volta che s’alzò in piedi.
Piegata nel fisico e nel morale presi i mie vestiti che indossai in tutta fretta, sperando che non cambiasse idea e volesse replicare.
“La prossima volta ti darò il testo del compito che deciderà il tuo voto, non devi strafare e prendere un otto perché sarebbe troppo, un sette basta e avanza, così ti promuovono e puoi andare dove cazzo vuoi.” mi disse mentre si rivestiva.
“Grazie.” gli risposi prima d’uscire per tornare a casa, dove feci una lunga doccia che nella mia mente doveva togliermi lo sporco che avevo dentro.
Graziano mantenne la sua promessa e non ebbi problemi a prendere un bel sei finale, ma quello rimase il voto per me più costoso di tutta la mia carriera scolastica.

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(quelli volgari saranno subito cestinati)

Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
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