Lucy – Ricatto?

Lucy – Ricatto?

Le facce di F. e Claudio non lasciavano presagire nulla di buono. D’altronde non lo lasciava pensare nemmeno la telefonata con la quale mi avevano invitato a vederci un attimo in un bar del centro.

“Me l’ha fatta vedere l’altro giorno quando sono andato su con mia moglie. Stavo facendo dei lavori nell’orto quando è arrivato e me l’ha mostrata sul suo telefono”

Una foto, che ora campeggiava sullo schermo dello smartphone di F., dove erano facilmente riconoscibili lui e Claudio nell’atto di fare sesso con una troiona da primo premio nello spazio dietro casa sua, scattata inequivocabilmente il giorno di quella famosa grigliata di cui ho raccontato qualche tempo fa. Inutile dire che la ragazza che succhiava un cazzo mentre veniva inculata da un altro membro nodoso ero in realtà io.

“E ora?” chiesi, preoccupato. Se da una parte potevo pensare di essere quello che ci rischiava di meno, dall’altra capivo che era solamente una pia illusione. F. e Claudio erano facilmente riconoscibili, mentre nessuno avrebbe potuto identificare quella “femmina” come il sottoscritto. Però è facile immaginare che, se F. e Claudio si fossero trovati alle strette con le mogli dopo la messa in circolo di quella foto, qualcosa sarebbe potuto venire fuori e allora, dalla posizione migliore, la mia sarebbe divenuta istantaneamente la peggiore.

Fedifrago, non con una donna ma col mio stesso sesso, e trasformato nella peggiore zoccola rotta in culo e succhiacazzi.

I tacchi alti che indossavo non erano certamente adatti a quel viottolo sterrato che mi portava dallo spiazzo dove avevamo fatto la famosa grigliata al retro della casa di Mario. F. mi accompagnava, aiutandomi a mantenere l’equilibrio ogni volta che un sasso o una radice mi faceva traballare.

Arrivati alla porta fu lui a bussare, mentre io mi mantenevo un paio di metri indietro; agghindata di tutto punto, con un impermeabile a nascondere la mise da pornostar che indossavo, aspettavo che il ricattatore aprisse palesandosi.

Quando la piccola porticina si aprì, mi sentii rincuorata. Immaginavo Mario secondo una visione stereotipata: grasso, trasandato, sudato, con la classica canotta sdrucita. Invece l’uomo che ci accoglieva era un sessanta-sessantacinquenne di discreta presenza, non vorrei dire elegante ma comunque curato.

Sentii F. e Mario prendere accordi tra loro, e per un attimo mi sentii umiliata. Dopotutto avevo deciso io di presentarmi a quell’appuntamento, per salvare la situazione, e ora ero lì, quasi come una schiava ceduta per quattro denari al mercato.

Cercai di scacciare quel pensiero, salutai F. che mi lasciava al mio destino, e poi mi presentai al mio anfitrione.

“Piacere… io sono.. Lucy…”

“…Mario”

Mentre mi conduceva dentro me ne uscii con la domanda più idiota del secolo: “Te l’hanno detto… cioè… te l’hanno spiegato che non sono una vera donna, vero?” Chissà, forse mi illudevo che si sarebbe tirato indietro a questa mia rivelazione.

“Sì… lo sapevo… ti ho visto quel giorno. Io non sono mai stato con uno di voi…”

“Una..” lo corressi.

“…vabbè, comunque mi eccitava l’idea”

Bene, da schiava ad esperimento… che bella giornata, pensai tra me e me.

Mi tolsi l’impermeabile, rivelando ciò che portavo sotto di esso, e lui rimase ad ammirare a lungo il mio corpo, le mie gambe in autoreggenti e le mie natiche tonde e prive di un pelo.

“Ti piace quello che vedi, allora?” dissi, quasi acida.

“Sei… sei molto bella…” farfugliò lui.

Lo feci accomodare sul suo divano e mi accucciai al suo fianco, iniziando a sbottonargli la camicia a quadri e scoprendo un petto ornato da riccioli bianchi.

Presi a baciargli l’ampio torace, continuando a slacciare i bottoni uno ad uno fino ad arrivare alla cintura dei pantaloni, che di lì a poco non costituiva più un ostacolo, e infilai la mano nei suoi pantaloni.

E lì mi accorsi che l’immagine che mi ero fatta di lui era sbagliata per la seconda volta. Il ricattatore che mi ero immaginata doveva per forza essere munito di un cazzetto ridicolo e moscio, una specie di lumaca viscida che avrei dovuto succhiare sopportando lo schifo.

Quello che invece ora stringevo in mano era un signor cazzo, certamente non in piena erezione, ma di dimensioni da far invidia a molti dei miei amanti, se non a tutti.

Lo estrassi dai pantaloni, decisa comunque a far finire quel compito il prima possibile, e mi piegai per baciarlo.

Era indubbiamente un gran bel cazzo, che sotto la mia lingua stava ora raggiungendo una piena erezione. Un cazzo maestoso che in gioventù deve aver fatto strage di fiche e di culetti e che, tutto sommato, mi rendeva più piacevole il compito.

Presi a succhiarlo con passione autentica, dimenticando che ero lì per sottostare ad un vile ricatto, mentre Mario allungando la mano mi palpava avidamente le natiche e andava in cerca del mio buchino.

Sentivo un dito nodoso farsi strada nel mio culo e lì per lì mi preoccupai… non avevo sicuramente immaginato di avere a che fare con un obelisco di quelle dimensioni, e non mi ero “preparata” l’ano come ero solita fare. Ce l’avrei fatta a prenderlo?
Già, perché sicuramente non si sarebbe accontentato di un pompino… e a dirla tutta anche io iniziavo a desiderare quel cazzo meraviglioso.

Lo succhiavo ingoiandone quanto più potevo ricoprendolo di bava, per poi strusciarmelo sul viso, gratificata dai gemiti di quello che, da aguzzino, era ora il mio amante.

Succhiavo quei due grossi testicoli ricoperti di una rada peluria per poi tornare ad occuparmi di quel bastone di carne, mentre ora le dita che ruotavano nel mio ano allargandone i muscoli erano diventate due.

“Ti voglio scopare” disse ad un tratto, e io, lasciando a malincuore quella verga, mi alzai in piedi.

“Lascia fare a me” gli dissi maliziosa, guardandolo negli occhi; i ruoli si stavano invertendo, e sentivo che stavo prendendo il controllo dei giochi.

Salii a cavalcioni su di lui, che rimaneva seduto sul divano, ed impugnai con una mano il membro appuntandomelo al buchetto. Subito lui cercò di spingere verso l’alto per penetrarmi, ma lo fermai.

“Aspetta… lascia fare a me, ti ho detto…” ed iniziai piano piano ad abbassarmi su quella colonna di carne, sentendo il buchetto che si dilatava per cercare di accogliere dentro di sé quella cappella grossa come una bella albicocca carnosa.

Ad un certo punto, però, sentii una fitta di dolore: il mio culo non riusciva, così a freddo, a dilatarsi abbastanza per far entrare il membro da campione di Mario.

“Lucy… tu sei riuscita a prendere nel culo quel mostro di gomma che hai a casa… e ti sei fatta chiavare da due maschi insieme… e che maschi! Puoi sicuramente prenderti questo cazzone nel culo!” dissi a me stessa; mi risollevai un pochino, e dopo essermi fatta colare della saliva sulle dita, mi massaggiai l’ano inumidendolo… per poi calarmi di nuovo su quella meraviglia della Natura.

Rimasi per un attimo così, con gli occhi e la bocca spalancati, senza fiato, quando la cappella superò l’anello dello sfintere e affondò in me insieme ai primi centimetri del cazzo di Mario.

Poi, lentamente ma inesorabilmente, continuai la discesa, sentendo quel pistone che risaliva in me allargandomi innaturalmente le budella, fino a che arrivai ad appoggiare le natiche sulle cosce muscolose dell’uomo.

Mi sentivo piena di quel bellissimo cazzo; presi il viso di Mario tra le mani e gli sussurrai viziosa: “Visto? L’ho preso tutto… Dio, che cazzo che hai… e pensavi di dovermi ricattare per scoparmi? Avessi saputo che avevi un cazzo così ti avrei cercato io per poterci fare un giro…”

Mi sollevavo piano sentendo quel membro che, uscendo da me, mi risvoltava i muscoli verso l’esterno, per poi farlo affondare di nuovo in me fino a dove era possibile.

“Dio mio che cazzo… chissà quante fighe e culi hai spaccato con questo…”

“Purtroppo no… mia moglie non me l’ha mai voluto dare…” mi rispose lui, con un velo di commozione negli occhi.

Lo guardai, fermandomi un attimo. E improvvisamente tutto mi fu più chiaro… il ricatto non era stato il gesto vile di una persona priva di scrupoli, ma il gesto disperato di una persona che, improvvisamente, pensa di aver trovato l’occasione di rubare una via d’uscita dalla solitudine di una vedovanza triste.

Poi ripresi ad impalarmi su quel membro con colpi più decisi e profondi, sfilandomi quasi completamente quella colonna di carne dall’ano e poi facendolo riaffondare in me fino alle palle.

“Ora puoi, Mario… ora ci sono io e il mio culo sarà tuo ogni volta che vorrai… senza bisogno di fare lo stronzo con F. e Claudio… il mio culo sarà anche tuo… sì… scopami a fondo… sfondamelo ancora di più, Mario… oddio… ti sento dentro… ti sento nello stomaco… “

“Sei bella… bella…” era tutto quello che il mio amante riusciva a borbottare, tenendomi per i fianchi e dandomi dei fortissimi colpi di reni che, da sotto, mi spingevano tutti i venti e passa centimetri di carne su per il canale rettale, che ormai non opponeva più alcuna resistenza.

Stavo godendo con lui, e senza più alcun ritegno e pudore urlai il mio piacere: “Godooo… Mario… senti che mi hai sfondata? Mi hai sfondato il culo… e me lo sfonderai ancora tante volte… Mario… godoooo…”

Soffocai il mio urlo in un bacio profondo con cui presi le labbra del mio ormai ex-ricattatore, che mi riempì subito la bocca con la sua lingua.

E, un attimo dopo, fu il mio ventre a riempirsi con tre, quattro schizzi copiosi del suo sperma caldissimo.

Inginocchiata a terra, sentivo lo sperma colare fuori dal mio culo oscenamente  devastato mentre ripulivo devotamente con la lingua quel cazzone ormai moscio dallo sperma e dai miei umori anali, guardando negli occhi Mario, il mio nuovo amante  di cui non volevo già più fare a meno…

Indossato l’impermeabile, ma senza più la preoccupazione di chiuderlo per nascondermi, mi incamminai mano nella mano con Mario verso la casa di F., dove avrei chiarito tutto e iniziato un nuovo capitolo delle nostre nuove avventure.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]
FavoriteLoadingAggiungi ai tuoi preferiti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *