Lucy – La vecchia guardia (seconda parte)

Lucy – La vecchia guardia (seconda parte)

Eccomi qui, a truccarmi nel bagno di un alloggio che, senza essere di lusso, è comunque signorile, e testimonia il buon gusto del suo proprietario.
Sono a casa di Ennio, l’uomo del cinema; dopo qualche giorno da quell’incontro ha voluto vedermi per un caffè e abbiamo avuto modo di parlare un po’ l’uno dell’altro: lui è vedovo, ma ancora molto attivo sessualmente (come ho potuto notare di persona). Non ha mai avuto esperienze con travestiti o transessuali perché molto spesso si tratta di professionisti del sesso, e come me rifugge l’idea del mercimonio.
Io da parte mia gli ho raccontato come è avvenuta la genesi e la nascita di Lucy, chi e cosa sia questa creatura femminile che nascondo nel mio corpo maschile al 100%.
Chiaccheriamo un po’, e poi lui mi chiede se voglio salire da lui, che abita a pochi passi da lì. Beh, la domanda è quasi superflua: se sono lì e ho portato con me l’armamentario per la trasformazione, è chiaro che non sono qui “solo per il caffè”. Ma apprezzo la premura, segno della sua estrema cortesia.
Esco dal bagno abbigliata al meglio: una guepiere nera a cui sono agganciate calze nere coprenti con la balza in pizzo, scarpe nere lucide col tacco che vanno in abbinamento a un collarino di pelle lucida da slave e sopra tutto un caffetano nero di tulle. La trasformazione è completata da una parrucca lunga color vinaccia e un trucco appariscente.
Lui mi aspetta seduto sul divano, dove lo raggiungo.
“Benvenuta, Lucy… e di te, invece, cosa mi racconti?” mi dice, appoggiando leggermente la sua mano sulla mia coscia.
Inizio a raccontargli delle mie fantasie e dei miei desideri, calcando la mano su quanto mi intrighi fare sesso con uomini distinti ed eleganti come lui, e il messaggio va a segno: portando un braccio intorno alle mie spalle mi attira a sé e mi bacia prima leggermente sulle labbra, per poi catturarmi in un bacio appassionato.
La mia lingua si intreccia alla sua, mentre una sua mano scende a cercare il mio sesso, che reagisce a quella carezza irrigidendosi. Anche io vado con la mano a cercare il suo membro, e lo afferro attraverso la stoffa dei pantaloni, sentendo le sue pulsazioni mentre il sangue va a gonfiarlo piano piano.
Non voglio rischiare di godere prima del tempo, perciò dopo poco mi divincolo da quel suo abbraccio e mi alzo in piedi, per poi inginocchiarmi davanti a lui, tra le sue gambe aperte.
Come un’amante devota gli slaccio la cintura e gli abbasso leggermente i pantaloni, per poi liberare dalle mutande di cotone leggero il mio oggetto del desiderio. Lo stringo, me lo struscio sulle labbra e sul viso, lo bacio e alla fine lo ingoio fino a dove la mia gola lo consente, respingendo gli inevitabili conati. Lo tengo fermo nella mia bocca, mentre con la lingua ne accarezzo il glande sensibile strappandogli dei sospiri di godimento.
Succhio quell’arnese fino a quando mi chiede, gentilmente, di smettere. Mi fa alzare in piedi e approfitta della posizione per prendermelo in bocca, tirandomi a sé con entrambe le mani sulle mie natiche.
Ora è lui a succhiare il mio membro rigido, ma palpandomi il culo scopre con la punta delle dita il mio plug ben infisso nel buchetto anale. Indugia con le dita sul grosso brillante che rimane fuori dal mio sfintere, fino a che decido di mostrargli bene quell’oggetto misterioso.
Gli tolgo il cazzo di bocca, mi sfilo il caffetano, e mi allontano da lui. Mi appoggio al tavolo e divarico bene con le mani le natiche, così da mostrargli bene la parte del plug gioiello che esce da quel buco che non vede l’ora di essere riempito da qualcosa di più caldo e vivo dell’acciaio del sextoy.
Lo sfilo, tendendo al massimo i muscoli dello sfintere, per poi lasciare alla sua vista l’ano dilatato e arrossato; poi mi rialzo e mi siedo sul tavolo, invitandolo a raggiungermi; sollevo le gambe al petto e gli chiedo viziosa: “Prendimi, tesoro… prendimi…”
Non se lo fa ripetere due volte: si alza e si avvicina a me, col cazzo rigido tra le mani. Lo sento appuntarlo allo sfintere e forzarne piano l’ingresso, entrare in me centimetro dopo centimetro facendomi male, ma anche regalandomi un piacere perverso.
Lo prendo per le spalle e lo attiro a me, per baciarlo, ma contemporaneamente faccio sì che gli ultimi centimetri di cazzo rimasti fuori affondino in un colpo solo dentro di me. I miei gemiti sono soffocati dalla sua bocca che ha imprigionato la mia in un bacio da film, altrimenti vorrei gridare con tutto il fiato che ho in gola che lo voglio, che voglio che mi scopi, che mi inculi, che mi sfondi il culo senza alcun ritegno.
Cerco di spingere il basso ventre verso di lui, e lui pare recepire il messaggio: inizia ad entrare e uscire dal mio buco estraendo piano l’uccello per quasi tutta la sua lunghezza e poi affondandolo fino all’elsa con un colpo deciso che sento arrivare fin nello stomaco.
Mi faceva godere, mi sentivo sulla mia nuvoletta rosa e avrei voluto continuare a farmi scopare in quel modo per ore… per questo rimasi delusa quando si sfilò da me, lasciandomi su quel tavolo col buco dilatato come una piccola bocca.
Fortunatamente la delusione durò poco: Ennio mi chiese di voltarmi pancia sotto e io obbedii, nonostante il fastidio procurato dal mio membro duro come un bastone di legno, che rimaneva schiacciato fra me e il tavolo.
Ben sapendo di essere ammirata dal mio amante, mi separai quanto più possibile le natiche con le mani, così da offrirgli la vista del mio ano dilatato, nel quale si rituffò presto affondando il suo membro con un colpo solo.
Mi stava di nuovo inculando, questa volta con colpi decisi e cadenzati, mentre ripeteva a bassa voce: “che culo… che culo che hai, Lucy… hai un culo fantastico…”
“E’ tuo… tutto tuo, Ennio… “ gli risposi “Sfondami… sfondami tutta…”
Ennio proseguì a scoparmi per diversi minuti, fino a che sentii i colpi del suo cazzo diventare più profondi e violenti per poi restare infisso in me mentre schizzava il suo seme nel profondo delle mie budella con un urlo di godimento.
Urlo che fu seguito immediatamente dal mio, che venivo sul tavolo senza toccarmi l’uccello mentre Ennio, stravolto dall’orgasmo, crollava sulla mia schiena.

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