Lucy 21 – Promesse mantenute (prima parte)

Lucy 21 – Promesse mantenute (prima parte)

Vi ricordate l’emozione di quando, da bambini, vi svegliate la mattina di Natale e vi precipitate a scartare i pacchetti trovati sotto l’albero? Questo era ciò che provavo, la gioia di aprire quel pacchetto anonimo ricevuto dal postino per scoprirne il contenuto, anche se non si trattava certo di una sorpresa.
Quello che mi avevano appena recapitato, infatti, era l’ultimo acquisto fatto su internet, ma l’emozione di poterlo finalmente vedere, toccare… provare, anche, era comunque viva…

Qualche tempo prima, con la scusa di un lavoretto da fare nella casa in collina, io, F. e Claudio eravamo riusciti a ritagliarci qualche istante tutto per noi, ed ora eravamo sul lettone a riprenderci dalle fatiche dell’amore.
F. prese il suo telefono, e ci mostrò un video: sullo schermo una bellissima modella dell’Est Europa si apprestava… no, non potevo crederci, eppure era lì davanti ai miei occhi… si stava penetrando l’ano con un dildo mostruoso, lungo una cinquantina di centimetri e ben più grosso di un braccio umano.
Quell’oscenità di gomma nera entrava per intero, apparentemente senza alcuno sforzo, nell’intestino della ragazza, per poi scivolarne fuori con la stessa facilità; un movimento di vai e vieni dentro a quello splendido corpo che durò un dieci minuti buoni, dopo i quali la bella bruna mostrò all’obiettivo il risultato di quella devastazione anale: un prolasso dei muscoli anali che andava a formare una rosa rossa sbocciata tra le natiche della ragazza.
“Questa direi che ti batte, eh, Lucy?” mi chiese Claudio.
“Questa è un caso medico… secondo me non ha nemmeno più il controllo dei muscoli” risposi io, ma non potevo negare a me stessa che quelle immagini mi avevano turbato, nel senso erotico del termine.

Dolore. Un dolore lancinante.
Nonostante il lubrificante, quel fallo enorme che avevo ricevuto qualche giorno prima proprio non riusciva ad entrare nel mio buchetto: lo dilatava allo spasimo, ma ogni volta che cercavo di vincere la resistenza dei muscoli per farne entrare qualche millimetro in più, una fitta di dolore mi faceva vedere le stelle. Sentivo però (o era una mia impressione?) che ogni volta riuscivo ad accoglierne qualche millimetro in più, prima di desistere.
Certamente non era una mostruosità come quella usata dalla modella nel video, ma era di dimensioni davvero XXL. Sicuramente più grande di ogni sesso umano, ne aveva comunque le fattezze, anche se era lungo più di trenta centimetri e del diametro di una bottiglietta di acqua minerale.
Chiuso nel bagno del mio ufficio, mi torturavo l’ano piegandomi sulle ginocchia e cercando di far entrare in me quel fallo sovrumano che avevo fissato con la ventosa sulla tavoletta chiusa del wc.
E poi, all’improvviso, un male cane. E l’anello dello sfintere che supera il diametro massimo del glande del supercazzo e lo risucchia all’interno.
Riprendo fiato, e piano piano lo estraggo, infliggendomi nuovo dolore mentre risvolto all’esterno i muscoli dell’ano.
Poi, con cautela, lo infilo di nuovo, per poi lasciare che il buchetto, ormai sfondato, si adegui a quella presenza davvero ingombrante; provo ad abbassarmi per farlo scivolare in me, e mi accorgo che riesco a farne entrare più o meno la metà, per poi incontrare una resistenza che mi fa desistere.
Lo sfilo, e il dolore questa volta è sopportabile…

Eccomi qui, nel bagno della casa in collina di F., dove io e miei due amici – amanti ci siamo rifugiati per un pomeriggio piccante.
Completo il mio trucco con il solito rossetto rosso fuoco, ma la sensazione di pienezza che mi ha accompagnato per tutto il viaggio da Torino mi ricorda che devo ancora fare una cosa.
Mi chino e, con due dita, sfilo il plug gioiello dal mio buchetto dilatato. Mi sciacquo con l’acqua tiepida del bidet infilandomi dentro al buco rilassato due dita insaponate.
I miei due amanti mi aspettano già sul lettone matrimoniale che altre volte è stato testimone degli incontri prima con F. e poi con entrambi. Sdraiati uno accanto all’altro, completamente nudi, con quei due splendidi arnesi già ritti e svettanti verso il cielo.
Entro nella stanza e salgo a quattro zampe sul letto, avvicinandomi a loro, baciando prima il membro di F. e poi quello di Claudio, e poi risalgo baciando i loro petti villosi e, in ultimo, le loro labbra, prima dando ad entrambi un bacio casto e poi uno molto più bollente.
Mi accomodo tra di loro, e le loro mani mi accarezzano le natiche, le gambe, il seno, mentre la mia bocca si alterna tra i baci di uno e dell’altro amante. Sento il calore di quei due cazzi nodosi contro la mia pelle nuda, sulle natiche e sulle cosce che restano scoperte dal nylon.
Due mani mi sfilano il caffetano nero, mentre altre due mi palpano avide le natiche perfettamente depilate, per poi spingermi a quattro zampe sul materasso. Uno dei due, F., mi divarica le natiche infilandomi due dita insalivate nel buchino, senza trovare particolare resistenza grazie alla preparazione fatta durante il viaggio. Il mio sospiro di piacere è soffocato dal nodoso randello di Claudio che invece inizia a pretendere qualche attenzione in più. Succhio quella carne rigida mentre, dietro di me, F. continua a giocare ad infilarmi le sue dita, che nel frattempo sono diventate tre; continua ad infilarle e sfilarle da quel buco che ormai, quando non è riempito dalle tre dita a cuneo, rimane socchiuso come una piccola bocca affamata.
Abbandono per un attimo il cazzo di Claudio per voltarmi verso F. e sollecitarlo a riempire quel buco con qualcosa di più consistente, a meno che non voglia passare la giornata a giocare con le dita, e subito sono accontentata.
Faccio appena in tempo a riprendere in bocca l’uccello che stavo succhiando, che il secondo membro si appoggia all’ingresso del mio sfintere e, con una spinta, scivola per tutta la sua lunghezza nelle mie budella, sorprendendo anche F. per la facilità con cui ho accolto il suo non certo piccolo cazzo nel mio culetto.
Infatti inizia subito un furioso va e vieni nel mio retto, mentre i miei gemiti di piacere vengono soffocati dall’uccello di Claudio, che succhio con devozione infilandomelo in gola fino a provocarmi conati di vomito.
“La nostra porcella è davvero sfondata” dice F. all’amico. E poi a me: “Non è che in settimana vai a farti allargare il buchetto da un mulo?” ed entrambi i miei amanti scoppiano a ridere.
Smetto di succhiare l’uccello di Claudio e, voltandomi verso F., lo stuzzico: “Stupido, lo sapete che il mio culetto è solo ed esclusivamente vostro… e sai che io le promesse le mantengo sempre…” concludo enigmatica mentre riprendo a pompare il bel cazzo che avevo appena abbandonato, mentre fisso i miei occhi in quelli di Claudio.
F. continua a sfondarmi l’ano con colpi violenti fino a quando, come previsto, lo sento affondare fino all’elsa e crollarmi sulla schiena, mentre il suo sperma mi allaga l’intestino.
I miei amanti si danno rapidamente il cambio, e in un attimo ho nuovamente il culo riempito da un cilindro di carne maschia, mentre la mia bocca ripulisce devotamente l’altro cazzo, quello che mi era appena venuto dentro.
Ben presto anche Claudio si arrende all’orgasmo, e viene a pretendere un trattamento di pulizia orale che non gli rifiuto di certo, mentre lo sperma mi cola dal buco sfondato bagnandomi le natiche e il lenzuolo sottostante.
Siamo qui vicini sul lettone, e F. mi fa uno dei suoi “complimenti”: “Sei veramente una gran maialina, Lucy…” mentre con le dita raccoglie un po’ dello sperma che mi cola dal culo e me lo porge alla bocca.
Succhio quelle dita guardandolo negli occhi e gli dico maliziosa: “E non avete ancora visto niente…”
Mi alzo dal letto, e vado a prendere la mia “Borsa delle meraviglie”, per poi estrarne ciò che certamente non si aspettano.
Davanti ai loro occhi sgranati, fisso quel super fallo su un mobile della camera, che mi permette di averlo all’altezza giusta.
E’ lì, impressionante, enorme, nero… si piega un po’ sotto il suo stesso peso ondeggiando minaccioso.
“Non sarà come quello della ragazza del video, ma è comunque un cazzo super…” mormoro mentre gli spruzzo sopra un po’ di lubrificante, e lo impugno e lo punto tra le mie natiche. Sento quella cappella abnorme incontrare il mio ano dilatato dalle precedenti preparazioni, scivolarci dentro per metà e poi iniziare a sformare, dilatare, squassare quell’anello di muscoli.
Inizio a fare degli impercettibili su e giù permettendo a quel glande sovrumano di entrare sempre di più dentro di me, sotto gli occhi del mio “pubblico” che non mi mollano un momento, e poi….
“…Ooooohh” gemo, mentre il mio culo ha accolto dentro di sé quella cappella enorme, grande come una piccola pesca, e, dietro a quella, i primi centimetri della colonna di gomma nera.

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