Le due migliori amiche di mia moglie

Le due migliori amiche di mia moglie

Mi scuso anticipatamente con gli amici lettori, ma ovviamente i nomi che utilizzo sono di pura FANTASIA, mentre la storia è assolutamente vera; vi prego anche di voler considerare che questa è la prima volta che scrivo su questo meraviglioso sito….
Estate 2007. Marina di Ragusa. Estate torrida, la più torrida della mia vita… in tutti i sensi. Quel giorno ero stato a mare, in spiaggia, insieme a mia moglie Anna ed alle due sue migliori amiche: Bruna (ex fidanzata di mio compare Dino) e Carla (nostra comare). Per tutto il giorno ero stato al sole, per tutto il giorno ero stato accaldato ed eccitatissimo, avevo guardato in spiaggia per tutto il giorno la figa di Bruna che sembrava volesse uscire fuori dal costumino, tanto aveva le labbra gonfie. Io ero stato sempre attratto da questa vulva generosa ed avevo sempre immaginato come sarebbe potuto essere bello accarezzare con le mie dita quella fighetta pelosa e sicuramente umida. Bruna si era sicuramente accorta dei miei sguardi ed avevo l’impressione netta che la cosa la eccitasse alquanto. Con mia comare Carla avevamo da tempo una bella storia e facevamo sesso alquanto, diciamo, audace nelle nostre esternazioni. Fra i nostri desideri sconfessati, c’era anche quello di fare l’amore con un’altra donna, in trio, e a me la cosa piaceva tantissimo. E mi accorgevo che quando gliene parlavo, magari mentre la accarezzavo, Carla si eccitava visibilmente e sbrodolava all’idea. Quel giorno di quella torrida estate, secondo me, anche Carla gli aveva guardato per ben benino la fighetta a Bruna, fantasticando anche lei. Così, dopo una giornata di sole e di mare, di ammiccamenti e di sguardi sensuali, dopo una lauta cena, accompagnata da vino bianco frizzantino, la giusta chiusura sarebbe stata una bella scopata, magari a tre. Noi ci eravamo già trasferiti nella casa di mare, ma io il giorno dopo dovevo necessariamente rientrare e pertanto decisi di andar via la sera stessa, anche per far compagnia alle nostre amiche visto che si era fatto particolarmente tardi. Ci siamo messi dunque in macchina, io nella mia e loro avanti nella loro, per fare rientro a Ragusa, mentre mia moglie era rimasta lì al mare: il mio primo pensiero era stato quello che quella sera avrei voluto veramente scopare con entrambe, dando sfogo ad uno dei miei sogni più ricorrenti. Erano passati pochi minuti da quando ci eravamo allontanati da casa ed io con una scusa chiamai al telefono mia comare Carla e fra le righe della conversazione le proposi di farci una bella scopata a tre, invitandole per questo a terminare, segretamente, la serata in campagna da me a bere qualcosa. La mia proposta fu ovviamente subito accolta favorevolmente da entrambe e già le sentivo ridacchiare in modo particolare , perché avevano compreso quali erano le mie reali intenzioni. Lungo il percorso, prima di arrivare in campagna, fui costretto a far rifornimento e scendendo dalla macchina diedi loro modo esplicito prova su quali erano le mie intenzioni, perché avevo il cazzo duro che cercava di uscire fuori dalla patta dei pantaloni; il gonfiore era veramente tanto evidente come evidente era la loro eccitazione nel vedermi così: erano entrambe bellissime, sorridenti, eccitate e vogliose ed io non vedevo l’ora vi arrivare in campagna. La strada non finiva mai, mi sembravano 1000 km, ma quando fummo arrivati l’attesa fu veramente ben ripagata: appena fummo dentro casa, subito dopo la porta di ingresso, nessuno pensò più né al bere né tantomeno ad accendere la luce, ma ci abbracciammo d’impeto, al buio, incominciando ad accarezzarci. Io misi le mani sulle rispettive natiche di Carla e di Bruna che mi ricambiarono slacciando i miei pantaloni e mettendo insieme le loro mani dentro i miei slip, tirando fuori i mio cazzo ….. E già era duro e pronto. Ci siamo baciati in bocca,, abbiamo intrecciato le nostre lingue, ci siamo accarezzati reciprocamente languidamente…. nella stanza grande c’era un divano letto che non aspettava altro se non di essere aperto. Bruna, che forse era un po’ più indecisa, di slancio ruppe per prima gli indugi, dicendo: “Ma sì, facciamo una cosa diversa e bella”. Con il senno del poi ho compreso che da quel girono il motto “CARPE DIEM” divento anche suo, magari trasformandolo a volte in “CARPE CAZZUM”. Da quel momento in poi, messici a letto, tutti e tre diedimo libero sfogo ai nostri sensi: chi toccava, chi leccava, chi succhiava, chi baciava, chi cavalcava, chi si faceva prendere, non si capiva un cazzo: eravamo tutti e tre nudi, accaldati, sudati, eccitati; i nostri odori si mescolavano, così come i nostri sapori. Io non capivo più nulla, ero in estasi assoluta e loro due erano veramente due belle fighe e io stavo facendo l’amore con loro insieme. Ricordo ancora perfettamente tutto quello che accadde quella notte, ma ho due ricordi particolarissimi che non dimenticherò mai: quando Bruna aprì dolcemente le gambe ponendomi la sua fighetta davanti agli occhi, la ammirai estasiato per un attimo, in penombra: era veramente bella, una goccia profumatissima le aveva appena finito di solcare le grandi labbra, prominenti, a far da cornice al roseo del suo interno; mi ricordo ancora che la guardai dritta dritta e pensai: “mamma mia quanto è bella questa figa e quanto ho sognato di baciarla”; andai deciso con la punta della mia lingua in mezzo e continuai a baciarla e leccarla in tutti i modi fino a quando sentii le mani di Bruna stringermi forte il capo, tirando nel contempo verso la sua fica, fin quasi a farmi soffocare, sborrandomi infine tutto quanto in bocca. Io avidamente succhiai e leccai fina a quando dovetti cedere alle insistenze di Carla che, preso il mio posto, infilandosi in mezzo alle gambe di Bruna, completò l’opera, leccando e succhiando quello che era rimasto. Il secondo ricordo particolare: dopo aver finalmente bevuto qualcosa e dopo aver ripreso fiato, io e Carla, dopo aver posto Bruna alla pecorina, con quelle belle natiche un po’ aperte, ancora calde per il sole della giornata a mare e soprattutto per la bella scopata che avevamo appena concluso — ovviamente io e Carla alternativamente, approfittando di quella bellissima posizione, incominciammo a slinguazzarle la figa ed ad un certo punto anche al buchino del culetto — riuscimmo a dare attuazione ad uno dei nostri sogni più ricorrenti. Io mi misi in piedi, dietro Bruna, Carla mentre con la sinistra mi palpeggiava i coglioni, con la mano destra afferrò il mi cazzo e lo indirizzò decisa verso la figa di Bruna, bagnata e pronta; dopo aver lasciato in pace le mie palle, con la mano sinistra incominciò a spingere sulle mie reni, imponendomi il ritmo con cui muovermi dentro e con cui dare i colpi sulle natiche di Bruna che compiaciuta si dimenava per il piacere. Carla a questo punto iniziò a dedicarsi completamente a Bruna, accarezzandole la schiena e palpandole le tette che oscenamente dondolavano sotto i miei colpi, tette veramente belle, sode ed abbondanti. Carla, nel frattempo, eccitatissima si avvicinò alla mie orecchie per sussurrarmi languidamente il piacere che stava provando, ma soprattutto per invitarmi ad andare nel fienile per prendere il dildo rosso, grosso lungo e nerboruto, simile più alla minchia di un cavallo che ad altro, che tenevano nascosto ne fienile e che ogni tanto usavamo, fantasticando proprio l’amplesso con un cavallo. Carla mi disse che con quel pistolone avrebbe voluto prendere la figa di Bruna se non addirittura il suo culetto, ponendola a cavalcioni su di me. Queste sue parole mi fecero eccitare in modo pauroso, spingendomi ad affondare ancora più forte i colpi a Bruna rimasta beatamente alla pecorina, pronta a godere ancora, seguita subito dopo da me che tirando fuori il cazzo riempii di sperma la sua schiena, mentre anche Carla iniziò a godere menandosi la figa da sola, non tralasciando di succhiarmi superbamente il cazzo, ripulendolo subito dopo avidamente anche degli umori profumatissimi della nostra compagna di avventure di quella meravigliosa sera, che terminò con un lungo e caldo abbraccio finale.
FRASE CELEBRE detta da Bruna e rivolta a me: a virita’ Pepito, ma to cumpari Dino t’avissa fattu fari chiddu ca ti fici fari iu stasira? (La verità Pepito, ma tuo compare Dino ti avrebbe fatto fare quello che ti ho fatto io stasera?)
CONCLUSIONI FINALI
In verità seguirono tanti altri incontri a tre, ma quello fu il più bello come quella estate fu una delle mie più belle estati in assoluto. Poi tutto finì.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 2 Media: 4]
FavoriteLoadingAggiungi ai tuoi preferiti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *