palestra inconfessabile

palestra inconfessabile

Di orgasmi quella sera ne aveva avuti innumerevoli, scopata continuatamente per ore dai molti frequentatori della palestra; ed anzi tutto lo sperma ricevuto le colava ancora dal viso e dalla bocca, lungo il collo e fin sulle tette e sulla pancia.

Eppure, ciò nonostante, nessun appagamento sentiva sopraggiungere a spegnere la sua infinita voglia di cazzo. Ne avrebbe anzi presi altri cento quella sera, vogliosa come se nessun più profondo di quegli orgasmi potesse mai bastare a spegnere la propria eccitazione.
E se ne stava lì, adesso, in mezzo alla sala, tutta nuda nel colare sperma ovunque, in ginocchio a gambe divaricate appoggiate al pavimento, nel masturbarsi furiosamente la fica mugolando di piacere, e roteando gli occhi all’indietro come ancora persa negli amplessi fin lì ottenuti, nell’aprire e chiudere la bocca con la lingua protesa ad immaginare una folla di cazzi da continuare a succhiare.

Ed era uno spettacolo il poter osservare quelle sue smorfie di piacere, alta e flessuosa e con le sue grandi tette ricoperte di sperma gocciolante, rapita in quei pensieri lussuriosi come persa nel piacere più assoluto.
Era come li sentisse ancora quei cazzi dentro i suoi buchi, come stesse ancora cavalcando impetuosa quelle nerchie, affamate della sua fica spalancata e del buco oramai ammorbidito del suo culo.

Una donna sposata Zaira; un marito e due figli ancora piccoli, ed un lavoro da avvocato in uno studio associato a gestire pentiti di mafia. Una donna in carriera, inappuntabile ed apparentemente irraggiungibile, in quella sua eleganza di modi ed atteggiamenti aristocratici che ne contraddistinguevano le movenze.

Ma adesso era lì, sul pavimento di una palestra, a masturbarsi davanti ad una folla di estranei vocianti frasi alei incomprensibili, interamente inzuppata di sperma bollente. In quel momento il marito non era per lei che uno spettro lontano, ed anche la memoria dei suoi due figlioletti, a casa con la tata ad aspettarla, sembrava annegare tra gli schizzi vischiosi a ricoprirle il viso e le pulsioni frementi provenienti dalla sua fica sbrodolante.

Sì, grondava umori densi la sua fica spalancata, misti ai rivoli di sperma a scorrere dal buco del culo ancora pulsante, consumato dal bisogno di altri cazzi a penetrarla nel profondo e sbatterla con forza su quelle panche. Perchè l’aveva adorato il modo in cui era stata fin lì scopata dalla folla di cazzi incattiviti e brutali di quella palestra.

Con violenza quella sera era stata posseduta da quegli uomini, che nell’incularla ripetutamente e scoparla fino a riempirle la pancia col proprio sperma, non avevano perso l’occasione per ricordarle quanto fosse puttana, schiaffeggiandola ed offendendola pesantemente con i peggiori epiteti cui fossero capaci, tra gli affondi dei propri cazzi e le continue ripetute sborrate sulle sue labbra.

“Sei una sporca lurida troia” – le dicevano – “una cagna ninfomane e perversa. Sei solo buchi in cui poter scaricare litri di sperma”.
Zaira non poteva certo discuterle quelle affermazioni, quanto piuttosto nell’ascoltare quelle voci si rendesse conto che il sentirsi apostrofata con quei termini volgari, aumentasse a dismisura la propria eccitazione.

E dunque godeva in modo assoluto, lasciando che quei perfetti sconosciuti la offendessero nel pomparla come e meglio fossero in grado di fare, con le ad implorare il loro seme da scaricare ovunque in quei suoi buchi palpitanti, inclusa la profondità della sua fica non protetta.

“Oh sì, sono una cagna con un infinita voglia di cazzo” – rispondeva tra i singulti dei numerosi ripetuti violenti orgasmi.

“Sborratemi il culo, sì; fino in fondo. Ancora; ancora!”

Il tutto era iniziato poco prima come un gioco ; due chiacchiere innocenti con gli istruttori, qualche commento piccante dei due, e nessuna altra intenzione che il solo lasciarsi ammirare pavoneggiandosi di quel suo corpo flessuoso e scolpito. Aveva insomma ammiccato a quei due bestioni, che con gli occhi la spogliavano del suo completino fucsia a modellarle le curve, certa che in ogni caso nulla di più sarebbe potuto accadere oltre a quelle avances provocatorie dei due.

“Sei l’unica donna presente in sala stasera; te ne sei accorta?” – gli aveva fatto uno di loro – “potremmo tirar giù le serrande della palestra e poi scoparti tutti assieme fino a tardi”.

Zaira rideva di gusto, come a voler dire: “sì, sì. vi piacerebbe!!”.

Ma intanto a quelle parole la sua fica aveva cominciato immediatamente a sbrodolare, inducendole una sorta di strana inquietudine di pensieri a volare altissimi ed incontrollabili.

Se solo avesse dato loro spunto, quei bestioni palestrati avrebbero davvero potuto tirar giù la serranda della palestra, e lei si sarebbe ritrovata in mezzo ad un profluvio di nerchie da succhiare e masturbare come una puttana, fino ad accoglierli tutti nella sua la figa.

Un’idea tanto maledettamente eccitante quanto apparentemente irrealizzabile.

“Non lo fareste mai” – rispose sorridendo, quasi a sfidarli – “non ne avreste mai il coraggio”.

“Chissà” – disse il più grosso dei due – “ma intanto, guarda un po’ cosa ti perdi” – aggiunse abbassando il proprio pantaloncino davanti agli occhi stupefatti di Zaira, messa improvvisamente di fronte ad un cazzo duro e stupendo, tirato fuori in pochi secondi, e senza che lei avesse potuto far nulla per impedirlo.

“Beh, sì, hai un bel cazzo, non c’è che dire” – rispose sfrontata – “ ma ne ho visti di migliori” – esclamò come a voler darsi un contegno, pur continuava a fissare quel cazzo nello sbrodolare copioso della sua fica.

“Forse come il mio?” – chiese l’altro istruttore, nel tirar fuori a sua volta una specie di proboscide dai pantaloncini, subito impennata per aria non appena liberata dalla costrizione della tuta.

“Oh mamma” – esclamò Zaira ingoiando stavolta a vuoto – “sì, il tuo è molto bello, te ne do atto; forse pure troppo!”

“Toccalo dai, senti quanto è duro” – rispose l’uomo compiaciuto mettendoglielo rapidamente in mano. Zaira lo afferrò senza quasi più alcun pensiero, stringendolo forte, mentre anche il secondo istruttore gli mise il proprio cazzo nell’altra mano.

“Qual’è il più duro secondo te? Facciamo un test, dai, sbilanciati”.
“Ragazzi sono una donna sposata” – farfugliò nell’iniziare a masturbarli – “sono grossi, mi piacerebbe molto conoscervi meglio, ma davvero non posso farlo. E poi qui ci vedono tutti”.

La sua mente le induceva quelle parole, ma intanto la sua figa grondava come un fiume in piena, e le sue mani sembrava fossero oramai senza controllo nel masturbare quei due bestioni infoiati accanto a lei.

Ed era lì, in una specie di consapevolezza sospesa, a chiedersi come mai stesse lasciando che due perfetti estranei le mettessero in mano i propri cazzi; lì, davanti a tutti, nel mezzo di una palestra piena di altri uomini.

Ma ad ogni saliscendi delle proprie mani su quei due bastoni vibranti, sentiva la sua mente come a liberarsi da ogni peso, e le risposte alla a quella domanda silenziosa come inutili e ridondanti.

“Sono entrambi durissimi” – sospirò nell’inginocchiarsi e sporgersi in avanti con la testa, per avvolgere le sue labbra attorno al cazzo più grosso. L’uomo glielo spinse rapidamente in fondo alla gola, e Zaira cominciò a succhiarlo gorgogliando rumorosamente.
Era enorme, e lei cercava di assecondarne i movimenti per accoglierlo il più possibile, con l’uomo che a sua volta provava ad allinearsi alla sua gola per scivolarle meglio in bocca.

“Ma che sto facendo” – pensò Zaira ancora per un attimo, nel succhiare avidamente quel tronco inturgidito.

“Sei brava; se molto brava a succhiare” – gli disse l’altro che lei intanto masturbava stringendolo in mano – “Assaggia un po’ anche il mio” – aggiunse poi nel costringerla a sfilare il primo cazzo dalla bocca per rigirarsi verso di lui. Zaira cominciò a succhiare anche quello, alternandosi ora su di uno, ora sull’altro affondandoli entrambi fino alla proprio gola ed iniziando a mugolare e sbavare copiosamente.

Accorgendosi rapidamente della scena i numerosi frequentatori della palestra si avvicinarono ad osservare, ed in breve le furono tutti attorno ad incoraggiarla tifando per lei come fosse alle prese con una performance sportiva, con lei inginocchiata in mezzo a loro a lasciarsi osservare da vicino.

Vederla succhiare così voluttuosamente i cazzi dei due istruttori rese tutti rapidamente eccitati, ed in breve, e quasi senza accorgersene, Zaira si ritrovò a succhiare a turno una decina di cazzi durissimi.
Poi un paio di uomini la sollevarono da terra, appoggiandola di fianco su di una panca della sala. Qualcun altro le strappò via il costosissimo body in lycra color rosa, allargandole le gambe e cominciando a divorare voracemente la sua fica pulsante. I colpi di quella lingua e la folla di cazzi da succhiare la costrinsero al primo orgasmo della serata.

Da dietro qualcuno prese a scoparle con forza la fica grondante, ciò senza che lei potesse nemmeno rigirarsi a vedere chi fosse, con la testa bloccata all’indietro nel continuare a spompinare gli uomini attorno a lei.

In quella posizione fu pompata per alcuni interminabili minuti, prima che un enorme cazzo le fosse infilato con forza su per il culo, costringendola ad urlare di un misto tra dolore e piacere, distogliendola per un attimo dai mille pompini cui era dedita.

Prigioniera di quei cazzi e di quelle mani a tenerla bloccata sulla panca, cavalcata selvaggiamente dal grosso cazzo dietro di se, Zaira sbrodolava umori da ognuno dei suoi buchi, coi succhi a scorrere impetuosi, gli occhi ruotati all’indietro, ed il cervello oramai spento a causa di quel martellamento incessante.
Un nuovo orgasmo la colse improvviso e potente facendole perdere qualunque più piccola consapevolezza di sè.

“Ti insegneremo ad essere una brava troia, a prendere quattro cazzi alla volta. Ti piace vero essere trattata da maialona!?”

Zaira annuiva senza smettere di succhiare quei cazzi, in un continuo di orgasmi ripetuti ed offese cattive e violente.
Poi gli uomini presero a cambiare posizione intorno a lei; ognuno di loro voleva assaggiare tutti i suoi buchi, e siccome ciascuno di quei cazzi le veniva ripetutamente infilato ovunque, la sua bocca affamata iniziò a riconoscere il sapore dei suoi stessi umori, individuando quello del suo culo come molto diverso da quello della sua fica.

Mai si era sentita così eccitata in tutta la sua vita; e stava adorando ogni attimo di quel momento che anzi avrebbe voluto non finisse mai.

I primi schizzi di sperma bollente le colpirono il viso, e poi la bocca e gli occhi e le tette, e via via ogni angolo di quel suo corpo avviluppato nella lussuria più estrema. Avvertendo quelle esplosioni di sperma in tutti i suoi buchi eccitati, e più e più volte, ebbe numerosi, ripetuti lunghissimi orgasmi, senza minimamente riuscire a tenerne il conto.

Cento, mille schizzi di quei liquidi bollenti la ricoprirono interamente, trasfigurandola in una bambola grondante di ogni umore, fino a lasciarla poi lì, tutta sola, nel mezzo della sala attrezzi di quella palestra, ancora in preda ad ogni possibile eccitazione, nel masturbarsi ferocemente immersa nel suo lago di sperma.

Quella sera il mondo di Zaira era cambiato per sempre; l‘inappuntabile, irreprensibile avvocato penalista, moglie e madre esemplare, si era trasformata in una cagna in calore a beneficio di una dozzina di uomini, ad attenderla ansiosi in palestra ogni settimana, per scoparla tutti assieme per ore, nel trasformarla ogni volta in una maschera di sperma soddisfatta e gocciolante.

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