Alice e le sue schiave

Alice e le sue schiave

In media res

Mi chiamo Alice e sono una mistress. Sono giovane, alta, snella, ben fatta con due tette modello coppa di champagne e un culo che, come dice un vecchio amico, ogni volta che si muove canta l’Esultate.
Tranquilli ometti, non illudetevi, non mi interessate, neanche un po’. Se solo volessi ne avrei decine pronti a leccarmi i piedi, a farsi calpestare, umiliare, frustare e persino farsi inculare con uno strap on,
Che c’è? Vi sorprende che io scriva “inculare” e non, per esempio, “sodomizzare”? Ma non siate ridicoli… usare parole colte o leggere per descrivere un atto sessuale… ma quanta ipocrisia… no maschietti del cazzo, si dice inculare perchè alla fine lo so che vi piace, vero stronzetti?
Comunque tanto per chiarire ulteriormente non mi interessate, a me piacciono le donne, sono “quasi” lesbica e quasi vuol dire che ho preso la mia sana dotazione di cazzi, ma solo quando ne avevo voglia. Io adoro le donne perchè innanzi tutto sanno bene come far godere un’altra donna e poi, credetemi, è molto più difficile e quindi eccitante, dominare una femmina che non voi, per farvi fare quello che si vuole basta farvi annusare un pelo di fica giovane e il gioco è fatto. Per conquistare e dominare una donna, credetemi, ci vuole proprio un gran talento e bisogna essere veramente brave e io, cari miei, lo sono.
Adesso però basta segaioli del cazzo, tiratevi giù i pantaloni e prendetevelo in mano, perché fra poco vi ecciterete.
Barbara si chiama, ha 42 anni, due figli, un marito e ovviamente un’amante. Si sente una donna sicura di sé per il semplice fatto di essere in grado di fare pompini a suo marito e farsi chiavare dall’amante, in realtà è solo una troia dentro, insoddisfatta e alla ricerca di qualche emozione nuova.
Ci siamo incrociate in una chat lesbo, l’ho individuata subito, ho un talento per queste cose, so riconoscere le puttanelle in pectore, quelle con le quali io riesco a dare il meglio di me stessa.
Ho subito creato una chat privata con lei e ho cominciato a lavorarmela. All’inizio ero un po’ titubante, mi sembrava troppo facile, una mezza signora di buona famiglia vogliosa di sditalinarsi leggendo qualche frase, ma qualcosa mi ha convinto a continuare… chiamatelo istinto, chiamatelo talento… non lo so, ma nonostante tutto intuivo che Barbara mi avrebbe dato parecchie soddisfazioni.
Quando le mandai la prima foto capii che la mia pervicacia aveva avuto un senso. Lo ammetto, per una donna che coltiva qualche desiderio lesbo è difficile resistere a una foto della sottoscritta in lingerie, lo so, lo ammetto, sono una gran bella figa, ma soprattutto ho tutto quello che può far scattare in una donna il desiderio di farsi leccare la figa da me e anche, ovviamente, leccarmela.
Lei mi mandò una sua foto in costume da bagno e capii che avevo fatto bene a coltivarmi la puttana. Alta come me, due belle tette piccole, gambe notevoli, capelli corti castani, un viso interessante e, visto che era presa di tre quarti, riuscii anche a notare che era in possesso di un culetto di tutto rispetto, con le chiappe belle tonde e tornite.
Le chiesi di mandarmi una foto dei piedi nudi e quando me la mandò compresi che avevo fatto la scelta giusta, erano piedini deliziosi, curati, belli, morbidi.
Vi sorprende che una mistress sia interessata ai piedi? Che coglioni siete. Non avete idea di cosa si può fare coi piedi di una schiava. Li si può fustigare, legare, mordere, torturare con la cera calda… ripeto, coglioni! La schiava adora i piedi della mistress e la mistress tortura i piedi della schiava, così vanno le cose.
Le mandai una foto dei miei piedi, che, sia detto, sono strepitosi. Lisci come seta, curati, ben formati con le dita sottili e morbide, piedi sui quali voi, segaioli, sbavereste come luride lumache.
Sto divagando. Le dissi che mi sarebbe piaciuto che lei me li baciasse e leccasse e lei, piccola stupida puttana, non ci mise molto a rispondere che le sarebbe piaciuto. Bingo!
Fui molto paziente con la troietta. Cominciai a chiederle se le sarebbe piaciuto avere una donna come me da adorare e lei, ovviamente, rispose che non lo sapeva, che non aveva mai fatto nulla con una donna e che forse… forse sì, le sarebbe piaciuto provare un’esperienza del genere.
Cominciai a mandarle foto e video di dominazione lesbica, all’inizio molto soft, poi sempre più esplicite e sempre chiedendole se le piacevano, se la eccitavano e lei, piccola stupida Barbara, mi rispondeva che sì, la eccitavano e quando le chiedevo se si sditalinava mentre le vedeva ancora mi rispondeva affermativamente. Era fatta!
Passò poco tempo prima che mi chiedesse “Ma tu cosa mi faresti?”.
Non aspettavo altro, ma non dovevo avere fretta.
Continuai con calma e pazienza, valeva la pena aspettare per quella bella figa borghese, non volevo spaventarla, volevo conquistarla.
La faccio breve, dopo un bel po’ avevo raggiunto il mio scopo, la troia era in mio potere.
Pur depurato dalla freddezza dello schermo del PC potevo sentire il suo desiderio. Le raccontavo di come l’avrei costretta ad adorarmi i piedi, a leccarli con devozione, a succhiarmi le dita una per una, a baciarmi la pianta ad accoglierli sulla sua faccia, a farsi infilare in bocca tutte le dita e a bagnarle con la sua saliva.
Le scrivevo che l’avrei legata e costretta a camminare a quattro zampe, a ubbidire a ogni mio ordine, a lasciarsi sputare in faccia e poi sentire la mia mano spargerle la saliva sulle guance. A bere la mia urina, a farsi pisciare sul corpo. La minacciavo e insultavo, le scrivevo che l’avrei frustata sulle chiappe se mi avesse disubbidito, la chiamavo puttana, troia, schiava, verme… Le promettevo di incularla a secco con uno strap on, ma non senza prima averla costretta a subire un clistere e a cagare mentre io le sbattevo la figa sulla faccia e la obbligavo a leccarmela. Le descrivevo come le avrei messo il culo sulla faccia, le chiappe in viso e l’avrei obbligata a leccarmi il buco.
Lei mi diceva che la eccitavo, che voleva conoscermi, mi implorava di venire da me, ma io la tenevo sulla corda, volevo portare il suo desiderio al punto di non ritorno, Barbara, la donna sicura e figa desiderata da tutti gli uomini che conosceva, doveva arrivare al punto di fare qualsiasi cosa e subire qualsiasi umiliazione.
E ci siamo… sono le undici di sera quando spengo il PC, è stata la nostra ultima email da anonime, domani le ho concesso di venire da me, le ho ordinato di prepararsi bene, di andare a fare manicure e pedicure, di lavarsi bene, di indossare il suo tailleur migliore, culottes di seta, autoreggenti di seta, senza reggiseno e scarpe basse. Le ho scritto il mio indirizzo e di presentarsi da me alle tre in punto e ho aggiunto che un solo minuto di ritardo avrebbe significato punizioni senza pietà.
Lei ha accettato tutto, senza discutere e ora l’eccitazione mi prende… che fare?
Consulto l’agenda del telefonino. Decido per Laura che somiglia abbastanza a Barbara, la chiamo e lei risponde al secondo squillo.
– Buonasera troia – esordisco.
– Buonasera padrona – risponde lei con un filo di voce.
– Vieni da me, subito.
– Ma… padrona…
– Non mi fare incazzare puttana, lo sai che poi è peggio, ti aspetto, preparati bene e vieni, trova una scusa con quel cazzo moscio di tuo marito, sono stata chiara?
– Si padrona, mi dia il tempo di prepararmi.
– Fai in fretta stronza, ho voglia di farti soffrire.
Riaggancio… Laura è una brava schiava, ubbidiente e vacca quanto basta.
Vado in camera, apro l’armadio, scelgo una guepiere di vinile, calze di seta e stivali di lucida pelle nera.
Prendo anche uno strap on, nero, enorme… lo soppeso tra le mani, Laura non lo ha mai preso nel culo così grosso. Dovrò legarla e forse anche imbavagliarla, ma questa sera ho proprio voglia di sfondare a sangue un bel culetto e Laura ha un buco così stretto…

Barbara prima
Sono le tre e dieci quando il campanello mi richiama dal torpore col suo suono acuto… è arrivata e come prevedevo in ritardo.
Mi alzo dal divano. Ho deciso di indossare qualcosa di non eccessivo, non voglio spaventarla. Perizoma di vinile nero, maglietta aderente di seta, pantaloni di nappa nera, niente calze, stivaletti di pelle, ovviamente anche loro neri con tacco 12 in modo da poterla dominare anche in altezza.
Apro, dal vivo è meglio che non in foto, ha un viso non classicamente bello, ma interessante, un bel naso importante, labbra invitanti, occhi grigi, non è tonica come me, ma il corpo è di tutto rispetto e il culo mantieni la promessa della foto, la troietta ha proprio due belle chiappe.
– Ciao – mi dice entrando e tendendo la mano.
Chiudo la porta senza rispondere e senza stringerle la mano, la afferro per un braccio e la spingo verso la sala.
– Scusa il ritardo – mi dice sorridendo.
Rispondo al suo sorriso con un ghigno, la afferro per i capelli e la tiro verso di me, le stampo le mie labbra sulle sue e le ficco la lingua in bocca, le mie mani scivolano sulle sue chiappe inguainate in una gonna di shantung blu, gliele stringo con violenza, sono morbide, polpose, deliziosamente arrendevoli… mi eccito.
Le ravano con la lingua in bocca, lei risponde senza timidezza al mio bacio, la sento mugulare, le piace… le tasto il culo e lei non lo irrigidisce, anzi, lo muove leggermente, anche questo le piace.
Le sollevo la gonna e le mie gonne incontrano la lisciosità della sua pelle… bellissima, le insinuò sotto la seta delle culottes, mi ha ubbidito la puttanella, le tasto le chiappe a nudo, sono liscie, belle, morbidose… dentro di me penso quanto sarà eccitante, al momento giusto, metterla a pecorina e incularla senza pietà facendola urlare e implorare mentre le ficco nel culo uno strapon a secco, senza un minimo di lubrificazione.
Mi stacco, le prendo una mano e la trascino letteralmente fino in sala.
Mi siedo sul divano, lei si avvicina e io decido che è il momento di parlare.
– Non ti muovere! Ferma dove sei. Sei in ritardo e i ritardi non sono concessi.
– Scusami ma…
– Zitta! Prima regola, tu parli solo quando te lo dico io… chiaro? E quando ti rivolgi a me mi chiami “padrona” o “signora”… hai capito? Rispondi.
Sorride, pensa sia un gioco, povera cretina.
– Si padrona.
– Brava, cominciano a ragionare. Io per mio conto invece ti chiamerò troia, puttana, schiava, stronza… a seconda di come mi viene, sono stata chiara?
– No, scusa, ma non ti sembra di…
Mi alzo prima che termini la frase, la afferro per i capelli e tiro, le sfugge un urlo.
– Noooo, ma…
Le piazzo una mano sulla bocca, sento le sue labbra tremare, vedo già un po’ di paura nei suoi occhi.
– No dolce stupida troia… non è un gioco, è ciò che vuoi… essere creta nelle mie mani, essere in mio potere, essere umiliata, dominata, resa un puro giocattolo… non ti farò male se mi ubbidirai, magari un po’ ogni tanto, giusto per farti capire chi comanda… qualche frustata, qualche ceffone, ma non ti torturerò, non ti farò sanguinare… no, voglio che tu sia la mia schiava sottomessa e ubbidiente, voglio che tu faccia tutto quello che ti dico, che ti ordino, voglio che tu ti senta non una donna, ma un pezzo di carne del quale posso fare ogni cosa. Se hai capito annuisci… ti consiglio di farlo puttana…
Ha gli occhi sbarrati, trema, suda, ora comincia a capire cosa sta per subire, al tempo stesso sento le vibrazioni del suo corpo, non sa ancora se lo desidera o meno, ma non vuole sottrarsi e lentamente annuisce.
Sorrido, le tolgo la mano dalla bocca e le passo lentamente la lingua sulla faccia, le lascio una traccia umida di saliva sulle guance, lei trema ancora e sta in silenzio.
Mi accomodo sul divano, la osservo per qualche secondo e poi le dico.
– Ora spogliati vermicciatola, tieni solo le culottes e le calze… svelta.
Senza parlare ubbidisce. I suoi abiti cadono a terra uno dopo l’altro, dopo poco è come la voglio. Ha veramente due belle tettine, coi capezzoli piccoli, ritti. La pelle è liscia, chiara, i fianchi un po’ abbondanti, ma ben modellati, le gambe dritte e tornite. Le culottes sono trasparenti, vagamente si intuisce la peluria della figa.
– Girati zoccola.
Si gira, mi piace, le culottes le aderiscono al culo, tondo, generoso ma non grosso, una promessa di polposità e burrosità.
– Abbassati le culottes, voglio vederti bene il culo.
Con le mani si sfila leggermente la biancheria, il culo mantiene dal vivo le promesse generate dalle trasparenze, la puttana ha davvero un bel culetto e ancora una volta mi eccito al pensiero di sfondarglielo facendola piangere e implorare di smettere chiedendomi pietà.
Mi alzo e vado verso la libreria, apro un cassetto, sento che mi osserva, prendo ciò che mi serve, richiudo il cassetto e torno verso di lei, vede cosa tengo in mano, sgrana gli occhi, il suo sguardo è fisso verso il frustino che tengo nella destra, neppure si accorge delle manette e la ball gag che ho nella sinistra.
– No ascolta… io non credo…
Non la lascio finire, le sono addosso, lei si divincola, ma non può farcela con me, le afferro le braccia e gliele porto dietro la schiena, sono allenata, sono brava, prima che possa accennare una minima reazione la ammanetto.
Urla la povera puttana, la getto a terra la tengo giù premendole le ginocchia sulle spalle, urla, ma per poco, in un attimo le tappo la bocca con la ball gag e le sue urla diventano gemiti soffocati, mi stendo su di lei, le appoggio il frustino sulle deliziose chiappe nude e le sussurro.
– Non voglio farti male, ma non obbligarmi a punirti. Non voglio rovinare con una frustata questo culetto delizioso, ho altre idee su di lui. Devi sottometterti, ubbidirmi… hai capito? Io voglio che tu diventi la mia piccola e adorabile schiava, voglio possedere la tua mente prima del tuo corpo. Non sarà facile troia, per niente, ma ti piacerà, credimi e ora sai che farò?
Scuote la testa, ha paura, ma sento che le piace, sento che sta diventando mia.
– Ora ti libererò la bocca, tu non urlerai, non protesterai, non reagirari qualunque cosa ti farò o ordinerò di fare… non costringermi a farti soffrire… non lo voglio… ancora… capito?
Annuisce, la bacio su una guancia con la lingua, mi accorgo che qualche lacrima le sta rigando il volto, sorrido, è quello che voglio, lentamente le libero la bocca, un filo di saliva le inumidisce le labbra.
– Sono la tua padrona vero?
– Si padrona – mormora spaventata, ma anche eccitata.
Le faccio scivolare un dito lungo il solco delle chiappe, godo della morbidezza e della setosità di quell’adorabile culo, arrivo al buco, carnoso, delicato.
– Ora ti infilo due dita nel culo puttana… lo vuoi vero?
– Si.
La colpisco con una lieve, ma secca sculacciata, lei sussulta.
– Si dice “si padrona”
– Si padrona
Lentamente le infilo il medio e l’indice nel culo. La rosellina stretta si allarga delicatamente, le dita penetrano piano piano, lei mugula, le sfugge un flebile lamento. Muovo piano piano le dita all’interno, esploro le pareti umide e delicate, infilo sempre di più, fino alla fine e poi muovo avanti e indietro, prima con calma e poi sempre più veloce, lei si lamenta, ma sento che le piace, intanto le lecco la faccia, faccio colare gocce di saliva sulle sue guance e poi le lecco distribuendole sulla faccia il mio liquido, mi muovo su di lei, con due dita della destra la inculo, con la sinistra le strizzo le chiappe godendo dell’affondo delle mi dita in quella carne morbida, liscia, accogliente, sento che mi sto bagnando e so che anche lei si sta eccitando, la sento fremere, emozionarsi… ma non voglio che goda.
Mi fermo, con violenza tiro fuori le dita dal suo adorabile buco, le sfugge un mezzo grido, la rovescio sulla schiena, la osservo sorridendo, lei mi guarda, impaurita ed eccitata… è mia.
Sollevo il piede destro, col tacco le sfioro le labbra.
– Lecca puttana.
La sua lingua fa capolino dalle labbra e ubbidiente comincia a leccare il tacco, con devozione, con calma, ha gli occhi chiusi, un’espressione mista di stupore e desiderio.
Allontano il tacco, lei apre gli occhi, mi guarda come sorpresa.
– Ora mi leccherai i piedi troia.
Deglutisce.
Mi sfilo gli stivali, i miei piedi nudi sono a pochi centimetri dal suo volto. Mi allontano, leggo nei suoi occhi una sorta di piccola delusione, le sorrido, ma non è un sorriso buono e lei lo capisce. Prendo una sedia e la trascino verso di lei. Mi siedo, la guardo, lei non parla, tiene le labbra socchiuse, ha i capezzoli ritti… mi piace la troia e mi eccito a pensare a cosa le farò subire, prima o poi.
Sollevo il piede destro, lo faccio ondeggiare a pochi centimetri dal suo volto poi, lentamente glielo appoggio sul viso.
– Non fare nulla troia… sentilo e basta. Impara a conoscere il suo profumo, il suo sapore, la sua morbidezza, non osare baciarlo o leccarlo… hai capito?
Mugula qualcosa, intuisco che è un assenso. Comincio a strofinarle il piede sulla faccia, esercito un po’ di pressione, voglio che senta bene quanto è morbido, quanto è deliziosamente gustoso, la troietta sembra apprezzare, geme e si muove, poi, inevitabilmente socchiude le labbra, avverto la punta umida della sua lingua sfiorarmi, e’ il momento che aspetto…
Prendo il frustino e la colpisco sul seno con una scudisciata secca, non violenta, ma sufficiente a farle male.
Le sfugge un urlo e sussulta.
– Stupida puttana! – urlo – Troia disubbidiente! Ti ho detto di aspettare il mio ordine prima di fare altro! Chiedimi perdono!
– Perdono padrona – singhiozza la puttanella.
– Ti piace il mio piede schiava?
– Si padrona è bellissimo.
– Ti piace il suo odore, adori il suo sapore? Desideri leccarlo vero…
– Si padrona lo desidero.
– E allora chiedimelo come una vera schiava devota e vedrò se accontentarti.
– Per favore padrona fammi leccare il tuo piede.
La colpisco col frustino sulle coscie, urla, per un attimo perde il respiro, gli occhi le si inumidiscono.
– Non sei abbastanza implorante.
– Ti prego padrona fammi leccare il tuo piede.
La frusto sul dorso del piede destro, le sue gambe scattano verso l’alto, un altro grido e ora le lacrime le rigano il volto.
– Non voglio farti male puttana, non mi costringere troietta. Non mi piace darti dolore, ma se non sei abbastanza devota e sottomessa devo farlo lo capisci vero?
– Si lo capisco padrona, perdonami…
– Brava piccola… cominci a capire, ho detto che devi essere implorante… riprova, non costringermi a fustigarti qui – e lentamente le faccio passare il frustino sulla figa, lei chiude le gambe di scatto, ha paura e io godo e mi eccito.
– Ti imploro padrona di lasciarti leccare.
Abbozzo un vago cenno di assenso, avvicino il piede al suo volto e con tono secco le ordino.
– Tira fuori la lingua puttana e fai esattamente quello che ti ordino.
Schiude le labbra, ha una bella lingua, piccola, rosata, umida, mi piace la mia piccola vacca.
– Ora devi passare lentamente la lingua lungo tutto il mio piede bagnandolo con la saliva, devi essere delicata e accurata, ogni centimetro della mia pelle deve essere adorato.
– Si mia padrona – sussura ubbidiente e comincia a leccare.
Mi sorprende… è molta brava, usa bene la lingua, delicatamente, devotamente. Lecca con gusto la pelle liscia e morbida dei miei piedi e accompagna ogni leccata con una leggera pressione delle labbra. Capisco… la stronzetta ha dei bei piedini certamente qualcuno glieli avrà leccati qualche volta e lei ora sta ripetendo con me quello che le piaceva.
E’ ora arrivata vicino alle dita, sta leccando e baciando la parte morbida e carnosa appena prima delle dita, succhia anche un pochino continuando a picchiettare con la lingua… Dio e’ strepitosa, ho la figa fradicia… basta, mi sta piacendo troppo, decido che e’ il momento di fare un altro piccolo passo avanti.
– Ferma! – ordino.
Lei si blocca, mi guarda un po’ stupita.
– In piedi puttana!
Lentamente si alza, appena è in piedi le afferro le culottes e gliele sfilo. Dio che culo meraviglioso che ha!
La prendo per un braccio e la spingo verso la porta della camera da letto.
Entriamo, rimane in silenzio, ma capisco che ha notato le luccicanti catene fissate ai piedi e alla testiera del letto.
Senza parlare le libero le mani.
– Sali sul letto, mettiti a 4 zampe coi piedi verso la testiera, ubbidisci.
Fa ciò che le ho detto. Rapidamente le incateno i piedi alla testiera e le mani alla piediera del letto, quando ho finito la troietta è messa in una pecorina perfetta.
Dal cassetto del comò prendo un bavaglio di pelle e le tappo la bocca, poi dallo stesso cassetto estraggo uno cazzo finto di dimensioni ragguardevoli.
La puttana si agita, ha paura, lo leggo nel suo sguardo, trema.
Sorrido e scuoto la testa.
– Non agitarti cagna… non è ancora il momento… non ancora, voglio solo farti vedere cosa ti succederà se mi farai veramente incazzare.
Mi avvicino alla TV appesa di fronte al letto, prendo il telecomando e accendo fermando subito l’immagine.
In silenzio osservo la sua reazione, forse per un attimo pensa di essere lei, ma poi si rende conto che si tratta di una donna messa esattamente come lei.
– No, non sei tu. Lei si chiama Laura ed era qui ieri sera… mi aveva disubbidito e ieri sera l’ho punita… ora vedrai come puttana e che ti serva da lezione.
Faccio ripartire il filmato e mi siedo sul letto al suo fianco.
Non parlo lascio che sia il filmato a farlo.
Io entro nell’inquadratura, ai fianchi ho fissato uno strap nero enorme. Laura si agita, i guaiti che si intuiscono soffocati dal bavaglio sono di puro terrore. Si sente il rumore metallico delle catene mentre Laura si muove e con lo sguardo mi implora di risparmiarla.
Si sente la mia voce metallica e cattiva.
– Non agitarti puttana… lo sai che hai disubbidito e devi essere punita. Lo sai che odio farti male, ma mi hai costretto, rilassati e ti farà meno male prenderlo nel culo.
Laura singhiozza e china la testa rassegnata, si ferma, le vado dietro. L’ho stuprata nel culo già altre volte, ma mai con un arnese così grosso. Le sono dietro.
– Su, finirà tutto presto, non lo farò durare a lungo… non voglio farti soffrire troppo…
Nel video si nota che con un telecomando cambio l’inquadratura, ora ci si vede di lato. Laura a novanta gradi, col suo culo morbido e liscio in mio totale potere. Si vede lo strap on che le scivola lentamente nel solco delle natiche, lei che appoggia la testa al letto, si odono i suoi singhiozzi, si notano le lacrime solcarle il volto.
Un attimo di stop e poi il mio improvviso e violento colpo di reni e la penetrazione rabbiosa e implacabile.
Laura urla, anche se non si sente, si inarca, sul volto una smorfia agghiacciante di dolore mentre io comincio a sbatterla con colpi profondi e rapidi. Dentro e fuori, senza pietà, le sue deliziose chiappette vibrano, i suoi lamenti non si interrompono, crescono di intensità, imploranti e io rido e la insulto mentre la inculo e le palpo e strizzo rabbiosamente le chiappe.
Osservo Barbara, è terrorizzata, ma anche eccitata, benissimo!
Fermo il filmato, la lascio metabolizzare e intanto le carezzo con leggerezza il culo. Mi eccita, ha veramente delle chiappette adorabili, liscie come seta, polpose, burrose… quanto mi arrapa la troietta.
– Ora hai visto cosa ti succederà quando mi farai arrabbiare… e mi farai arrabbiare prima o poi, lo sai vero?
Mi guarda e fa cenno di no.
Le libero la bocca.
– Ne sei sicura?
– Si padrona, sarò una brava schiava padrona, te lo giuro.
– Lo spero troia… per te, non voglio farti soffrire, non troppo…
– Sarò ubbidiente padrona.
– Brava schiava… ora ti libero, torni a casa e ci vediamo domani, alla stessa ora.
– Ma padrona… domani…
– Zitta puttanella – sbraito e senza lasciar passare un secondo le appoggio il cazzo finto tra le chiappe puntando il buco di culo della troia.
– No padrona no, no ti prego – mi implora agitata.
Premo leggermente, non la penetro, ma le faccio capire che potrei farlo senza preavviso.
– Domani alla stessa ora…
– Si padrona, domani alla stessa ora, verrò.
Rido, rapidamente la libero, le concedo di rivestirsi, dopo cinque minuti siamo sulla soglia, mi guarda, capisco che vorrebbe un bacio e anche a me piacerebbe, mi piacerebbe ficcarle la lingua in bocca e ravanarla, mi piacerebbe prenderla e obbligarla a leccarmi la figa fino a farmi venire… ma non ancora, apro la porta e la invito a sloggiare.
Esce, sono sola e ho voglia. Mi siedo sul divano, prendo il telefono dedicato alle mie schiave.
Faccio scorrere la rubrica e mi fermo su Federica… Federichina.
La piccola dolcissima Federichina, ha 25 anni, ma ne dimostra meno di 20, è minuta, una bambolina con un corpicino da sballo e una pelle di porcellana, la mia favorita per i giochi di ruolo.
Chiamo e lei risponde subito, vive da sola, la mia piccolina.
– Buonasera padrona.
– Ciao piccolina… ho voglia di giocare con te.
– Sono ai suoi ordini signora… a cosa?
– Stasera sarai la mia cameriera stupida. Vieni subito.
– Si padrona e grazie per avermi chiamato.
Riagganciamo assieme, brava Federichina, ci divertiremo.

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