Memorabili impressioni

Memorabili impressioni

L’aria frizzante ma ancora calda del mese di settembre, generava in me la voglia di fuggire dal monotono e ripetitivo vivere quotidiano; una vacanza era veramente la cosa di cui avevo maggiormente bisogno. Avevo definitivamente rotto con la mia ragazza il mese precedente, per via del suo comportamento geloso, diffidente e irrispettoso che esprimeva nei miei riguardi, soprattutto quando ci trovavamo in gruppo. Fu una vera liberazione scaricare Sonia, anche se mi ritrovai completamente solo.

Libero e solo, che cosa chiedere di più dalla vita, mi ripetevano gli amici con una punta di gelosia e d’ironia. Dopo di tutto avevano ragione ma ciò che più mi mancava era una donna con la quale poter fare l’amore senza restrizioni, arte che Sonia svolgeva con bravura e attaccamento. Mi misi comunque il cuore in pace; ormai si trattava di una storia terminata, un divertente e piacevole frammento di vita, che ricorderò sino alla fine dei miei giorni.

Ero indeciso se intraprendere una crociera nel mare del nord, oppure se rilassarmi al caldo sole delle isole greche; scelsi per la seconda ipotesi, incoraggiato dal costo notevolmente inferiore rispetto a un viaggio a bordo di una lussuosa nave. Due settimane di assoluto ozio, divertimento e sesso sfrenato avrebbero dovuto servire a oscurare il ricordo di Sonia. Come meta della vacanza, scelsi l’isola di Creta per la sua particolare bellezza e per la moltitudine di turisti provenienti dall’Europa settentrionale, che in questo periodo dell’anno popolano il luogo di villeggiatura.

Il solo pensiero di consumare e trascorrere un’avventura con una ragazza nordica, mi fece ribollire il sangue dall’eccitazione. Arrivai a destinazione il cinque di settembre, dopo poco più di due ore di volo. Il clima era indubbiamente migliore rispetto all’Italia: un sole rovente batteva sull’intera isola, mentre all’orizzonte, nemmeno l’ombra di una nuvola donava agli occhi dei turisti un paesaggio di rara bellezza ed eleganza.

L’afa era attutita da una dolce brezza che accarezzava i corpi dei bagnanti con il suo alito gentile. Mi trovai in questo delizioso ambiente senza nemmeno accorgermene, eppure era vero! Non un pensiero rivolto a Sonia, ero sulla strada giusta. Un accogliente autobus mi condusse in albergo, situato a Falassarna nel sud dell’isola, un complesso di recente costruzione, rivolto verso il mare, dotato di ogni comodità capace di soddisfare le richieste dei turisti più esigenti.

Appena varcai l’ingresso della sala d’attesa, capii di aver intrapreso la giusta decisione; una moltitudine di ragazze e di signore bionde e more con gli occhi azzurri, allietarono il mio arrivo. Davvero un bello spettacolo! Un vero e proprio giardino della lussuria pensai, mentre i miei occhi affamati divorarono quelle figure femminili in un solo boccone. Il giorno seguente lo trascorsi in piscina, intento a rilassarmi al caldo sole greco, studiando nello stesso momento le persone ospiti del complesso alberghiero; ero passivamente adagiato sullo sdraio, quando una stupenda vichinga si avvicina sculettando:

“Ciao! E’ libera?” – mi domandò in perfetto inglese, indicando lo sdraio vicino al mio con la mano.

Annuii con la testa, travolto dall’accecante bellezza di quella creatura; immediatamente mi resi conto di aver sbagliato tutto. Dovevo in assoluto interagire con lei, cosicché, rivolgendomi in inglese, mi presentai e la invitai al bar. Era come se ci conoscessimo da sempre, non sembrò per nulla impensierita dal mio invito, anzi, ne fu lusingata; osservai quel corpo statuario con bramosia e ammirazione, mentre i pensieri più osceni straripavano dalla mia mente.

Notai che anche lei continuò insistentemente a osservare il rigonfiamento del mio slip, lasciando rivelare dall’espressione del volto le proprie intenzioni. Terminammo la conversazione con un tuffo in piscina, in maniera tale da calmare i bollenti spiriti che, generati dalle menti di entrambi, si erano impossessati di noi. Abbracciai Päivä con determinazione, laddove l’acqua rivestiva i nostri corpi sino all’altezza del petto; fu allora che la bionda finlandese fece scivolare le proprie mani lungo la mia schiena, andandole saldamente ad attaccare alle natiche, in maniera tale da porre in stretto contatto le pelvi di entrambi.

Quale sottile piacere pervase il mio eccitato corpo; il membro aumentò di volume, prima di essere liberato dalla prigionia del costume. Baciai Päivä con sentimento ed entusiasmo, sotto gli indifferenti sguardi delle altre persone, fino a quando la ragazza, osservato l’orologio, si congedò dalle mie grinfie: mi disse con voce invitante di andare a trovarla l’indomani in camera sua. Annotai nel taccuino della mia mente il numero di quella stanza, mentre un breve scatto di rabbia rattristò il mio presente: non volevo assolutamente che Päivä si allontanasse da me. Del resto, come potevo trattenerla.

L’avevo conosciuta da quasi tre ore e già mi era entrata nel sangue. Accettai con amarezza l’inattesa separazione, rallegrandomi l’animo pensando all’indomani. Calarono le tenebre a Falassarna, mentre una folla di giovani ragazze stava preparandosi per il dopocena in discoteca. Quale miglior occasione, pensai, cosicché mi buttai a capofitto in quel luogo di perdizione e di divertimento, distante pochi passi dall’hotel.

Un brulicare di ragazze gremiva la discoteca, rinomato luogo di ritrovo per i giovani in cerca di peccato! Non sembrava per nulla d’essere a Creta: sembrava invece d’essere in Finlandia, tanto erano le bellezze nordiche che si divertivano all’interno del locale. Notai una stupenda bionda dalla pelle ben colorita; difficilmente gli abitanti dell’Europa settentrionale ottengono un’abbronzatura così intensa, per via della loro chiara carnagione, incapace di sopportare una prolungata esposizione ai roventi raggi solari.

I suoi occhi incastonati in quel volto abbronzato, luccicavano come diamanti taglienti catturando immediatamente la mia attenzione. Settembre è il mese ideale per una vacanza a Creta. Ormai la maggior parte dei turisti italiani sono partiti, mentre gli stranieri si godono pienamente la bellezza delle mete turistiche di fama mondiale, svuotate dall’ammasso di vacanzieri che ritengono agosto, l’unico mese idoneo per concedersi una vacanza.

Una particolarità che notai con piacere furono il vedere parecchie ragazze, mentre i ragazzi erano nettamente in minoranza: ciò non fece che aumentare di molto le mie possibilità di caccia sulle prede dell’opposto sesso. Mi accostai alla bionda fissandola sfacciatamente negli occhi, anche se il suo sguardo infondeva in cuor mio un sinistro timore; la salutai e le offrii un drink. Incominciammo a parlare, rigorosamente in inglese, dell’isola e della vacanza. Era straordinariamente bella, un vero capolavoro della natura. La sua bellezza era rafforzata da una cultura universitaria di alto livello, Silja era una pediatra. Mi assicurò che lei e una sua amica, anch’essa pediatra, lavoravano, con l’incarico di cameriere, proprio nell’hotel qui di fronte. Mi sentii mancare: dovetti bere tutto di un fiato il bicchiere di Ouzo che ero immerso a gustarmi con moderazione, perché l’alcool non avesse il sopravvento sulla ragione. Deglutii ripetutamente, di seguito esclamai:

“Che piacevole coincidenza, anch’io alloggio nel vostro stesso hotel!”.

La bionda mi accennò un sorriso, soddisfatta del fatto che condividevamo entrambi lo stesso tetto, benché in stanze differenti. Una semplice e banale domanda mi venne spontanea:

“Perché fai la cameriera, se sei una pediatra?”.

Silja mi mise le mani sulle spalle, avvicinando il suo angelico volto in direzione del mio:

“Perché è divertente!” – malignò.

Ordinai dell’altro Ouzo, poiché quella risposta così sintetica e schietta, accese in me l’incontrollabile desiderio della lussuria. Desideravo possedere quella ragazza più di ogni altra cosa al mondo; oramai il fantasma di Sonia era sempre più lontano dai miei ricordi, ciò fu per me motivo di gran sollievo. Mi confortai l’animo: feci un gran sospiro e agii d’istinto seguendo ciò che il cuore mi dettò. Invitai Silja a ballare e lei accettò; iniziammo ad agitarci smodatamente, fra la folla di gente, desiderosa di bruciare a fuoco lento la notte appena iniziata.

Proveniva dalla Finlandia la creatura che danzava armoniosa dinanzi ai miei occhi: Silja indossava un completino molto scollato e sbracciato, color rosso fuoco, che metteva in risalto la prosperità del seno; l’abito terminava poco sotto la vita, in un gonnellino molto corto per mostrare le imponenti e abbronzate gambe. Dei sandali in cuoio con alti tacchi, erano fissati, tramite lunghi lacci fra loro intrecciati, ai polpacci di Silja; queste calzature rendevano la finlandese ancor più attraente, poiché le attribuivano un’aria sensuale che accendeva nelle menti di coloro che la osservavano i pensieri più sboccati e primitivi.

Fui colto da un incontrollabile attacco di libidine; avvicinai le labbra al collo di Silja, incominciando a darle dei lunghi e ripetuti baci. Lei socchiuse gli occhi nel sentire il vellutato tocco della lingua sfiorare la sua pelle; sembrò non detestare le mie intenzioni, al contrario, lasciò che il proprio corpo precipitasse nell’oblio dei sensi, mentre le sue braccia strinsero i miei fianchi.

Silja avvicinò la bocca alla mia, incominciando a succhiarmi dolcemente le labbra: quando anche la mia lingua incontrò la sua, fui rapito da un brivido di piacere. Ci baciammo appassionatamente, senza curarci degli altri ospiti presenti nel locale; il fuoco divampò nei nostri corpi, e il desiderio di soddisfare i piaceri della carne si materializzò poco dopo:

“No Silja, non qui, va in camera mia!” – le dissi ansimante.

Fu la bionda a insistere affinché¦ andassimo da lei. La camera di Silja si trovava al pianterreno, in fondo al corridoio di servizio che congiunge il salone d’ingresso all’uscita secondaria verso la piscina. Entrammo nella sala d’attesa separatamente per non attirare l’attenzione del portiere di notte. Dopo pochi minuti, in prossimità della piscina, proprio quella vicina alla camera della finlandese, Silja mi prese gentilmente per mano, invitandomi a seguirla.

Rientrammo nel complesso alberghiero attraverso la porta secondaria. Pochi passi al chiarore delle tenui luci notturne lungo il corridoio, dopodiché ci fermammo vicino alla camera numero duecento nove. Ero eccitatissimo: il cuore mi batteva all’impazzata, perché ero consapevole che solamente una porta divideva le mie perverse fantasie dalla realtà di possedere oscenamente la ragazza. Il particolare che m’inquietò, fu quello di rievocare il numero due centonove come quello indicatomi, poche ore prima, da Päivä!

Silja bussò ripetutamente all’uscio, fino a quando quest’ultimo non le fu aperto: fu allora che rimasi sconcertato e meravigliato al tempo stesso, nel vedere Päivä sorridermi docilmente, invitandomi a entrare. Mi chiedevo se la situazione nella quale ero piacevolmente implicato, fosse reale o fosse il frutto di una visione; per fortuna non si trattava di un sogno ma di una stupenda realtà che finora, non si era mai degnata di bussare alla porta della mia coscienza.

Sonia era sempre più lontana, anzi, a dire il vero ora rimpiango il fatto di non averla lasciata prima: cretino io! Mancava un quarto d’ora alle tre del mattino, quando Silja chiuse a chiave la porta dell’ampia stanza da letto che condivideva con l’amica. L’atmosfera era rovente e piena di una sensualità così intensa che cominciai a tremare dall’emozione; non avevo mai fatto l’amore prima d’ora con due bellissime straniere. Päivä spense la luce, lasciando unicamente che il chiarore della luna illuminasse, con il proprio lividore, la stanza attraverso l’ampia portafinestra. Rifiutai con modo gentile il cocktail che mi fu offerto da Silja, domandandole se mi era permesso rinfrescarmi un poco. Ancora una volta la finlandese mi stupì:

“Io suggerirei di fare una doccia tutti e tre assieme!”.

In un istante ci precipitammo nella stanza da bagno: fui spogliato dalle abili ed affusolate mani delle due, le quali, dopo essersi completamente denudate, mi trascinarono con impeto all’interno del box di vetro. Il mio organo genitale s’irrobustì come non mai, nel vedere quegli angeli prendersi cura del mio corpo; Päivä fece scorrere l’acqua alla giusta temperatura, dopo averla correttamente miscelata. Quando i nostri corpi furono completamente bagnati, Silja spruzzò sopra una spugna naturale un poco di bagnoschiuma al cedro, incominciando a insaponarmi, palmo dopo palmo l’intero corpo. Le ragazze non sembravano per nulla turbate dall’energia emanata dal mio bassoventre, cosa alquanto strana, però, non parevano approvare nel farsi penetrare. Lo sguardo gelido di Silja mi arrecò un brivido intenso e prolungato.

Se mi fossi soffermato ad ammirare quegli occhi taglienti e intriganti un solo attimo più del dovuto, avrei certamente eiaculato senza accorgermene. Decisi allora di distogliere lo sguardo dalla fatalona finlandese, per posarlo sul corpo statuario di Päivä. Ora, era proprio quest’ultima a prendersi cura della mia persona: intenta a insaponarmi accuratamente l’attributo mediante l’ausilio delle sole mani, Päivä si accovacciò in prossimità dei miei arti inferiori. Percepii il flebile gorgoglio sia del sangue sia del seme all’interno del mio membro, tanto ero al culmine dell’eccitazione, pensai:

“E’ fatta! Ora si nutrirà di me!”.

La pediatra mi accarezzò ripetutamente il pene, senza tuttavia lasciarmi intendere di voler donarmi la fellatio. Nel frattempo Silja si asciugò, allontanandosi dal mio sguardo oltre la porta della stanza da bagno. Che strane creature, rimuginai. Cominciai a prendere sul serio l’ipotesi che entrambe fossero seguaci della poetessa Saffo; ma se lo fossero realmente state, perché mi trovavo in loro compagnia nel cuore della notte? Mentre meditai, Päivä mi risciacquò da capo a piedi, mormorandomi:

“Come sei virile!”.

Rimasi in silenzio, turbato da quell’insolito comportamento; non sapendo più a che cosa pensare, decisi di non pensare più, lasciandomi coinvolgere in quello strano ma piacevole gioco. Entrambe, mi dissero di accomodarmi sul letto matrimoniale ed io obbedii, proprio come un cane obbedisce al comando del proprio padrone. Quando anche Päivä terminò di asciugarsi, le ragazze completamente svestite, si avvicinarono a me: erano veramente stupende, due bambole in carne ed ossa. Mi trovavo supino, privo di ogni indumento, con il membro che s’innalzava imponente sotto i loro deliziosi sguardi.

“Che cosa vuoi di più piacevole, del ritardare il piacere?” – mi domandò Silja, sfregando entrambi i capezzoli contro il mio glande.

Nuovamente le finlandesi mi presero in contropiede; non seppi rispondere a quella seducente domanda. Osservai i dolci movimenti di Silja, percependo una magnifica sensazione di appagamento. Päivä aveva recuperato da un cassetto, una busta di plastica trasparente contenente molteplici paia di autoreggenti variopinte:

“Vedrai che ti piacerà e in futuro non potrai più farne a meno!” – disse sorridendomi.

Mentre i capezzoli di Silja continuarono a solleticarmi il glande, osservai Päivä infilare un paio di autoreggenti di colore rosso, un indumento intimo molto eccitante! Päivä coprì entrambe le splendide gambe, bloccando accuratamente la guaina autoreggente in prossimità dell’estremità della coscia. Cominciò così a sgambettare dinanzi al mio sguardo, lasciando che l’intera bellezza del proprio corpo aumentasse in me l’ormai già potente desiderio del contatto fisico. Pochi istanti dopo, Silja si allontanò da me, andando a cercare all’interno della busta di plastica: mi guardò sorridendo, in seguito si diresse in bagno portando l’intero contenuto dell’astuccio.

Seguii con lo sguardo l’abbronzato corpo di Silja ondeggiare per l’intera stanza, sino a quando, con elegante movimento della mano, la bionda chiuse la porta del bagno, nascondendo la propria angelica figura dalla mia visuale. Päivä si mise anche lei servile, puntando i gomiti sul materasso per far sì che la schiena non poggiasse completamente su quest’ultimo, dopodiché spalancò le cosce per attirare la mia attenzione.

Osservai il suo roseo e vellutato bocciolo, completamente rasato, aprirsi sotto il mio sguardo: tentai ad alzarmi, poiché desideravo calmare la sete della mia gola abbeverandomi da quel magico fiore, quando Päivä mi puntò entrambi i piedi contro il petto in segno di contrarietà. Pochi istanti dopo la porta del bagno si aprì e Silja ricomparve bella come non mai: i lunghi capelli biondi, erano raccolti in due sensuali codini che le sfioravano appena le spalle. Gli unici indumenti che indossava erano un paio di calze e delle appuntite scarpe di colore rosso fuoco.

I piedi di Päivä erano ancora distesi sul mio torace, quando Silja mi solleticò il membro con i capelli. La bocca di quest’ultima si trovava a soli pochi centimetri dal mio glande, cosicché la invitai, posandole una mano dietro la nuca, a completare il proprio dovere. La finlandese sembrò approvare senza opporre resistenza ma le mie illusioni furono vane; Silja socchiuse entrambi gli occhi e accomodò le labbra ad anello, quando, pochi millimetri prima di succhiare la mia carne, arretrò di scatto la testa:

“Sei capace di attendere ancora?” – mi domandò. In quell’istante il mondo mi crollò addosso, però cercai di reagire nel migliore dei modi a quella frizzante provocazione:

“E tu Silja, riesci a resistermi?”. Entrambe sorrisero furbescamente, come se il mio interrogativo avesse suscitato in loro un senso d’allegria:

“Non si replica a una domanda con un’altra domanda!” – mi ammonì Päivä, toccandomi i capezzoli con le punte dei piedi.

La permanenza degli arti inferiori di Päivä sul mio petto incominciò a produrmi un senso di benessere; era piacevolmente interessante sentire scivolare sul corpo, quel velato strato di nylon variopinto. Un tiepido brivido mi accese le membra. Misi le mani sui piedi di Päivä, invitandola a stimolarmi nuovamente i capezzoli; percepii ancora una volta il tonificante tocco dei suoi piedi sul mio petto. Divaricai maggiormente le gambe per istinto, inspirai profondamente e intrecciai le mani dietro la nuca, rapito in tutto e per tutto da quel sottile brivido di genuino godimento.

Riaprii gli occhi per osservare le movenze di entrambe le bionde creature, intente ad arrecare sollievo alla mia persona, anche se in modo insolito. Il plenilunio di quella notte rischiarò in maniera considerevole la nostra camera: miravo in cuor mio di sperimentare sulla carne il velato tocco dei piedi di Silja, per questo la afferrai dolcemente per le caviglie, unendole l’una all’altra.

La ragazza sollevò i piedi in prossimità della mia bocca e fu per me impossibile resistere alla tentazione di baciarli; posai dapprima la guancia su entrambi gli arti di Silja, in seguito iniziai a baciarli lentamente per tutta la loro lunghezza, sino a quando la finlandese m’invitò a sfilarle le scarpe. Tolsi le calzature alla ragazza con dolcezza, senza fretta, perché l’idea di giocare a lungo con i suoi piedi mi eccitò più del pensiero di penetrarla. Silja, a differenza dell’amica, indossava un paio di corte calze in nylon color oro, terminanti poco sopra le caviglie, lasciando libere da ogni velato indumento le splendide e imponenti gambe.

Anche il sesso di Silja era perfettamente privo di peli pubici, liscio e vellutato come una succosa albicocca. Sotto il velato strato di nylon, potei vedere il colore delle sue unghie, perfettamente curate e ben dipinte; il mio sesso era pietrificato dall’eccitazione. Fu Silja a chiedermi di baciarle nuovamente i piedi, cosa che feci prontamente senza farmelo ripetere. Una strana e piacevole sensazione s’impadronì nuovamente del mio corpo: credetti di raggiungere l’orgasmo, quando i piedi di Päivä scivolarono silenziosi sul mio membro, imprigionandolo fra le tonalità rosse delle proprie autoreggenti.

Päivä massaggiò il pene con delicatezza, arrecandomi il massimo del piacere, prendendosi cura persino dello scroto: la bionda m’imprigionò il sesso fra le piante dei piedi, incominciando a masturbarlo molto lentamente, cercando di non alterare la cadenza dei movimenti. Silja, nel frattempo, si occupò dei miei capezzoli: i piedi della finlandese si muovevano con modo lento ma determinato sul petto, per tutto il tempo durante il quale gli arti di Päivä massaggiarono il mio bassoventre. Che emozione immensa!

Non avevo mai goduto così prima d’ora; un piacere intenso, scaturito dai meandri più remoti della mente ed esteso a tutto il corpo, portato alla luce dall’eccellente esperienza delle pediatre. I piedi di entrambe le ragazze coccolarono il mio membro, che scivolò beato da uno strato all’altro dell’impalpabile nylon di cui le calze erano fatte.

Osservai il sesso di Päivä rilasciare una secrezione biancastra, densa e viscosa. Non mi sbagliai: il nettare della lussuria incominciò a fuoriuscire abbondante dalla vitale fenditura, poiché l’eccitazione della ragazza si trovava allo stato più elevato. Ancora una volta un tiepido brivido attraversò le mie membra; fu come se moltissimi piedi mi solleticassero il corpo, donandomi un piacevole benessere con il loro benefico ed erotico massaggio.

“Ora sdraiati completamente e lascia fare a noi!” – mi comandò Silja.

Obbedii tacendo, riprendendo la passiva posizione; il sangue cominciò a ristagnare nei corpi cavernosi, poiché percepii le pulsazioni cardiache all’interno del pene, piacevolmente accudito dai piedi delle finlandesi. Päivä, si sistemò cavalcioni sopra le mie ginocchia: distese all’indietro le gambe finché i suoi piedi non mi imprigionarono nuovamente l’attributo, stringendolo poco al di sopra dei testicoli. In quella posizione, riprese nuovamente a masturbarmi con movimenti lenti e ben ritmati; ero prossimo all’eiaculazione! Questa volta decisi di non trattenere ulteriormente la libidine. Sembrava che Silja avesse intuito le mie intenzioni: pochi istanti dopo, mentre Päivä finiva la masturbazione con i piedi, la pediatra dai codini biondi s’inginocchiò sul materasso, proprio al mio fianco.

Socchiudendo gli occhi, si sfiorò con la lingua il labbro superiore, come se stesse assaporando un’inebriante e squisita prelibatezza; dolcemente la testa di Silja calò fra le mie cosce e la sua infuocata bocca imprigionò finalmente l’eccitato membro. Le labbra della finlandese si chiusero come un’aderente guarnizione, attorno alla zona più sensibile della carne, arrecandomi un’emozione indescrivibile.

Pochi movimenti di bocca dovette compiere Silja per assaporare l’essenza dell’amore: un primo violentissimo fiotto di liquido seminale, le fece arretrare la lingua dal glande. Seguirono altre sostenuti getti. Silja allentò la presa delle labbra, per spalancare maggiormente l’intera cavità orale. Getti di sperma le sporcarono il volto, che ripulì subito con le dita, che si nutrì di ogni singola goccia di me.

Emisi un acuto urlo liberatorio quando eiaculai, destando forse il sospetto degli adiacenti ospiti però non me ne curai più di tanto. Mentre Silja era intenta a ripulirmi oralmente l’attributo, Päivä continuò a masturbarmi come se nulla fosse, con il medesimo ritmo scandito inizialmente. Avevo il pene ancora in erezione con una terribile voglia di penetrare le ragazze. Invitai Silja a terminare, dopodiché mi sedetti sul materasso cingendo Päivä ai fianchi. La ragazza percependo forse la mia volontà, si mise a quattro zampe regalandomi così la bellezza della propria sensuale femminilità. M’inginocchiai sul materasso, penetrando in un solo colpo e in profondità la fenditura della finlandese; fu ancora una volta Päivä a dettare il ritmo dell’amplesso, che fu breve ma intenso.

Estrassi appena in tempo l’attributo, per spruzzarle sulle natiche gli ultimi deboli e sofferti fiotti dei miei testicoli; le mani di Silja spalmarono la viscosa sostanza sulle natiche dell’amica, mentre la mia lingua desiderava intrecciarsi con quella di colei che sino a un attimo prima si era abbeverata alla mia fonte. Baciai Silja con incredibile forza, travolto da un impulso di genuina libidine. Così terminò quell’indimenticabile e piacevolissima nottata, fino a quando, sfiniti dalle fatiche dell’amore, non abbandonarono i nostri corpi. Riuscii per primo a svegliarmi di buonora, il sole stava per sorgere, il lento e progressivo risveglio della natura ravvivò poco dopo entrambe le ragazze. Per tutto il periodo della mia permanenza sull’isola io, Päivä e Silja, ci divertimmo come poc’anzi descritto.

Ricorderò i giorni trascorsi a Falassarna come i più gradevoli e i più spensierati della mia intera esistenza; in ricordo di Päivä e Silja, chiesi loro con intenzione di donarmi quel primo paio di calze, che tanto godere mi fecero, in quella magica notte di settembre.

Non mi vergogno di ammettere e di confessare che ancora adesso, quando mi masturbo, rispolvero il talismano avuto in dono dalle finlandesi, per ricordare, sia alla memoria sia al corpo, le incancellabili, le vive e le magnifiche sensazioni del morbido tocco dei loro piedi.

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