Lucy – Sesso e Videogames 6 – Finale

Lucy – Sesso e Videogames 6 – Finale

Marco si sfila dal mio sfintere con un rumore osceno simile ad un “plop” e corre a rispondere, mentre io rimango lì, inebetita, in mezzo alla stanza.
“No, non è qui… davvero” gli sento dire, e lo vedo cercare di spiegarmi a gesti che sono gli altri, che mi hanno visto venire qui.
In preda al panico cerco di rifugiarmi in bagno, ma non ho fatto i conti con la mia scarsa dimestichezza a camminare sui tacchi: perdo l’equilibrio e cado rovinosamente a terra davanti alla porta del bagno, e se non mi rompo qualche osso è un vero miracolo.
Dolorante, entro nel gabinetto e chiudo dietro di me la porta, cercando di ritornare in fretta e furia nei miei panni maschili di Luca, mentre da dietro la porta Marco mi comunica che, purtroppo, “Stanno venendo su”.
Prendo i pantaloni dall’appendino e con orrore noto che il giubbotto è rimasto di là, appeso alla sedia. Il che, oltre a denunciare inequivocabilmente la mia presenza in casa, mi impedisce di nascondere il mio travestimento per la parte superiore del corpo. Cerco nel cesto della biancheria se, per caso, ci fosse una camicia o una maglietta di Marco, per indossarla al posto del babydoll, ma da oltre la porta mi arrivano notizie ancora peggiori di quello che temevo…
“Vedi che Luca è qui? Questo non è il suo giubbotto?” dice Gabriele che evidentemente l’ha appena notato sullo schienale della sedia. Ma non è tutto.
“E’ qui e non sono soli a quanto pare!” esclama subito dopo Filippo.
Mi serve meno di mezzo secondo per comprendere il senso di quella affermazione: tra il panico, il dolore e la sorpresa di quella caduta, non mi sono accorta di aver perso una delle due scarpe col tacco proprio fuori dal bagno, e ovviamente la reticenza di Marco, il mio giubbotto e la scarpa da donna inducono i due a pensare che io e il mio amico fossimo, segretamente, impegnati a divertirci con qualche porcellina… quanto siete vicini alla verità, e contemporaneamente quanto ne siete lontani, ragazzi!
Vorrei sparire, sprofondare in un buco fino al centro della Terra… immagino cosa succederà ora: io e Marco saremo marchiati a vita come “finocchi”, “ricchioni”…
Poi, improvvisamente, la calma. Mi sento perfettamente lucida, calma e tranquilla. Mi aggiusto la parrucca allo specchio e decido di tentare l’ultimo bluff.
Esco dal bagno, con la scarpa rimastami ancora in mano, e davanti allo sguardo impanicato di Marco e alle bocche aperte per la sorpresa degli altri due, annuncio: “Avete quasi ragione. Sono qui. Purtroppo avevo un’altra scommessa da pagare con Marco ma non mi andava che lo sapeste”.
Con nonchalance prendo la seconda scarpa dalla mano di Filippo e me la infilo, reggendomi alla sua spalla. Istintivamente lui mi cinge la vita per aiutarmi a mantenere l’equilibrio mentre sollevo il piede, e non posso non notare che “casualmente” quando cambio gamba per calzare l’altra scarpa, la sua mano scende di qualche centimetro fino a sfiorare la mia natica, glabra e arrotondata per natura.
Forse per vanità tutta femminile non mi sottraggo al contatto, al contrario sporgo in fuori il sedere come per permettergli di toccarlo meglio, ma così facendo le sue dita incontrano il solco tra le mie mezzelune, ancora completamente unto d’olio. Contemporaneamente è Gabriele a scoprire un altro importante indizio su quanto stava succedendo in quella casa solo pochi minuti prima.
I pantaloni di Marco mostrano una visibile macchia di rossetto all’altezza del “pacco”. Proprio quel rossetto che ancora tinge in maniera provocante le mie labbra.
“Mi sa che la penitenza era bella pesante, stavolta…” sogghigna Filippo mentre un suo dito è già arrivato a sfiorarmi il buchino, ancora dilatato dalla penetrazione interrotta di poco fa.
“Purtroppo sì…” sospiro “…ecco perché non volevo che lo sapes…” le mie parole si interrompono con un “Oh!” di stupore quando il dito di Filippo penetra il mio buchetto senza trovare alcuna resistenza.
“Però non è giusto, Marco… non si fa così con gli amici” si lamenta Gabriele col padrone di casa. Il rivolgersi solo a lui ha un chiaro significato: non si fa così, hai un giocattolo come questo e ci vuoi giocare da solo? Questo sono io, per loro. Un giocattolo erotico che Marco voleva tenere tutto per sé senza condividerlo con gli amici.
Il dito risale nel mio retto, strappandomi un sospiro, mentre sento Marco scusarsi e dire che effettivamente sì, Lele aveva ragione. “Non pensi, Lucy?” mi chiede, sorprendendomi.
Sorprendendomi per quella richiesta di assenso a ciò che stava per succedere, e per quel rivolgersi a me al femminile davanti a loro.
“Sì… hanno ragione” sospiro mentre Filippo continua nel suo ditalino anale che vince ogni mia possibile resistenza.
“Gabriele, devi sentire qui, sembra di metterlo nella figa di una ragazza” dice lui e io, nonostante questa magnificazione delle qualità del mio culo che dovrebbe umiliarmi profondamente, porto le mie mani ad allargare le mie natiche come per agevolargli la penetrazione.
Vedo, come se assistessi da fuori del mio corpo, i tre che mi portano in salotto, che iniziano a palpeggiarmi il culo, a penetrarlo con le dita, vedo che estraggono dai pantaloni i loro cazzi già turgidi e vedo soprattutto me che mi inginocchio al centro di quel girotondo erotico, che bacio quelle tre cappelle che mi vengono offerte, che lecco quei membri, che li succhio avidamente.
Sono ufficialmente diventata la puttana dei tre miei amici, da oggi la mia reputazione è bell’e andata… ma non me ne importa nulla, in questo momento. Mi importa solo di quei cazzi che si litigano la mia bocca, di quelle mani che esplorano il mio corpo, che mi sollevano e mi fanno appoggiare al divano, che afferrano i miei fianchi e che…
Sento improvvisamente un membro virile che si infila a forza nel mio culo, costringendomi a gemere per il dolore per la penetrazione improvvisa; sollevando il capo vedo alla mia destra e alla mia sinistra Marco e Filippo, comprendendo così che il sodomita non può che essere Gabriele.
Godendo per i colpi di quell’inculata mi sollevo sulle braccia e subito sono colpita sul volto dai membri degli altri due miei amici; richiedono le mie carezze orali e io sono ben contenta di esaudire il loro desiderio succhiando prima uno e poi l’altro, poi di nuovo il primo e poi…
…l’urlo di Gabriele, che affonda il suo cazzo nel profondo del mio culo per schizzare il suo sperma, mi coglie di sorpresa. Subito lo sento sfilarsi da quel nido caldo e il suo posto viene preso da Marco prima ancora che il mio buco arrossato accenni a richiudersi.
Marco mi incula con violenza, quasi con cattiveria, per farmi male. Nel mio delirio erotico penso che forse, chissà, vuole punire quella che riteneva un po’ la “sua ragazza” e che ora si offre impudica ai suoi amici come una ninfomane assatanata. Fatto sta che mi artiglia i fianchi piantando le sue dita nella mia carne e mi incula sfilando l’uccello quasi per intero e affondandolo con tutta la forza che ha, come se volesse trafiggermi fino allo stomaco con quella spada di carne.
Accetto la sfida, e invece che sottrarmi a quell’assalto, spingo le mie natiche verso di lui come per riceverlo ancora più a fondo, sempre continuando a succhiare l’uccello del terzo amico, che freme nell’attesa che arrivi il suo turno di approfittare del mio culo.
La sua attesa non è vana: Marco mi schizza il suo sperma nelle budella, sconvolte dalle due sodomie subite in successione, e lascia il posto all’amico, che mi fa alzare dal divano, si siede e mi fa impalare da sola su quell’uccello lucido della mia saliva, che senza problemi risale fino all’elsa in quel buco sfondato.
Danzo su quel cazzo guardando gli altri due che nel frattempo si godono lo spettacolo. Quello che è sempre stato il loro amico fin dall’infanzia, quello con cui ne hanno combinate di cotte e di crude, trasformato in una donna cazzuta, affamata di sesso, che si fa sfondare il culo e urla il suo godimento.
E vorrei che si avvicinassero, che mi porgessero i loro membri da succhiare nuovamente, mentre salgo e scendo sul pistone di Filippo, che nel frattempo spinge con colpi violenti fino a raggiungere anche lui l’orgasmo dentro al mio corpo.
E godo anche io, schizzando il mio sperma sul tappeto, mentre penso che da domani i nostri infiniti pomeriggi di videogames diventeranno qualcosa di molto più movimentato…

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