Patrizio e Gaia

Patrizio e Gaia

Non amo scrivere di rapporti incestuosi, ma questo lo è.
Non amo scrivere di violenze sessuali, ma questa forse lo è.
Non amo scrivere storie folli, ma questa senza ombra di dubbio lo è.
Non amo mischiare troppo i generi, ma questa è una vera miscellanea di tutto e di più.
Lo so non amo tante cose, ma come resistere allo scrivere di un storia così assurda da esser vera ?

Nonostante abbia sempre avuto un buon successo con le ragazze, e che al momento stavo uscendo con Luana, un gran pezzo di bionda, di quelle che fanno girare la testa a parecchi uomini, dentro di me provavo una certa invidia per mia sorella Gaia, che tutto era tranne che una santa.
Di lei se ne dicevano di tutti i colori, e del resto Gaia non faceva nulla per smentire le malelingue, se non far di tutto per alimentarle, cambiando ragazzo con frequenza impressionante, tanto che si diceva che erano di più quelli con cui era stata, che quelli che non se l’erano già fatta.
Va anche detto che Gaia è la tipica bellezza mediterranea a cui non manca nulla, certamente non le forme sinuose ed abbondanti pur non avendo un filo di grasso, sempre truccata ma non troppo da finire coll’essere volgare, ma soprattutto con le gambe ben in mostra, mal coperte da minigonne al limite della decenza.
Il suo essere a volte così esibizionista, metteva in disagio anche me, che se da un lato avrei voluto esser sfacciato come lei, dall’altro a volte fantasticavo di farla mia, prendendomi sempre il suo bel culo. Il voler avere un rapporto incestuoso era divenuto per certi punti quasi una fissazione, ancor di più quando eravamo soli, e girava per casa con uno dei suoi microscopici tanga, che mettevano ancor più il risalto il suo sedere tanto che a volte mi ero chiuso in bagno per sfogare i miei istinti con la mano destra.
Altre volte invece avrei voluto esser proprio lei, per concedermi senza alcun ritegno ad almeno un paio di uomini, che mi avrebbero scopato peggio dell’ultima troia di questo pianeta, sfondandomi senza sosta per ore e ore. Ciò nonostante fossi analmente ancora vergine, e che solo quando facevo la doccia a casa, provavo ad infilarmi un dito nel retto, ottenendo subito un’erezione tale da finire col masturbarmi sotto l’acqua.

Quel giorno ero tornato un’ora prima dalla piscina perchè si era rotto l’impianto di depurazione dell’acqua, e non appena aperta la porta, udii chiaramente dei rumori fin troppo chiari provenire dalla sua camera.
“Sta a vedere che la troia s’è portata a casa qualcuno.” pensai mentre dopo aver poggiato la borsa per terra, mi diressi verso la sua camera camminando in punta di piedi.
La porta non era del tutto chiusa, così potei affacciarmi senza esser visto, e quasi mi uscii un “Oh” di stupore guardando quello che stava succedendo.
Gaia infatti era seduta sul letto con le sole mutandine addosso, che stava prendendo uno in bocca e l’altro in mano, le mazze di Karel e Dambè, due ragazzi algerini che abitavano da sempre nel quartiere. Non so se ero più sconvolto nel vedere mia sorella con due ragazzi, o le dimensioni dei loro peni, che erano chiaramente superiori alle mie che pure mi consideravo uno ‘normale’.
“Dai succhiamelo bene che dopo ti scopo come piace a te, prima la fica e poi il culo.” le disse Karel quasi spingendole la mazza fra le labbra.
“Sì e poi ce la sbattiamo tutti e due insieme.” gli fece eco Dambè “Tanto lo sappiamo che quando vai con due è sempre per prendere i loro cazzi insieme.”
Dei due Karel era quello più muscoloso, essendo un assiduo frequentatore della palestra del quartiere, mentre Dambè aveva diversi tatuaggi, di cui uno con due dragoni in lotta che gli copriva quasi tutta la schiena
Istintivamente mi aprii i pantaloni per potermi segare davanti a quei tre maiali, già immaginando le loro prossime mosse, col mio pene che quasi mi stava esplodendo in mano.
Mia sorella non diceva nulla, ma continuava a succhiare e segare i due ragazzi con una maestria mai vista, o che perlomeno non aveva nessuna ragazza con la quale ero stato. I suoi movimenti erano ora lenti ora veloci, come se volesse mantenere al massimo l’eccitazione degli algerini, senza però toglier loro quelle energie che poi avrebbero usato su di lei.
Oramai in trance feci l’errore di non tenermi abbastanza lontano dalla porta, col risultato che vi andai a sbattere facendola aprire del tutto, e mostrandomi al terzetto col pene in mano ed i pantaloni abbassati.
Non feci in tempo a muovere un muscolo, che Karel mi venne addosso per prendermi per un orecchio per portarmi dentro la stanza, ma avendo i pantaloni alle caviglie, finii col cadere in ginocchio proprio davanti a Dambè, ma soprattutto al suo grosso membro in piena erezione.
“Vedi vedi che abbiamo il fratello guardone !” mi disse Dambè con disprezzo “Intanto inizia a farmi un bel pompino così capiamo se sei più puttana tu o tua sorella.”
“Ma io non sono frocio.” risposi cercando una via di fuga “Anzi se mi lasciate andare vado via e non dico nulla, promesso.”
“E no brutto pezzo di merda tu farai quello che diciamo noi.” mi urlò Gaia prima di darmi un sonoro schiaffo in faccia “Quindi puoi solo decidere se prenderlo nel culo a secco o con un minimo di trattamento preventivo.”
Compresi di non aver alcuna possibilità di scappare, e che in fondo potevo realizzare uno dei miei desideri più nascosti, anche se in presenza di mia sorella, che certamente me l’avrebbe ricordato per tutta la vita. Così allungai timidamente la testa verso la mazza di Dambè, che era ancora ricoperta dalla saliva di mia sorella, e forse per questo mi fece un po’ schifo, ma poi lui quasi me la spinse tutta in bocca per poi di fatto scoparmi in bocca.
Nonostante mi sentissi un po’ violentato, provai anche un certo piacere nel fare il mio primo pompino, e la sensazione crebbe quando davanti a me si piazzò Karel, che dei due era il più deciso e volgare.
“Guarda come succhia il bene il cazzo questo frocio.” disse il palestrato tenendomi la testa schiacciata contro di lui “Si vede proprio che non aspetti altro di prenderlo nel culo ! Dai Gaia preparacelo per bene che prima ci scopiamo lui e poi te.”
“Voglio proprio vederlo mentre v’inchiappettate questo stronzo.” rispose mia sorella prendendo un tubetto di lubrificante “Dai coglione mettiti a pecora sul letto che ti allargo il buco del culo, altrimenti urli tanto che arriva la polizia.”
Karel si staccò da me giusto il tempo di farmi sistemare carponi sul bordo del letto, per poi sbattermi nuovamente la sua mazza in bocca e ricoprirmi d’insulti. Così mentre mia sorella m’ungeva non solo l’ano, ma anche un po’ il retto entrandoci con un dito, i due algerini si giocarono alla morra cinese chi doveva sverginarmi, e per mia fortuna vinse Dambè che mi sembrava il più umano della coppia.
“Mi sa che devi darti una mossa a metterglielo nel culo.” disse Gaia a Dambè “Più l’infilo il dito dentro, e più il cazzo gli diventa duro al frocetto.”
“Allora togliti che ci togliamo subito la curiosità di vedere se gode più di te.” rispose l’algerino mettendosi dietro di me.
Dambè si unse la cappella che forse anche per questo m’entrò dentro senza alcun problema, poi m’afferrò saldamente per i fianchi e con una spinta mi ritrovai almeno metà della sua nerchia nel retto. Non urlai solo perchè avevo la bocca piena dell’altra mazza, ma provai un dolore lancinante, come se al posto di un pene mi fosse entrata dentro una spada. A quel punto il bastardo tirò fuori quasi del tutto il suo gran cazzo per spingerne nuovamente dentro più che poteva, e andò avanti così sino a quando non mi ebbe penetrato completamente.
Nonostante sentissi il fuoco dentro, avevo anche il membro duro come il marmo, e non appena Gaia me lo sfiorò con le dita, ebbi un brivido di piacere, che non le sfuggì.
“Ma pensa te, ho un fratello frocio e non lo sapevo !” esclamò beffarda “Magari sognava anche di mettermelo nel culo, e invece gli piace prenderlo a lui. Karel scopatelo un po’ tu così Dambè si dedica un po’ a me, o preferite il suo culo al mio ?”
Il tatuato non si fece ripetere l’invito, e quasi buttò Gaia al mio fianco, per poi penetrarla facendola subito gemere dal piacere, mentre Karel prendeva il suo posto dietro di me. Se Dambè era stato sì brutale, ma ancora umano, il suo amico lo fu molto meno, e dopo avermi sodomizzato con violenza, iniziò a sbattermi picchiandomi le chiappe con una mano. Nonostante il dolore, e l’umiliazione per essere trattato come una bambola di pezza, non riuscivo a smettere di godere, anche se cercavo in tutti in modi di non farlo vedere, erezione a parte.
Il nordafricano mi sbatteva senza alcuna grazia pensando solo al proprio piacere, non sapendo che il mio unico desiderio era proprio quello d’esser preso come quella troia di mia sorella, che l’altro ragazzo stava scopando davanti ai miei occhi. A differenza di lei che gemeva in modo osceno, io rimasi quasi in silenzio, anche se forse quel mio non oppormi era la miglior prova di quanto stavo godendo.
“Mettiti sopra di lei così potete fare i porci anche fra di voi.” mi ordinò Karel quasi spingendomi sopra mia sorella.
Una volta sistemato in quell’incestuoso sessantanove, Dambè mi fece subito leccare il suo membro, mentre il mio finiva fra le labbra di Gaia.
“Senti com’è buono il cazzo al sapore di troia.” mi disse l’algerino per umiliarmi ancora di più.
Io lo leccai avidamente prima di vederlo sparire nella passera di mia sorella, che nonostante venisse sbattuta in modo a dir poco impetuoso, non smise mai di succhiarmi la mazza, tanto da portarmi vicino all’orgasmo.
I due ragazzi erano due vere macchine da sesso, non solo ci scopavano senza darci un attimo di respiro, ma la loro perversione sembrava non avere mai fine. Non contenti di vederci una sopra l’altro ci fecero mettere uno di fianco all’altro, costringendoci anche a baciarci fra noi, cosa che feci all’inizio con un po’ di ribrezzo per poi affondare la lingua nella bocca di mia sorella.
“Direi di metterli a pari, perchè così lui è più puttana di lei.” disse Dambè prima di sodomizzare Gaia, che non batté ciglio nonostante l’irruenza del giovane africano.
Ben presto i due iniziarono a scambiarsi i posti dietro di noi, ma mentre mia sorella non faceva nulla per nascondere il suo piacere, io ero ancora bloccato nell’esternarlo, riuscendo solo ad emettere dei piccoli gemiti.
“Adesso ti facciamo vedere che razza di troia è tua sorella.” mi disse Karel sdraiandosi sul letto “Dai Gaia vieni a prendere il mio cazzo che tanto so già che poi non ti basta.”
Io non compresi quelle parole, ma vidi mia sorella impalarsi sul palestrato e subito dopo Dambè mettersi dietro di lei per prenderla insieme all’amico.
“Era ora che lasciaste perdere il frocio !” urlò Gaia penetrata da entrambi i ragazzi “E tu brutto rottinculo guarda come gode una donna visto che tu non lo potrai mai fare.”
Mia sorella smise d’insultarmi solo perchè Dambè affondo tanto violentemente in lei da toglierle il fiato, ma poi l’algerino mi stupì con una proposta a dir poco oscena.
“Dai vieni qui e rompi il culo a questa troia, in fondo credo sia il tuo sogno da sempre.” mi disse il ragazzo spostandosi di lato, dopo aver messo una mano sulla schiena di Gaia facendo sì che non potesse muoversi.
“Non ci provare o ti sputtano con la tua ragazza.” mi minacciò mia sorella ben sapendo che non m’importava nulla di quello che usciva dalla sua bocca.
“Taci cagna tanto per te un cazzo vale l’altro.” le dissi prima di sodomizzarla con tutta la mia forza, e realizzare così il mio desiderio.
Non feci però quasi in tempo ad abituarmi al mio nuovo ruolo di maschio, che Dambè riservò lo stesso trattamento a me, penetrandomi con uguale brutalità.
Finalmente mi sbloccai per urlare tutto il mio piacere, insieme ai miei improbabili compagni d’orgia, che godevano insieme a me. Dambè di fatto dirigeva tutti quanti, muovendo avanti ed indietro me, che a mia volta scopavo Gaia, che da parte sua subiva le spinte dal basso di Karel.
Quello che seguì non fu solo il realizzarsi dei miei sogni più perversi, ma il concretizzarli di tutti quanti insieme, in un turbine di sensazioni che andavano tutte verso il piacere più puro.
Mi sentivo allo stesso tempo maschio e femmina, con mia sorella sotto di me che godeva del mio membro, e Dambè dietro che mi scopava forse peggio di quanto avesse mai fatto con lei. Nonostante tutto quel piacere non riuscivo però a venire, forse troppo felice di quello che mi stava succedendo.
Alla fine Gaia si trovò sul letto con noi tre che le schizzavamo in faccia i nostri orgasmi, rendendole il viso una maschera di sperma, ma poi mentre i due algerini si fecero quasi da parte, io mi chinai per baciarla e toglierle un po’ di quel seme dalla pelle.
Dambè e Karel ci lasciarono senza aprire bocca, ma del resto cosa potevano dire dopo quello che era successo in quella stanza.
Gaia ed io invece ci ripulimmo in attesa del ritorno dei nostri genitori, e passammo diversi giorni senza parlare, forse intimoriti di quello che avrebbe potuto rispondere l’altro. Alla fine fu lei a venire nella mia stanza mentre eravamo soli in casa.
“Patrizio io volevo dirti che mi dispiace per quello che t’ho detto l’altro giorno, lo so che non sei un frocio, ma ero troppo incazzata e ho reagito male.”
Io non le risposi, ma andai da lei e la baciai stringendola a me, vincendo la sua iniziale resistenza che pian piano scemò sino a tramutarsi in una resa. Finimmo sul letto dove per la prima volta facemmo l’amore senza alcuna violenza reciproca, dimenticandoci del legame di sangue che c’univa e pensando solo a donare all’altro piacere e godimento.
E quella fu solo la prima di una tante altre volte.

Fine

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(quelli volgari saranno subito cestinati)

Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
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