Mia e Andrea

Mia e Andrea

Chiamatemi Mia. Spesso chi inizia un racconto lo fa con una breve descrizione, l’età, l’altezza, il colore dei capelli, le misure. Non mi interessa. Immaginami. Immaginami come vuoi, a me non importa, quello che mi interessa, e di questo sono certa, è sapere che sarai lì a leggere queste righe con una tua mano ad avvolgere il tuo cazzo o con due dita sul tuo clito in cerca di un orgasmo che non è arrivato, non ancora. Sì, ti posso dire che ho delle belle tette, non piccole, non enormi, proporzionate al mio corpo di ragazza attorno ai 23 anni, ed un culo che mette voglia di appoggiarci le mani, le labbra e non solo, ma l’importante non è tanto cosa hai ma le sensazioni che ti dà e che lascia agli altri. Piaccio. Agli uomini, a cui mi do senza remore, senza complessi, a condizione che rispettino le mie regole, i miei canoni non detti e non scritti, consapevole che nel mio gioco le regole le stabilisco io, financo il mio insindacabile diritto di violarle. Ed anche a qualche donna, perché l’attrazione, la passione, la sensualità tra donne è un territorio di delicatezza e languidi piaceri che nessun maschio, e solo pochi uomini eccelsi, riesce ad esplorare. Uno di questi uomini eccelsi vive tra le mie stesse pareti, ha iniziato anzi ad abitarle qualche anno prima che lo facessi io e da che io ricordi non c’è stato giorno in cui non sia stato presenza forte nella mia vita, è mio fratello Andrea. Lui prima di chiunque altro è il mio punto di riferimento, lui è la persona che so non se ne andrà, lui è il mio termine di paragone e lui è la persona a cui sono legata, da sempre, da un amore che va al di là del normale rapporto tra una sorella ed un fratello. Volete chiamarlo incesto? Chiamatelo come vi pare se vi aiuta, se vi fa sentire meglio avere delle definizioni che sorreggano i vostri schemi mentali all’interno dei quali stare; per me già tentare di incasellarlo è uno sminuirne la portata, uno snaturarlo, un non capirlo. Per me è solo, puro, Amore. Non starò qui, ora, a dire come tutto sia iniziato, avremo modo di parlarne, di parlare della mia prima volta con lui che è stata la mia prima volta in assoluto, del senso di protezione e serenità che mi dà, ma dell’ultima volta con lui, oggi, prima, che al pari di tante altre volte mi ha travolto al punto di voler condividere sensazioni che traboccano da un vaso che non le sa più contenere per non impazzire tenendomi tutto dentro.
Abbiamo dormito insieme, la scorsa notte, come spesso quando possiamo, nel suo letto nel quale entro in cerca di lui, del suo profumo, della sua pelle, del contatto con il suo corpo nudo come il mio, stretti nel minor spazio possibile non perché il letto sia piccolo ma perché ogni spazio tra me e lui è un abisso. E così ci siamo svegliati stamattina, alle cinque, quando fuori il mondo era ancora grigio e le sveglie erano lontane dal suonare, svegliati puramente dalla voglia di noi, di continuare quei discorsi a fior di labbra iniziati ieri sera, iniziati ogni sera ed a cui c’è sempre qualcosa da aggiungere. Gli sfioro le labbra con le mie mentre ancora dorme, scendo piano lungo il suo petto, lo scopro centimetro per centimetro come fosse la prima volta, lo stomaco, i fianchi, l’ombelico; incontro il suo glande, lo bacio, reagisce come speravo, è il mio primo sorriso della giornata, vedere il suo membro che si sveglia per me. No. Non voglio il suo membro, “membro” è termine neutro ed io non sono neutra, non ora, è di cazzo che ho voglia, del suo cazzo che ho bisogno, me lo chiede, lo pretende il mio corpo. Le mie labbra lo avvolgono e scendono fino a farlo entrare tutto in bocca, non è difficile adesso che non è ancora al massimo del suo splendore, lo succhio con calma, gustandolo e pregustandolo. Andrea si sta svegliando, è il suo risveglio preferito; mi appoggia le mani sulla testa, piano, non fa pressione, non impone tempi, non cerca di spingermi a scendere di più; sa di non averne bisogno, sa che non farei nulla che non dovesse piacermi e che adoro tutto quello che faccio, non c’è necessità di chiedere di spingermi oltre, ci vado da sola. Con le sue mani, con le sue dita tra i miei capelli cerca solo un contatto, un legame ancora più intimo come se le mie labbra intorno al suo cazzo dentro di me già non lo fosse abbastanza, come se ogni centimetro di pelle aumentasse la magia tra di noi. Mi chiede di voltarmi, di distendermi su di lui mentre continuo a succhiarlo, ed io eseguo già sapendo come i miei programmi di poco fa verranno stravolti. Avrei voluto sentire il suo cazzo scivolare in me, nel mio fiore bagnato, madido, grondante piacere, stringerlo e trattenerlo mente esplode il suo piacere nel mio profondo, invece docile mi giro, allargo le gambe e le metto ai lati della sua testa, la sua lingua a pochi centimetri dal mio clito, e già so che ad esplodere tra poco sarò io perché come mi succhia lui, come lui mi lecca, solo poche donne sono riuscite a farlo. Io cerco di concentrarmi sul suo cazzo, di finire la mia opera, di meritarmi i suoi fiotti di sperma sulla lingua ed in gola, ma durò poco, il tempo solo che lui inizi a farmi impazzire… Bacia delicato il mio clito, lo avvolge con le labbra, gli dà colpetti con la lingua ed io già sono sua, già un laghetto espande i suoi profumi nell’aria, già ansimo; mi bacia e si aggrappa con le mani al mio culo, lo stringe, lo allarga, e dopo averlo bagnato con la sua saliva e col mio piacere liquido nel culo mi infila un dito, piano per non darmi fastidio ma deciso ad andare fino in fondo, ed io esplodo; la sua lingua che continua a lapparmi e quel dito che poi diventano due sono troppo per resistere ancora alla serie di orgasmi che mi prendono forti intensi, pieni, che si espandono dal centro del mio piacere lungo la schiena fino alla mente e si fanno luce, e si fanno estasi, ed io a quel suo cazzo non riesco che a dare che qualche altro bacio mentre cerco di riguadagnare la realtà…
Credo di aver dormito qualche minuto, forse ha dormito anche lui. La sveglia non ha ancora suonato ma è quasi ora di alzarmi e prepararmi per andare in ufficio; vado in bagno, apro l’acqua della doccia, mentre aspetto qualche secondo che si scaldi mi guardo allo specchio, vedo i capelli sfatti, il viso stanco ma con un’espressione serafica, ed il seno pieno, bello, invitante, il ventre piatto anche se non scolpito… E più in giù il luccicore del mio piacere che cola lungo le cosce, dio quanto vengo, lo raccolgo direttamente dalla fonte con le dita e lo assaggio, come sempre, mi piace il suo sapore dolce e sono altre scosse lungo la schiena. Entra Andrea, mi abbraccia da dietro, tenero, protettivo, le sue mani sui miei seni che prima non aveva potuto toccare ma sento anche chiara, esuberante, la sua erezione spingere tra le mie natiche… Si stacca, si accovaccia e mi lecca da metà cosce in su e quello che era un rivolo si rifà fiume man mano che la sua lingua si avvicina e sfiora le mie labbra ed il perineo. E non si ferma, sale ancora quei centimetri fino all’ingresso tra i miei globi, spinge dentro la punta della lingua, mi aggrappo al lavandino per non crollare, le gambe non mi tengono… Andrea si rialza, mi guarda un istante nello specchio giusto un momento prima che io senta il suo cazzo entrare in me, profondo, largo, mi possiede ed io gli appartengo, tutta me stessa è concentrata lì, ora, non c’è altro che il mio allargarmi ed il suo penetrarmi. Che all’improvviso smette. Toglie il cazzo e mi sento vuota, svuotata, mi prende un momento di smarrimento, ma subito dopo lo sento ancora, poco più in su, sul mio culo che lo stava aspettando, che lo voleva, e mi spingo appena indietro mentre lui spinge appena in avanti, quello che basta perché entri in me e poi spinga ancora, ancora, ancora, fino ad essere tutto dentro, e lì cedo, cedo al piacere che mi sovrasta, cedo ai nuovi orgasmi che mi trascinano, cedo a lui che è il mio dio e che mi allarga, mi fa sua, mi scopa, mi usa per il suo godimento che è anche il mio finché lì, nel mio culo, non viene con le ultime spinte che sembrano ancora più profonde. Si ritrae, il suo piacere che cola si unisce al mio e lui li lecca entrambi, mescolati, e mi bacia con sulle labbra il sapore di noi… La sveglia suona ormai da un po’, la spegniamo e mandiamo un messaggio ai rispettivi uffici, oggi sarà una giornata per noi…

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]
FavoriteLoadingAggiungi ai tuoi preferiti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *