Amore di figlia 4

Amore di figlia 4

Continua il racconto di Lucia.
” Quel pomeriggio io e mio padre rientrammo a casa separatamente. Lui si fermò al bar per salutare gli amici, io corsi subito fare una doccia di cui sentivo un impellente bisogno.
Salutai mia madre in fretta perché non si accorgesse del forte odore di sesso che promanava dalla mia pelle. Mi lavai accuratamente la fica che avevo ancora fradicia e appiccicaticcia. Papà rientrò che mi ero appena seduta, in vestaglia, sul divano. Gli corsi incontro e lo abbracciai come se non ci vedessimo da giorni. Mi dette un bacio castissimo sulla guancia e mi strizzò l’occhio in segno d’intesa.
A cena ci sentimmo un po’ in imbarazzo; fummo ambedue molto affettuosi con mia madre.
La mattina seguente fui di nuovo io a preparargli la colazione. Parlammo. Lo vidi molto teso e quasi impaurito per ciò che avevamo fatto.
” Lucia, però sei stata anche tu a volerlo, vero? non ti ho forzata in nessun modo. “
” Certo, babbo, lo sai che ti amo, volevo il sesso con te, volevo darti ciò che ti manca da troppo tempo.”
” Sono orgoglioso di averti sverginato io; è stato un onore. Ma sei vuoi possiamo tornare padre e figlia come prima. Possiamo far finta che sia stato un attimo di pazzia. “
” No, babbo, sono la tua fidanzatina, ricorda.”
” Grazie, Lucia, ti amo. Ti amo due volte.”
Del fatto che il giorno prima mi era venuto dentro non parlammo, per una specie di scaramanzia. Tre giorni dopo ebbi le mestruazioni e fui felice; lo dissi a lui e lo vidi sollevato.
Passarono gli esami, ebbi il voto più alto, sessanta. I miei genitori furono oltremodo contenti. Mia madre decise di recarsi per alcuni giorni a far vista alla sorella che non stava bene. Le chiesi di accompagnarmi dal ginecologo per una visita: volevo la pillola. A lei dissi che avevo il ciclo irregolare e troppo abbondante (cosa vera). Ebbi la sciocca paura che il dottore, visitandomi, si accorgesse che non ero più vergine e lo dicesse a lei.
Due giorni dopo mia madre partì. Io e papà avemmo campo libero.
La prima sera gli preparai una cenetta coi fiocchi. Dopo aver cenato mi disse che, come dicevano un tempo, una buona moglie si vede prima in cucina e poi in camera…
Ci baciammo con passione, quindi lui mi tolse la vestaglia e le mutandine, quindi si denudò completamente. Il suo obelisco ben eretto avrebbe messo paura ad un’altra, a me metteva solo una gran voglia. Andammo in camera sua sul letto matrimoniale. Mi chiese di masturbarlo, e dovetti usare ambedue le mani. Mi fermai prima di farlo schizzare. Mi leccò la fica e il culo con passione, poi mi fece mettere sdraiata con le cosce aperte, mi venne sopra e lo me lo mise dentro con molta delicatezza. Io imprigionai la sua schiena con i piedi, mentre lui mi sbatteva con vigore. Era bello ascoltare i suoni: le palle che sbattevano contro il culo e le cosce, con schiocchi secchi; lo sciacquare del cazzo nella passera fradicia e aperta, il letto che cigolava, lui che ansimava come una vecchia locomotiva, le mie grida e i miei gemiti. Mi sborrò dentro con un lamento prolungato, ormai eravamo sicuri che non poteva succedere niente.
” Il tuo babbino, anche se è vicino ai cinquanta di monta bene, figliola, vero?”
“Certo, goditela tua figlia, goditela … “
Scopammo per tutti quei giorni, sperando che mai il nostro piacere avrebbe avuto fine.

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