Uno schiavo per due padroni

Uno schiavo per due padroni

Mike abitava in una palazzina di recente costruzione che aveva il grande privilegio, per Roma, di avere molti parcheggi a disposizione. Scesi dalle macchine, Mike fece strada a Carlo fino al cancello e lo aprì. Entrarono in un androne fresco di pittura per fermarsi davanti all’ascensore.
“Io abito al sesto piano”, disse Mike a Carlo, premendo il pulsante di chiamata.
Poi avvicinò il suo viso a quello di Carlo.
“Tu baci?”, gli chiese.
“In genere no, ma con te lo faccio”.
Mike rise e avvicinò le sue labbra a quelle di Carlo. Le loro lingue si toccarono e si leccarono, mentre Mike spingeva con foga Carlo contro le porte dell’ascensore ancora chiuse. Quando le porte si aprirono, Mike – senza staccarsi dalla bocca di Carlo – premette il tasto del sesto piano, mentre quel bacio diventava sempre più famelico. Sbattuto contro il lato dell’abitacolo di fronte a quello delle porte, Carlo si sentiva sfrenato mentre quell’uomo spettacolare gli succhiava la lingua e il collo. Arrivati al senso piano, Mike si interruppe.
“Casa mia è questa subito a destra”, disse.
Estrasse dal cappotto un mazzo di chiavi e aprì la serratura. Poi fece a Carlo un gesto galante, lasciando che entrasse per primo. Quando accese la luce, Luca si trovò nel salotto dell’appartamento arredato in modo piuttosto classico: un divano a tre posti, una poltrona, un tavolo da pranzo circolare con quattro sedie di legno, una dispensa, una piccola libreria e, su un carrello, un televisore.
“E’ tutto molto modesto”, disse Mike con un tono di voce acciaccato.
“Va benissimo, è molto confortevole – gli disse Luca – E poi a me interessa la camera da letto”.
Mike gli fece uno dei suoi stupendi sorrisi, poi lo prese per mano e lo condusse in fondo al salotto, dove si trovava una porta chiusa. L’aprì, ma non accese la luce.
Carlo distinse il profilo di un grande letto matrimoniale, un armadio e una cassettiera. Poi c’era un’altra porta chiusa.
“Da lì si va in bagno”, disse Mike.
“Non ne ho bisogno, grazie”, disse Luca.
Mike si avvicinò a un comodino del letto e accese l’abatjour. Un velo di luce si diffuse nell’ambiente e Luca poté distinguere, attaccati alle pareti, dei poster di Mike in costume, completamente lucido, che sfoggiava i suoi incredibili muscoli in diverse pose da culturista.
“Wow! – disse Carlo – Sei uno spettacolo!”
“Grazie – disse Mike – Sono le foto che mi hanno fatto quando ho vinto una gara provinciale”.
Poi Mike si levò il capotto e aiutò Carlo a togliersi il suo, per appenderli nell’armadio.
“Senti, io vado a rinfrescarmi – disse Mike – Ti trovo nudo quando esco dal bagno?”
Carlo sentì una fitta di piacere al cazzo.
“Certo”, disse.
Così Mike andò al bagno, mentre Luca si spogliò in modo febbrile. Si accorse della presenza di uno specchio a misura d’uomo attaccato al muro e si esaminò con attenzione. Sì, era in forma. Non era muscoloso, ma asciutto, tonico, e aveva un cazzo che non era affatto male.
Dopo essersi tranquillizzato, si mise ad aspettare Mike in piedi, appoggiato alla cornice inferiore del letto. Poi la porta del bagno si aprì e Mike si fece avanti. Era completamente nudo, salvo un asciugamano con cui si copriva il bacino: un’esplosione di muscoli alta più di un metro e ottanta che si irradiava dal collo taurino alle spalle enormi per disegnare un busto asciutto, segnato dai pettorali a tartaruga, e terminare con due gambe possenti dalle cosce scolpite. Le braccia sembravano due barre d’acciaio in grado di sollevare il mondo e a quella visione Carlo ebbe un tremito di piacere.
“Oddio…”, disse.
Poi Mike fece cadere l’asciugamano e la bocca di Carlo si spalancò per la meraviglia. Mike aveva un cazzo enorme, il più grande che Carlo avesse mai visto. Non era solo lungo, era anche grosso come un tronco, tutto cosparso di vene, e dalla sommità spuntava una cappella così gonfia che Carlo si chiese se sarebbe stato capace di prenderla tutta in bocca. Infine distinse le palle, belle, tonde e dure, a conferire ancora di più l’idea di grandezza di quel randello. Mike aveva il cazzo completamente depilato e questo particolare provocò a Carlo ancora più desiderio.
“E’ il cazzo più…”, disse Carlo, ma non trovò le parole.
Mike rise.
“Anche il tuo non è affatto male”.
A Carlo scappò una risatina nervosa.
“Sì, ma il tuo è una roba mai vista…”
Mike si avvicinò a Carlo e lo baciò sulla bocca.
“Non ti preoccupare, so come usarlo – gli disse – Vedrai che ti piacerà moltissimo”.
Poi Mike fece girare Carlo e gli carezzò il culo.
“Bellissimo – disse – Tutto da sfondare”.
Carlo tornò a girarsi e diede a Mike un lungo, umido bacio.
“Mi vuoi sfondare tutto?”, gli chiese.
“Tutto quanto – rispose Mike – Voglio spaccarti il culo, se a te va bene”.
Carlo lo baciò ancora.
“Fammi quello che vuoi”, gli disse.
Per alcuni minuti rimasero in piedi, a toccarsi reciprocamente il cazzo, a strusciarli e a segarsi un po’.
“Adesso andiamo a letto”, disse Mike.
Appena si coricarono, ripresero a baciarsi e a leccarsi dappertutto, incrociando le gambe per lasciare che i cazzi si sfiorassero o premessero l’uno sull’altro. Poi Carlo non resistette più e si inginocchiò all’altezza del cazzo di Mike.
“Non so neanche da dove cominciare”, gli disse ridendo.
Anche Mike rise.
“E’ tutto tuo, facci quello che vuoi”, gli disse.
Carlo pensò a come avrebbe dovuto fare quel pompino e pensò che il modo più semplice per cominciare era leccargli l’asta, baciarla, morderla piano usando le labbra e scendere a succhiargli una palla mentre avrebbe manipolato l’altra stringendola delicatamente e tirandola appena. La sua intuizione si rivelò felice perché Mike si mise immediatamente a godere.
“Bravo, piccolo – disse – Sei proprio bravo”.
Dopo quell’antipasto Carlo non poté che passare alle cose serie. Così aprì la bocca al massimo e ci fece sparire dentro la cappella. Certo, con una roba così grande, le possibilità di ciucciare erano limitate, ma Carlo immaginò che quella meraviglia fosse un cono gelato, da gustare con calma, lappata dopo lappata, oppure sorbendone solo una parte e poi un’altra. A quelle carezze aggiunse anche quelle delle mani, con le quali tirò su e giù il fusto stringendolo forte, e per avere il cazzo bello bagnato ci sputò sopra diverse volte, spalmando la sua saliva con la lingua. Infine, a rischio di soffocare, si prese tutta la cappella e provò a masturbare quel tronco di carne con la bocca, sebbene potesse riuscire a ingoiarne solo una piccola parte.
Mike sembrò apprezzare tanto sforzo perché non smise un secondo di gemere.
“Sei fantastico, tesoro – gli disse – Smettila o vengo immediatamente”.
Così Carlo smise e tornò a sdraiarsi accanto a Mike e a baciarlo. Quando quel colosso si staccò da lui per scendere con la testa all’altezza dell’inguine, Carlo sentì mancargli il fiato. La prima cosa che provò fu il piacere di guardare un uomo del genere prendergli il cazzo in bocca e cominciare a spompinarlo. Si sentiva minuscolo davanti a quel tripudio di muscoli, eppure Mike si muoveva con grazia e sapienza, con una delicatezza che lo lasciò basito. Fu così che Carlo si abbandonò a quell’antro umido che gli aveva rapito il cazzo e si lasciò cullare dal godimento, scoprendosi sedotto da quell’amante che abbinava un corpo da gigante a dei modi così teneri da sembrargli quasi femminili.
Quando Mike ritenne di averlo abbondantemente saziato con la bocca, suggellò con l’ennesimo bacio il secondo atto della loro scopata, quello che Carlo tanto desiderava quanto temeva.
“Sei pronto? – gli chiese Mike – Ti va davvero? Non devi sentirti in obbligo…”
“Non ho mai preso un cazzo come il tuo – rispose Carlo – Voglio sapere cosa si prova…”
Mike lo bacio con dolcezza.
“Se ti lasci guidare da me, proverai un piacere immenso”.
Carlo annuì.
“Sono pronto”, disse.
Mike lo fece girare, in modo che stesse sdraiato sulla pancia.
“Prima ti rilasso un poco”, gli disse.
Carlo sentì Mike aprirgli con le mani il culo e poi cominciare a leccargli il buco, prima con colpi leggeri, poi schiudendolo con due dita e ficcandoci dentro la lingua.
“Ma è stupendo…”, sussurrò Carlo.
“Adoro farlo”, disse Mike, che continuò per qualche minuto buono.
Quando ebbe finito, avvicinò la bocca all’orecchio di Carlo.
“Tesoro, adesso mettiti a pecorina”, gli disse.
Carlo sentì lo stomaco contrarsi in uno spasmo di piacere e obbedì immediatamente.
La voce di Mike, alle sue spalle, era calda e suadente.
“Ora ti spiego cosa ti farò – gli disse – Adesso ti cospargo il buco del culo con una crema che anestetizza. Questo attutirà il dolore della prima penetrazione, che pure sarà forte lo stesso. Se proprio la sofferenza è insopportabile, dimmelo così smetto subito. Se, invece, riesci a resistere, lascia che io spinga fino in fondo, quando poi mi fermerò per permettere al tuo buco del culo di cominciare a dilatarsi e ad adattarsi al mio cazzo. Allora lo sfilerò, ma di poco e il dolore che sentirai dovrebbe diminuire abbastanza. Poi te lo rinfilo in fondo e, se tutto va bene, dovresti sentire davvero poco più di una fitta. La terza volta che lo sfilerò di poco non dovresti sentire più male e da quel momento, a ogni colpo che ti do, sarà solo piacere. Ti è tutto chiaro? Posso cominciare?”
Carlo aveva il cuore che gli batteva forte per l’ansia e per l’impazienza.
“Vai pure”, disse.
Andò esattamente come gli aveva detto Mike. Dopo il primo colpo, talmente doloroso da fargli pensare se fosse il caso di smettere subito, Mike ci andò piano, uscendo solo quel poco che bastava. Ogni volta che spingeva, il male diventava sempre più sopportabile, fino a quando – incredibilmente – Carlo avvertì una meravigliosa vampa di calore cominciare a irradiarsi dal buco del suo culo e avanzare come un’onda.
Quando lanciò il primo gemito, sentì le mani di Mike stringergli con più forza i fianchi.
“Che ti aveva detto? – gli chiese – Stai già godendo?”
“Oh, sì, è fantastico – rispose Carlo – Ma davvero me lo hai messo tutto dentro?”
“Fino in fondo, tesoro. Fino alle palle”.
Carlo si sentiva mezzo tramortito.
“Adesso vai più forte – disse – Inculami più forte”.
Mike non se lo fece ripetere e aumentò il ritmo dei suoi colpi. A ogni martellata Carlo aveva il timore di svenire. Il cazzo gli pareva arrivare ovunque e irradiare ovunque il suo benefico effetto: non solo nel culo, ma anche nel petto, nella schiena, nelle spalle. Ovunque.
Anche Mike non nascose quanto stava godendo.
“Hai un culo fantastico, tesoro – gli disse con la voce in affanno – Non mi succede mai di riuscire a infilarlo tutto così in fondo…”
Carlo lanciò un grido di lussuria.
“Di più! – disse a Mike – Lo voglio di più!”
Mike gli diede una sculacciata.
“Lo sai che sei una gran troia, vero? – disse in preda al piacere – È vero che sei una troia?”
Carlo si sentì davvero sul punto di svenire.
“Sì, sono una troia – disse – Sono la tua troia, sono la tua puttana!”
“E quanto cazzi ti hanno sfondato fino a ora?”, continuò Mike senza smettere di uscire e affondare con tutta la forza che aveva.
“Tanti”.
“Tanti quanti?”
“Tantissimi, ma da adesso voglio solo il tuo…”
“Davvero?”
“Te lo giuro! Solo il tuo… Solo tu puoi sfondarmi il culo!”
Allora Mike puntellò sul materasso prima una gamba e poi l’altra, in modo da restare in piedi, piegato sulla schiena di Carlo e tenendosi sempre stretto ai suoi fianchi. In questo modo Carlo poté spingere al massimo il suo culo in fuori e Mike affondare il più possibile il suo cazzo dentro.
Adesso Carlo non faceva che gemere, in continuazione, ad altra voce.
“Troia, ti sfondo! – gli diceva Mike – Ti spacco il culo! Puttana, puttana che non sei altro!”
“Così! Così! Dammi il tuo cazzo! Dammi il tuo bel cazzo nero!”
Il corpo di Mike era madido di sudore e a ogni colpo che sferrava gli pareva che quel culo magnifico gli stesse davvero risucchiando il cazzo per non ridarglielo più.
“Sei la mia schiava! – disse a Carlo – “Sei la mia schiava e devi obbedire”.
Carlo riuscì a trovare un filo di voce.
“Faccio tutto quello che vuoi”, balbettò.
Mike rallentò un poco il ritmo dei colpi.
“Voglio che un mio amico veda quanto sei troia”, disse.
“Un tuo amico?”, chiese Carlo.
“Voglio che veda come godi e ti prendi tutto il mio cazzo…”
Carlo cercò di recuperare un po’ di controllo.
“Ma vuoi che mi scopi anche lui?”
“Per ora no, dopo non so. Ti piacerebbe avere un altro cazzo tutto per te, schiava?”
Carlo fu sul punto di venire.
“Oh, sì! Lo voglio! Lo voglio!”.
Mike allora si staccò da Carlo, che si girò verso di lui, restando in ginocchio.
Vide che Mike aveva il cellulare all’orecchio.
“Hey”, disse.
Brevissima pausa.
“Ho qui una zoccola stupenda alla quale il mio cazzo ancora non basta”.
Pausa.
“Ha un culo sfondato che è una meraviglia e il cazzo non gli basta mai. Dai, ti aspettiamo”.
Ultima pausa.
“Ok, tre minuti”.
Mike lanciò via il cellulare e si avvicinò a Carlo. Gli mise una mano sulla testa e la spinse verso il basso per farsi fare un pompino.
“Ho chiamato il mio migliore amico – disse – Abita dietro l’angolo, sarà qui in un attimo”.
Poi staccò bruscamente la testa di Carlo dal suo cazzo.
“Mi raccomando, schiava – gli disse, in tono minaccioso – Fammi fare una bella figura, chiaro? Fagli vedere quanto sei troia!”
“Sì, padrone – disse Carlo – Ma tu non mi scopi più?”
Mike rise.
“Sei matto? Aspetta e vedrai”.
Suonò il campanello e Mike andò ad aprire. Carlo sentì la sua voce e quella del nuovo arrivato, poi nella camera tornò solo Mike.
“Il mio amico vuole fare un’entrata a effetto – disse ridendo – Vuole gli squilli di tromba!”.
Poi si rivolse all’amico, in attesa nel soggiorno.
“Dai, Claudio, la mia troia è impaziente!”
Claudio, se fosse possibile, era ancora più muscoloso di Mike. Era di pelle bianca e il cranio era completamente pelato, cosa che gli metteva in risalto i begli occhi azzurri. Le braccia e la parte superiore del petto erano piene di tatuaggi e superava in altezza Mike di una buona spanna. Carlo notò che Claudio era completamente depilato e, anche se non aveva il cazzo enorme come quello di Mike, era comunque dotato di un bastone di tutto rispetto, e a guardarlo gli venne l’acquolina.
Claudio entrò con passo smargiasso, ma si vedeva che scherzava. Guardò Carlo e gli sorrise.
“Beh, devo ammettere che sei una schiava niente male”, gli disse.
Carlo annuì.
“Grazie. Tu sei stupendo. Siete entrambi stupendi”.
Mike si rivolse a Claudio.
“Senti che bocca da favola che ha”, gli disse.
Claudio rimase in piedi e si avvicinò a Carlo, che stava inginocchiato sul bordo del letto. Gli porse il cazzo e Carlo non si fece pregare. Mentre si dava da fare, pensò che il cazzo di Claudio era della misura perfetta per fare un pompino. Al di là della robustezza, era bello lungo, ma senza eccedere, cosa che gli permetteva di prenderlo tutto fino in gola. Anche la cappella era perfetta per potere essere bloccata dalle labbra e succhiata a volontà.
“Cazzo, che favola! – disse Claudio – Non mi ricordo da quanto non mi facevano un pompino del genere”.
Mike si rivolse a Claudio di nuovo col suo consueto tono gentile.
“Tesoro, continua, ma fatti in dentro, così stiamo tutti e tre a letto”.
Carlo obbedì e Mike, sdraiandosi accanto a lui, glielo prese in bocca senza impedirgli di continuare a lavorarsi Claudio. Continuarono così per un po’ fino a quando Claudio si staccò con dolcezza.
“Adesso ti ricambio il favore”, disse a Claudio a Carlo, inginocchiandosi e portando il suo cazzo tra le labbra.
Mike si fece vicino all’orecchio di Carlo.
“Sta andando tutto bene? – gli chiese – Se per caso ci capita di esagerare, dimmelo subito”.
Carlo gli infilò la lingua in bocca.
“Siete fantastici. Voglio vedere cosa mi farete adesso…”
Carlo si era chiesto che tipo di amicizia legasse quei due, ma indirettamente gli rispose Mike, cominciando a spompinare Claudio mentre lui non mollava il cazzo di Carlo. Poi Claudio e Mike si scambiarono di posto e il pompino a tre continuò per almeno altri cinque minuti.
Quando smisero, Mike prese Carlo e lo fece mettere a pecora. Claudio si mise in ginocchio dietro il culo di Carlo e glielo sbatté addosso per tre o quattro volte.
“Posso andare tranquillo, tesoro?”, chiese a Carlo.
“Vai pure – disse Mike – Questa zoccola è già abituata al mio”.
Carlo si sentì più lussurioso che mai e si voltò verso Claudio.
“Sono abituato a prenderlo dal mio padrone – gli disse – Non preoccuparti per me, tu pensa solo a sfondarmi il culo”.
Lo sguardo di Claudio si illuminò, poi si prese il cazzo in mano e lo appoggiò sul buco del culo di Carlo.
“Agli ordini”, gli disse, infilandoglielo tutto.
Anche se non era incredibile come quello di Mike, il cazzo di Claudio era comunque molto superiore alla media, sia per lunghezza che per robustezza, e appena lo ebbe dentro Carlo si mise subito a gemere.
Claudio dava degli ottimi affondi, e a ogni colpo lanciava un grido di piacere.
“Ti piace?”, gli chiese Mike, che intanto si era messo in ginocchio davanti alla testa di Carlo.
“Stupendo – disse Claudio – Avevi ragione, è un culo da favola”.
Carlo stava per incitare Claudio a sfondarlo ancora, ma appena fece per aprire la bocca, Mike gli infilò dentro la sua gigantesca cappella.
“Non vorrai dimenticarti di me, puttanella?”, gli chiese.
Carlo, con le la bocca piena, fece una risata e per tutta risposta accompagnò il pompino con una sega profonda a quella nerchia poderosa.
Mentre sentiva la cappella di Mike pulsargli nella bocca e il cazzo di Claudio picchiarlo come un martello, Carlo si sentì felice e appagato. No, invece. C’era ancora qualcosa di più. Si sentiva come realizzato, come se il suo corpo e il suo desiderio sessuale fossero finalmente realizzati entrambi.
Malgrado Mike e Claudio si divertissero a portare avanti quel gioco di insulti e di ordini brutali, in realtà erano molto attenti a non esagerare. Certo, non potevano immaginare che Carlo voleva da loro di più, molto di più. Così, contravvenendo al loro gioco di ruolo, Carlo si staccò da Claudio e chiese a Mike di sdraiarsi.
“Che vuoi fare, zoccola?”, gli chiese lui.
“Adesso voglio il tuo cazzo”, gli rispose.
Così Mike si sdraiò e Carlo si impalò immediatamente sulla sua verga. Quando la risentì nello stomaco, mollò uno strillo selvaggio al quale Mike e Claudio risposero con una risata.
“Tu adesso siediti sulla bocca di Mike, ma rivolto verso di me”, disse Carlo a Claudio.
Claudio fece un’espressione di ammirazione.
“Hai visto, Mike, come la troietta ama comandare?”
“E tu obbedisci”, gli disse Mike.
Appena Claudio si mise seduto con la testa di Mike tra le gambe, lui cominciò a succhiarlo tutto mentre col cazzo sbatteva Carlo nel culo a manetta.
“Ah, ma che bell’idea…”, disse Claudio godendo, mentre la lingua di Mike prima gli leccava il buco e le palle.
“Inclinati un po’”, gli disse Mike, riuscendo così a prendergli anche il cazzo in bocca.
Carlo intanto era preso dall’assaporare ogni attimo di quell’affare fantastico che gli riempiva il culo per intero, fino a quando Claudio non si avvicinò e si misero anche a baciarsi in bocca.
I minuti passavano e sembrava che i tre non volessero mai finire. Le posizioni cambiarono e Claudio ebbe modo di riprovare le meraviglie del culo di Carlo. Poi, mentre Mike era sdraiato a cucchiaio dietro Claudio per affondare il suo arnese anche dentro di lui, Claudio – contratto dai colpi dell’amico – alzò la gamba per permettere a Carlo l’ennesimo pompino.
Fu questa l’ultimo momento prima che a turno cominciassero a venire. Il primo fu Carlo che, col cazzo di Claudio in bocca, si segò fino a esplodere in modo clamoroso. L’orgasmo era talmente forte e interminabile che non si accorse che Mike e Claudio già gli circondavano la testa, in ginocchio, impegnati a segarsi con incredibile violenza.
“Possiamo?”, gli chiese Mike, con voce strozzata.
Carlo rispose tirando fuori la lingua e toccando con quella ora la cappella dell’uno ora quella dell’altra.
“Dai, vi prego! – disse – Tutta in faccia! Dai!”
Non fu chiaro chi tra Mike e Claudio anticipò l’altro. Carlo fu investito, all’altezza degli occhi, da uno zampillo che lo accecò. Così, senza pensarci, spalancò la bocca e tirò fuori la lingua, dando ai due cazzi un bersaglio comodo sul quale sborrare. Gli schizzi furono intensi e bollenti, un fiume che sgorgava da quei due cazzi senza avere mai fine. Mike e Claudio, a ogni getto, urlavano per l’orgasmo, approfittandone per intrecciare le loro lingue in un bacio lungo quanto il loro orgasmo.
Quando dai cazzi non uscì più nulla, Carlo chiuse la bocca. Molta sborra l’aveva ingoiata, ma tanta gli colò dalle labbra, finendogli sul collo.
“Oh, che meraviglia!”, sussultò Mike.
“Fantastico, cazzo!”, ansimò Claudio.
Carlo sorrise. Il suo viso era completamente imbrattato di sperma.
“Grazie, miei padroni”, disse con tono scherzoso, mentre si alzava e andava in bagno a pulirsi. Quando tornò nella camera da letto, vide Mike e Claudio abbracciati impegnati a baciarsi. Visti così, un colosso accanto all’altro, due esplosioni di muscoli pulsanti sangue, sentì il pallido eco dell’orgasmo appena avuto.
Mike e Claudio si separarono.
“Vieni in mezzo, tesoro”, disse Mike a Carlo.
Carlo obbedì e, appena prese posto, Mike e Claudio cominciarono a baciarlo e a carezzarlo tutto.
“Allora? La vostra schiava vi ha soddisfatto a dovere?”, chiese Carlo, scherzando, mentre in ogni sua mano stava stretto un cazzo bello duro.
“Sei incredibile”, gli disse Mike.
Claudio annuì mentre col dito indice stuzzicava leggermente il buco del culo di Carlo.
“Non ho mai goduto così in vita mia”, gli disse.
“Allora giuratemi che non mi venderete al primo mercante che passa – scherzò Carlo – Giuratemi che sarete ancora a lungo i miei padroni…”
Tutti e tre si misero a ridere.
“Ragazzi, ma abbiamo di nuovo i cazzi duri”, disse, stupito Mike.
“Il tuo bel culetto se la sente o vuole riposare?”, chiese Claudio a Carlo.
Carlo si girò verso di lui e si allargò il culo per bene, mettendo in mostra il buco già pronto.
“Padrone, ammetto di avere parlato molto male di te agli altri schiavi – gli disse – Credo proprio di meritare una severa punizione”.

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