Lucy – Una puttana in classe (1)

Lucy – Una puttana in classe (1)

La candela mi scivolava dentro e fuori dal retto senza ormai più trovare alcuna resistenza, strappandomi gemiti di godimento. Il grande specchio posto davanti al lettone di mia madre mi restituiva l’immagine di un culo sontuoso, impreziosito da un paio di autoreggenti nere, trafitto ripetutamente da quel simulacro fallico di cera bianca e, pochi centimetri più sotto, due testicoli e un pene rigido e pulsante a tradire la mascolinità di quel fondoschiena più che mai femminile. Da qualche tempo, nella tempesta ormonale dei miei 18 anni, avevo scoperto il piacere della masturbazione anale. Attratto dalle immagini delle riviste pornografiche, dove belle fanciulle succhiavano nodosi membri virili per poi riceverli nei loro buchi vogliosi, era cresciuta in me la strana curiosità di provare quelle sensazioni, ma se inizialmente tendevo ad immedesimarmi nel maschio scopatore, sempre più spesso provavo ad immaginare il morboso piacere di essere al posto della ragazza, con un membro turgido in bocca, in gola, e nel profondo del mio culo. Dopo i primi esperimenti coi flaconcini del mascara di mamma, nella schiuma della vasca da bagno, ero passato al manico della spazzola, per poi procurarmi due candele dalla punta arrotondata all’uopo con la fiamma di un accendino. Da lì poi cedetti anche alla tentazione di indossare, durante le mie sedute solitarie, qualche capo di intimo di mia mamma, sottratto al cesto della biancheria sporca. Reggiseni, mutandine, collant, calze che rendevano più femminile la mia immagine, anche grazie al mio corpo glabro di natura e al mio sedere, femminilmente rotondo e attraente. Ma il tarlo ormai insinuatosi nel mio cervello continuava la sua opera… “Ok l’intimo, ok le candele nel culo… ma vuoi mettere un bel cazzo duro in carne e sangue?” mi ripeteva sempre più spesso. E così lo feci. Entrai in quel cinema porno della mia città, non distante da casa mia, indossando sotto i miei vestiti maschili un completino nero di mamma, e dopo aver atteso che la vista si abituasse al buio della sala, mi diressi verso il muro di fondo, appoggiandomi allo stesso in attesa degli eventi, che non tardarono a verificarsi. Un uomo anziano, passandomi vicino, allungò la mano a sfiorarmi l’uccello; visto che non mi ritraevo da quel contatto apparentemente casuale, intensificò le sue avance impugnandomi decisamente il sesso attraverso i pantaloni della tuta. Per farla breve, dopo pochi istanti eravamo insieme in quel piccolo gabinetto del cinema. Mi ero tolto la maglietta scoprendo il reggiseno e mi ero abbassato i pantaloni per liberare l’accesso alle mie parti basse, con la segreta speranza che volesse approfittare del mio culo. Mi accorsi però che sotto quell’aspetto c’era poco da fare: il suo sesso, sotto le mie carezze prima e nella mia bocca poi, non avrebbe mai raggiunto la durezza necessaria per sodomizzarmi. Ma intanto stavo succhiando il mio primo vero cazzo, ed ero eccitatissimo dalla cosa. Tant’è vero che, quando l’anziano mi venne copiosamente sul viso, anche io me ne venni schizzando il mio sperma sul pavimento. Con un saluto veloce il mio primo amante si congedò uscendo in fretta da quel locale, lasciandomi a ricompormi. Stavo asciugandomi il suo sperma con un po’ di carta igienica quando la porta del wc si aprì. “Occupato” dissi, pensando al solito tizio che provasse ad entrare per i propri bisogni, ma la realtà era purtroppo (o fortunatamente) ben diversa. Davanti a me, nello spazio della porta socchiusa, c’era Marco, un mio compagno di classe. Entrambi sorpresi da ciò che vedevamo, con la piccola differenza che il sottoscritto era in intimo e autoreggenti, e con la faccia impiastricciata di sperma. Come un automa, lo lasciai entrare con me in quel bugigattolo stretto, richiudendo la porta alle sue spalle. La mente viaggiava a duemila all’ora, e se il primo pensiero era stato quello di essere irrimediabilmente perduto e sputtanato a vita, iniziavano ad affiorare pensieri più positivi. Innanzitutto tra un paio di mesi o poco più ci sarebbe stata la maturità, e poi avevi sempre pensato a frequentare una nota università in un’altra città, cosa che avrebbe messo tra te e questa brutta situazione abbastanza chilometri. E poi… eri venuto qui cercando un cazzo sconosciuto. Chi ti dice che il tuo compagno non potrebbe mantenere il segreto, se adeguatamente ricompensato? Iniziai a raccontare al mio compagno il perché e il percome mi trovassi in quel bagno di un cinema porno e, soprattutto, in quella mise. Visto che non dava l’aria di quello che pensa “Ora ti sputtano davanti a tutta la scuola”, giocai tutte le mie carte. Posandogli una mano sulla spalla, chiesi sussurrando: “Ora sai tutto. Posso contare su di te?”. Marco non rispose, e si limitava a guardarmi, come il bravo ragazzo che in fondo era. Portai l’altra mano sul suo basso ventre, incontrando la sagoma del suo sesso, e impugnandolo stretto gli dissi. “Sarà il nostro segreto, ok?”. Mi sfilai anche i pantaloni, mostrandogli il mio culo come una tacita promessa, ma per quella volta volli tenerlo sulla corda per giocare al meglio le mie carte in quell’accordo. Vinta la repulsione per quel pavimento lurido, mi ci inginocchiai e liberai il suo sesso dalla stretta dei pantaloni. Mi lasciava fare, avevo vinto! Leccavo e succhiavo quel cazzo duro, indubbiamente più soddisfacente di quello dell’anziano, e immaginavo a come sarebbe stato sentirselo nel culo quando il mio “ricattatore” avrebbe deciso, per così dire, di alzare la posta. Marco, da parte sua, dimostrava con gemiti e mugolii di gradire ciò che gli stavo facendo, e provai un certo orgoglio tutto femminile nel sapere che ero in grado di dare piacere, oltre che ad un vecchio depravato, anche ad un giovane ragazzo nel fiore degli anni. Mi scopavo, per così dire, la bocca affondando quella ventina di centimetri di carne maschia fino in fondo alla mia gola e risputandola fuori ripetutamente, godendo della sua consistenza setosa, di quelle sensazioni e del sapore dei suoi liquidi prespermatici. Anche il mio membro era eretto, dritto contro la mia pancia, e quando le mani di Marco mi premettero la testa verso il suo basso ventre e mi riempì la bocca di sperma che ingoiai senza batter ciglio, me ne venni anch’io per la seconda volta.

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One thought on “Lucy – Una puttana in classe (1)

  1. nando

    ci sono alcune donne sessualmente voraci, lo so per esperienza acquisita con mia cugina, le donne come lei le definiscono ninfomani, secondo me non sono malate nn hanno problemi psichici o chissà quale altra patologia, hanno solo un desiderio passionale maggiore rispetto alle altre, ad un certo punto della nostra relazione aperta a diverse esperienze voleva provare di più, la curiosità di sperimentare per lei era irrefrenabile, così mi propose di farlo con un negro dotato come quelli che si vedono nei porno, mi di trovarne uno, fu una richiesta strana, comunque l’accontentai considerato che lei accontentava me in molti modi per farmi godere, gira e rigira ne trovai uno su internet, mi costò 500 € per fare il bull, però devo dire che bestia!!!!!! Mai visto dal vivo una cosa del genere, mi faceva impressione, le chiedevo: ma sei sicura? Lei: si non ti preoccupare posso e voglio provare per non avere rimpianti e rimorsi. Rimasi li ad assistere perché non voleva rimanere da sola, la cosa non è che mi piacesse, vedere e non intervenire mi dava fastidio, comunque per il suo bene, assistei a quel massacro secondo me, invece per lei un delirio di godimento e orgasmi, quello era come un martello pneumatico, la sfondava in figa con quella mazza da 25cm (così vantava sul web) lei lo prendeva tutto senza provare dolore, guardavo impietrito ma sempre più eccitato, come suo solito, lo faceva anche con me, quando particolarmente vogliosa lo spinge fuori e lo prende in mano per pomparlo con la bocca, anche qui pensavo, non ce la farà mai è troppo grosso e lungo, sto cazzo!!!! Lo ingoiava fino alle palle, se lo gustava come fosse cibo, leccava l’asta e la cappella con voracità che il bull gli diceva: piano vai piano o vengo…. infatti all’ennesima leccata di cappella si fa venire in bocca, non lascia cadere una sola goccia dello sperma, vedevo i suoi spasmi eiaculatori, gli avrà scaricato in bocca tutto quel che aveva, pensavo, adesso sputa fuori tutto!!! Col cazzo!!! Ha ingoiato tutto come faceva con me!!!! A quel punto mi è venuto il cazzo duro nei pantaloni, non lo reggevo più, farfugliavo e la guardavo, era felice contentissima su di giri, e io li che volevo scoparla, lo intuì e mi disse dai vieni! Cazzo mi buttai su di le a cazzo duro e la scopai anche io, aveva la figa in fiamme e incredibile era più larga del solito, quello avevo un cazzo il doppio del mio anche in larghezza!!! Ma non ne fregava nulla, stantuffavo sopra di lei viso a viso percependo l’odore di sperma del negro che aveva sulle labbra, mi faceva senso, abituato alla freschezza della sua bocca, a volte al mio di sperma, quello del negro mi dava fastidio perché più forte, ma l’eccitazione e la voglia di godere era talmente forte che arrivai a schizzarle dentro la figa, qualche istante per capire, lei mi dice cazzo cazzo mi sei venuto dentro!!!!! Ma non usi la pillola, no no ma devo andare a comprare quella del giorno dopo!!!! Cazzo uno spavento da infarto! Ma che avventura formidabile, viva le femmine sono divine!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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