Lucy – Tutta colpa dei giornalini (2)

Lucy – Tutta colpa dei giornalini (2)

Riflettevo su quello che era successo, a partire da quell’ultimo incontro con i miei amici. A quel terrore mischiato all’eccitazione quando temevo che Lorenzo mi volesse inculare, al mancato disgusto nel succhiare la cappella di Gianluca e nel ricevere il suo sperma sul viso, quasi rimpiangendo, anzi, che non mi fosse venuto in bocca.

E poi a casa, il travestimento con gli indumenti di mia mamma, e quella masturbazione anale con il manico della spazzola e l’orgasmo sconvolgente che mi ero procurato.

Quando, di lì a qualche giorno, ci ritrovammo nel magazzino della palestra, erano con noi anche Marco e Piero. Mi venne un tuffo al cuore a pensare a cosa avrebbe potuto succedere, ma forse per il timore di sputtanarsi con gli amici Lorenzo e Gianluca non dissero nulla di quello che era avvenuto la volta scorsa, e cercarono di mantenere un basso profilo. Il che non mi impedì di trovarmi, ad un certo punto, a masturbare gli altri due ragazzi seduta tra di loro e di regalare loro qualche leccata appassionata alle loro cappelle rosse e lucide.

Più di una volta Lorenzo mi palpò avidamente il culo, cercando di non farsi notare, e io lo lasciai fare sospirando, ma per quella volta non avvenne nulla di strano.

E poi Gianluca partì per le vacanze, privandoci del nostro “Covo” e del nostro tesoro.

“Luca, ma tu hai sempre la casa libera?” Quelle parole di Marco, mentre cazzeggiavamo ai giardinetti come tutti i pomeriggi, mi colpirono come un pugno.

“Beh, sì… cioè, dipende… ad esempio oggi c’è mia mamma” dissi, mentendo. Ma ormai un qualche interruttore era scattato nel mio cervello.

Quando alla sera lasciai i miei amici, approfittando dei miei 18 anni mi infilai in un’edicola e, dopo aver sfogliato velocemente alcune riviste porno, acquistai una copia di “Caballero” che faceva al caso mio.

Il giorno dopo, con gli altri due, gettai lì quasi per caso il fatto che mia mamma, al contrario del giorno prima, non ci sarebbe stata per tutto il giorno. Come prevedevo, da Marco e Lorenzo arrivò subito la proposta di andare da me, per giocare ai videogames o per “acculturarci” sulle riviste che anche io, come loro, nascondevo in camera mia.

Nella mia stanza, tirai subito fuori la nuova rivista e iniziammo a gustarci le immagini di una biondina che si faceva scopare in ogni buco da un baffuto maschione. Arrivati alla fine del servizio, mentre già stavamo maneggiandoci reciprocamente i nostri arnesi, Marco voltò pagina e mi accorsi dello stupore dei due. La bellissima bruna al centro delle attenzioni di due ragazzi ben dotati aveva tra le gambe un cazzo. Di piccole dimensioni, scarsamente eretto, ma comunque un cazzo in tutto e per tutto.

Non mi tirai di certo indietro quando iniziò il prevedibile florilegio di commenti: “Sembra proprio una ragazza” “Pensa che esci con questa e poi ti trovi la sorpresa” fino a che Lorenzo arrivò dove volevo portarlo fin dall’inizio: “Beh, anche Luca ha un culo che sembra quello di una donna!” disse, e io quasi con civetteria femminile risposi che non era vero, chiedendogli di smettere.

Nel gioco delle parti, come prevedibile, anche Marco chiese dimostrazione di quanto sostenuto dall’amico, e io, dopo un po’ di finta resistenza, cedetti e mi abbassai i pantaloni. Ovviamente tenni su le mutande, che impedivano una valutazione perfetta delle mie natiche, e alle lamentele dei due, feci come per abbassarle per poi uscire dalla stanza chiedendo loro di aspettarmi.

Tornai e mi abbassai i pantaloni, rivelando loro il mio bel culo ornato da un paio di mutandine a perizoma prese dal cesto della biancheria; gli apprezzamenti e le carezze dei due mi dimostrarono che avevo fatto decisamente centro.

Mentre i due mi palpavano il culo, scalciai via i jeans e mi chinai in avanti per permettere loro di apprezzare meglio le mie rotondità callipigie, fino a quando uno dei due abbassò il perizoma e mi infilò un dito, umido di saliva, nel culo. Non mi opposi a quella penetrazione, e il mio tacito assenso fu preso dai miei compagni come una dimostrazione di piena disponibilità. Mentre il dito, che capii essere di Lorenzo, mi scavava nell’ano, vidi Marco portarsi davanti a me e porgermi il cazzo per farselo baciare. Posai due, tre volte le labbra su quel membro e poi decisi che era ora di tentare il tutto per tutto.

Sfuggii ai due, rintanandomi di nuovo in bagno e chiedendo loro di aspettarmi, che ci avrei messo giusto un attimo.

Probabilmente più che sensuale, la creatura che videro uscire dal bagno era quasi ridicola: un maschio con una camicetta da donna legata al seno, un perizoma nero e due autoreggenti daino ricuperate dal cesto della biancheria. Il viso, dai lineamenti e dalla pettinatura maschile, cercava di ingentilirsi con un rossetto rosso fuoco e i famosi occhialoni da sole.

La novità, però, faceva il suo effetto. Non potevo essere nemmeno lontanamente paragonata alla Shemale della rivista, ma avevo comunque incuriosito i due, che mi furono addosso in un attimo.

Quattro mani mi palpavano le cosce e il culo, mi si infilavano nella camicetta cercando i capezzoli di un seno che, ahimè, non avevo, e due cazzi sfioravano la mia pelle come barre di ferro rovente.

Stavo per fare un passo da cui non sarei più potuto tornare facilmente indietro. Ma presi un respiro profondo e mi buttai.

Mi inginocchiai tra i miei due amici, e afferrati i due cazzi duri come il ferro, me li portai alternativamente alla bocca, baciando prima uno e poi l’altro, leccando le aste e le cappelle turgide, per poi succhiarli, certo un po’ goffamente, ma dando un grande piacere ai due ragazzi… e anche a me! Infatti mi piaceva sentire quella carne maschia nella mia bocca, succhiarla, leccarla, passare da un sesso all’altro fino a che Marco mi riempì la gola di sperma che dovetti ingoiare, seguito di lì a breve da Lorenzo che mi coprì il viso con lunghi fiotti cremosi.

Rimasi lì un attimo a riprendermi, poi mi rialzai, col viso e le lenti inzaccherati di seme maschile. Tutti e tre eravamo consci di aver fatto qualcosa di “veramente” fuori dalle regole, e temevo che una parola o un gesto sbagliato potesse rovinare definitivamente il nostro rapporto.

Mi sedetti sul mio letto, e ripresi la rivista, che era rimasta aperta al servizio col transessuale. Si sedettero uno alla mia destra e uno alla mia sinistra, ma nessuno parlava. Voltai pagina, e un’immagine mostrava la bellissima bruna con la sorpresa beccarsi venti-venticinque centimetri di cazzo nelle budella, mentre la bocca spalancata in un urlo di dolore o di piacere, stava per essere riempita da un secondo cazzo non meno notevole.

Ruppi il silenzio volgendomi verso Lorenzo: “Dai… non puoi davvero dire che io sia come questa… questa qui ha un culo fantastico”, soffermandomi sia sull’aspetto estetico sia sulla facilità con cui si faceva infilare quella mazza nodosa nello sfintere.

“No, guarda che ha ragione, è proprio bello come il suo…” mi interruppe Marco, porgendomi l’assist per ciò che intendevo fare. Mi alzai, e anche loro si alzarono con me. Poi, tornando verso il letto, vi salii a quattro zampe assumendo la posa della modella. “Dici?” chiesi, rivolgendomi verso Marco.

I due ripresero a carezzarmi le natiche, tranquillizzandomi riguardo alla bellezza del mio culo ma anche e soprattutto per le eventuali conseguenze di quello che avevamo appena combinato insieme.

Mugolavo sotto le loro carezze, e sospirai di vero godimento quando sentii nuovamente delle dita forzarmi l’ano. Stavolta le dita erano due, ma anche se mi facevano un po’ male io non mi sottraevo alla penetrazione. Anzi, ondeggiavo le natiche e i fianchi per favorire ancora di più il vai e vieni di quelle dita sempre più profondamente infilate nel mio culo.

Che bella cosa la gioventù: Marco era tornato davanti a me col cazzo nuovamente dritto come un fuso per farselo succhiare e non mi rifiutai di certo. Persa nel mio pompino, però, capii appena quando le due dita mi furono sfilate dal culo, e non ebbi nemmeno il tempo di aver paura di quello che stava per accadere.

“Mmmmmmmmph!” cercai di urlare, ma i suoni erano soffocati dal cazzo di Marco che mi riempiva la bocca. Una fitta di dolore mi annunciava la perdita definitiva della mia verginità anale ad opera di Lorenzo che aveva sostituito le sue dita con la sua grossa cappella e, dietro a quella, più di metà del suo randello di carne. Succhiavo l’altro cazzo mentre le lacrime mi solcavano le guance, e nella mia mente tutto si confondeva: dolore, piacere, vergogna, godimento perverso.

Il grosso cazzo del mio amico continuava ad affondare in me per poi ritrarsi di qualche centimetro, e poi arrivare ancora più a fondo nel mio culo appena sverginato. Il dolore si andava placando, e anche i muscoli anali non cercavano più di opporsi a quell’inculata. Avevo smesso di succhiare l’altro pene per prendere fiato, ma Marco fu lesto a farmi riprendere l’opera.

Ero infilzato… no… ero INFILZATA davanti e dietro. Sì, mi sentivo femmina, mi sentivo troia… non mi immedesimavo più nelle modelle delle riviste porno, ERO IO la modella, oggi.

Ero io, e spingevo il mio culo verso quel cazzo che mi sfondava senza più trovare alcuna resistenza.

Ero io, e succhiavo l’altro cazzo assetata di quello sperma che mi avrebbe di lì a poco versato nuovamente in gola.

Ciò avvenne, infatti, dopo poche succhiate. Marco mi tenne ferma la testa e affondò il suo cazzo nella mia gola obbligandomi ad ingoiare i suoi fiotti di crema salata per non soffocare, mentre Lorenzo continuava a pistonarmi l’ano. Liberata dal cazzo che mi riempiva la bocca, mi voltai verso di lui: “Oddio… è pazzesco… ma mi piace… mi piace così… dentro al culo…”.

Il mio amico, eccitato ancora di più per le mie parole, prese a fottermi il culo con ancora più impeto fino a che lo sentii affondare in me e schizzare il suo sperma nelle mie budella. Quel calore liquido che si spandeva dentro di me mi portò al limite, e così sborrai anche io sul lenzuolo sotto di me mentre sentivo l’uccello di Lorenzo che si sfilava dal mio culo ormai non più vergine…

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One thought on “Lucy – Tutta colpa dei giornalini (2)

  1. Lucypac

    Con la vostra Pubblicita’ del Tel.Erotico non permette piu’di Leggere un raccont
    non si vede manco cio’che scrivo…se nn si puo leggere ADDIO…

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