Roma un bel giorno

Roma un bel giorno

ROMA, UN BEL GIORNO
Avventura con una straniera conosciuta in chat

E’ un bellissimo giorno di primavera. Sono all’aeroporto di Roma, aspetto te, che arrivi con un volo da Mosca. Sei attesa alle 9,05. Sono le 9 e venti, c’è un ritardo annunciato di 30 minuti. Ho nella testa le tue foto inviate con PC. Sono eccitato, nei pantaloni sento il mio cazzo agitarsi al pensiero di strusciarsi su di te, magari sotto la gonna. Sperando che tu porti la gonna. Ecco, annunciano il tuo aereo, è arrivato e scendono i passeggeri. Tanta gente, donne, uomini, vecchi, bambini. Ma non ti vedo. Oddio, hai perso l’aereo? All’improvviso, dalla mia sinistra, “Mario!” esclami. Ho un sussulto. Mi volto e mi appari, con un vestito rosso senza spalline, che lascia intuire i bei seni. Io faccio per prendere le valigie, ma mi anticipa un solerte facchino dell’aeroporto. “Come stai?” ti chiedo meccanicamente. “Bene, grazie”, rispondi con forte accento straniero. Si avvicina un taxi ed interrompe i convenevoli; apri la portiera, “andiamo?” mi chiedi mentre sali velocemente e il facchino carica le valige e se ne va dopo aver ricevuto i soldi. “Si certo” dico io. Salgo vicino a te, “All’albergo***” dici all’autista e il taxi riparte. Estrai dalla piccola borsetta in pelle uno specchietto e ti guardi, ti rifai con grazia le sopracciglia, richiudi e ti volti verso di me. Metti una mano sulla patta dei miei pantaloni e con l’altra reggi la borsetta in modo che non si veda la scena, tocchi il cazzo e lo senti duro, ti avvicini e mi sussurri all’orecchio in modo che l’autista non senta: “me lo dai?” Io annuisco con la testa. A mia volta cerco di infilare la mano nelle tue cosce, ma mi rimetti la mano al suo posto, facendomi intendere che l’autista ci vede. Le vie di Roma scorrono veloci una dietro l’altra, la città brulica di gente, osservo i palazzi, i semafori rossi e verdi, i colori intensi della città. Forse sto sognando ma la voce dell’autista “Siamo arrivati” mi risveglia. Scendiamo, di nuovo i facchini dell’albergo intervengono. Alla reception ci registriamo: stanza 54 quarto piano, ascensore a destra, il commesso porterà i bagagli con il montacarichi. Entriamo in ascensore, siamo soli. Ti stringo a me, infilo finalmente una mano sotto la gonna, sento la tua pelle morbida, il forte profumo del tuo corpo, tocco le mutandine, leggere, quasi diafane, le faccio scivolare velocemente per terra, ecco la figa tutta per me, la esploro con un dito, è molto irrorata; tu emetti un “mmmm” di piacere, ci baciamo, ma ecco che si apre l’ascensore: mi conduci per mano sul corridoio: “53… 54, eccola!”. Tu prendi la borsetta, cerchi la chiave, io sono intento a leccarti da dietro culo e figa, con le mani sfilo il reggiseno, ormai sei nuda… nel frattempo sei riuscita ad aprire la porta, ci buttiamo sul letto, mi togli pantaloni e mutande e mi vieni sopra per godere del mio sperma che esce impetuoso…..

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