Ricatto ad una studentessa

Ricatto ad una studentessa

Ciao sono Giulia e quella che vi sto per raccontare è una storia realmente accaduta che mi porterò nelle profondità della memoria per tutta la vita.
All’epoca avevo 21 anni ed ero al secondo anno di giurisprudenza, ero fidanzata da circa 6 mesi con un ragazzo, Michele di 26 anni, conosciuto durante una vacanza a cui volevo un casino di bene.
Io abitavo in una cittadina non molto grande e Michele invece era di un altro paese che distava circa 15 km dalla mia.
Nel mio paese ero una delle ragazze più corteggiate fin dai tempi delle superiori motivazione data dal mio corpo 1.70 con una terza di seno soda, fondoschiena a mandolino
(così mi soprannominavano i miei compagni) e un viso dolce come il miele.
Dolce non era soltanto il mio viso ma anche il mio carattere, non mi interessavano le relazioni con i ragazzi o le auto di lusso, io già a 16 anni sognavo di laurearmi in giurisprudenza, innamorarmi di un ragazzo, sposarmi e avere una famiglia composta da e mio marito e tre figli.
Tutto questo sembrava si stesse avverando fino a quel maledetto dicembre del 2004.
Mi ricordo ancora il giorno, era il 14 Dicembre quando fui bocciata per la terza volta all’esame di Diritto commerciale.
Uno degli esami più importanti per poter arrivare alla laurea.
Già perchè se non passavo quell’esame per la propeudecità non potevo nemmeno farne altri.
Non sapevo proprio come fare, avevo studiato dannatamente per 3 mesi, per tutte e tre le volte, eppure ogni volta venivo promossa dall’assistente e puntualmente bocciata dal professore.
Il Prof. XXXX ogni volta mi guardava dritta negli occhi e mi diceva: – Mi dispiace signorina ritorni la prossima volta.
Prossima volta un tubo pensavo tra me e me, io ho risposto quasi a tutte le domande mi meriterei un 26 e invece questo stronzo mi boccia.
Ma stavolta gli rispondo! e fu cosi che ebbi una discussione con il professore che alla fine del mio sfogo mi disse quasi sussurrandomelo:
– signorina, lei può studiare quanto vuole, l’esame lo passerà solo quando sarò io a deciderlo e se vuole ulteriori spiegazioni venga martedì nel mio ufficio. Buongiorno.
In quel momento trattenni a stento le lacrime, presi la mia borsa e andai via dall’aula.
Tornai a casa e piansi ripensando alla parole del professore chiamai Michele e gli raccontai tutto, lui da buon fidanzato mi disse che sarebbe andato dal prof. e gli avrebbe spaccato la faccia ma lo feci ragionare; picchiarlo avrebbe solo peggiorato la situazione. cercammo una soluzione insieme ma l’unica sarebbe stata cambiare facoltà e andarmene a 200 km da casa; se fossi stata single l’avrei fatto ma stare 2

anni lontana dal mio Michele no, non avrei potuto sopportarlo.
Fu cosi che quella notte la passai a riflettere e presi la decisione di andare a parlare di nuovo con il prof per capire il motivo di tanto astio nei miei confronti.
Erano le 17.00 quando entrai nell’ ufficio del Prof.; lui se ne stava seduto tutto spaparanzato dietro la scrivania con aria presuntuosa, aveva 54 anni, 1,70 per 90 kg mal distribuiti, mi ricordo che all’ università lo chiamavano gabibbo per la sua pancia tonda e sporgente. Quando lo guardai pensai per un attimo a sua moglie: poverina, una donna che deve condividere ogni sera il letto con questo obbrobrio.
Lui mi guardo è mi disse con aria soddisfatta:
– ah signorina ci rivediamo, prego si segga, io mi sedetti e lui mi disse con aria disinvolta, allora ha pensato a quello che le ho detto l’altra volta in aula?
Io risposi che ero venuta proprio per capire cosa intendesse con quella frase al che lui scoppia in una risatina che non mi piacque per niente.
– Beh signorina XXX vedo che è già la 3° volta che prova a sostenere l’esame e a dire la verità i miei assistenti dicono che è anche preparata, già ma a me non soddisfa completamente la sua preparazione.
Io risposi: – Prof. sembra che lei ce l’abbia con me, io ho studiato per 3 mesi quest’ esame e so risponderle a qualsiasi domanda, non capisco cos’altro voglia da me.
– Beh signorina io invece non capisco come posa una ragazza cosi bella voler far l’avvocato , l’avvocato è un mestiere difficile fatto per uomini, lei dovrebbe pensare, anzi sognare, di fare la modella, la velina, come fanno tutta le ragazze belle della sua età.
– Ma professore cosa c’entra il mio aspetto fisico con l’esame, fare l’avvocato è il mio sogno e ci riuscirò a qualsiasi prezzo.
– Ah bene, vedo che è disposta a tutto per ottenere ciò che desidera… ma proprio a tutto signorina XXX?
Quella domanda sottopostami con una specie di ghigno mi fece riflettere, cosa voleva veramente il professore da me?
Rimasi un pò impietrita nella mia mente cominciavo a ricordare voci di corridoio in cui si narrava che il prof XXXX ci provava con le studentesse…
Oddio non sarà vero? il Prof ha messo gli occhi su di me?
Mentre scorrevano queste domande nella mia testa, la voce del Prof. interruppe i miei pensieri: – Signorina XXX ora vedremo quanto tiene ai suoi sogni.
Fu cosi che il professore si alzò e venne affianco a me rimanendo in piedi, io lo guardai perplessa ripensando alle dicerie di corridoio a cui non avevo dato mai peso, anzi sulle quali non avevo mai riflettuto proprio perchè per me il sesso è una cosa naturale si fa con dolcezza e con la persona che si ama e lungi da me pensare che ci siano ragazze disposte ad andare con uno solo per favori o per sesso.
Ed ora cosa succede? sta accadendo a me?
– Signorina – di nuovo la voce del prof mi fece sobbalzare – allora Giulia diamoci del tu e risparmiamoci i convenevoli, glielo dico chiaro e tondo se vuole passare l’esame lei deve soddisfarmi sessualmente.
A quella frase il mio cuore comincio a battere a 1000 avrei voluto schiaffeggiarlo, dargli una ginocchiata tra le gambe e mandarlo a fanculo ma una vocina in fondo alla testa mi diceva: stai calma, usa la diplomazia, addio prof. XXXX addio i tuoi sogni.
E cosi dissi: – Prof. le sembrerà falso ma io non sono una di quelle ragazze che lei pensa, io fino ad ora ho fatto sesso solo con il mio ragazzo e nei modi tradizionali; fare sesso con me non la soddisferebbe, non sono certo una che si possa definire una brava donna di letto, pertanto le consiglio di sfogare i suoi bisogni su qualche altra ragazza più esperta di me e di limitarsi a farmi passare l’esame esclusivamente per i miei meriti intellettuali.
Ci fu un attimo di silenzio nella stanza e poi improvvisamente il prof scoppiò in una risata, rise per 2 minuti fino a che mi prese la testa con una mano indirizzandola verso la sua e guardandomi negli occhi mi disse: – Giulia vuoi l’esame? apri la lampo dei miei pantaloni tirami fuori l’uccello e fammi un pompino.!
Cosa? un pompino? non so nemmeno come si fa.
– Ma prof che dice io la denuncio
– mi denunci? Bene allora scordati di laurearti sia qui che in qualsiasi altra università, noi docenti e avvocati ci conosciamo tutti. povera ragazza di paese, tu non hai ancora capito, puoi studiare quanto vuoi ma se ora qui in questa stanza non fai quello che dico, scordati la laurea e i tuoi sogni.
Non credevo alle mie orecchie il prof mi aveva dato un ultimatum, cominciai a piangere, mille pensieri mi affioravano alla mente, il prof, la laurea, Michele, oddio cosa dovevo fare..
pregai il prof di ripensarci ma lui per tutta risposta si slaccio i pantaloni abbassò gli slip e tirò fuori il suo pene gonfio e incredibilmente largo. ricordo rimasi sbalordita dalla larghezza di quel pene schifoso.
Ero disgustata avevo il pene del prof a 20 cm dalla faccia e sentivo un odore quasi nauseabondo di piscio, le lacrime mi solcavano il viso, mentre continuavo a pregare il prof di smetterla lui invece sembrava ancora più eccitato dalle mie parole, sbattè la punta del suo pene sulle labbra, lo prese in mano e mi bastonò la faccia sbattendolo ripetutamente sulla bocca, sugli occhi e sulle guance.
Poi mi disse: – allora la apri questa bocca o no? e la tua ultima possibilità o apri la bocca o puoi anche strappare il tuo libretto universitario.
Fu cosi che come un automa, invasa da un senso di impotenza, feci ciò che non avevo mai fatto ne avrei mai pensato di fare: aprii le labbra quel tanto che galvanizzò il prof a infilarmi la sua cappella con forza nella bocca.
Avevo la cappella del prof in bocca, non sapevo cosa fare, l’unica cosa che facevo era piangere, si piangevo pensando alla mia anima venduta per un sogno, al mio ragazzo che stava a casa forse a pensare alla sua dolce fidanzata , che invece si trovava in una stanza con il cazzo di un vecchio panzone in bocca.
Intontita da quella situazione , stavo ferma con la bocca spalancata da quel pene puzzolente ed enorme , potevo respirare solo con il naso per quanto era largo quel pene, immobile aspettai che il prof facesse qualcosa e fu cosi che mi prese la testa tra le mani e cominciò ad andare su e giù nella mia bocca come se mi stesse scopando.
Ogni volta che affondava la mia fronte sbatteva contro la sua pancia pelosa, lo sentivo gemere, sentivo la sua cappella strusciarmi sulla lingua, che schifo la mia bocca scopata per la prima volta dalla persona che più odiavo in quel momento.
Continuava a stantuffare nella mia bocca , fino a quando ne usci , prese il cazzo in mano e mi ordinò di guardarlo in faccia, ero imbarazzata oltre che nauseata e guardando a terra gli dissi : prof non mi sta umiliando abbastanza? La prego finisca quello che deve fare e mi lasci in pace con la mia vergogna.
Il prof. Mi prese per i capelli mi guardò negli occhi e disse : Giulia non hai capito , finchè non esci da questa stanza sei la mia schiava e farai tutto ciò che ti ordino se ti sta bene resta , oppure vai via, nessuno ti costringe .. a questa ultima parola seguì una risata..
Alzai la testa come mi aveva detto con gli occhi pieni di lacrime, lo guardavo disgustata lui mi sorrise e mi ordino di tirare fuori la lingua, lo feci , capii che per far finire tutto il più presto possibile era meglio , mio malgrado , assecondarlo.
Prese in mano il cazzo e lo strusciò sulla mia lingua, mi ordinò di leccarlo e cosi feci , leccavo quel cazzo puzzolente cercavo di estraniarmi dal mio corpo ma era difficile , continuai a ruotare la lingua intorno alla cappella , pensando che in fondo se stimolavo la parte più sensibile sarebbe finito tutto prima, leccavo la cappella ma non gli stava bene diceva che dovevo leccargli anche l’asta e cosi feci andavo su e giù leccando l’asta e prendendo ogni tanto la cappella in bocca, passavano i minuti e continuavo con quei movimenti, ad un certo punto non so cosa mi prese, ma non sentivo più la puzza del suo cazzo, sembrava quasi che ora quell’odore fosse piacevole, aumentavo piano piano la velocità della mia lingua e i movimenti della mia bocca, non me ne rendevo conto ma ora lui non mi stava più scopando la bocca ero io che stavo facendo il mio primo pompino!
Cosa succede? il prof è come se non ci fosse, siamo io e quel cazzo, ho voglia di prendere in bocca la cappella, di succhiarla, di leccare quell’asta. si, è come un ghiacciolo ne voglio di più lo ingoio completamente, lo tiro fuori ora allungo una mano e lo stringo riprendendo la cappella in bocca faccio tutta da sola mi viene istintivamente di accarezzare le palle di strusciarmelo ancora sul viso fino ad arrivare con la lingua alle palle e succhiare un testicolo. Oddio il prof se ne accorge, mi sta piacendo, comincia ad insultarmi;
– ah lo sapevo, fai la ragazza sempliciotta tanto dolce e invece sei una zoccola porcona come tutte le altre. brava troia leccami le palle -. a quelle parole la mia anima si faceva ancora più piccola, la mia testa mi diceva che schifo stai facendo ma non ti vergogni? ma il mio corpo non rispondeva, ormai era privo di una mente e sentivo aimè un pizzicore tra le gambe , si mi stavo bagnando come mi accadeva quando facevo l’amore con il mio Michele.
Oramai sono perduta in quella stanza continuo a pompare quel cazzo, subendo gli insulti del prof che ora accompagna i miei movimenti pompando nella bocca. ecco ci siamo, lo sento, sta per venire, ahh, sento il cazzo che si gonfia, oh no dove vorrà venire? non faccio in tempo a pensare che sento un fiotto caldo nella gola, un altro , mi divincolo, altri due mi colpiscono in viso accecandomi ad un occhio, è finita…
Ora sono qui umida tra le gambe con il viso pieno di sperma, sputo quello che avevo in bocca alzo lo sguardo e rivedo il prof, mi rendo conto solo ora di quel che ho fatto, ho goduto con lui, io Giulia che mai avrei pensato di fare un pompino, l’ho fatto ad un vecchio brutto e odioso. Mi faccio schifo, lui mi guarda e sorridendo mi dice: – sei proprio una puttana!
Non ho la forza di rispondergli mi pulisco il viso con le mani abbasso lo sguardo e gli dico: – Prof ha ottenuto quello che voleva ora posso andare con la certezza che questa storia resterà in questa stanza e che al prossimo appello passerò l’esame?
Lui sedendosi sulla poltrona mi dice: – Certo Signorina Capotti, io sono un uomo di parola , mi sono accertato che lei è una puttana come le altre ragazzette che mi sono sbattuto, quindi può andare via con la mente serena al prossimo esame riceverà un bel 28.
Fu cosi che mi alzai presi la mia borsa e mi diressi verso la porta, mentre stavo per varcare la soglia sentii di nuovo la voce del prof . che disse: – Comunque Signorina, ho notato che lei potrebbe fare davvero tanta strada e soprattutto che quello che ha fatto oggi qui con me le è piaciuto, e la mia esperienza mi insegna che una donna che ha appena finito di fare un lavoro di bocca resta bagnata tra le gambe e con gli ormoni insoddisfatti; quindi se vuole, senza nessuna costrizione può richiudere la porta e prendersi la sua parte di godimento…
Rimasi sull’uscio della porta, la mia testa diceva che fai? sbrigati l’incubo è finito vattene via, ma le mie gambe restavano li non si muovevano …
– Allora signorina? Che fa va via o resta qui con me per un’altra mezz’ora? le vorrei insegnare delle cose che lei ancora non conosce, c’è da divertirsi. allora?
Chiusi gli occhi, strinsi la maniglia della porta e …………
E per fortuna la vera Giulia prese il sopravvento su quel corpo estraneo che era stato in quella stanza, strinsi la maniglia della porta e chiudendola mi voltai verso il professore.
Lo trovai sorridente, mi guardava come un cane affamato che vede un osso fresco nella mani del padrone, si leggevo chiaramente nella sua espressione l’eccitazione che stava provando; dentro di lui pensava già a gustarsi anzi ad abusare del mio corpo giovane e ingenuo.
– Caro Professore, il motivo per il quale esito ad uscire da questa stanza è solo uno, voglio soltanto farle sapere che ciò che mi ha spinto a fare quello che ho appena fatto è stato proteggere il mio sogno, sogno che una persona come lei non potrà mai capire!
Abbiamo stipulato un accordo e lei ne è rimasto soddisfatto ma se pensa che io voglia passare ancora del tempo in compagnia di una persona disgustosa come lei si sbaglia di grosso.
Lei è il ricordo peggiore che mi resterà della mia vita universitaria, l’ho odiata e la odio ancora di più per aver violentato la mia anima di brava ragazza e per avermi costretto a tradire il mio ragazzo.
Le ripeto che l’unica altra occasione in cui vorrò vederla sarà al prossimo appello, prenderò la mia promozione e cercherò di dimenticarla per sempre. Ah l’ultima cosa che voglio dirle e che compatisco veramente sua moglie che ogni sera è costretta a dividere il letto con un uomo brutto, sporco e vigliacco come lei.
Quelle furono le mie ultime parole, ebbi anche la soddisfazione di vedere il viso deluso e rosso dalla rabbia del Professore mentre mi voltavo per andarmene, aprii la porta e la richiusi sbattendola alle mie spalle sperando di lasciare in quella stanza oltre che quel pezzo di merda anche il suo ricordo.
Passarono circa due mesi da quel giorno, in quei periodo il rapporto con Michele si rafforzò ancora di più, l’esperienza con il Prof mi aveva spinta ancor più vicino a lui, quando ero con il mio ragazzo mi sentivo protetta, amata e anch’io mi accorgevo con il passare del tempo che volevo fosse l’uomo della mia vita; lo amavo e ogni tanto mi veniva voglia di sfogarmi con lui, di raccontargli quello che era accaduto con il Prof ma poi quando stavo per dirglielo mi bloccavo, avevo paura della sua reazione, avevo paura di perdere una delle cose più belle della mia vita, avevo imparato, ogni volta che stavamo insieme e mi estraniavo pensando alle brutte cose che erano accadute e lui mi domandava: – amore a cosa stai pensando?
Io rispondevo simultaneamente – niente, sto pensando che ti amo tanto.
Era proprio cosi, Michele mi aiutava senza saperlo a ritrovare la stima in me stessa, a dimenticare a guardare avanti .
Mancavano 10 giorni al nuovo appello, saper di rivedere il Prof mi infastidiva parecchio , ma cercavo di farmi coraggio da sola pensando che in fondo era l’ultima volta che sarei stata costretta a vederlo e questo mi rincuorava.
Ero nel parco con Michele quando il mio cellulare cominciò a squillare, lo presi dalla borsetta e sullo schermo vidi apparire “numero sconosciuto”, non so perché ma ebbi uno strano presentimento tanto che rimasi con il cellulare in mano senza rispondere fino a che Michele mi fa: – ehi amore ma che fai.. non rispondi?
Risvegliata dalla sua voce lo guardai senza rispondere, portai il telefono all’ orecchio e accettai la chiamata:
– Pronto ..
– Signorina Capotti buonasera mi riconosce?
– Scusi non si sente bene, chi parla?
– Come? siamo stati cosi intimi e non mi riconosce nemmeno?
Cominciai ad emozionarmi, ad aver paura di avere conferma della persona che pensavo che fosse..
– Mi scusi mi dice chi è?
– Ah signorina lei fa sempre finta di scendere dalle nuvole, ma come non mi riconosce, sono io Il prof XXXX, esperto nell’insegnare diritto e sesso alle studentesse.. ahh ahh
Il mio corpo si immobilizzo, mi vennero i brividi a quelle parole , rimasi completamente bloccata senza dire una parola, tanto che Michele mi diede uno scossone con la mano dicendomi – amore che succede? E’ successo qualcosa a casa?
Guardai Michele, fui pervasa da mille paure , tornai in me e dissi: – Va bene mi richiami verso le 19.00 la saluto.
Ehi ma cosa è successo, chi era a telefono?
Niente amore, era un assistente che voleva darmi delle dritte sull’esame di diritto della prossima settimana, gli ho detto di chiamarmi più tardi, cosi posso godermi questo pomeriggio con te.
– Ah ok , per un attimo mi sono preoccupato, sembrava che dall’altra parte della cornetta avessi sentito la voce di un fantasma.
Fantasma, magari pensai tra me e me, chissà cosa vorrà, perché questa telefonata..
Cercavo di trovare una spiegazione logica ma non ci riuscivo davvero, avevo paura ma non sapevo spiegarmi il perché; comunque finii il pomeriggio con il mio Michele e alle 19.00 meno un quarto mi feci riaccompagnare a casa come al solito.
Mi chiusi in camera aspettando l’indesiderata telefonata del Prof che non tardò ad arrivare.
Drin .. Drinn.. eccolo è lui, numero nascosto, inghiottii un groppone di saliva e risposi:
– Pronto
– Buonasera signorina Capotti, come va?
– Senta che diavolo vuole, come mai questa chiamata?
– Eh ma come siamo aggressive , si calmi , ancora non è il momento di arrabbiarsi.
– Mi dice che vuole? e poi chi le ha dato il mio numero?
– Beh signorina, gliel’ho detto, sono un uomo dalle mille risorse, meglio avermi come amico che come nemico..
– Beh allora cosa vuole?
– Cosa voglio? Le voglio soltanto dire una cosa: ho passato questi due mesi a pensare alle ultime parole che lei ha pronunciato nel mio ufficio, si ricorda ? Io benissimo, ricordo il disgusto con cui mi guardava mentre diceva di compatire mia moglie che condivideva il suo letto con un uomo orribile, puzzolente come me.
Dico bene o sbaglio?
– Professore lei sa cosa ho detto non capisco cosa voglia da me
– Lei mi ha offeso signorina e questa cosa non mi è andata giù, la sto informando che è inutile che si presenti all’esame mercoledì perché io la boccerò come ho già fatto in passato!
A quelle parole sentii il sangue scoppiarmi nelle vene, cosa??
– Noi avevamo fatto un accordo e Dio solo lo sa quanto mi è costato! Lei deve mantenere i patti!
– I patti, oh si… Li avrei mantenuti se lei si fosse limitata ad uscire dalla porta senza insultarmi, sono pur sempre il suo professore e lei deve portare rispetto, ha sbagliato ed ora la pagherà.
– Professore lei non può, non può farlo, avevamo un patto, non può farmi questo
– Oh si che posso e per mostrarle che comunque sono magnanimo la sto avvertendo anticipatamente cosi risparmia i soldi della benzina per venire all’università mercoledì.
– Va bene Professore le chiedo scusa, la prego, non mi faccia questo ho sbagliato ma deve capirmi, avevo uno stato d’animo quel giorno tutt’altro che stabile.
– Ma signorina del suo stato non può fregarmene di meno, comunque infine sono un buono, se vuole scusarsi deve farlo di persona, pertanto venga da me domani pomeriggio e metteremo una pietra su questa storia se le sue scusa saranno abbastanza convincenti..
A quelle parole non seppi come rispondere, capii che dovevo tentare e accettai di andare da lui.
– Va bene professore sarò da lei domani ma solo per farle le mie scuse.
– Oh si certo signorina, non si preoccupi, l’aspetto domani da me; ah un’ultima cosa, gradirei che venisse vestita e truccata elegantemente come se dovesse andare ad una festa
– Ma come professore, perché mai dovrei truccarmi e vestirmi da cerimonia per venire da lei?
– Oh signorina quante storie che fa, le ho fatto una richiesta, lei mi assecondi ed io la perdonerò. Che ci sarà poi di tanto male a voler vedere come sta una ragazza bella come lei tutta in tiro
– Ok professore per dimostrarle che sono veramente pentita di quello che ho detto, esaudirò il suo desiderio
– Brava, lo vede che tra persone intelligenti ci si mette sempre d’accordo. ah ah, a domani Giulia.
Chiusi il telefono, mi guardai allo specchio, non sapevo cosa sarebbe accaduto il giorno seguente i ma avevo già gli occhi lucidi e sentivo salire sempre più un senso di perdizione che non mi piaceva per niente.
Mi misi a letto ma non riuscii a chiudere occhio, non mi fidavo del Professore, non sapevo cosa avesse in mente ma anche le richieste che aveva fatto erano tutt’altro che di buon auspicio.
Mi svegliai verso le 11 del mattino andai a correre, poi tornata a casa feci una doccia, preparai il pranzo e andai a prepararmi.
Mi vestiti come mi aveva chiesto il Professore, indossai un vestitino a tubino che arrivava a 10 cm dal ginocchio, molto stretto con uno spacco sulla gamba, calze color carne autoreggenti e scarpe con tacco 9.
Mi truccai come se dovessi andare ad un matrimonio e mi feci un acconciatura con capelli tirati indietro, mentre mi guardavo allo specchio pensavo a quanto stupida ero stata a cedere quel giorno alle richieste del Professore, pensavo a quanto stupida ad essermi messa in questa storia ma ora non potevo più tirarmi indietro, dovevo concludere la pratica una volta per tutte, chiedere scusa al prof, farlo calmare e uscire di li in venti minuti.
Quando arrivai all’università, bussai alla porta del prof, attesi qualche secondo ma non venne ad aprire nessuno, così presi la maniglia e mi accinsi ad entrare nella stanza ma la porta era chiusa a chiave.
Attesi ancora un pò ribussai e sentii un rumore all’interno della stanza, si era il rumore dello scarico del bagno, dopo qualche istante la porta si apri e apparve di fronte a me il prof intento a riallacciarsi la cintura del pantaloni.
Ah eccoti qui, sei arrivata proprio al momento giusto, su entra che dobbiamo parlare.
Avevo lo sguardo basso, non riuscivo a guardalo negli occhi tant’era il mio rancore verso di lui, pensavo solo ad uscire al più presto da lì, stare con lui mi infastidiva, mi metteva ansia, non lo sopportavo.
Entro nella stanza, il prof sorridente come non l’avevo mai visto prima si sfrega le mani dalla gioia.
– Allora, come ti sei fatta bella, sei davvero uno schianto. su siediti pure e scusami se non ti ho aperto subito ma ero in bagno, avevo l’intestino pieno ah ah.
Mentre mi siedo penso: che schifo, è appena andato al cesso e lo dice cosi senza un minimo di pudore.
Appena mi siedo il prof si alza va verso lo scaffale dell’ufficio e tra i libri tira fuori qualcosa che a vederla, congela il sangue nelle mie vene. Il Prof tiene sorridente tra le mani una videocamera digitale!
Subito la mia mente torna all’ultimo incontro avuto con il prof in quella stanza , e il suo ghigno soddisfatto non fa altro che aumentare la paura di avere conferma di ciò che sto pensando.
Il prof si siede e guardandomi negli occhi mi dice: – però signorina Capotti, la vedo un pò pallida , sembra che tutto ad un tratto le abbia visto un fantasma …
Il mio battito cardiaco comincia ad aumentare all’impazzata, ho paura a chiederlo ma devo sapere: – Professore perché tiene una videocamera nascosta in ufficio?
– Ma davvero non ci arriva signorina? Eppure la facevo più perspicace, su si sforzi un po’ come quando si è sforzata per insultarmi l’ultima volta
– La prego Prof non mi dica che quella videocamera era lì anche l’altra volta
Il professore con un sorriso sarcastico e crudele mi risponde: – bene, vedo che alla fine comincia ad arrivarci da sola signorina dei miei stivali, ebbene si questa piccolina era lì anche l’ultima volta che ho avuto il piacere di stare con l

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