Raguardevole visione

Raguardevole visione

Luigi mi chiamò al lavoro per dirmi che saremmo andati a cena da un suo cugino, non me ne aveva mai parlato, e frettolosamente mi disse che “viveva solo ma in una luogo un po’ insolito”, e aggiunse mentre stava per salutarmi che mi lasciava campo libero su come vestirmi ma che non dovevo assolutamente usare nessun profumo e usare solo sapone e shampoo neutri.

Era evidente che avesse qualcosa di piccante in mente, ma non compresi il perché della sua unica richiesta sin che non arrivammo a destinazione e conobbi Uber.

Uber aveva 48 anni, era un bel uomo e viveva in una comunità perché non vedente. Aveva come tutti gli ospiti la sua stanza e lì riceveva chi lo andava a trovare. Tra questi sua sorella, Luigi e persino qualche donna a pagamento. Dopo aver parlato del più e del meno Luigi gli chiese che opinione si fosse fatto di me, e mi pregò di avvicinarmi a Uber per farmi toccare il viso. “Ha delle labbra bellissime” disse sorridendo timidamente. Luigi lo invitò a continuare a toccarmi e gli disse che poteva osare perché eravamo una coppia libera. Fulminai Luigi con lo sguardo, ed evidentemente suo cugino lo percepì perché ritrasse le mani che aveva appena fatto scivolare lungo il mio collo. “Miranda lasciati andare, oggi è il compleanno di Uber e voglio fargli un regalo indimenticabile. Non temere nulla, abbandonati e donati completamente perché questo è il motivo per cui oggi ti ho portata qui.”

Presi le mani di Uber e le riportai sul collo e mentre le sentivo scendere domandai a Luigi di trovare qualcosa per bendarmi. “Perversa la tua donna! Cerca quel che ti ha chiesto, ma prima chiudi a chiave la porta, non voglio qualcuno ci veda … ”

Luigi chiuse la porta a chiave, e per bendarmi usò una sciarpetta di cotone appesa sull’attaccapanni. Eravamo da quel momento in poi alla pari e la mia eccitazione seguì un’ onda davvero inconsueta nella mia mente, con Luigi che faceva da regista più a me che a suo cugino e che nel giro di poco tempo mi fece comprendere che l’unica cieca in quella camera ero io.

Uber mi sfilò il pulloverino, mi tolse la gonna e nel farlo percorse con le sue calde mani le mie gambe. “Amo le donne con i tacchi, ma specialmente adoro quelle con la caviglia sottilissima come la tua. Sono le più porche!” Mi tolse le scarpe, mi sfilò le autoreggenti per poi chiedermi di indossare nuovamente i tacchi mentre risaliva con le sue mani sino allo slip. “wow … pizzo e raso!? Apeeerrttteeeeee poi …” mentre lo diceva sentì le sue dita infilarsi tra le mie labbra umide e semi aperte. Mi fece indietreggiare, non sapevo dove mi stava portando ma sentivo che potevo fidarmi e ad un certo punto mi ritrovai con le spalle contro qualcosa di freddo e umido, era palese fosse un vetro, il vetro della porta finestra se non ricordavo male. Luigi mi chiese se volevo tirasse giù la tapparella. Non pensai che la stanza era al piano terra e risposi che mi era indifferente. Mentre Uber mi palpava pensai che fosse giunto il momento di iniziare a toccarlo, lo accarezzai sulla camicia per poi sfilarla dai pantaloni e sbottonarla, poi slacciai la cintura e scendendo sfilai i pantaloni lasciandolo in boxer. Era ben dotato Uber e per un po’ mi eccitò continuare a toccarlo sopra all’indumento intimo che indossava e che immaginai non so perché di color blu. La voce di Luigi mi arrivava da sinistra e lo pensai seduto sulla poltroncina accanto al letto. “Sei seduto in poltrona?” domandai per capire se le mie sensazioni erano giuste.

“No” rispose Uber e aggiunse che Luigi si trovava nell’angolo e a chinino.

Che stupida. Dovevo arrivarci che si sarebbe messo in un angolo per evitare di trovarsi in mezzo se mai io e suo cugino ci saremmo spostati da dove eravamo.

Uber mi alzò la gamba e si strusciò contro il mio pube, sussurrandomi che stava a me liberare la sua belva quando lo desideravo. Lo lasciai fare per un po’ mentre le nostre mani percorrevano centimetro per centimetro i nostri corpi, annusai attentamente l’odore della sua pelle e leccai il suo volto per assaporarne il gusto.

Scivolai giù lenta, e nel scendere calai i suoi boxer trovandomi davanti il suo membro eretto e pieno di vene. Era decisamente lungo e la sua cappella grossa e ricurva verso sinistra. La presi tra le labbra e dopo averla riempita di saliva ci giocai per un po’ salendo e scendendo. Apprezzò il mio impegno e rivolgendosi a Luigi gli disse che sin dal primo momento che aveva toccato le mie labbra aveva percepito che fossero nate per avere in bocca dei cazzi. Affondai la mia bocca sul suo archibugio, eccitata e compiaciuta dalle sue parole.

Sentì a quel punto il respiro di Luigi, era il respiro di uno che si stava masturbando e così continuai a scendere e salire sull’erezione del cugino con la lingua per poi far sparire tutta quella carne dentro la mia gola. Uber mi fece alzare e mi guidò in un’altra direzione, fermandomi all’improvviso e invitandomi a sedermi. Ero esattamente vicino alla poltrona. Una volta seduta lo sentì con il viso vicino alle mie ginocchia, che con dolcezza mi aprì per poterci mettere il viso. Mi fece stravaccare facendo in modo che il mio culo fosse fuori dalla poltrona e finalmente sentì la sua lingua pennellarmi tra le cosce, si soffermò sulla clitoride e con le dita entrò in me mentre continuava a leccarmi.

Leccava divinamente, meglio di Luigi ad essere sincera, lo fece facendomi godere due volte e solo dopo si avvicinò con il suo stantuffo. Entrò lento, facendomelo desiderare sino quasi a sbavare. Smaniavo dal desiderio che entrasse tutto in me, e anche se lo invitavo a scoparmi non lo faceva. Più lo pregavo di fottermi e più lui rallentava l’intensità, metteva le sue dita tra le mie labbra e continuava a ripetermi che solo quando la mia bocca sarebbe stata disidratata mi avrebbe presa come bramavo. Aveva ragione Uber, l’acquolina non era da assecondare come pensavo. E quando la mia bocca divenne arida ne compresi la differenza. I suoi colpi non erano solamente favolosi in quel momento, erano percepiti come un riscatto, una liberazione, vibravano dalla testa ai miei piedi come una sorta di terremoto che aveva come epicentro la mia natura. Certe volte mi faceva persino male ed era incredibile come se ne rendesse conto e rallentasse. Mille volte avrei voluto pregarlo di entrare completamente, ma avendo sentito dolore non riuscivo ad osare – sentivo lo percepisse, avvertivo una sensibilità che andava oltre ed il rispetto

che mi portava e proprio davanti a quel rispetto decisi di cambiare posizione. Mi alzai e in quel momento fui io a guidare Uber, lo portai verso il letto e dopo averlo fatto sdraiare salì sopra di lui. Adagio salì sopra al suo uccello, roteando sul suo glande iniziai a spingermelo dentro sempre più. Sentendo le sue mani sui fianchi che agivano come dei ammortizzatori per non farmi provare dolore. Ero in estasi. Avvertivo che Luigi continuava a masturbarsi eccitatissimo. Uber ansimava al mio fluire su di lui e io ero sempre più tentata a volere il suo nerbo tutto in me, respirai profondamente e scesi completamente sino a che i miei peli sfiorarono i suoi, mentre lui baciava e toccava i miei seni e mi diceva che ero una adorabile maiala. Orgasmai sulle sue parole, sulla sua impetuosa virilità, sul mio sentirmi troia, complice, venni praticamente mentre lui tentò togliermi da sopra di lui, dal suo sperma che stava sprigionandosi da lì a pochissimo, opposi resistenza e scesi con più foia, volevo sentirlo tutto nell’utero  mentre esprimeva il mio averlo soddisfatto. Col suo sperma che colava mi tolsi la benda, lo baciai sulla bocca, raccolsi dai nostri peli i nostri umori e avvicinai le dita ala sua morbida bocca, le leccò piano mentre la mia lingua si intrecciava alla sua, mentre le sue mani sfioravano i miei occhi ed il mio profumo di donna arrivava alle sue narici come quello di una donna appagata davvero e che sarebbe senza dubbio trovata a trovarlo non solo per scoparselo.

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