Prometeo

Prometeo

Anna è la tipica donna del sud, capelli neri lisci ed occhi scuri, pelle morbida e cuore aperto. La conoscevo da dieci anni, forse la prima persona con cui mi sono concesso le prime confidenze, con cui ho scambiato due parole che non fossero solo “ ciao, come stai”.
Una sensazione a pelle, sin dall’inizio, di affetto reciproco, non esente da incomprensioni e vedute diverse, ma grossomodo sempre superate, anche dopo i periodi in cui ci perdevamo di vista.
Abbiamo sempre avuto una condizione affettiva tortuosa, infatti, la nostra amicizia è sfociata in una relazione proprio per questo motivo. Ci siamo ritrovati uno nelle braccia dell’altro in modo naturale, improvviso, alla quale nessuno dei due ha posto degli impedimenti,era ormai solo una questione di tempo.
Quel giorno ero andato a casa sua per un caffè ed una chiacchierata, lei abitava in un paese poco distante dal centro, una casa in campagna ben curata e con tanto verde intorno. Era un lunedì di fine settembre, faceva ancora caldo, parcheggiai nel viale poco distante casa sua, attraversai la strada e mi diressi verso l’ingresso.
Citofonai, “Sali ti lascio la porta socchiusa” sentii gridare dal balcone.
Aprii il cancello in ferro battuto, oltrepassai il pergolato ricavato tra l’ingresso ed il balcone e salii le due rampe di scale che mi separavano da lei. Una volta sul pianerottolo, trovai la porta semiaperta, suonai, poi sentii la sua voce in lontananza: ” Sono in bagno! Arrivo, tu nel frattempo siediti..e chiudi la porta, bene!”
Ero in soggiorno, mi sedetti su una delle poltrone in tessuto rosso vermiglio e presi a giocare con il mio cellulare. Era al telefono con qualcuno, la sentivo parlare di vestiti da cerimonia, probabilmente era Grazia, la sua amica storica, una bella ragazza con il destino legato al mio per un curioso gioco della vita.

Sentii il rumore della pipì che scrosciava nel water, per un attimo, mi tornarono alla mente tutte le volte che mi aveva steso a colpi di occhiate, di carezze amichevoli, di movimenti del suo corpo chiaramente provocatori.
Quel suono acquoso, senza pensarci mi fece muovere dal soggiorno ed andare verso il bagno, quasi telecomandato da un coraggio che neanche io sapevo avessi, come se Anna mi stesse attirando a sé con un filo invisibile.
Così feci. Passai il corridoio, mentre il rumore della sua urina scrosciante aumentava, fino a quando non arrivai davanti al bagno .
La porta era aperta, davanti ad I miei occhi avevo Anna che guardava in basso mentre con due dita si dilatava la vagina,
alzo’ di scatto la testa, mi sorrise piacevolmente sorpresa, senza un minimo di imbarazzo.
Con quel movimento improvviso i suoi capelli neri lisci e ben curati ricaddero sulle spalle, mentre la sua bocca sottolineata da un rossetto rosso lucido sembrava il posto più adatto dove infilare il mio cazzo.
Il taglio dei suoi occhi, leggermente asimmetrici, una particolarità che ho sempre amato di lei, mi diede come una vampata di calore improvviso, sentii il cazzo che si gonfiava nelle mutande.
Non ci pensai, sapevo che lo voleva, conoscevo i suoi pruriti, mi sbottonai i pantaloni e tirai fuori il cazzo, mi penzolava tra le gambe, mi avvicinai e glielo infilai in bocca.
Lei non disse nulla, se lo aspettava, mi fissò per un attimo e mi fece l’occhiolino, sentii l’umido della sua bocca bagnarmi la cappella, poi strinse le labbra su di essa e cominciò a succhiare.
Aveva delle mani bellissime, dita affusolate che stringevano il cazzo e ad intermittenza massaggiavano le palle in modo deciso ma delicato.
Le dita della mano destra erano ancora bagnate di urina e di figa, gliele afferrai e in un impeto di voglia gliele asciugai con la lingua.
Avevo capito, da come si stavano mettendo le cose che quel giorno Anna mi avrebbe restituito il cazzo a brandelli; comunque, le tirai via l’uccello dalla bocca per non sborrare subito, impresa veramente difficile visto la voglia di sesso che sprigionava, la feci alzare e mi misi sotto di lei per leccarle la figa ancora bagnata di urina.

Sembrava una figa degli anni settanta, quella tipica delle riviste patinate, pelosa, folta e riccia, proprio come piace a me. Le affondai la lingua dentro la vagina,con due dita le massaggiavo il clitoride, sentivo il sapore di pipì ed umori mischiati insieme, nel frattempo il suo culo burroso si muoveva sopra di me.
Passai con la lingua sul buco del culo, era già umido ed anche farcito di peli umidi attaccati alla pelle, tutto molto piacevole alla vista. Le infilai due dita dentro ed iniziai a leccare vorticosamente intorno.
Lei si dimenava, quasi a perdere le forze, con le mani mi stringeva la testa dentro di lei, era al limite. Mi venne in bocca lanciando un urlo strozzato e afferrandomi i capelli quasi a volergli strappare dalla testa. Avevo la bocca piena dei suoi liquidi, buoni, caldi…continuai a leccargli quella figa pelosa e fradicia infilandogli la lingua dentro come se fosse un cazzo.
In mezzo alle gambe avevo un pezzo di legno che premeva contro la sua coscia, mi alzai di scatto, avevo ancora due dita infilate nel suo culo, la girai ed il movimento dei suoi capelli mi inondo’ del suo profumo.
I capelli contro il mio viso mi aumentarono l’erezione, le abbassai la schiena, tolsi le due dita e le troncai il cazzo nel culo per tutta la sua lunghezza, poi iniziai a pompare con tutta la forza possibile.
Le dita che prima erano al caldo, nel suo culo, gliele infilai in bocca, lei iniziò a succhiarle in modo avido mentre la sua saliva colava a terra.
Pompai per una mezz’ora buona, quel buco del culo caldo ed invitante si era allargato del doppio. Non riuscii a continuare, avevo la cappella che mi scoppiava.
Uscii , il culo fece un rumore sordo..” plop” , la girai e le sborrai sulla testa, mi segai con i suoi capelli avvolti nel cazzo.
Sborrai tutto, mi svuotai le palle e parte dello sperma le ricadde sul viso e sulle mani.
Anna lecco’ tutto, si puli’ le dita con la lingua con cura, raccolse goccia dopo goccia, poi si alzò e con la mano destra mi afferro’ i coglioni. Le mie palle erano nel suo palmo, poi mentre me le strizzava si avvicinò al mio viso e mi baciò. Ho ancora il sapore della sua lingua e della sua saliva addosso, quel giorno ripetemmo per due volte.

Mi rivestii che ero ancora sudato, la lasciai sul letto, nuda a pancia in giu’, mi avvicinai e la baciai sui capelli, poi per l’ultima volta le leccai la schiena fino ad arrivare sul culo, le allargai le natiche e leccai con la punta della lingua tra le gambe. Fece un sussulto, si giro’ verso di me e mi abbracciò forte, mi guardo’ in modo enigmatico, tra il sorpreso ed il soddisfatto, i suoi occhi erano stupendi, poi mi morse dolcemente il labbro.
Mi sorrise e mi fece l’occhiolino, mi alzai dal letto e guadagnai l’uscita.

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