Lido di Venezia

Lido di Venezia

Il bigliettino di ieri, quel “Morgen bin ich allein”, mi ha riempito di speranza. Da tutta la mattina non faccio che pensare a quel bel corpo snello e sodo, a quelle tettine che il giorno prima ho visto ballonzolare libere, toccate da altre mani, là sulla spiaggia del Lido. Sotto la doccia, prima di uscire, sono già durissimo: guardo il mi cazzo tirato e penso che bisognerà aspettare ancora qualche ora, ma poi…
Il tempo scorre lento, il pomeriggio sembra non dover arrivare mai. Appena sono in spiaggia mi guardo attorno: fa più caldo di ieri e c’è più gente, ma della tedeschina nessuna traccia. Aspetto ancora un po’, poi mi dirigo verso le toilette dove l’avevo vista darsi da fare con quella sua bella bocca, fino ad averla piena del seme del suo uomo. Anche qui, niente. Forse ha avuto un contrattempo, forse ha solo voluto divertirsi con me. Fatto sta che me ne torno in spiaggia a prendere un po’ di sole.
Appena sdraiato, ecco che a pochi metri da me vengono a prendere posto due donne: la prima deve essere ormai vicina alla quarantina, indossa occhiali da sole firmati, un cappello e un due pezzi nero su una pella molto abbronzata. E’ alta ma un po’ secca, con qualche spigolo di troppo: nulla di che entusiasmarsi. La sua amica deve avere pressapoco la sua età, ma la natura è stata decisamente più generosa: il suo costume blu scuro è riempito da quella che dev’essere almeno una quarta. Le cosce sono un po’ abbondanti, ma la pancia, se c’è, non si vede proprio. Ha il viso di una donna semplice, di quelle a cui piace ridere spesso, e una lunga chioma di capelli castani che le scendono lungo le spalle. Niente occhiali da sole, per lei, ma due occhioni verdi che per un attimo si posano su di me. Entrambe mi salutano con un cenno del capo, cui rispondo in italiano.
“Ah, ma allora non sono tutti turisti, qui”, esclama la più magra.
“ No, si direbbe. Piacere”, rispondo io, presentandomi.
“ Eva”, mi dice la mora, mentre la sua amica ha già aperto la sedia sdraio e sta sfogliando un rotocalco.
Ancora deluso dal mancato appuntamento di prima, non ho molta voglia di fare conversazione. Mentre mi risdraio, sento il suo sguardo soffermarsi su di me: non sembra che Eva abbia voglia di leggere. Diamole allora qualcos’altro a cui pensare, mi dico, e prendo a sbottonarmi la camicia, con lentezza studiata. Non sbagliavo: continua a guardare nella mia direzione. E’ tempo di infilare il costume, allora: sfilo i jeans, e prima di avvolgermi nell’asciugamano indugio un po’ con i miei boxer attillati, sotto i quali la forma del mio sesso è ben disegnata. Lei ancora non legge, e lo sguardo dà verso il mare, nella mia stessa direzione.
Quando la sua amica si alza per dirigersi verso il bar, mi dico che l’occasione potrebbe non ripresentarsi e tento un approccio:
“Ti va di dare un’occhio alle mie cose, mentre faccio il bagno, o preferisci venire a fare due bracciate con me?”
“ Accetto l’invito, sto morendo dal caldo”
Le cammino a fianco, mentre mi racconta che è qui in vacanza, che le piace Venezia ma che la trova un po’ noiosa.
“Beh, vediamo se basterà un bagno per renderla più appassionante”
“ Ci sono degli squali nell’Adriatico?”
Spiritosa, pure.
“Squali no, ma sott’acqua ci sono delle sorprese, ogni tanto.”
Lei ride, sguaiata, poi fa un po’ di storie prima di immergersi, perché l’acqua è fredda. A giudicare da come le spuntano i capezzoli sotto il costume, non sta mentendo. Vinto lo sbalzo termico, eccoci dove l’acqua è più profonda. Ne approfitto per spruzzarla un po’, tra le sue proteste volte a proteggere i capelli.
“Allora la smetto, sarebbe un peccato rovinarli”
“Ti piacciono? E sai cosa piace a me, invece? Questo”
E prima che me ne renda conto, infila una mano sotto l’acqua, l’appoggia sul mio boxer e mi stringe tutto il pacco.
“E chissà come dev’essere da sveglio… E’ da prima che non riesco a pensare ad altro, sai?”
“Allora vediamo di soddisfarla, questa curiosità, visto che c’è qualcosa che vorrei scoprire anch’io “.
E appena finita la frase, l’attiro a me e, cingendola, faccio scendere una mano lungo le cosce fino a toccarle il culo.
“Ancora più generoso e pieno di promesse di quello che potevo immaginare. Vieni, usciamo e troviamo un posticino dove giocare un po’ assieme, vuoi?”
“E me lo chiedi?”
Il percorso dal mare alle cabine sembra infinito, camminiamo abbracciati e stento a dissimulare quell’erezione che mi gonfia il costume. Eva lo sa, il suo sguardo finisce spesso lì e il suo sorriso sta a significare che saprà ricompensare il mio sforzo. Il mio, di sguardo, è invece pers tra quelle sue grandi tette, che oscillano al ritmo dei nostri passi accelerati.
Arrivati alle cabine, per un attimo temo di non trovarne nemmeno una libera, quando ecco che una coppia di ragazzi esce imbarazzata dall’ultima: a quanto pare, non siamo gli unici a essere eccitati, oggi. Una volta chiusa la porta alle nostre spalle, Eva toglie ogni possibile malinteso:
“Voglio che mi scopi, voglio sentire quel tuo bel cazzo dappertutto e conservare il ricordo di questo momento per i miei lunghi bagni invernali.”
“ Lasciami fare, allora: penso di sapere quel che ti può piacere, Eva.”
Le mie mani le cingono le spalle, l’attirano a me. La bacio, con la lingua che schiude le sue labbra carnose e si avvolge alla sua. Lei preme il suo corpo contro il mio, lo muove ondeggiando sensualmente i fianchi, mentre le mie mani già si danno da fare con il laccio del suo bikini, lo disfano lo fanno cadere a terra. I suoi grandi seni ora sono liberi, offerti alle mie mani e ai miei baci: lei passa una mano sapiente sotto entrambi, li solleva un po’ e me li tende, perché la mia lingua possa succhiare i suoi capezzoli turgidi e gonfi. Sono le tette più pesanti che ho mai avuto in mano; spingo la testa tra di loro e mi sento volare, le sollevo e ci gioco un po’, massaggiandole e palpandole con vigore.
“Adoro le tue mani, fammele sentire ovunque”.
Ovunque, inutile dirlo, significa soprattutto tra le gambe. Eva si siede, le allarga e con un due dita scosta la mutandina, mostrando una fica rasata sotto, con una spessa riga di peli neri e fitti proprio sopra. Il palmo della mia mano la percorre, le sue labbra sono già roventi e umide, le sento aderire alla mia pelle e dilatarsi seguendo il ritmo delle mie carezze. M’inginocchio davanti a lei, indugio un secondo a guardarla, lì, seduta divaricata con la testa rivolta all’indietro, con le sue grandi tette nude, poi mi tuffo a leccarla, dal fondo delle cosce su, fino al clitoride, facendola sussultare a ogni passaggio e premendo forte la mia bocca contro di lei. Dal suo respiro accelerato capisco che sta per godere, ma all’improvviso si ferma e mi fa:
“Fermo, adesso tocca a me.”
Le posizioni si invertono. Sono in piedi addossato alla parete della cabina, lei inginocchiata davanti a me. In un attimo mi sfila il costume e si trova davanti alla faccia il mio cazzo, abbronzato e duro come una roccia.
“Bello, proprio bello. E sicuramente anche buono”.
Eva prende a leccarmi, prima le palle, tenendole per un po’ in bocca e dandomi i brividi, poi risalendo lunga tutta la lunghezza del mio sesso, per arrivare a dare dei colpetti di lingua proprio sul glande. Trattengo a stento i miei gemiti, mentre la sua bocca si apre all’improvviso e mi risucchia, giù giù fino alla gola. Riesce a prenderlo quasi tutto, mi bagna con la sua saliva anche la base, poi risale e ancora giù, a farmi sparire tra le sue labbra. Quasi istintivamente prendo a muovere il bacino, a scoparle in bocca per far urtare il mio cazzo contro la sua ugola. Che pompino!, mi sembra di esplodere. Eva m guarda e sorride, come a dire che il meglio deve ancora arrivare. Lo toglie di bocca tutto lucido e, stringendolo forte nella mano, lo porta tra le sue tette che solleva con l’altro braccio. Con un corpo così prosperoso, la spagnola diventa una carezza morbissima, che mi scuote tutto.
“Eva, fermati ora o t’inondo… E il mio seme voglio che tu lo senta in fondo a te.”
“Allora penetrami, sbattimi fino a godere, non chiedo di meglio.”
E così dicendo si rialza, stende le braccia contro la parete e si piega fino ad appoggiare le mani sulla panchina e offrirmi un culetto divaricato, con due grosse labbra leggermente pendenti che esercitano un richiamo cui mi è impossibile resistere. Una mano tiene saldamente i suoi fianchi, l’altra afferra il mio sesso e lo avvicina alle sue labbra. Il contatto delle sue labbra torride è elettrizzante, e la sento ansimare piano mentre il mio cazzo si fa strada nel suo sesso, che si apre come un frutto maturo e dolcissimo. Modero volutamente la penetrazione, m’infilo con consumata lentezza un centimetro dopo l’altro, e più mi spingo in profondità, piû vedo la sua schiena che s’inarca, a cercare piacere.
“Sembri non finire mai…” sussurra Eva, guardando con malcelata avidità. Per tutta risposta, assesto un colpo di reni deciso, ed ecco la che la parete della sua fica viene a fermare il mio glande. Il suo “aaah” è un misto di stupore godimento, ma prima che possa riprendersi, ecco che mi ritraggo un po’, e di nuovo spingo, iniziando una danza sapiente. La sua fica è flessibile, stretta il giusto per avviluppare il mio sesso che sparisce tra la sua carne, mentre i miei testicoli vanno a sbattere contro di lei. I nostri sguardi s’incrociano per un attimo, ma ormai ogni parola sarebbe superflua. Eva gode, i suoi occhioni verdi sono quasi increduli, a ogni mio affondo si morde un po’ il labbro inferiore, più forte quando l’orgasmo la prende, all’improvviso, come un terremoto silenzioso che fa tremare tutta la cabina.
Il suo piacere la sconquassa, le sue gambe si rilassano e non cade solo perché la sorreggono le mie braccia.
La bacio, ma Eva è più golosa di quel che pensassi, e ha già ripreso il mio cazzo tra le mani. Sono ancora durissimo, va da sè, e felice che lei abbia deciso di cavalcarmi. Mentre mi si avvicina, la guardo: so che quel suo corpo sta per sedersi su di me, so che tra un attimo l’avrò qui, impalata a contorcersi dal piacere. Assaporo quest’attimo, e poi eccola, a cavalcioni sulle mie gambe, abbassarsi sul mio sesso rizzo, risucchiarlo nella sua fica madida di piacere, e prendere a saltellare, facendo oscillare i seni proprio davanti alla mia faccia. Li tocco, li stringo, pizzico quei capezzoli così grossi, poi di nuovo le prendo i fianchi e accompagno i suoi sobbalzi. È un culo armonioso e morbido al tempo stesso, senza quasi accorgermene le mie mani stanno già lì, ad armeggiare con il suo buchetto un po’ socchiuso… Il mio medio lo allarga un po’, Eva mi guarda con un sorriso d’incoraggiamento e con una mano spinge dentro il mio dito. Qualche secondo basta per sentirla gemere, dei versetti acuti che senz’altro desteranno qualche sospetto fuori dalla cabina.
Ma ormai che importa: tutto il mondo mi sembra poter finire qui, sul viso di Eva, che si contrae in una smorfia di profondo piacere, mentre con un ultimo colpo ben assestato il mio cazzo le dà un secondo orgasmo. L’abbraccio, sento i suoi seni premuti contro il mio petto. Potrei venire da un momento all’altro, ma Eva ha altri progetti. Piano s’inginocchia davanti a me, di nuovo passa le mani sotto e sue belle tette e le piazza proprio sotto il mio sesso. Quando la sua mano inizia a stringerlo, basta qualche movimento e un po’ di pressione sulla base del cazzo per far sgorgare tutto il mio sperma, caldo, denso e bianco, che le schizza vicino alla bocca, sulle guancie, e scivola giù tra le sue tette. L’ultima cosa che ricordo, è la sua lingua che ripulisce le sue labbra carnose, che passa a cercare le gocce sui suoi capezzoli e che mi accoglie ancora per un attimo, succhiando piano le ultime tracce del moi piacere.

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