Leccata di figa davanti alla webcam

Leccata di figa davanti alla webcam

Da bambina ho dovuto subire sfottò di ogni genere. I miei compagni di classe mi ritenevano sempre la più brutta, tanto che nei giochi dove bisognava fare una classifica di tutte le bambine più belle, io ero sempre all’ultimo posto. Mi sentivo sempre in imbarazzo. Ogni volta che la maestra mi chiamava ed io dovevo rispondere, sentivo sotto i versi dei miei compagni. “Una scimmia”, “Come sei brutta”, queste erano due delle offese che ogni mattina dovevo sopportare. La situazione non è assolutamente migliorata alle medie, quando, come al solito, continuavo a non essere considerata da alcun ragazzo. Negli anni mi sono creata una vera e propria barriera che mi difendeva da tutte le offese. Ero praticamente stufa, più mi offendevano e prendevano in giro, più iniziavo ad odiare i ragazzi. Ricordo che soltanto uno riuscì a capirmi sul serio, a farmi sentire più carina e a rivolgermi la parola nonostante per tutti ero solo la brutta della classe, e forse dell’istituto. Armando era un ragazzo timido e forse soltanto con me ebbe il coraggio di provare ad approcciarsi per la prima volta con una ragazza. Era abbastanza carino, portava gli occhiali e l’apparecchio come me, ed è per questo che trovavo finalmente un punto in comune con qualcuno. Una persona che poteva capire come mi sentivo e che avrebbe capito che un paio di occhiali e un apparecchio non fanno brutti, ma “diversi”. In ogni caso, credo di non essermi mai innamorata di un ragazzo. Armando infatti divenne ben presto il mio migliore amico, l’unico che mi capiva e che mi rivolgeva la parola. Con il passare degli anni sono ovviamente cresciuta, sono cambiata e, anche se non sono diventata bella, non come accade in tutti i film illusori, ho capito che con la mia personalità avrei potuto conquistare il mondo. Ero carina, non di certo un cesso vivente, ma anche simpatica, allegra, solare e molto socievole. L’unica pecca? Quella di non aver avuto mai un fidanzato e, con la superficialità che prendeva tutte le ragazze della mia età, ho fatto tanta fatica ad inventarmi relazioni mai esistite. La verità era una sola: io amavo giocare al pc, ai giochi di guerra, e questa cosa nessuno riusciva a capirla. “Sei una femmina, mica un maschio!”, mi dicevano tutte. Ma cosa c’entra? “Se indosso l’azzurro mica sono un ragazzo”, pensavo. Ad ogni modo tutto è cambiato con gli anni, quando ho iniziato a capire che la mia attenzione era sempre più spesso rivolta al sesso femminile. Per strada non mi incantavo a guardare uno sguardo di qualche ragazzo, ma il culo di una ragazza, le sue labbra, il suo corpo. Da ragazzina avevo quasi paura di essere “strana”, soltanto a 20 anni ho capito tutto. Un giorno giocando al mio gioco preferito, dove avevo anche una squadra formata da altri 12 ragazzi, conobbi una ragazza. Rimasi entusiasta poichè le altre che c’erano nel gioco o erano americane, o erano piccole rispetto a me che all’età di 20 anni trascorrevo il mio tempo libero giocando, ridendo e scherzando dietro ad un pc e attraverso un microfono. Questa ragazza si presentò subito e mi sembrò essere davvero amichevole. Per questo chiesi ai ragazzi del mio gruppo di farla diventare uno dei nostri e fu così. Ogni mese inoltre ci incontravamo tutti, e avremmo avuto quindi la possibilità di fare una nuova conoscenza. Trascorse un mese meraviglioso, io e Amanda trascorrevamo ore a chiacchierare, sfidarci e anche a litigare. Finalmente arrivò il giorno di vederci e il giorno in cui ho avuto la mia prima esperienza lesbo. Amanda era meravigliosamente bella, tutti i ragazzi del gruppo le correvano dietro, eppure lei, proprio come me, aveva occhi solo per le ragazze. Me lo confidò una volta ma io non ebbi il coraggio di dire che anche io impazzivo per le ragazze. All’incontro, dopo un paio di ore di chiacchiere con tutti i ragazzi, ci trovammo da sole per qualche minuto. Imbarazzo totale. Tornammo a casa e un po’ dispiaciuta la contattai. Mi chiese di rivederci da sole, senza uomini, solo io e lei. Accettai subito. Dopo una settimana ci rivedemmo a casa sua. Mentre eravamo sedute sul divano sentivo il cuore che mi batteva forte. Nell’ennesimo momento di silenzio, Amanda si avvicinò a me e provò a baciarmi. Rimasi di stucco, ma provai un’emozione dentro incredibile e nuova. Ricambiai. Le nostre lingue iniziarono a conoscersi prima dei nostri corpi, che a breve avrebbero sentito tutti i brividi del mondo. Baciava benissimo, era bravissima. Magrolina, bionda e con una seconda, sapeva però essere dannatamente sexy. Quel bacio mi fece impazzire, mi bagnai tutta e sentivo che lei fremeva proprio quanto me. Le sue mani iniziarolo a scivolare sul mio seno, ormai turgido. Il mio respiro era sempre più profondo, la mia mente offuscata da mille sensazioni. Lei era una pazza, ma anche io lo ero. Mentre mi baciava e sfiorava, ebbe l’idea di accendere il pc, di mettersi in cam e di mostrare a tutto il nostro gruppo quanto eravamo donne. Fu meraviglioso. I nostri compagni rimasero stupidi. Credo che vedendoci iniziarono a spararsi seghe a volontà. La cosa mi stuzzicava, mi disinibiva, mi faceva diventare una vera pantera. Rimanemmo nude entrambe di fronte quella web. Continuavamo a baciarci, a toccarci. Feci io il primo passo. Dopo aver leccato le sue tette, piccole ma sode, iniziai a toccare la sua vagina umida e meravigliosa. La baciavo, la sfioravo, la conoscevo. La feci poi sedere con le gambe spalancate. Si aprì dinazi ai miei occhi un mondo. Era rosa, bagnata e depilata. La mia lingua passava tra le sue labbra, sul suo clitoride che succhiavo delicatamente, mentre lei si toccava i capezzoli. Dalla vagina provavo a scendere più giu, su quel poco di ano che riuscivo a vedere da quella posizione. La leccavo, la gustavo per bene e mi eccitava il suo respiro. Fui talmente brava da farla arrivare in pochi minuti. La prima volta che assaggiavo una vagina, la prima volta che ho confermato ciò che credevo: ero lesbica. Dopo di me, toccò a lei. Una strega del sesso, una dea della passione. Leccò meglio di me, mi baciava tutta, tanto da farmi giungere un orgasmo galattico. Tutti davanti gli occhi sognanti di 12 ragazzi.

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