La bella addormentata

La bella addormentata

La bella addormentata

Sono una donna di 43 anni infelicemente sposata, impiegata di banca e gelosa della sua relazione con Wassim un collega di Milano. Guai a chi me lo tocca !
Ogni tanto nella mia quotidianità lavorativa capita qualcosa d’inconsueto, in questo caso userei il termine ‘assolutamente straordinario’.
Orbene, una calda mattina di agosto vengo convocata dal mio capo filiale di Bologna per una urgente comunicazione:
Sostituirlo due giorni ad una riunione di gruppo di consulenti finanza, e dove …udite udite..Milano.
Freccia Rossa Bo- Mi e ritorno, albergo, taxi, pranzi e cene, tutto pagato.
Una botta di culo così non mi capitava dai tempi del liceo. E non devo neanche inventare scuse con ‘Cornelio’ ; tutto documentato e con l’imprimatur della banca. liscio come l’olio.
Lo avrebbe sicuramente capito anche un lampione che la mia gioia deriva dal fatto che finalmente ho l’occasione di riabbracciare il mio amante e non solo quello. Ci siamo capiti?

Il tassista mi scarica in piazza Cordusio che la riunione è appena iniziata.
Prendo appunti con scrupolo teutonico; per il resto vi risparmio i particolari tecnici.
Esco alle 17 da Cordusio, stesso luogo e ora per l’appuntamento con Wassim.
Lo vedo arrivare a piedi, ci abbracciamo. Il bacio è lungo due mesi, tanto è il tempo trascorso dal week end di Rimini.
Tante le cose da dirsi ma la sua attenzione è per me, vuole sapere come sto, se qualcosa è cambiato fra noi e se sono sempre così brava a fare i pompini.
Lo rassicuro e lo invito nella mia camera per una verifica.

Prendiamo un taxi fino all’albergo e per buona parte del tragitto Wassim non fa altro che tenere bagnata e in caldo la mia fica con baci molto profondi e con audaci palpeggiamenti.
Ormai il mio desiderio era entrato in zona rossa.

Per questo, all’arrivo appena lasciati i documenti alla reception ci precipitiamo agli ascensori per raggiungere la camera al quindicesimo piano.
Durante la salita non smettevamo di palparci, aveva i coglioni duri come mallo di noce e io la prugna fradicia. Ma una bella doccia, ora, era la priorità.
Appena fu nudo però capii quali fossero le sue reali intenzioni.
Una volta entrati ambedue nel box lui cominciò a strofinare il suo uccello rampante sulle mie cosce… Sollevai una gamba in modo che potesse farsi largo fin nelle mie viscere.
Complice la schiuma e…non solo quella, il suo arnese duro scivolò fluido nella mia spacca fino alle palle. Il finale provate voi ad immaginarlo.
Si era fatta intanto l’ora di cena. Decidiamo per un salto in pizzeria e poi un cinema.
La situazione è notoriamente galeotta perciò mi preparo al ‘peggio’:
Gonna corta, scarpe tacco 12, autoreggenti e mutandine firmate. E vai!!

Dal titolo, il film si preannuncia come una palla mai vista ma siccome è d’azione e a lui piace quel genere, abbozzo anche perché non credo che vorrò seguirlo molto.
Entriamo a pellicola già iniziata. Provvidenziale per la ‘logistica’.
Ovviamente ci sediamo in ultima fila cercando due posti un po’ defilati.
Un quarto d’ora dopo, visto che le mie previsioni sul film erano esatte, allungo la mano a cercare il suo pacco e la zip dei pantaloni quindi aiutata dai suoi movimenti estraggo il biscione che ancora sonnecchia beato. No problem! Mi piego verso la sua spalla e scivolo giù fino a valle.
Le labbra lo accolgono in bocca come un ospite gradito, la lingua fa gli onori di casa lavorando instancabile e lui sembra gradire; in meno di un minuto è divenuto molto ingombrante.
Wassim non è molto concentrato, forse apprezza il film, allora gli prendo la mano e l’accompagno a fare visita al mio pube: una deliziosa collina bruna sovrastante un boschetto e una fertile vallata umida. Dal pizzo rado delle mutandine spuntano impertinenti peli corti e duri. Una meraviglia naturalistica che ora Wassim sembra apprezzare; con le dita esplora e fruga con competenza ginecologica.
Dischiudo le cosce e scivolo col sedere in avanti per facilitargli il compito, la sua mano sguazza fra liquidi primordiali.
Poi di colpo… mi alzo, prendo la pochette e:
“Io me ne torno in albergo. Mi sto rompendo!”

Esco con passo svelto chiamo un taxi e dieci minuti dopo sono in camera.
Lascio la porta con la card inserita in modo che possa entrare, gli scrivo un biglietto e lo pongo sul suo cuscino:
SONO MOLTO STANCA. HO PRESO UN SONNIFERO. CI VEDIAMO DOMANI.
Mi tolgo gli slip fradici riponendoli in un sacchetto. Mi lavo i denti e infine a letto, nuda e fingendo di dormire.

Non passa un’ ora che la porta si apre di scatto poi lo sento scalpicciare per la stanza.
Impreca. Ora ha letto il mio biglietto. Poverino, immagino la sua delusione.
Infine si spoglia e sconfitto lo sento infilarsi nel letto. Fingo di russare.
A cosa starà pensando? Mi chiedo. Facile: ‘cosa fare per scaricarsi i coglioni senza rischiare di svegliarla’. Wassim non è il tipo che sta troppo a pensare, infatti dopo un po’ gli sento sollevare il lenzuolo per rimirare le mie nudità culo in primis: un enorme pesca rosa attraversata da un morbido spacco. All’ incrocio delle cosce, in secundis: la vulva gonfia e carnosa…da mangiare.
Lo aiuto mettendomi bocconi. Non resiste. Schiude dolcemente le mie cosce il suo viso sprofonda in quel meraviglioso canyon, le mani cercano di forzare la resistenza opposta dalle chiappe permettendo così alla lingua di trovare e suggere i petali e il miele di quel meraviglioso fiore:
una bianca cremosità che imperla la rosea fessura e gli si appiccica alla lingua.

Io continuo a fingere di russare. Fingo anche un sonno agitato mi giro supina e gli schiaffo sotto il naso la patonza. Lo stò facendo morire. Furtivo si pone ai piedi del letto slargandomi di più le cosce e comincia un delizioso, paradisiaco lavoro di lingua che va dallo sfintere al clitoride e viceversa meticoloso come un chirurgo.
Sono a velocità curvatura ma masochisticamente fingo di dormire e farfuglio ogni tanto qualcosa ma resisto.
Grazie a Dio il finale pirotecnico è vicino. Wassim rompe gl’indugi.
Sento la fica squarciarsi (deve essergli diventato enorme) piano ma deciso si sta facendo strada tra le pareti di velluto della mia vagina.
Solo pochi colpi peraltro lenti e misurati per non svegliarmi poi una cataratta di crema fusa si riversa nella mia caverna su su fino alle ovaie. Mi sembra di sentire addirittura il gusto dello sperma sul palato. Chiedo con voce spettrale “Chi è ? Che succede?” e mi rannicchio beata girandomi dall’altra parte mentre lui si affanna ad asciugare il lenzuolo con la carta igienica.

Le tende non erano state tirate per questo Il sole invade la stanza.
Riemergo dal sonno. Mi stiracchio e sbadiglio. Lui è già sveglio e mi guarda con aria birichina:
“Buongiorno, dormito bene?”
” Mi sono rigirata spesso ma ho fatto un sogno meraviglioso: mi leccavi tutti i buchini poi mi scopavi a sangue. Sapessi che bello!
Mi voglio anche scusare per la brutta figura fatta al cinema”.
Sorride scuotendo il capo come a dire ‘no no non c’è problema’.
In fondo forse si sente in colpa, io certamente no.
Da sotto il lenzuolo m’ infilo una mano fra le cosce. Sono ancora piena del suo seme.
Lo porterò a casa come souvenir.
Chissà a quando la prossima avventura?

Un bacio

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