Io e tutta la brigata di cucina

Io e tutta la brigata di cucina

Avevo 20 anni quando decisi di lasciare il mio paese natale, l’Ucraina, per cercare fortuna in Italia poiché la vita nell’Europa dell’est non era facile, la mia famiglia era molto povera e si viveva di stenti.
I primi mesi in Italia ricordo furono molto difficili, non conoscevo la lingua e per questo motivo faticavo a trovare un’occupazione fino a quando, dopo aver trascorso alcuni mesi a casa di una vecchia zia, riusciì a trovare lavoro come lavapiatti in un famoso albergo 5 stelle sito sul lago di Garda.
Ero felicissima, la paga non era per niente male e mi sentivo sempre più sollevata dal fatto di poter aiutare la mia famiglia a sopravvivere inviando loro dei soldi ogni mese dopo percepito lo stipendio.
In ambito lavorativo non mi potevo lamentare, l’ambiente era molto tranquillo e non mi pesava il fatto di lavorare con una brigata di cucina composta da ben 18 uomini!
Le mie curve e i miei lineamenti non passavano inosservati al folto gruppo di cuochi che tra una portata ed un’altra non facevano altro che ammirarmi mentre mi accingevo a pulire pentole e piatti. Qualcuno, soprattutto i più giovani della brigata, ogni tanto si lasciava andare anche a qualche battutina sconcia che io accoglievo con molto piacere.
Mi affascinava molto il fatto di essere apprezzata da tanti maschioni che avrebbero fatto a gara per portarmi a letto e scoparmi come una troia. In albergo girava voce che addirittura si erano aperte scommesse su chi sarebbe riuscito a scoparmi. Nonostante la mia giovane età, avevo avuto modo di conoscere il sesso nella mia patria grazie a Supun, che mi aveva insegnato per bene l’ebbrezza del piacere femminile. Dopo di lui però, non c’era stato più nessun ragazzo a cui mi ero concessa e per questo la voglia di cazzo e di godimento saliva ogni giorni di più.
Voglia che arrivò al culmine un giorno di fine settembre. Era una giornata di quelle dove il servizio serale si concludeva molto presto per via delle poche persone che alloggiavano in albergo. Verso le 22.30 la cucina era già ben pulita e anche io avevo quasi terminato il mio lavoro. L’ambiente era molto tranquillo, l’ansia del servizio era passata e all’improvviso lo chef mi invitò a seguirlo nel suo ufficio. Quest’ultimo era molto giovane, già ben preparato e conoscitore del mondo della cucina, una persona davvero gentile ed apprezzata da tutti ma che sapeva farsi rispettare benissimo. Io non esitai e lo raggiunsi nel suo ufficio.
“Rosa, ti ho chiamata per comunicarti che hai ricevuto un aumento dello stipendio” – mi disse con aria soddisfatta e felice. Io non credevo ai miei occhi, l’idea di poter guadagnare di più e poter così aiutare la mia famiglia in misura maggiore mi aveva fatto andare in visibilio così che si ruppe quel velo di distanza che c’era sempre stato con lo chef e lo abbracciai calorosamente.
Nel momento che lo stavo abbracciando , sentivo la mano dello chef sul mio fondoschiena e cominciò a palparlo.
Probabilmente lui si aspettava un rimprovero, invece lo lasciai fare, anzi mi piaceva molto e confesso che mi stavo eccitando. D’un tratto ci ritrovammo a baciarci calorosamente. L’eccitazione di entrambi stava per salire alle stelle. Potevo notare dai pantaloni il suo pacco già ben gonfio e così gli poggiai una mano sopra.
Lui mi alzò la maglietta e cominciò a baciare e leccare i miei seni e i miei capezzoli gonfi e scuri. Decisi che era giunto il momento di concedermi: mi abbassaì, gli sbottonai il pantalone ed iniziaì a spompinarlo per bene mentre lui mi sgrillettava da sopra il fuson la patata che sentivo già bella umida e bagnata. Succhiavo il modo energico la sua cappella che era enorme mentre lui gemeva di piacere. D’un tratto mi prese e mi buttò sulla scrivania, mi tolse il fuson, allargo le gambe e cominciò a leccarmi il clitoride in modo sublime.
Era bravissimo, usava la lingua a mò di trapano e a me piaceva molto. Poi prese il suo cazzone e me lo infilò nella vagina sfondandomela. Ero immersa nel piacere e non avevo notato che la brigata ci stava spiando dalla porta e forse nemmeno lo chef se ne era accorto, ma non so perché, decisi di coinvolgere tutti nell’atto!
Con una mano invitai tutti ad entrare e ad avvicinarsi a me. Non se lo fecero ripetere neanche due volte che entrarono tutti e 17 in ufficio e tutti visibilmente arrapati. Lo chef inizialmente non credeva ai suoi occhi e pensava di esser stato scoperto, ma poi capite le mie intenzioni non smise affatto di penetrarmi. Era surreale, erano tutti lì in fila indiana, dai più giovani ai meno giovani con il cazzo in mano pronti per farsi segare o spompinare da me.
Così si avvicinarono a me e mentre lo chef mi penetrava io segavo e spompinavo gli altri della brigata. Mi sentivo una troia, ma consapevole che stavo facendo felice tutti, che il sogno di ognuno di loro si stava avverando. E con tale pensiero che giunsi al massimo piacere.
Poi d’un tratto mi fecero inginocchiare in mezzo alla stanza ed io capì subito le loro intenzioni, volevano terminare tutti sul mio corpo.
E così fu! A turno si avvicinarono a me e io li aiutavo a venire segandoli e leccandogli la cappella. Mi inondarono di sborra, che colava tutta dalla mia bocca e sul mio corpo. Qualcuno preso dalla grande eccitazione di poter sborrare addosso al loro sogno sessuale, si cimentò in una doppia performance arrivando al massimo piacere ben due volte.
L’ultimo a finire fu lo chef che decise di venire nella mia bocca calda. 9 lunghi schizzi che finirono nella mia gola e che io ingoiai con estremo piacere.
Dopodiche ci rivestimmo, io sistemai per bene l’ufficio che era diventato un campo da guerra e tornammo a casa felici e contenti.
Da allora il rapporto con il gruppo si raffreddò, forse la brigata dopo avermi provata non fantasticava più su di me e sulle mie curve mozzafiato..

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