Il mattino ha l’oro in bocca

Il mattino ha l’oro in bocca

Mi sono preparato la colazione di prima mattina e mi sono seduto al tavolo per consumarla. E’ una soleggiante giornata di tarda primavera, già calda a quest’ora. La luce accecante trapassa lo schermo dei vetri e illumina gioiosa tutta la sala. Illumina la tovaglia a quadretti rossi, con sopra la tazzina di caffè e le fette biscottate con la cioccolata spezzettata sopra. Illumina la bottiglia d’acqua fresca ed il bicchiere per metà già bevuto. Illumina le pareti color panna, rimbalzando la gaiezza dello spettro luminoso addosso ad ogni cosa. Mi è sempre piaciuto fare colazione da solo e con calma, nel silenzio del mattino, perso nei miei pensieri. Fuori, il giardino è bellissimo e mi dà un senso di tranquillità. Mi sento al sicuro.
Ora, quasi ogni mattina, accade che in questo stato di personale estasi, assaporando in questo caso pane e cioccolato, trovo un’erezione gentile tra le gambe. Una protuberanza pulsante che bussa sotto le mutande, attraverso i pantaloni del pigiama. Solitamente, trovandomi da solo, approfitto per introdurre la mano ed estrarre lesto la causa di tale ardore. Muovo lentamente la mano, masturbandomi con dolcezza ed ammirando l’anatomia del mio sesso. Mi piace il mio pene. Mi piace osservare la cappella che si ingrossa. Adoro guardare la lunghezza dell’asta, sormontata da vene pulsanti e sormontata dalla marea della pelle che scivola avanti e indietro. Talvolta smetto quasi subito e rialloggio il pene ancora duro. Succede quando non sono del tutto convinto, quando non sono ispirato completamente al climax: rispetto la masturbazione e voglio dedicarle il massimo di me. Qualche volta, però, avverto che la voglia cresce e continuo il movimento verticale della mano, su e giù, aumentandone il ritmo in proporzione alle sensazioni di piacere che sento salire. Il mio pene allora si ingrossa e indurisce ancora di più, dando di tanto in tanto dei colpetti di irrigidimento assoluto. Lo avverto compatto nel palmo della mia mano. Svetta al cielo, sbucando dalle mutande abbassate. Arrivato il momento, per non imbrattarmi, mi alzo di scatto dalla sedia, abbassandomi al contempo le mutande e i pantaloni alle caviglie. E allora finalmente lunghi fiotti possono spruzzare liberi, atterrando liquidi sul pavimento. Finale di scena: un sereno sorriso dipinto in faccia. Poi mi pulisco con dei fazzoletti di carta, pulisco per terra, mi rivesto, mi risedendo e continuo tranquillamente a consumare la mia colazione. Caffè e cioccolato.
Succede poi che raramente lei si svegli un po’ prima del solito. Allora appare nella cornice della porta in vestaglia di seta, emergendo dal buio del corridoio. Attraversa ancora addormentata la sala, gettandomi addosso un distratto cenno di buongiorno. Poi scompare a prepararsi il caffè. Io osservo placido e paziente, con la mia consueta erezione mattutina. La mente viaggia con l’immaginazione e i battiti del mio cuore aumentano. Quando riappare e appoggia la tazza di caffè sul tavolo, capisce al volo. Quasi sempre sbuffa, ma entrambi sappiamo che è solo scena. Anche lei ha voglia, al mattino. Un sorso di caffè e poi il mio cazzo è già fuori. Lo prende e lo masturba un pochino. So che le piace sentirselo in mano, tastarne la consistenza. Sorride infatti soddisfatta nel vederlo indurire ancora di più. Poco dopo la vestaglia cade. Seni nudi e mutandine. Si gira e mi si concede. Allargo il suo bel culo fresco. La schiena si piega e le mutandine scivolavano lungo le cosce, terminando il loro viaggio oltre le caviglie. Sono tutto rigido e in attesa. Lei mi si siede sopra e iniziavano a fare l’amore. Le accarezzo quella schiena sinuosa che ritmicamente ondeggia avanti e indietro. Dolci gemiti e sospiri. In basso, il mio sesso è completamente ingoiato dalle sue chiappe. Le gambe tambureggiano con costanza sulle mie le cosce. Sono dentro di lei e lei mi accoglie calda, come una mattina di primavera dopo la solitudine dell’inverno. Sento il bisogno impellente di penetrarla più a fondo. La stendo sul pavimento e la monto così, con la violenza dell’amore. Entro ed esco in lei con ritmo crescente, fendendole ripetutamente la vagina. Lei urla. Di piacere. Io aumento. Mi sale la sensibilità del godimento. Non resisto più. Vengo. Le esplodo dentro, come un’epifania estiva. Le ginocchia mi fanno male. Mi rialzo con il membro ancora luccicante e bagnato dei suoi umori.
Lei si rialza e mi bacia. Ha un buon sapore di caffè.

Francesco Benedict
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