Silvia 2 sul balcone

Silvia 2 sul balcone

Bene! Anche questa storia è vera e realmente accaduta. Come le precedenti l’ho “romanzata” in modo da poter salvaguardare la privacy delle persone coinvolte oltre che alla mia.
Come tutti venerdì, arrivammo in Spagna ed appena ormeggiati sento, dall’interfono della nave, la voce del comandante che dice: “Secondo di macchina in plancia, secondo di macchina in plancia”. Ero in sala macchine a spegnere i motori principali e dissi ad un marinaio motorista di chiamare in plancia e dire al comandante avrei completato le operazioni di spegnimento e che tra qualche minuto sarei salito in plancia.
Arrivo in plancia ed il comandante sorridendo (penso abbia capito qualche cosa o che si immaginasse qualche cosa) mi disse con il suo accento napoletano: “Quagliò vai in ufficio e porta tutto alla Sig.ra Silvia tanto ci vai sempre tu che ti piace tanto, poi sei libero fino a stasera alla 10 che monti di guardia fino alle 6 di domani mattina, poi se i motori sono a posto basta che rientri prima di partire per metterli in moto. Agge parlato co direttore e a dett che va bene cosi!”. Mi porse la cartellina con tutte le carte mentre ero ancora perplesso di quello che mi aveva detto.
Corsi in ufficio, incontrai Silvia, gli consegnai le solite carte. Spiegai a Silvia come ero messo con il lavoro e rimanemmo d’accordo che mi sarebbe passata a prendere alle due del pomeriggio, così avrei avuto il tempo di riposare dopo la notte.
Arrivarono le due del pomeriggio e rimasi in attesa fuori dell’ingresso. Arrivo con qualche minuto di ritardo. Salii in macchina e si diresse verso il centro. Durante il tragitto mi disse che mi avrebbe portato in giro per la città per farmela visitare.
Passammo il pomeriggio a fare i turisti e la sera andammo a cena a casa sua. Aveva praticamente già preparato tutta la cena a base di pesce. Mangiai veramente di gusto, era tutto buonissimo.
Dopo cena, si era fatto buio, l’aria era tiepida ed uscimmo sul balcone. Si vedevano tutte le luci del porto, delle navi alla fonda. Il panorama era bellissimo.
Mi appoggiai con le mani al muretto del balcone ad ammirare il panorama, quando Silvia mia chiese:” Lo vuoi un bicchiere di vino?” Risposi: “Si grazie”
Tornò dopo pochi istanti con un bel bicchiere di vino bianco, ne bevvi un sorso ed appoggiai il bicchiere su un piccolo tavolo, lei fece altrettanto. Mi misi nuovamente a guardare il panorama, le mi abbracciò da dietro. Sentivo le sue enormi tette sulla mia schiena e le sue braccia che mi avvolgevano. Ero praticamente suo “prigioniero”.
Cominciò a baciarmi sul collo da destra a sinistra e da sinistra a destra. Le sue labbra mi facevano correre dei brividi piacevoli lungo la schiena. Con una mano arrivò alla cinta dei miei pantaloni, la slacciò, sbottonò il pantalone, aprì la zip infilò la mano nelle mie mutande e tiro fuori la mia verga che oramai era diventata dura come il marmo.
Prese ad accarezzarlo dolcemente accarezzando con un dito tutta la cappella. Ero in estasi. Cominciò dolcemente a segarmi.
Il tutto tra abbraccio, baci, tette sulla mia schiena e sega mi stava eccitando talmente tanto che dovetti fermarla per non venire subito.
Si fermò la baciai e cominciai a sbottonargli la camicetta in modo da poter mettere le mie mani sulle sue enormi tette.
Allungai le mani dietro la sua schiena, gli slacciai il reggiseno, le tolsi la camicetta e successivamente il reggiseno.
Avevo davanti a me il suo seno, cominciai a baciarlo ed a succhiare dolcemente i suoi grandi capezzoli.
Piano piano mi abbassai cominciai a baciarle la pancia, fino che non le slacciai i pantaloni che feci calare verso il basso. Era rimasta con le sole mutande rosse da cui uscivano, ai lati e sopra, la sua folta peluria bionda.
Cominciai a baciare la figa da sopra le sue mutandine e con calma ad abbassarle lentamente. Volevo godermi la folta peluria che usciva.
Appena abbassate le mutande cominciai a baciarle la fica. Lei mi fermò si tolse definitivamente i pantaloni, levò i bicchieri dal tavolo e li mise su una sedia, si sedette sul tavolo, allargò le gambe e allungò le braccia come se volesse prendermi. Nel frattempo mi ero tolto velocemente scarpe, pantaloni e mutande.
Presi le sue mani che mi tirarono verso di lei. La baciai.
Nell’abbassarmi baciai le sue tette, la sua pancia ed infine la sua figa.
Baciai e leccai la sua fica sentendola emettere dei gemiti di piacere.
Lentamente mi rialzai baciandola tutta in senso inverso.
Mi fermai un istante, presi il mio cazzo lo puntai sulla sua figa e piano piano lo spinsi dentro e cominciai a scoparla.
Lei si era sdraiata sul tavolo ed ad ogni mio colpo vedevo le sue tette sobbalzare. Gemeva e mi incitava con “dai dai” “spingi spingi”
Era molto eccitante, per cui piano piano cominciai a dare colpi sempre più forti. Ad un certo punto la sentii fare un urletto di piacere.
Mi fermai, lei scese dal tavolo si appoggiò al muretto del balcone, la presi da dietro. Con le mani accarezzavo le tette e sentivo i suoi duri capezzoli. Passai ad accarezzarle la figa. La sua lunga e folta peluria era molto piacevole al tatto. Cominciai ad accarezzarle il clitoridee sentivo sulla mia mano tutti i suoi umori. Gemeva e mi incitava con : “Più forte! più forte!”. Gli davo colpi sempre più forti fino a che disse un “ooohooh”. Dopo pochissimo mi fermai.
Si sdraiò in terra a pancia in su, allargò le gambe, le salii sopra, la penetrai e cominciai a scoparla prima lentamente poi con forza. Lei gemeva di piacere. I miei colpi erano sempre più forti fino a che non resistetti più e le sborrai sulla figa.
Mi sdraiai di fianco a lei, ci guardammo e ci baciammo.
Rimanemmo sdraiati per qualche minuto poi si alzò, andò in bagno, ne uscì e ci andai io.
Uscito da bagno la trovai sul divano con due grandi vaschette di gelato e due cucchiaini in mano, mi guardò e disse: “Adesso ci vuole questo!” Mi mise in mano una vaschetta ed un cucchiaino si avvicinò al frigorifero, lo aprì e prese una bomboletta di panna spray.
Spruzzò una bella dose di panna sulla mia vaschetta ed altrettanto fece alla sua. Le divorammo.
Sul divano ci abbracciammo, ci baciammo e ci addormentammo.

Raimondo

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