convegno

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Per motivi di lavoro mi trovavo in un residence a Firenze in attesa che iniziasse un’importante riunione della nostra società.
Stavo seduto su di una panchina e davo un occhiata agli appunti che avevo preso quando davanti a me si piazza una steward del residence!
Rimango letteralmente inebetito dall’avvenenza e dal suo abbigliamento: collant neri velatissimi che coprono quasi niente con all’estremità inferiore un paio di scarpe con tacco alto ed un vestitino di rappresentanza molto, molto corto….
lei non si era accorta di me ed in quel momento mi dava le spalle intenta nell’osservare gli ospiti che in ordine sparso si avviavano verso la sala principale.
Leggermente in disparte e convinta di non essere notata, cercava di aggiustarsi le calze con la riga leggermente storta rispetto alla verticale della sua gamba affusolata.
Gli appunti non avevano più importanza in quel momento, lo spettacolo sotto i miei occhi era di qualità superiore e sicuramente da non perdere.
La vedevo armeggiare con delicatezza su quel collant delicatissimo e che non poteva permettersi di smagliare in quell’occasione così importante soprattutto perché sarebbe stata al centro degli sguardi di tutti visto che non aveva sicuramente possibilità di sostituirlo e nemmeno rimanere senza calze.
Mi godevo lo spettacolo con un certo imbarazzo per paura di essere scoperto da lei e magari insultato davanti a tutti.
L’operazione di sistemare la calza richiedeva più tempo del previsto e per non farsi notare fece due passi indietro urtando le mie gambe.
La sua sorpresa le fece emettere un piccolo gridolino di stupore ma senza scomporsi più di tanto si scusò e con un certo imbarazzo mi guardò cercando di capire da quanto tempo ero seduto su quella panchina e se avessi notato il suo armeggiare con la calza.
Il suo viso iniziava a diventare sempre più rosso ed i suoi movimenti facevano percepire un certo nervosismo ed imbarazzo.
Le dissi molto sinceramente che non doveva essere così in imbarazzo, era naturale curare il proprio abbigliamento e le calze erano, in quel contesto, un indumento fondamentale!
Non mi guardò in faccia ma sentii che mi ringraziava per le parole gentili.
L’eccitazione stava montando.
Non riuscivo più a controllare i miei istinti e molto spudoratamente mi proposi di aiutarla e sistemare io stesso la posizione corretta della riga della calza.
La ragazza non rispose ma intuivo che era tentata dall’idea, e dopo un minuto si avvicinò arretrando alla mia posizione chiedendomi gentilmente se potevo darle una mano.
Tremante, avvicinai le mani alle sue cosce prendendo un primo contatto con quel collant in lycra che tanto mi faceva impazzire…
La delicatezza con la quale spostavo leggermente la riga della calza era degna di una collezione di cristalli, lentamente ma percependo ogni filo di quel collant velato, non più di 10 den.
Con mia grande sorpresa, mentre sistemavo la parte superiore, mi accorsi che il collant non aveva la classica mutandina ma era a forma di reggicalze!
Lei, intuendo la mia sorpresa, si girò di scatto e puntò i suoi bellissimi occhi dentro i miei facendomi gelare il sangue.
A malincuore abbandonai la presa di quelle gambe e la ragazza, dopo un timido ringraziamento, si allontanò dalla posizione lasciando dentro di me un vuoto ma con intatto il piacere di quel contatto particolare.

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