Lucy – un nuovo inizio

Lucy – un nuovo inizio

Alcune volte ho già raccontato l’episodio della mia adolescenza che ritengo sia stato all’origine di quella mia seconda personalità a cui ho dato il nome di Lucy. Quella “spedizione punitiva” a cui ero sfuggito aveva comunque gettato un piccolo seme nel mio subconscio che di lì a qualche tempo sarebbe germogliato fino a far sbocciare il fiore di una strana femmina cazzuta e desiderosa di sesso.
Ma se quel giorno le cose fossero andate diversamente?

…vedo entrare gli altri due nel piccolo magazzino della palestra della scuola, e capisco di esserci cascato come un fesso: Gianni mi ha attirato qui dove pensavo ci sarebbe stato solo lui, ma in realtà era già d’accordo con quei vigliacchi dei suoi amici. L’umiliazione che gli avevo inflitto quando avevo difeso il fragile Lele dai suoi soprusi era un’onta che non poteva rimanere impunita, ma da solo avrebbe combinato ben poco.
E così in un attimo mi sono addosso, e anche se cerco di divincolarmi in tre contro uno hanno buon gioco a mettermi in ginocchio sul pavimento, e mentre il vile Gianni si abbassa i pantaloni per mostrarmi il suo arnese, sento che gli altri due, nonostante io mi agiti, stanno immobilizzandomi le mani legandomi i polsi con qualcosa.
“Visto che sei amico del ricchione, sarai ricchione anche tu” mi dice Gianni colpendomi sul viso col suo cazzo, mentre io impreco e cerco, inutilmente, di liberarmi.
Qualcuno, là dietro, mi sta calando i pantaloni e inorridisco al pensiero di quello che sta per avvenire. Il cazzo di Gianni strusciato sul viso mi fa schifo, ma difficilmente potrebbero obbligarmi ad aprire la bocca. Ma se davvero hanno deciso di approfittare di me analmente, dubito che potrei difendermi in qualche modo.
Sbuffo, bestemmio, mi agito. Nel mio furore, mentre Gianni mi struscia la cappella sulle labbra, penso anche che potrei staccargli il glande di netto con un morso, ma non lo faccio.
Poi, sento chiaramente un bastone di carne sistemarsi nel solco tra le mie natiche e iniziare a scorrervi avanti e indietro; penso che forse, per mia fortuna, si accontenteranno di quel simulacro di scopata senza penetrarmi, ma una voce mi strappa di colpo dai miei pensieri.
“Avevi ragione, è ricchione anche lui! Gli è venuto duro!” urla il terzo ragazzo.
E mi rendo conto che ha ragione: contro ogni regola, contro ogni buon senso, ho un’erezione. Mi stanno strusciando un cazzo sulle labbra e un altro tra le chiappe e io ce l’ho duro.
Prima di rendermene conto, una fitta di dolore mi fa urlare: quello che mi stava strusciando l’uccello tra le chiappe ha spinto la sua cappella nel mio ano vergine senza alcuna delicatezza facendomi un male cane. Approfittando del momento, anche Gianni infila il suo cazzo nella mia bocca, inutilmente spalancata in un urlo che viene soffocato dalla sua carne virile.
Mi sento umiliato, e il dolore dell’umiliazione è quasi più forte di quello del mio povero sfintere dove l’uccello dell’amico di Gianni sta facendo dei goffi movimenti di avanti e indietro senza riuscire tuttavia ad andare più a fondo di qualche centimetro.
Gianni e l’altro ragazzo intanto mi vengono uno in bocca e l’altro sul viso, mentre cerco vanamente di sputare quel fluido viscoso. Fluido che subito dopo ricevo anche nel mio culo dal terzo infame.
Poi, mentre chiudo gli occhi, sento del trambusto e capisco che i tre sono fuggiti.
E mi lascio andare a un pianto inconsolabile per l’umiliazione ricevuta, ma anche e soprattutto per una verità sconvolgente. Insieme a loro tre, sono venuto anche io, e una scia di schizzi di sperma sul pavimento testimonia incontrovertibilmente il piacere che ho provato ad essere il loro oggetto sessuale.

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