Lucy – Il bungalow del sesso – martedì

Lucy – Il bungalow del sesso – martedì

Martedì.

Dopo una giornata passata in spiaggia, con tentativi più o meno disastrosi di “agganciare” tutte le ragazze dei dintorni e qualche inevitabile battuta su quanto avvenuto la sera precedente, il sole iniziava a tramontare. Come da accordi, durante il giorno tutto sarebbe proceduto normalmente. Invece la sera, al riparo nel nostro bungalow, se l’avessimo voluto, ci saremmo potuti dedicare ai nostri giochi perversi.
“Allora, andiamo? Abbiamo sempre una commissione da fare prima che il negozio chiuda!” ci esortò Lele.
Aveva ragione, anche se a dire il vero quella dell’orario di chiusura era più una scusa che altro. Infatti i negozi al mare chiudono la sera tardi, ma mentre dopo cena sono affollati, a cavallo delle sette-otto sono praticamente vuoti. Il che avrebbe ridotto l’imbarazzo per ciò che ci apprestavamo a fare.
Eccoci lì, nel negozio cinese della sera prima, a fingerci disinvolti mentre osservavamo la lingerie femminile.
I due non perdevano l’occasione per continuare a canzonarmi; mostrandomi un capo o un altro, mi chiedevano se fosse di mio gradimento, o mi esortavano a provarlo per vedere quanto mi sarebbe stato bene.
Stetti al gioco: “Ok, io li prendo… però si fa colletta, brutti stronzi!”
Investendo pochi euro a testa, uscimmo dal negozio con un corpetto che lasciava i seni scoperti, due paia di calze autoreggenti, e poi su suggerimento di Marco, una parrucca dai capelli lunghi e nerissimi.
A quel punto rialzai la posta, ed acquistai anche una piccola trousse con un armamentario basic per il trucco. “Se devo fare la figa, lasciate che la faccia per bene!” dissi sottovoce ai due, facendoli comunque scoppiare a ridere.
Durante la cena i miei occhi cadevano sempre su quel sacchetto di nylon appoggiato sul divanetto.
Pensando al suo contenuto, mi chiedevo cosa mi stesse succedendo.
Ieri mattina ero un etero convintissimo, che si sarebbe scopato ogni essere di sesso femminile dai 18 ai 60 anni.
Ieri pomeriggio ero un finocchio che succhiava il cazzo di un suo amico mentre ne prendeva un secondo nel culo con immenso piacere.
Stasera mi stavo per trasformare in una femmina cazzuta che avrebbe di nuovo accolto i suoi due amanti nel suo letto… e nel suo corpo… E quello che mi stupiva di più era che non provavo schifo ad immaginarlo, come avrei ritenuto normale. Al contrario provavo curiosità, eccitazione.
Altrettanto stranamente, però, durante il giorno avevo fantasticato su tutta la metà femminile della spiaggia e sulle loro curve… cosa mi stava succedendo, allora?
Finita la cena uscimmo a fare un giro in centro per bere qualcosa e rifarci gli occhi, e poi tornammo al nostro rifugio.
Non visto, avevo già portato il famoso sacchetto in bagno, e lasciai i due a guardarsi una partita su Rai Sport.
Indossai le calze come la sera prima, e poi il corpetto, che strizzandomi il torace mi dava anche una parvenza di “seno” ancorchè una lievissima peluria sul torace ricordasse il mio vero sesso.
Allacciai le calze ai gancetti del corpetto, e indossai la parrucca.
Mi guardai nello specchio, per iniziare a truccarmi. Piano piano Luca lasciava il posto ad una creatura bizzarra, una femmina dai lineamenti indubbiamente troppo duri e dal fisico muscoloso… e soprattutto dal cazzo duro ed eretto.
Ma dalle voglie di una donna. Infatti immaginavo quello che sarebbe successo di lì a poco, e LO VOLEVO. LO DESIDERAVO.
“Ma sempre questo calcio? Non avete qualcosa di più interessante da guardare?” esordii civettuola dalla porta del bagno.
I due rimasero stupiti da quella strana femmina che si avvicinava a loro. Abbigliata come una sgualdrina, nonostante una ventina di centimetri di erezione che sporgeva dal basso ventre.
Mi sedetti in mezzo a loro, i tre corpi stretti nel divanetto, mentre le loro mani accarezzavano le mie cosce.
Le mie invece andarono a cercare i loro sessi. Entrati nel bungalow i due si erano già tolti i jeans, per cui ora solamente la leggera stoffa dei boxer separava le mie mani da quei due arnesi di carne che stavano rapidamente acquisendo rigidità.
Li liberai e iniziai a masturbarli lentamente, mentre Marco mi palpava una coscia e Lele si era chinato a succhiarmi un capezzolo, mordicchiandolo leggermente.
Quando i due loro sessi furono pienamente eretti, mi alzai dal divanetto e mi inginocchiai davanti a loro, afferrando saldamente quei due scettri. Guardando negli occhi Marco iniziai a leccargli il membro, per poi riservare lo stesso trattamento a quello di Lele.
Quando ingoiai il membro di Lele, dimostrò di gradire molto, chiudendo gli occhi e sussurrando “Oddio, Luca…..”
Mi fermai, tenendo comunque i due sessi tra le mani.
“No.”
“Come no?” risposero stupiti.
“No, fa parte del nostro accordo, in fondo.” E mi alzai in piedi, abbandonando quei due cazzi.
I loro visi si intristirono di colpo, pensando che avessi cambiato idea e volessi lasciarli in bianco.
Mi avvicinai al frigo, voltandogli le spalle come per evitare di guardarli mentre stavo per dire qualcosa di impegnativo (ma consapevole di mostrare loro il mio culetto femminile) e, mentre armeggiavo tra gli alimenti, dissi loro: “Voi siete venuti in vacanza con LUCA. E come siamo d’accordo, LUCA continuerà a fare il cretino con le ragazze della spiaggia, a fare i tuffi a bomba, a condividere una birra in tre, a fare le gare di rutti e tutto il resto. Ma quello che succederà qui è un’altra cosa. E soprattutto è un’altra persona che rimarrà nel segreto di questo bungalow. Qui voi sarete con LUCY”
Mi voltai verso di loro, tenendo tra le mani un piccolo panetto di burro e proseguii maliziosa: “Volete venire nella camera di Lucy?”
I due visi si aprirono in un sorriso, Marco e Lele si alzarono e vennero ad abbracciarmi, portandomi tra le loro braccia nella camera matrimoniale.
Si spogliarono completamente, mentre io mi mettevo a quattro zampe sul lettone.
“Ieri il mio culetto l’hai avuto tu, per cui oggi tocca a Marco” dissi. E poi, porgendogli il burro: “Mi raccomando, preparami bene… non voglio sentire male…”
Presi a succhiare il sesso di Lele, che nel frattempo si era seduto davanti a me sul letto, mentre sentivo le dita di Marco che mi spalmavano una noce di burro sull’ano, scivolando all’interno, entrando sempre più a fondo, prima uno, poi due insieme, strappandomi gemiti di piacere.
Mi sentivo incredibilmente femmina, incredibilmente troia. Succhiavo quel cazzo che mi veniva offerto come se fosse la mia unica ragione di vita, e attendevo il momento in cui un altro membro mi avrebbe allargato il buchetto, sarebbe entrato nelle mie budella chiavandomi a fondo.
Interrompendo per un istante il pompino, mi voltai verso Marco chiedendogli maliziosamente: “Inculami, adesso… dai…” per poi tuffarmi di nuovo sul pene dell’amico, in attesa della penetrazione che non tardò ad arrivare.
Nonostante il burro, l’entrata del cazzo di Marco fu dolorosa, ma soffocai i gemiti di dolore ingoiando fino all’elsa il sesso di Lele. Lo sentivo entrare, allargare, sfondare senza troppi riguardi le mie carni.
Ero nuovamente presa in mezzo a due membri, in mezzo a due maschi. Ma mentre la sera prima ero un ragazzo sorpreso che sottostava ad un tacito ricatto, stasera ero una femmina cazzuta che gestiva il gioco. Che voleva quei cazzi solamente per sé, che voleva farli godere per godere a sua volta.
Ero Lucy. Ed ero felice.
E quando Lele mi riempì la bocca di sperma lo ingoiai vogliosa, per poi chiedere a Marco di non venirmi dentro. Mi sfilai il suo sesso dal culo arrossato e dolorante per tuffarmici sopra golosa. Non temevo i resti del burro e dei miei stessi umori anali. Volevo solamente il suo sperma, che arrivò copioso nella mia gola in lunghi schizzi caldi, mentre anche io venivo schizzando copiosamente.

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